L'emblema dell'ordine: un disco raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettereIHS, il monogramma diGesù. La lettera H è sormontata da una croce patente dal piede aguzzo; in punta, i tre chiodi della Passione, posti in banda, in palo e in sbarra e ordinati in fascia.
Íñigo López de Loyola nacque, ultimo di tredici figli, attorno al1491 da una nobile famigliabasca. A tredici anni fu inviato adArévalo come paggio del primo tesoriere diFerdinando II d'Aragona, Juan Velázquez de Cuéllar, e nel1517 si arruolò nelle truppe del viceré diNavarra, il duca diNájeraAntonio Manrique de Lara, prendendo parte alle guerre diCarlo V controFrancesco I: durante la difesa diPamplona, assediata daifrancesi, fu colpito da una palla di cannone che gli sfracellò la gamba destra e gli ferì la sinistra, costringendolo a claudicare per tutta la vita.[5]
Durante il periodo di convalescenza nel castello di Loyola, che trascorse leggendo laVita Christi diLudolfo di Sassonia e laLegenda Aurea diJacopo da Varazze, maturarono in lui i germi di una profonda crisi spirituale e si convertì: deciso a recarsi in pellegrinaggio aGerusalemme, sostò presso il monasterobenedettino diMontserrat e, trascorsa una notte in preghiera davanti all'immagine della Madonna nera, depose le sue armi ai piedi dell'immagine sacra e prese l'abito e il bastone da pellegrino. Si diresse quindi aManresa, dove rimase un anno, vivendo ricche esperienze interiori: lesse l'Imitazione di Cristo, testo a cui rimase legato per tutta la vita e cominciò a cercare la pace dell'anima attraverso opere straordinarie di penitenza, poi ritrovò la serenità d'animo e attenuò le sue austerità; durante il soggiorno a Manresa cominciarono a prendere forma gli elementi essenziali dei suoiEsercizi spirituali.[6]
Nel1523 raggiunseVenezia e si imbarcò per Gerusalemme, dove visitò i luoghi santi. Dovette però abbandonare il progetto di stabilirsi inPalestina per il divieto di soggiorno impostogli daifrati francescani dallaCustodia di Terra Santa.[7] Tornato inSpagna con il desiderio di abbracciare il sacerdozio, riprese gli studi aBarcellona, poi presso l'università di Alcalá dove, per il suo misticismo, fu sospettato di essere unalumbrado e fu tenuto in carcere dall'Inquisizione per quarantadue giorni. Si trasferì quindi aSalamanca e poi, per completare la sua formazione, aParigi, dove arrivò il 2 febbraio1528.[8]
A Parigi Íñigo cominciò a farsi chiamare Ignazio, che pensava essere una variante del suo nome: in realtà, Íñigo era la formabasca del nome Innico o Enecone, che gli era stato imposto in omaggio asant'Enecone,abate benedettino diOña, il cui culto era particolarmente sentito nella sua terra.[9]
Il voto di MontmartreDio Padre e Cristo con la Croce appaiono a Ignazio pressoLa Storta. Incisione diJean LeClerc
Iscrittosi al Collège Saint-Barbe, ebbe come compagni di stanzaPietro Favre, figlio di un umile pastore dellaSavoia, eFrancesco Saverio, di nobile famiglia della Navarra;[10] nel1533 incontròDiego Laínez eAlfonso Salmerón, anch'essi spagnoli e provenienti dall'università di Alcalá che, essendo appena giunti in Francia e non conoscendo bene la lingua del posto, si legarono molto a lui.[11] Nel1534 si unirono al gruppo di compagni di Ignazio il portogheseSimão Rodrigues e lo spagnoloNicolás Bobadilla, che aveva studiato teologia e filosofia ad Alcalá eValladolid.[12]
Favre fu ordinato sacerdote agli inizi del1534. Il 15 agosto1534 (festa dell'Assunzione di Maria), nella cripta sorta sul luogo tradizionale del martirio di san Dionigi e dei suoi compagni a Montmartre, Favre celebrò l'eucaristia e, prima della comunione, accolse ivoti di Ignazio, Saverio, Laínez, Salmerón, Rodrigues e Bobadilla; poi pronunciò i suoi voti e si comunicò. Non si conosce il testo della formula del voto emesso dai compagni, ma doveva trattarsi di quelli dipovertà, di recarsi a Gerusalemme e mettersi a disposizione del papa (la promessadi castità era implicita, essendo tutti aspiranti al sacerdozio).[13]
Poiché imbarcarsi per laPalestina in inverno non era possibile, i compagni trascorsero l'attesa lavorando gratuitamente presso gli ospedali veneziani degliIncurabili e dei Santi Giovanni e Paolo; si recarono poi aRoma, dove furono accolti favorevolmente dapapa Paolo III, che benedisse il loro pellegrinaggio, donò loro del denaro per pagarsi il viaggio e diede a tutti il permesso di farsi ordinare sacerdoti da un vescovo a loro scelta (fino ad allora, solo Favre e Hoces erano preti).[15]
I compagni emisero i voti di povertà e castità nelle mani diGirolamo Verallo,legato pontificio a Venezia; Ignazio (assieme a Saverio, Laínez, Rodrigues, Bobadilla e Codure) fu ordinato sacerdote il 24 giugno1537 daVincenzo Negusanti, vescovo diArbe inDalmazia, nella cappella privata della residenza del presule a Venezia.[16] Subito dopo si divisero in gruppi di due o tre individui e si stabilirono in diverse città (Verona,Vicenza,Treviso,Monselice,Bassano) dove si dedicarono alla predicazione per le strade, vivendo di elemosina e alloggiando dove capitava. Avvicinandosi l'inverno, il gruppo si riunì a Vicenza e, preso atto che il desiderato viaggio a Gerusalemme non era fattibile, decisero di stabilirsi in nuove città (soprattutto universitarie, dove avrebbero potuto trovare nuovi giovani aspiranti a unirsi alla comunità).[17]
Prima di lasciarsi, decisero di chiamarsi Compagnia di Gesù, perché Cristo era il loro unico modello, colui a cui essi dedicavano tutta la vita. Il termine compagnia era molto utilizzato nel nome delle confraternite e di altre società ecclesiastiche: diversamente da quanto tradizionalmente si ritiene (anche gli storici gesuitiJerónimo Nadal eJuan Alfonso de Polanco sposarono l'idea) la parola "compagnia" non fu adottata per la sua connotazione militare.[15] Pur mantenendo il nome ufficiale di Compagnia di Gesù, i membri dell'ordine adottarono il nome di "gesuiti" (termine utilizzato già daLudolfo di Sassonia per indicare quelli che sono stati "salvati dal Signore"), per la devozione del fondatore alnome di Gesù dopo la visione di La Storta nel 1537.[18]
Nel novembre del1537, Ignazio, Favre e Laínez si recarono nuovamente a Roma. Secondo la tradizione, pressoLa Storta, a nove miglia dalla città, Ignazio ebbe una delle sue più celebri esperienze mistiche: ricevette la visione di Dio Padre insieme a Cristo con la Croce, che lo invitavano a essere loro servo e gli assicuravano sostegno a Roma. Paolo III accolse calorosamente i gesuiti e diede a Favre e Laínez l'incarico di insegnare teologia e sacre scritture alla Sapienza. I tre divennero celebri dando gli Esercizi spirituali, predicando per l'avvento e la quaresima in Trinità dei Monti e per le strade e assistendo la popolazione colpita dalla carestia.[19]
Il 3 settembre 1539 Paolo III approva oralmente laFormula instituti di Ignazio
Ignazio e i compagni cominciarono a essere richiesti dagli alti prelati dellaCuria che diedero loro incarichi importanti (il cardinaleCarafa affidò loro la riforma di alcuni monasteri). Crescendo la loro importanza, nei primi mesi del1539 i membri della Compagnia si riunirono spesso per discutere del futuro della comunità e il 15 aprile, durante una messa presieduta da Favre, furono interrogati sulla loro disponibilità ad andare a costituire un ordine e a farne parte.[20] Le loro discussioni si protrassero fino al 24 giugno e portarono alla stesura dei "Cinque capitoli", il testo base dellaFormula instituti.[21]
LaFormula, approvata da Paolo III il 3 settembre1539, conteneva i principali fondamenti della Compagnia: il carattere apostolico, il fine di far progredire gli uomini nella fede e nella cultura religiosa, la povertà, l'obbedienza alla Santa Sede e al preposito, l'abolizione degli uffici corali, la promessa di recarsi ovunque il papa avesse indicato.[2]
