Giacomo Antonio Stefani (Magasa,29 marzo1816 –Magasa,15 maggio1888) è stato unpresbitero,educatore,patriota escrittoreitaliano.
Don Giacomo (o Jacopo) Antonio Stefani nacque aMagasa nel1816 da Pietro e Teresa Corsetti di Turano inValvestino. La famiglia in cui Bartolomeo crebbe gli fornì principicattolici. Il ragazzo si dimostrò di buona intelligenza e decisamente orientato allo studio al punto che che poté usufruire della formazione pubblica gratuita tramite il LegatoLodron che permetteva a sei chierici dellaVal Vestino di formarsi presso ilseminario diSalò. Così studiò dapprima nel seminario-ginnasio di Santa Giustina aSalò, poi in quello di Trento e fu ordinato sacerdote nella stessa arcidiocesi tridentina. NominatoCooperatore nel1836 adAla, fu iscritto all'Accademia Roveretana degli Agiati diRovereto nel1861. Nel 1842 a Rovereto fu autore con Giuseppe Scrinzi, Marchesani di Sonetti a stampa per la prima messa di don Agostino Curti[1] e per il matrimonio di Gioachino Curti con Caterina Rossi.
"Dotato di robusto ingegno e svariata erudizione", si diede per molti anni all'istruzione della gioventù e dei seminaristi, dapprima all'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto nel 1856 come insegnante supplente di latino, italiano, storia e matematica mentre nell'aprile del 1857 condusse gli "esercizi spirituali agli studenti del Ginnasio", poi nel 1860 fu precettore aRovereto della nobile famiglia Candelspergher. Con l'instaurarsi, nello stesso anno, del nuovo governatorato di Trento deI conteKarl Sigmund von Hohenwart, che in base ai rapporti di polizia e di confidenti passò in rassegna le opinioni politiche degli insegnanti delle scuole governative ginnasiali diTrento eRovereto tramite un'inchiesta, Stefani attenzionato dalla polizia, preferì espatriare nel 1861 nelRegno d'Italia, assunto come insegnante presso il collegio Civico diDesenzano. Nel 1867 assunse l'incarico di rettore del Convitto di Santa Giustina subentrante a donCarlo Corbellini, ecclesiastico e noto architetto, e come insegnante di aritmetica al ginnasio "comunitativo" pareggiato dell'istitutoLodron diSalò, ove ebbe come vice-rettore il noto botanico donPietro Porta di Moerna inValvestino e come collega il professore don Giovanni Bertanza diLimone sul Garda. Nel 1869 fu nominato direttore del ginnasio al posto del professore Domenico Felice Scotti[2] e del convitto e vi esercitò fino al 1872[3]. Ben conosciuto nella riviera gardesana, si può ritenere che fosse stato egli a indicare nel1871 il collega e compaesano professore donBartolomeo Venturini all'amministrazione delcollegio Civico Bagatta diDesenzano come nuovo direttore.
Di idee politiche liberali fu sempre nelle attenzioni della polizia austriaca che ne spiava ogni movimento. In un rapporto di polizia del 1860 si apprende che: "Stefani don Giacomo (presso Bernardo Candelspergher), ha ricevuto da Fiorini Pietro di Brescia[4] diversi manifesti della "Secolarizzazione della Sacra Bibbia" di monsignore Pietro Emilio Tiboni[5], con incarico di spedirne due all'abate baroneGiovanni Battista a Prato di Trento", noto propugnatore dell'italianità del Trentino e dichiarato nel 1850 dal governo austriaco incompatibile come catechista. Durante laterza guerra di indipendenza don Giacomo Stefani fu nuovamente segnalato, con donBartolomeo Venturini, alle autorità dipolizia diTrento. Difatti il pretore diCondino, Adolfo Strele, inviò all'imperial regio consigliere di polizia diTrento, cav.Carl Pichler von Deeben, il 17 settembre 1866 la segnalazione: “Venne riferito che certo Venturino Giorgi detto Bagata, oste di Hano[6], nello stato sardo, dopo l'invasione deiGaribaldini in questo distretto, era incaricato di recarsi aTrento, e che si doveva accompagnare con alcuni emigrati del cessato Circolo diTrento, secondo il dire dei quali aTrento era tutto pronto per lo scoppio di una rivoluzione, per la quale erano preparati vestiti, armi e munizioni. Il detto Bagata sarebbe munito di passaporto con la qualifica di mercante; e consta che viene talvolta nellaVal Vestino, ove tiene conferenza con don Giacomo Stefani e con il professore donBartolomeo Venturini diMagasa, ambidue noti per i sentimenti contrari al legittimo Governo”[7].
L'amnistia civile-penale concessa dal governo austriaco il 3 ottobre1866 riguardante tutti quei cittadini tirolesi cooperanti con ilCorpo Volontari Italiani di Garibaldi, lo salvò da un imminente procedimento giudiziario.
Uomo avvezzo agli scherzi, anche dei più truci, si ricorda, ancora oggi, un fatto perpetrato a danno dei suoi giovani seminaristi aMagasa. Stizzito delle vanterie di costoro che asserivano di non temere i serpenti, al termine di un pranzo esclamò platealmente: “Ah, così voi non avete paura dei serpenti!” togliendo contemporaneamente dalla tasca, tra lo stupore generale, un innocuocolubro. Fu subito il panico fra i presenti e in breve tempo la stanza si svuotò completamente dei coraggiosi religiosi!
Si ritirò aMagasa nella casa natale di via Dosso n° 2, trascorrendo buona parte della sua giornata nella tranquillità dello studio, nell'esercizio delle opere di carità con la fondazione di “Legati” alla Confraternita del Santissimo Sacramento e nell'insegnamento ai giovani. Era proprietario di unroccolo detto Roccolo de la Comàr[8] e di un fondo agricolo in località Costa di Romario, detto Nagh sulle pendi delmonte Denai. Con testamento del 15 agosto1887 elargiva una certa somma di denaro alla chiesa diMagasa per la celebrazione di sante messe.
Morì nel1888 lasciando vivo desiderio di sé e nell'atto di morte redatto dal curato don Amadio Monticelli si legge: “Il molto reverendo don Giacomo Stefani diMagasa munito di tutti i conforti della nostra divina religione, dopo lunga e penosissima malattia spirò il dì 15 maggio e fu sepolto il giorno 17 maggio nel cimitero antico innanzi alla Chiesa al lato sinistro, come era suo vivo desiderio coll'intervento di 4 sacerdoti”. In seguito alla mancata autorizzazione sanitaria la salma fu traslata nell'attuale cimitero.
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