Il testo fu sottoposto all'esame di una commissione di cardinali.Gasparo Contarini appoggiò incondizionatamente la formula;Girolamo Ghinucci, vedendo nell'abolizione del coro una concessione al luteranesimo, manifestò forti riserve;Bartolomeo Guidiccioni, ostile al clero regolare, cercò di ostacolare la nascita dell'ordine. Alla fine la commissione diede il suo parere favorevole, ma Guidiccioni concesse il suo voto favorevole solo in cambio dell'imposizione alla Compagnia di un limite massimo di sessanta membri (all'epoca, i gesuiti erano circa venti).Papa Paolo III concesse l'approvazione pontificia con labollaRegimini militantis Ecclesiae del 27 settembre1540.[2]
La Compagnia di Gesù divenne un ordine riconosciuto dalla legge canonica: Ignazio fu eletto all'unanimità preposito generale e il 22 aprile1541, nellabasilica di San Paolo fuori le mura, il fondatore e i suoi compagni pronunciarono i loro voti solenni. Il limite di sessanta membri fu abolito nel1544 (bollaIniunctum nobis) e il 21 luglio1550, con la bollaExposcit debitum, l'ordine fu confermato dapapa Giulio III.[22]
Sotto il loro governo l'ordine crebbe rapidamente fino a superare i 10.000 membri: i teologi gesuiti svolsero un'importante attività come consiglieri di cardinali (alconcilio di Trento) e accompagnatori di nunzi durante le diete imperiali o i colloqui di religione (alsinodo di Poissy);[24] i missionari della Compagnia ebbero un ruolo determinante nel contrasto alla diffusione delle dottrine protestanti e nella "ricattolicizzazione" dei paesi dell'Europa centro-orientale dove si era diffuso illuteranesimo (fu determinante il ruolo diPietro Canisio, il cui catechismo fu utilizzato a lungo come testo base per l'insegnamento della dottrina cattolica nei paesi dilingua tedesca).[25]
L'ordinamento degli studi seguito dai gesuiti nei loro collegi (definitivamente fissato da Acquaviva con la pubblicazione dellaRatio studiorum del1599)[23] esercitò una grande influenza in campo educativo.
La rapida crescita dell'ordine si arrestò sotto il generalato diMuzio Vitelleschi, successore di Acquaviva, che si adoperò a favore della pacificazione interna e sotto il cui governo si celebrò il centenario della fondazione della Compagnia.[23]
Tra i ministeri ai quali dovevano attendere i gesuiti laFormula del1550 citava (insieme alla catechesi, alla predicazione, alle lezioni sacre e al servizio della parola di Dio) la "consolazione spirituale dei credenti, con l'ascoltarne le confessioni e con l'amministrazione degli altri sacramenti".[27]
I gesuiti, del tutto indifferenti alle questioni sollevate daiprotestanti sulle origini e sulla forma delsacramento della penitenza, promossero il ricorso frequente alla confessione. Diffusero anche la pratica della confessione generale, raccomandata dagliEsercizi spirituali, ovvero la revisione di tutta la propria vita fatta con un confessore al fine di raggiungere una migliore conoscenza di sé stessi e cominciare un nuovo modo di vita.[28]
La legislazione riguardante la confessione era estremamente intricata e l'assoluzione da alcuni peccati era riservata ai vescovi o alla Santa Sede. Nel1545papa Paolo III concesse ampi privilegi alla Compagnia in materia di assoluzione:papa Giulio III nel1552 concesse ai gesuiti la facoltà di assolvere i penitenti addirittura dal peccato di eresia.[29]
In connessione con l'aumento dello spazio riservato al sacramento della penitenza, i gesuiti affrontarono sempre più largamente lo studio dei casi di coscienza (casuistica): la casuistica nacque come riflessione su quello che, nelle varie circostanze concrete, poteva essere ritenuto l'orientamento morale più corretto. Per giudicare la colpevolezza di un atto, i gesuiti privilegiarono la teoria del "probabilismo": vi era una molteplicità di opinioni su quello che doveva essere il modo giusto di agire in una determinata situazione e il confessore poteva sceglierne una probabile (non necessariamente la più probabile) se questa era favorevole al penitente.[30]
A questa morale, ritenuta "lassista", igiansenisti ne contrapponevano una estremamente rigorista, che arrivava a rifiutare l'assoluzione ai fedeli fino alla loro totale e irrevocabile conversione.Blaise Pascal si inserì nella polemica tra gesuiti e giansenisti nelle sueLe provinciali, accusando i primi di tradire i principi eterni della morale evangelica e compromettere i veri interessi della religione adattandoli disinvoltamente ai vizi del secolo. LeLettres conobbero una grande diffusione e suscitarono un acceso dibattito: in un testo di autore anonimo pubblicato a Venezia nel1698 (Lettere d'un direttore) si affermava che l'accusa di lassismo mossa alla morale gesuita era contraddetta dalla "severa virtù" che era possibile constatare nei penitenti della Compagnia e nel fatto che molti fuggissero la loro direzione spirituale ritenendola troppo rigorosa.[31]
Se nella versione dellaFormula del1540, tra le opere di carità cui intendevano dedicarsi i gesuiti, comparivano solo l'insegnamento del catechismo e l'ascolto delle confessioni, in quella del1550 furono inseriti anche la riconciliazione dei litiganti e il servizio ai carcerati e ai malati negli ospedali.[32]
Chiamati a predicare e a confessare nelle zone più remote delle penisole italiana e iberica, i gesuiti le trovavano spesso sconvolte da lotte tra fazioni rivali e faide sanguinose che infuriavano da anni: i padri organizzavano nelle chiese vere e proprie liturgie di riconciliazione alle quali venivano invitati gli esponenti dei gruppi in lotta e, dopo la predica, venivano invitati a perdonarsi reciprocamente. L'azione pacificatrice era rivolta anche agli sposi separati e a comporre dispute, per esempio, tra monaci e clero secolare.[33]
L'opera di assistenza agli ammalati, molto importante alle origini, cominciò a declinare quando i gesuiti cominciarono a specializzarsi nell'insegnamento (sotto il generalato di Laínez). Il ministero dei prigionieri, ai quali i religiosi offrivano grosso modo gli stessi servizi offerti agli ammalati, continuò perché i carcerati non richiedevano cure continue come gli ammalati e il loro servizio era quindi compatibile con l'insegnamento. I prigionieri erano in massima parte debitori o detenuti in attesa di processo, quindi non criminali recidivi. Nelle prigioni i gesuiti predicavano, confessavano e insegnavano il catechismo, distribuivano le elemosine raccolte per i detenuti; spesso trattavano con i creditori e con le autorità per ottenere la mitigazione o la sospensione delle condanne.[34]
Nel1543 Ignazio fondò a Roma la Casa diSanta Marta, per aiutare leprostitute desiderose di abbandonare il loro mestiere a reinserirsi nella società, e anche altrove i gesuiti si impegnarono in vari modi in tale ministero.[35] Nel1546 fu anche creato il conservatorio delle Vergini Miserabili, presso lachiesa di Santa Caterina dei Funari, dove alle figlie delle prostitute veniva fornita un'educazione e una dote: istituzioni simili furono promosse dai gesuiti aVenezia (conservatorio delle Vergini Periclanti) eFirenze (istituto delle Fanciulle della Pietà).[36]
L'impegno dei gesuiti fu notevole anche in favore degli ebrei e dei musulmani convertiti al cattolicesimo (Ignazio fu tra i primi a consentire amoriscos emarranos l'accesso a un ordine religioso).[37]
Diego Laínez e Pierre Favre furono i primi gesuiti a dedicarsi all'insegnamento (ricevettero l'incarico da Paolo III nel1537); Jay nel1543 ottenne una cattedra aIngolstadt e nel1545 Rodríguez divenne precettore dei figli diGiovanni III del Portogallo.[38]
Tra il1540 e il1544 furono creati dei collegi per la formazione dei futuri membri dell'ordine aParigi,Lovanio,Colonia,Padova,Alcalá,Valencia eCoimbra: queste istituzioni erano semplici residenze, senza attività didattiche, destinate a dare alloggio agli scolastici che studiavano presso le locali università.[39]
Il ministero dell'insegnamento, inizialmente non previsto dal fondatore, si sviluppò fino a divenire una delle principali attività dell'ordine e uno dei principali strumenti della sua diffusione.
Nel1544Francesco Borgia, che aveva già contribuito alla nascita del collegio di Valencia, ottenne da Paolo III il permesso di fondare un collegio aGandía: fu il primo collegio in cui i gesuiti impartivano anche l'insegnamento e dove erano ammessi anche studenti non destinati a entrare nella Compagnia (nelle intenzioni di Borgia, era destinato all'educazione dei figli dei moriscos).[40]
Essendo venuto al corrente di quello che era accaduto a Gandía,Jerónimo Doménech pensò di fondare un collegio aMessina, dove aveva trovato un'immensa ignoranza nel clero: fece interessare all'iniziativa ancheEleonora Osorio, moglie del viceré diSicilia, e il 19 dicembre1547 le autorità cittadine chiesero a Ignazio l'invio di insegnanti, ai quali si garantiva cibo, vestiario e alloggio.[40]
Dopo l'apertura delcollegio di San Niccolò aMessina (1548), il senato diPalermo chiese a Ignazio l'apertura di un collegio anche nella capitale siciliana; in breve tempo, la Compagnia si mise all'opera per aprire collegi aNapoli,Venezia eColonia. Il 22 febbraio1551, con il sostegno economico del duca di Gandía, fu aperto ilCollegio Romano.[41]
Frontespizio della prima edizione dellaRatio studiorum
Le scuole divennero strumenti per confermare i cattolici dubbiosi, per ottenere la conversione dei giovani dal protestantesimo e influire sui loro genitori. I collegi divennero in breve il centro principale di tutti i ministeri gesuitici: a questi era collegata una chiesa in cui scolastici e docenti della Compagnia svolgevano i loro consueti ministeri.[42]
A partire dalla fondazione dei primi collegi, negli anniquaranta ecinquanta delCinquecento, fu elaborata laRatio atque institutio studiorum Societatis Iesu, messa a punto da una commissione tra il1581 e il1599, anno della sua pubblicazione. Questo manuale sul metodo educativo e l'ordinamento delle scuole, composto da 463 regole, codificava un metodo pedagogico imperniato sull'insegnamento del latino e dei classici, emulazione tra studenti e severa disciplina.[43]
Le caratteristiche che portarono al successo dei collegi gesuiti e imposero un nuovo stile di educazione furono la gratuità, l'apertura a studenti di tutte le classi sociali (almeno in linea di principio), l'insegnamento delle "umane lettere"[44] unito a quello delle scienze, la divisioni in classi con insegnanti propri e la progressione da una classe all'altra in base a obiettivi curricolari predefiniti, l'adozione di un programma chiaro e coerente.[45]
I collegi, diversamente dalle case professe, che non potevano possedere beni, erano dotati di rendite e benefattori: si specializzarono nell'educazione dei giovani di nascita aristocratica e alto borghese e i gesuiti si specializzarono nella formazione delle classi dirigenti.[43] I collegi della Compagnia erano 48 nel1556, 144 nel1580 e nel1640 521.[46]
I gesuiti non solo contribuirono ad arrestare il diffondersi del protestantesimo nell'Europa centrale, ma già durante la vita di Ignazio intrapresero anche intensa attività missionaria nei paesi da poco scoperti.
L'impegno missionario della Compagnia fu conseguenza del desiderio delre di PortogalloGiovanni III di evangelizzare le popolazioni nei suoi domini d'oltremare. Il sovrano si rivolse a Ignazio che decise di inviare in Portogallo Rodrigues e Bobadilla: poiché Bobadilla era indisposto, lo sostituìFrancesco Saverio. Rodrigues rimase aLisbona per impiantarvi la Compagnia, mentre Saverio partì dalla capitale portoghese il 7 aprile1541 insieme a due compagni (un prete romano e un seminarista portoghese) sulla nave Santiago; giunse aGoa il 6 maggio1542.[47]
I primi destinatari dell'opera di Francesco Saverio furono i pescatori di perle della zona dicapo Comorin, per i quali tradusse intamil le principali preghiere cristiane; dopo due anni tornò a Goa, dove fu raggiunto da altri confratelli, e trascorse i successivi quattro anni in viaggi di ricognizione che lo portarono fino nelleMolucche. Il 15 agosto1549 sbarcò inGiappone, dove riuscì a stabilire contatti con la classe colta e arrivò a convertire alcune migliaia di indigeni.[48]
Francesco infine cercò, inutilmente, di penetrare inCina, ma morì sull'isola diSancian il 3 dicembre1552.[48]
Dopo la morte diFrancesco Saverio, che aveva fondato la provincia indiana della Compagnia con sede a Goa (alla quale si aggiunse poi quella diCochin oMalabar),[49] l'apostolato missionario dei gesuiti in India si rivolse particolarmente a tre terre che si erano mostrate ricche di prospettive per l'attecchimento del cattolicesimo: il regno delgran mogol, che si estendeva daKabul, all'Iran, alBengala meridionale, il Malabar, nel sud-ovest della penisola indiana, e la regione attorno alla città diMadurai.[50]
Il gran mogolAkbar nel1579 inviò un'ambasceria ai gesuiti invitandoli a corte per esporre i principi delcristianesimo.[51] La Compagnia inviò tre missionari:Rodolfo Acquaviva, nipote diClaudio, Francisco Henriquez, unpersiano convertito al cattolicesimo dall'Islam, e il catalanoAntoni de Montserrat (Antonio de Monserrate in spagnolo). I tre lasciarono Goa diretti aFatehpur, capitale dell'impero del gran mogol, il 17 novembre1579.[52] Acquaviva rimase presso Akbar per quattro anni ma, nonostante la grande stima che riuscì a guadagnarsi, non suscitò la conversione del sovrano e nel 1583 fu richiamato a Goa (morì martire qualche anno dopo, ucciso dagli indù aSalsette).[50] Nel1584 Akbar invitò a corte altri gesuiti: la missione fu guidata daGerolamo Saverio, pronipote di Francesco, che rimase presso il sovrano per oltre trent'anni accompagnandolo nei suoi lunghi viaggi attraverso il suo vasto impero. Le speranze di convertirlo, comunque, andarono deluse.[53]
Nella penisola diMalabar esisteva un'antica comunità cristiana, che la tradizione faceva risalire alla predicazione dell'apostoloTommaso: le loro pratiche rituali erano sensibilmente diverse da quelle latine (vigeva l'uso della saliva e dell'insufflazione durante ilbattesimo)[54] a causa della vicinanza con icaldei dellaMesopotamia, la loro dottrina si era tinta dinestorianesimo.[55] Il mantenimento di tali usi, sostenuto dai gesuiti, fu duramente contestato da altri missionari e portò alla nascita dellaquestione dei riti malabarici.Papa Benedetto XIV, con il documentoOmnium sollecitudinem del 13 settembre1744, condannò i riti malabarici:[54] molti cristiani indiani secessionarono e divennerogiacobiti. Per la prima volta dall'arrivo dei gesuiti in India, il numero dei cattolici cominciò a diminuire.[56]
Nel1606 il gesuitaRoberto de Nobili fu inviato come missionario aMadurai. Imparò presto lalingua tamil e i costumi locali: essendo di nobile nascita, si presentò comerajah e, diversamente da quanti lo avevano preceduto, godette di grande rispetto.[57] Conoscendo l'alta considerazione in cui erano tenuti gli ascetisannyasin, adottò il loro stile di vita: vestì un abito ocra, si fece un segno sulla fronte e cominciò a nutrirsi di riso, frutta ed erbe; imparò ilsanscrito e studiò iveda. Nel1611 aveva convertito oltre 150 indiani.[58] I superiori di de Nobili denunciarono come forieri di superstizione i suoi metodi, mapapa Gregorio XV, con la costituzioneRomanae sedis del 31 gennaio1623, sostenne il missionario.[49] De Nobili rivolse quindi le sue attenzioni aiparia, i senza casta: si servì del gesuita Baltasar de Costa, che attraversò i regni diMadurai,Tanjore eSathyamangalam vestito di una tunica gialla e con degli orecchini d'oro e riuscì a battezzare oltre 2.500 adulti, soprattutto delle classi contaminate.[59]
Tornando dal viaggio alleMolucche,Francesco Saverio aveva conosciuto Yajiro, nativo del Giappone, che gli aveva parlato del suo paese: Yaijro fu battezzato con il nome di Paolo della Santa Fede e nel 1549 partì con il Saverio e altri gesuiti perKagoshima, capitale del Giappone meridionale, dove fu fondata una missione e furono operate circa duecento conversioni. Nel1550 Francesco si presentò, con le credenziali di ambasciatore del re di Portogallo, aŌuchi Yoshitaka, potentedaimyō diYamaguchi, recandogli numerosi doni (orologi, occhiali, carillon, vino): il daimyō accolse benevolmente i gesuiti, concesse loro di predicare il cristianesimo e mise a loro disposizione un tempiobuddhista abbandonato, che divenne loro quartier generale.[60]
Francesco Saverio aveva molta stima dei giapponesi, che considerava "un popolo di moralità eccellente [...] buono e senza malizia". Arrivò a credere che il Giappone rappresentasse il campo di missione più promettente dell'Oriente[48] e, conoscendo la grande stima che quel popolo aveva per la cultura cinese, pensò di dedicarsi all'evangelizzazione della Cina sperando che questa avrebbe facilitato le conversioni anche in Giappone. Fu questo a spingere Saverio a lasciare il Giappone e a tentare di entrare in Cina.[60]
Nel1579 i battezzati giapponesi erano circa 150.000: molti, però, si erano convertiti per interesse economico, per prendere parte al commercio con i portoghesi; ad altri il battesimo era stato imposto ai sudditi dai principi locali (il daimyō diŌmura, che abbracciò il Cristianesimo nel1563, aveva imposto la conversione ai suoi oltre 20.000 sudditi; lo stesso accadde nei feudi diAmakusa eBungo).[61]
Il consolidamento della Compagnia in Giappone è dovuto adAlessandro Valignano, che fu visitatore in Giappone per tre periodi (1579-1582,1590-1592 e1598-1603): al primo suo arrivo, i gesuiti in Giappone erano 59 (28 dei quali sacerdoti). Grande estimatore della cultura giapponese, impose ai suoi missionari di adattarsi agli usi locali limitandosi a non compromettere i dogmi cattolici. Ad esempio, fece assumere ai gesuiti la condizione dei monacizen. Favorì anche l'ingresso nella Compagnia degli indigeni, per i quali fu aperto un noviziato, che non avendo problemi con la lingua potevano facilmente catechizzare e predicare. Nel1602 furono ordinati i primi due sacerdoti giapponesi.[62]
Dopo il rapido successo iniziale, l'avvento al potere diToyotomi Hideyoshi mise in difficoltà la missione gesuita in Giappone. L'intromissione del viceprovinciale Coelho nella politica locale fece sospettare a Hideyoshi che i gesuiti fossero spie e che stessero preparando un'invasione da parte degli occidentali: il 24 luglio1587 fu emanato un decreto di espulsione per i gesuiti, che non fu applicato rigorosamente solo per non compromettere le relazioni commerciali con Macao. Inoltre, benché con il breveEx pastoralis officiopapa Gregorio XIII avesse reso il Giappone una missione esclusiva dei gesuiti (si temeva che l'arrivo di altri religiosi potesse indurre i giapponesi a pensare che il cristianesimo mancasse di unità e fosse un insieme di piccole sette), anche ifrati francescani spagnoli stabilirono delle missioni in Giappone, scontrandosi spesso con i gesuiti: le baruffe aumentarono la diffidenza di Hideyoshi, che il 5 gennaio1597 fece uccidereventisei cristiani (tra cuiPaolo Miki e altri due scolastici gesuiti).[62]
Tokugawa Ieyasu, successore di Hideyoshi, inizialmente si dimostrò tollerante con i cristiani, incoraggiò i gesuiti e ricevette in udienza Valignano. Solo tra il1599 e il1600 vi furono 70.000 battesimi. Ma nel1600 arrivarono in oriente i mercantiolandesi protestanti, che fecero diminuire l'importanza delle relazioni economiche con il Portogallo e misero in cattiva luce il cattolicesimo: tutto questo, insieme al desiderio di Ieyasu di far tornare tutti i giapponesi albuddhismo, portò all'espulsione dei gesuiti dal Giappone (27 gennaio1614). La comunità cristiana, che era arrivata a contare 300.000 individui, fu distrutta.[63]
Fallito il tentativo di Francesco Saverio, il piano per la penetrazione della Compagnia inCina fu elaborato daAlessandro Valignano durante il suo soggiorno aMacao (1578). Convinto che l'ordine dovesse dissociarsi dall'immagine di predone occidentale avido di conquista, invitò i suoi missionari ad acquisire la maggior padronanza possibile dellalingua cinese, a rispettare i valori culturali e spirituali dei cinesi, a usare la scienza come mezzo per introdurre la fede, a sviluppare l'apostolato per mezzo degli scritti e delle relazioni sociali e a concentrare il loro impegno missionario nei confronti della classe colta dominante.[64]
Valignano inviòMichele Ruggieri a Macao a studiare il cinese: a lui si unì lo scienziato e linguistaMatteo Ricci e, grazie alla fama di grande matematico di cui godeva Ricci, i due furono invitati inCina e ottennero il permesso di risiedervi. Ruggieri e Ricci fissarono la loro residenza aShiuhing e nei venticinque anni che rimasero nel paese raggiunseroShaoguan,Nanchang,Nanchino ePechino.[64]
Ricci concentrò i suoi sforzi nella conversione delle classi elitarie: si appellò alla loro curiosità intellettuale mostrando loro prismi, orologi, strumenti matematici e carte geografiche. Nel1594 fu ammesso nella classe deimandarini, il che gli permise di aumentare il suo prestigio sociale. Nel1601 si stabilì a Pechino, accolto con favore dall'imperatore.[65]
Nel1610, anno della morte di Ricci, i cattolici cinesi erano circa 2.500: tale numero raddoppiò nei cinque anni successivi.[65]
Dopo il rapido successo iniziale, per i gesuiti cominciarono i primi problemi. Il mandarino Shen Ch'ueh, preoccupato per l'infiltrazione di un culto straniero, tra il1617 e il1622 promosse la prima persecuzione contro i cattolici, costringendo i gesuiti alla clandestinità. Nel1644 le truppe dellaManciuria invasero la Cina e misero fine al secolare governo delladinastia Ming, che si erano sempre mostrati favorevoli ai gesuiti: sotto uno dei primi imperatori della dinastiaCh'ing, tra il1664 e il1669, i religiosi furono tenuti agli arresti domiciliari aCanton.[66]
Nonostante le persecuzioni i gesuiti continuarono la loro opera: il successore di Ricci alla guida della missione,Niccolò Longobardi, ne raccolse il metodo e nel1618 fece giungere dall'Europa il gesuitaJohann Schreck, astronomo e accademico deiLincei, che portò in Cina nuove conoscenze matematiche e geometriche, nuove tecniche per la costruzione di strumenti astronomici e le teorie diGalileo Galilei.[67]
Da ricordare sono anche i gesuitiJohann Adam Schall von Bell, tedesco, che fu nominato presidente del tribunale matematico e mandarino di prima classe, eFerdinand Verbiest, fiammingo, chiamato dall'imperatoreKangxi per farsi esporre le ultime scoperte europee in campo matematico e astronomico.[68]
L'apertura dei gesuiti nei confronti della cultura e delle tradizioni cinesi portò allo scoppio dellaquestione dei riti cinesi.
I gesuiti nel1615 avevano ottenuto dapapa Paolo V il permesso di tradurre laBibbia in cinese e, per i preti locali, di celebrare laMessa e recitare ilbreviario nella loro lingua (l'autorizzazione fu revocata dalla congregazione diPropaganda Fide sotto i pontificati diAlessandro VII eInnocenzo XI);[69] soprattutto, avevano consentito, sin dai tempi di Matteo Ricci, ai convertiti di continuare a celebrare i riti in onore degli antenati e diConfucio che, secondo i gesuiti, avevano carattere più civile e politico che religioso.[70]
L'arrivo deifrancescani e deidomenicani nel1631 creò i primi problemi: essi criticarono il metodo missionario gesuita (la decisione di vestire i preziosi abiti dei mandarini, di rivolgersi prevalentemente alle classi elevate) e condannarono come superstiziosi e pagani i riti cinesi.[71] Al fronte religioso che si opponeva alla prassi missionaria dei gesuiti in Cina si aggiunsero poi i padri delSeminario delle missioni estere di Parigi, e i missionari dipropaganda fide, icarmelitani, glieremitani, ibarnabiti e icaracciolini.
Nel1693 il vicario apostolico diFukien, Charles Maigrot, delle Missioni Estere di Parigi, condannò l'utilizzo dei termini cinesiTian (cielo) eShangdi (signore supremo), che i gesuiti tolleravano quali termini per designare il Dio dei cristiani da parte dei cinesi convertiti. Maigrot portò il suo decreto a Roma, e laSanta Sede aprì un'istruttoria che si concluse con una condanna dei riti: il 20 novembre1704, con il decretoCum Deus Optimuspapa Clemente XI proibì l'uso di quei termini e la partecipazione dei neoconvertiti ai riti ancestrali.[72] La condanna dei riti cinesi fu confermata con il decreto del 25 settembre 1710, con la costituzioneEx illa die del1715 e con la bollaEx quo singulari del1742).
Secondo lo storico gesuita Bangert, la questione dei riti cinesi fu sollevata più per svilire l'immagine della Compagnia che per tutelare la purezza del culto.[73]
Negli stessi anni in cui Saverio cominciava l'evangelizzazione del lontano Oriente, altri gesuiti si dedicarono alle missioni presso le popolazioni indigene del Brasile, altro grande possedimento portoghese. Il 29 marzo1549 una comunità di sei religiosi guidata daManuel da Nóbrega partì per l'America e sbarcò aBahía de Todos los Santos.[74]
Il loro primo incarico fu quello di curare l'educazione dei figli dei coloni portoghesi, insediati lungo la costa atlantica: la loro prima capanna di fango eretta aSão Salvador da Bahia divenne il collegio massimo, una delle più importanti istituzioni culturali del paese.[74]
Nel1553 Nóbrega si spinse all'interno insieme aJosé de Anchieta, un giovane gesuita proveniente dalleCanarie, e i due fondarono un seminario destinato a diventare il centro per l'organizzazione dell'apostolato presso gli indigenitupi, che i missionari organizzarono in comunità stabili. Da quell'insediamento si sviluppò la città diSão Paulo.[75] Furono i primi gesuiti che Ignacio mandò in America.[76]
Anchieta scrisse la prima grammatica dellalingua tupi e fu autore di numerosi canzoni in lingua indigena utilizzando melodie popolari.[75]
I gesuiti furono chiamati inParaguay nel1585 dal vescovo diTucumán per evangelizzare iGuaraní che, dinanzi all'avanzata degli spagnoli, si erano ritirati a est delParaná, nelle zone dellePampa e delGran Chaco. Inizialmente l'azione dei gesuiti fu poco efficace per vari motivi (il metodo adottato della missione itinerante, il carattere nomade della popolazione, i cacciatori di schiavi), così il preposito generaleClaudio Acquaviva suggerì ai missionari la creazione di colonie stabili di indios, lontane dai centri abitati spagnoli (al sicuro, quindi, dall'influsso dei costumi coloniali e dai cacciatori di schiavi). Sorsero così le primereducciones (o riduzioni), approvate dalla Corona spagnola ma ostacolate dai coloni, dei piccoli villaggi fortificati autonomi a struttura teocratica che, grazie alle attività agricole introdotte dai gesuiti (coltivazione del cotone, del mate), godettero di una certa prosperità.[77]
Lereducciones del Paraguay, tra il1610 e il1640 circa, si diffusero fino a comprendere gli indios della provinciabrasiliana diTapes e andarono a costituire quasi una repubblica indipendente (il cosiddetto "stato gesuita del Paraguay"), suscitando l'ostilità delle locali autorità ecclesiastiche e coloniali (tanto cheFilippo IV di Spagna autorizzò gli indigeni a munirsi di armi da fuoco). Tra il1628 e il1635 i portoghesi delBrasile attaccarono lereducciones che, alla fine del conflitto, nel1641 erano ridotte a una trentina, con circa 150.000 indios cristiani.[77]
Sempre nell'America del Sud, il gesuitaPietro Claver, missionario nellaNuova Granada e responsabile dell'apostolato tra gli schiavi neri diCartagena, svolse un'importante azione antischiavista: fu canonizzato nel1888 e dichiarato patrono delle missioni africane.[78]
Dopo alcuni isolati tentativi fatti negli anni precedenti, i primi gesuiti provenienti dallaFrancia giunsero aQuébec nel1632 sotto la guida diPaul Le Jeune. I padri aprirono il collegio di Nostra Signora degli Angeli e su loro invito anche l'orsolinaMaria dell'Incarnazione Guyart raggiunse la colonia per unirsi alla loro missione educativa.[79]
A pochi anni dall'arrivo inCanada i gesuiti avevano già raggiunto il numero di 23 padri e 6 fratelli. I missionari cominciarono a dedicarsi all'evangelizzazione degliuroni e si spinsero verso l'interno per cercare contatti con altri popoli indigeni: avendo sentito parlare di un grande fiume che scorreva verso il sud che gli avrebbe permesso di raggiungere altri territori abitati dagli amerindi, il gesuitaJacques Marquette si unì al viaggio dell'esploratoreLouis Jolliet e nel1673, risalendo il corso delWisconsin, scoprì il corso superiore delMississippi e discese il fiume esplorando soprattutto le confluenze delMissouri e dell'Ohio, giungendo alla conclusione che il fiume scorreva verso sud per sfociare nelgolfo del Messico.[80]
Minacciato daimusulmani, ilnegus d'Etiopia Claudio promise a Giovanni III di Portogallo, in cambio del suo sostegno militare, di abiurare ilmonofisismo e di aderire con i suoi sudditi al cattolicesimo. Da Goa giunsero inEtiopia alcuni missionari gesuiti e il 30 marzo1556 lasciò LisbonaJoão Nunes Barreto, nominato patriarca d'Abissinia (fu il primo gesuita a essere innalzato all'episcopato).[75] Dopo la sconfitta dei musulmani il negus dimenticò le sue promesse e il successore di Claudio confinò i gesuiti nel deserto (l'ultimo morì nel1597). I padri Eliano e Rodríguez contattarono, per conto della Santa Sede, il patriarcacopto diAlessandria Gabriele VII, ma i colloqui per la riunione delle Chiese cattolica e copta non ebbero un esito positivo.[83]
Nel1560 tre gesuiti giunsero da Goa inMozambico, dove erano stati chiamati da Gamba, capo della tribù dei MaKaranga stanziati pressoInhambane, che avevano conosciuto il cristianesimo grazie ai loro contatti con i portoghesi. In breve i missionari battezzarono oltre 450 persone, poi si spinsero verso loZambesi e convertirono il capo dell'impero di Monomotapa, sua madre e i suoi 300 sudditi. I musulmani, però, ordirono una congiura e spinsero l'imperatore a far assassinare i gesuiti (Gonçalo da Silveira, il capo della missione, fu strangolato il 15 marzo1561) mettendo fine all'impresa dei gesuiti nella zona.[84]
I primi quattro gesuiti penetrarono inAngola attorno al1563, ma la loro missione non ebbe successo: l'11 febbraio1575 sbarcarono aLuanda altri quattro gesuiti (due preti e due fratelli) che, nonostante lo scarso appoggio della Compagnia (che inviò rinforzi solo nel1580), in tre anni battezzarono oltre 200 persone (nel1593 gli angolani battezzati erano già oltre 8.000).[85] I gesuiti eressero a Luanda una chiesa e un collegio e tra il1604 e il1608 fondarono stazioni missionarie nelle isole diCapo Verde.[86]
Dopo una prima breve impresa inCongo tra il1548 e il1555, nel1581 i gesuiti dell'Angola, guidati daBaltasar Barreira, tornarono in questa regione per un viaggio di esplorazione e vi battezzò 1500 persone. Dopo un inizio promettente della missione, alcuni eventi portarono alla distruzione dell'armonia religiosa (nel1645 giunsero dei missionaricappuccini spagnoli che cercarono di portare i congolesi nell'orbita spagnola) e al disordine civile (rivolte di indigeni). Anche a causa dell'esiguo numero di gesuiti, nel1674 l'impresa in Congo fu abbandonata.[87]
Fra le molte missioni fondate dai gesuiti in Africa prima della soppressione delXVIII secolo, quella in Angola fu l'unica a radicarsi e ad avere un certo sviluppo.[88]
Come Ignazio, che aveva cominciato il suo ministero insegnando la dottrina ai bambini e girando insieme ai compagni per le piazze dei paesi predicando ai passanti, anche i primi gesuiti si dedicarono alla predicazione estemporanea, quasi in concorrenza con cantastorie e cavadenti, viaggiando di città in città, spesso a piedi nudi.[89] Fino alla metà del Cinquecento questa forma di predicazione ebbe caratteristiche di improvvisazione e fu esercitata in maniera quasi giullaresca, assumendo anche un fine di mortificazione per chi la compiva. La situazione mutò a partire dalla seconda metà del secolo e soprattutto nel Seicento.[90]
Le gerarchie ecclesiastiche (vescovi e inquisitori) cominciarono a ricorrere ai gesuiti commissionando loro un'opera di controllo antiereticale (tra i valdesi diPiemonte,Puglia eCalabria, tra imoriscos in Spagna) ma anche di rilancio della vita religiosa.[91] La vicenda del gesuitaSilvestro Landino è paradigmatica: tra il1550 e il1551, in occasione dellavisita pastorale di Egidio Foscari aModena (capitale italiana del movimento filoprotestante) e nella suadiocesi, affiancò il presule dedicandosi allo smascheramento di ecclesiastici e maggiorenti in odore di eresia; spostandosi nelle zone montane, però, si rese conto che a minacciare la vita cristiana non era tanto la diffusione delle dottrine riformate, quanto la profonda ignoranza e superstizione della popolazione e del clero delle zone più isolate.[92] Capitava che i sacerdoti delle aree rurali ignorassero la formula del sacramento dell'Eucaristia o che, interrogati sullaTrinità, i contadini rispondessero essere battesimo, cresima ed eucaristia, o fede, speranza e carità, o Gesù, Giuseppe e Maria; altri credevano all'esistenza di un numero indefinito di dei.[93]
Dalle zone dell'Appennino tosco-emiliano Landino passò all'isola diCapraia e poi inCorsica, dove trascorse gli ultimi giorni della sua vita dedicandosi alle missioni tra le popolazioni più isolate e abbandonate. Nei luoghi desolati e periferici i gesuiti riconobbero "altre Indie", bisognose di evangelizzazione al pari di quelle dell'Asia e delleAmeriche.[94]
Nel corso del Seicento le missioni nelle campagne acquisirono una struttura fissa: i padri si recavano in una località al centro di un'area rurale e vi rimanevano alcuni giorni dando esercizi spirituali a sacerdoti e nobili, predicando al popolo, organizzando processioni, confessioni e comunioni collettive,[95] distribuendo medaglie e immaginette sacre, fondando o rivitalizzando confraternite, formando catechisti.[96]
Lo slancio missionario dei gesuiti è testimoniato dalle circa quindicimila lettere (indipetae), scritte tra il1550 e il1771 da tutta Europa e conservate negli archivi romani dell'Ordine. In esse i religiosi domandavano di essere mandati nelle missioni d'oltremare per emulare sanFrancesco Saverio, l'apostolo del Giappone, il cui nome appare a chiare lettere in duemila missive.[97]
I membri secolari e regolari del clero si dedicavano ovunque ad attività commerciali, in particolare i gesuiti furono attivi inGiappone fino alla proibizione del cristianesimo nel1614 e alla successiva espulsione dei portoghesi dal paese.[98] L'unica funzione dell'impero, scrisse una volta lo stesso san Francesco Saverio, era quella di coniugare "ogni modo e tempo del verbo depredare".[99] Persino un religioso cattolico, recatosi in India nel1672, rimase colpito dalle ricchezze accumulate nei monasteri e nei conventi portoghesi e ricavò l'impressione che "tutto il commercio della nazione fosse nelle loro mani".[100]Quando furono espulsi dal Giappone nel1639, i gesuiti si trasferirono nelMakassar; inIndocina e inThailandia, che offrivano tuttavia opportunità meno remunerative.[99]
Per quanto riguarda il Brasile, i padri gesuiti dapprima trasferirono gli amerindi in villaggi dove potevano proteggerli e convertirli, come il re aveva ordinato, e nel1570 ottennero dal sovrano che venisse abolita la schiavitù, tranne per chi praticava il cannibalismo o rifiutava la conversione al Cristianesimo. Come conseguenza, furono espulsi due volte daMaranhão, e a causa della pressante richiesta di manodopera, soddisfatta dall'importazione dei neri africani solo alla fine del XVI secolo, furono infine costretti ad accettare la politica dei coloni.[101]
Secondo le credenze del tempo era infatti per volontà di Dio che gli africani fossero schiavi di padroni bianchi e cristiani. Essi meritavano tale sorte non solo perché appartenevano presumibilmente alla razza su cui ricadeva, secondo la Bibbia, la maledizione lanciata da Noè sui discendenti del figlio Cam, ma anche per l'enormità dei peccati commessi dai loro antenati, della quale il colore della pelle era un'indubbia testimonianza. Anche la riluttanza a lavorare con zelo in condizioni di schiavitù era ritenuta una prova della loro inadeguatezza, e si pensava che l'asservimento li avrebbe abituati ai benefici effetti di una vita faticosa e regolare, preparandoli a ricevere il dono divino del messaggio cristiano. È comprensibile quindi che in un'Europa in cui i vagabondi erano marchiati e i dissidenti religiosi torturati o arsi vivi, non si sollevassero serie obiezioni ad analoghi trattamenti inflitti ai neri ritenuti altrettanto recalcitranti.[102]
Intorno al1600 i gesuiti possedevano, insieme aidomenicani, circa un terzo delle terre produttive nelle colonie spagnole e portoghesi delle Americhe. All'inizio del Settecento in ogni latifondo lavoravano, secondo le modalità tipiche dell'economia coloniale iberica, mille indigeni ogni centocinquanta schiavi neri.[103]
Nelle Americhe colonizzate da spagnoli e portoghesi, dove gli edifici ecclesiastici, alcuni dei quali erano autentiche fortezze, regolarmente superavano per dimensioni e magnificenza le opere più imponenti dell'architettura civile, la Chiesa cattolica si insediò in maniera solenne e fastosa acquisendo immense proprietà, come in Asia accadde di rado. Monasteri e conventi fornivano l'istruzione primaria ai bambini non indigeni, e dalla fine del Cinquecento i gesuiti aprirono una rete di scuole secondarie: città opulente ospitavano conventi alla moda e lungo le frontiere imperiali missionari paternalistici dirigevano il lavoro e le preghiere degli accoliti amerindi, mentre nel cuore dell'impero i convertiti nativi professavano un cattolicesimo fatto di devozione superstiziosa e di paganesimo appena velato, oppure strane combinazioni di usanze cristiane e indigene.[104]
La soppressione della Compagnia di Gesù in un'incisione satirica del1773
La vicenda che condusse alla soppressione della Compagnia di Gesù è sintomatica della debolezza dell'autorità papale. I governi di numerosi stati europei consideravano l'ordine il più pericoloso alleato dei pontefici e la Compagnia fu sempre più considerata il principale ostacolo alle politiche riformiste egiurisdizionaliste (gallicanesimo,febronianesimo) dei sovrani, nonché al rinnovamento delle forme religiose (propugnato daigiansenisti). Accusati di regicidio, di pervertire l'ordine sociale, di corrompere la gioventù e di essere artefici della supremazia del papa sul potere monarchico, i gesuiti furono espulsi dai principali regni europei e dalle loro colonie.[105]
Fu ilPortogallo ad aprire la via alla soppressione. Ilmarchese di Pombal, capo del governo, fautore dell'assolutismo monarchico, entrò in aperto conflitto con i gesuiti per la vicenda dellereducciones brasiliane. Il marchese inviò apapa Benedetto XIV una relazione in cui accusava i gesuiti di avidità di denaro e sete di potere e li denunciava di essere al centro di scandalose operazioni commerciali, il che costrinse il pontefice a inviare in Portogallo il cardinaleSaldanha a compiere un'inchiesta; i gesuiti furono anche accusati di essere coinvolti nel fallito attentato aGiuseppe I del1758. Agli inizi del1759 il re ordinò di confiscare tutte le proprietà dell'ordine e pochi mesi dopo ne decretò l'espulsione.[106]
I problemi per la Compagnia inFrancia cominciarono con la condanna per bancarotta fraudolenta del gesuita Antoine La Vallette decretata dalparlamento diParigi, dominato da elementigiansenisti egallicani e in cui era ben radicato il movimento antigesuitico. Il 6 agosto1761 il parlamento ordinò di bruciare pubblicamente le opere di ventitré gesuiti (tra i qualiBellarmino) in quanto lesive della morale cristiana e ai gesuiti di chiudere i loro collegi, nei quali si sarebbe esercitata una cattiva influenza sui giovani:Luigi XV cercò di far sospendere l'esecuzione della sentenza,[107] ma la sua debolezza politica lo costrinse però alla fine a piegarsi di fronte alle pressioni dei parlamenti e a rendere esecutivo il decreto.[108]
Dalla Spagna i gesuiti furono cacciati daCarlo III, per il quale i religiosi rappresentavano un ostacolo nella realizzazione dell'assolutismo monarchico: essi infatti avevano sempre preso posizione contro la filosofiaregalista e avevano un forte legame con l'aristocrazia ostile alla politica del sovrano. Inoltre, il ministroCampomanes accusò falsamente i gesuiti di essere gli istigatori di una rivolta, inducendo Carlo III a credere che essi stessero complottando contro di lui. Tutti questi elementi concorsero a spingere il re a emettere il decreto di espulsione il 27 febbraio1767.[109] Gli altri Stati borbonici imitarono presto l'esempio spagnolo:Ferdinando IV, spinto daTanucci, espulse i gesuiti daNapoli eSicilia nel novembre1767[110] e il duca diParmaFerdinando, consigliato dadu Tillot, cacciò i religiosi dai suoi stati nel febbraio1768.[111]
Sotto la pressione dei sovrani borbonici, con breveDominus ac Redemptor del 21 luglio1773papa Clemente XIV soppresse la Compagnia, che all'epoca contava circa 23.000 membri in 42 province: i vescovi locali erano nominati delegati apostolici per eseguire la soppressione delle case situate nella loro diocesi.[112]
La soppressione dei gesuiti aRoma fu eseguita il 16 agosto successivo e il preposito generaleLorenzo Ricci fu incarcerato inCastel Sant'Angelo, dove morì il 24 novembre1775.[113]
InSvizzera lo scoppio dellaguerra del Sonderbund (1847) portò all'espulsione dei gesuiti da tutta la Svizzera e all'inserimento della loro interdizione nellacostituzione federale del 1848 (art. 58). La Costituzione del1874 estese il provvedimento a ogni attività nelle chiese e nelle scuole (art. 51). Questo articolo d'eccezione confessionale fu abrogato nel1973 in seguito a votazione popolare.
Dopo la spartizione dellaPolonia (1772), i territori orientali del paese (la cosiddetta Russia Bianca) erano passati sotto il dominio dellaRussia diCaterina II: i gesuiti contavano in quelle terre 18 case, di cui tre collegi (aPołock,Witebsk eOrsza) e 201 religiosi.[114]
La zarina rifiutò di dare l'exequatur al breve di soppressione e fece comunicare al superiore di Połock, Stanisław Czerniewicz, la sua intenzione di conservare la compagnia nei suoi domini.[115] I gesuiti della Russia Bianca ebbero il compito storico di assicurare la continuità dell'ordine di prima del 1773 con quello restaurato nel 1814.[116]
AncheFederico II, per motivi legati all'educazione, non volle consentire subito la soppressione delle case gesuite nei territori cattolici del regno diPrussia (Slesia e parte della Polonia). La soppressione, invece, ebbe luogo aBreslavia il 5 febbraio1776.[117]
Subito dopo la soppressione furono effettuati numerosi tentativi di ripristinare l'ordine: la carmelitanaTeresa di Sant'Agostino, figlia di Luigi XV, cercò di ottenere dal papa l'autorizzazione per gli ex gesuiti a organizzarsi in fraternità di preti secolari, ma Clemente XIV non accolse favorevolmente il progetto.[118]
Nel1797, con l'autorizzazione del cardinaleGiulio Maria della Somaglia,Niccolò Paccanari istituì a Roma laSocietà della Fede di Gesù, le cui regole ricalcavano le costituzioni dei gesuiti:Pio VI approvò temporaneamente la congregazione e nel1799 vi unì i padri del Sacro Cuore di Varin. Dopo aver conosciuto una notevole diffusione, i padri della Fede entrarono in un periodo di crisi dopo l'arresto di Paccanari da parte delSanto Uffizio: quando fu ristabilita la Compagnia di Gesù (1814) molti membri vi entrarono, gli altri divennero preti diocesani.[121]
Queste congregazioni contribuirono in modo efficace a tenere in vita lo spirito della Compagnia di Gesù.[122]
L'azione dell'olandeseJoannes Philippe Roothaan, preposito generale dal1829 al1853, fu di notevole importanza per la ricostruzione dell'ordine. Si ripresero le vecchie attività, con una speciale attenzione verso le missioni e l'educazione della gioventù (laRatio atque institutio studiorum fu aggiornata e adattata alle esigenze del tempo); per mantenere alto il livello di edificazione ascetica dei gesuiti, sottolineò l'importanza della pratica degliEsercizi spirituali[127] e ne pubblicò un importante commentario.
NelXIX secolo la Compagnia assunse un ruolo preminente di difesa dellaSanta Sede contro le tendenze laicizzatrici e liberali delle nazioni europee (l'ordine esercitò un grande influsso sui movimenti cristiano-sociali sorti in questo periodo con intento contestativo nei riguardi del liberalismo politico ed economico) e delle ideologie "moderniste" (furono tra i principali difensori delSillabo dipapa Pio IX) e favorirono notevolmente il processo di centralizzazione delle strutture ecclesiastiche culminato con ilconcilio Vaticano I e la proclamazione del dogma dell'infallibilità papale.[127] Nel campo teologico e filosofico i gesuiti promossero la rinascita deltomismo, culminata nel1879 con la pubblicazione dell'enciclicaAeterni Patris dipapa Leone XIII.
Lungo tutto il secolo i gesuiti furono a più riprese espulsi da numerosi stati: prima dallaRussia, poi dallaSpagna e dalregno di Napoli, quindi dallaFrancia e dalPortogallo; l'ordine fu espulso dallaSvizzera nel1847, a seguito dellaguerra del Sonderbund, e solo nel1973 una consultazione popolare consentì la presenza dei religiosi della Compagnia nel territorio elvetico; inGermania i gesuiti furono espulsi a causa delKulturkampf e solo nel1917 fu abrogata la legge che proibiva la presenza della Compagnia nel paese.[127]
I gesuiti dovettero affrontare polemiche particolarmente vive inItalia, dove i rapporti tra Chiesa e Stato erano complicati dallaquestione romana e la Compagnia era accusata di essere uno dei principali ostacoli alla realizzazione dell'unità nazionale (è in questo contesto va inquadrata una delle maggiori opere diVincenzo Gioberti,Il gesuita moderno).
Particolarmente significativo fu il generalato diPedro Arrupe (1965-1983), che resse l'ordine negli anni che seguirono la celebrazione delConcilio Vaticano II: sotto il suo governo il numero dei membri della Compagnia calò significativamente, ma nell'ordine crebbe la consapevolezza del legame inscindibile tra l'annuncio della fede e l'impegno per la giustizia sociale e fu avviato un processo di rinnovamento di metodi e di dottrine nell'ambito educativo e missionario (anche se l'interpretazione e l'attuazione di questi principi causarono forti tensioni).[129]
Nel1981 un ictus costrinse Arrupe a dimettersi (morì nel1991) e, in deroga alle costituzioni (che prevedevano che la guida dell'ordine passasse al vicario generale),papa Giovanni Paolo II nominò un delegato pontificio,Paolo Dezza, e solo nel1983 fu convocata la XXXIII congregazione generale che elesse preposito l'olandesePeter Hans Kolvenbach[129] (dimessosi nel2008, al raggiungimento del suo ottantesimo anno di età).
I santi gesuiti Ignazio e Luigi Gonzaga adorano il Sacro Cuore di Gesù
La spiritualità della Compagnia si fonda sugliEsercizi spirituali ignaziani. Gli elementi fondamentali degli Esercizi sono la contemplazione della vita diGesù, l'accoglimento della chiamata alla sequela di Cristo fattosi servo per noi, lo sforzo ad assomigliare sempre più a Gesù nella vocazione personale al servizio della Chiesa. Secondo gli Esercizi l'imitazione di Gesù implica l'assolutapovertà (solo i collegi erano autorizzati ad avere rendite fisse), l'abbandono alla volontà di Dio (manifestato nell'assoluta obbedienza ai superioriperinde ac cadaver, ovvero come un cadavere), l'umiltà, la sopportazione paziente di umiliazioni e offese, della croce e delle persecuzioni.[130]
In reazione alla diffusione delgiansenismo, che negava il valore di ogni devozione e proponeva un regime di vita spirituale rigoroso, arcigno e arido, i gesuiti si fecero propagatori della calda e confortante devozione alSacro Cuore di Gesù, che poneva l'accento sulla centralità dell'amore di Dio come chiave della storia della salvezza.
Fu il gesuitaClaudio de La Colombière, direttore spirituale delle monache dellaVisitazione diParay-le-Monial, a diffondere della pratica deiprimi nove venerdì del mese, ispirata, secondo la tradizione, da Gesù stesso alla visitandinaMargherita Maria Alacoque. Nella visione di Gesù che Margherita Maria affermò di aver ricevuto il 2 luglio1688, infatti, il Cristo avrebbe indicato i gesuiti come speciali propagatori della devozione al suo cuore e avrebbe chiamato La Colombière "servo fedele e perfetto amico".[131]
In stretta connessione alla devozione al Sacro Cuore, a opera del gesuitaFrançois-Xavier Gautrelet, nel1844 nacque in Francia l'Apostolato della preghiera, i cui aderenti si impegnano a offrire giornalmente preghiere e azioni al Sacro Cuore in spirito di riparazione dei peccati dell'umanità. Il gesuitaHenri Ramière fondò il periodicoMessaggero del Sacro Cuore, che nel1912 veniva pubblicato in ventisei lingue diverse.[132]
Gli Esercizi e la devozione al Sacro Cuore dimostrano il carattere cristocentrico della spiritualità gesuita.[133]
Nel caso dell'architettura gesuitica ci si riferisce a quegli edifici religiosi realizzati su proposta o per conto della Compagnia, o che derivarono da quei modelli manifestanti la concretizzazione delle istanze religiose e artistiche dell'ordine.[136]
Se è improprio parlare di uno stile gesuitico, quello che emerse fu la necessità di definire alcune regole, alcuni principi riguardanti la disposizione planimetrica delle strutture religiose, che sfociarono in alcuni schemi, dapprima riferiti alle chiese romane, e poi applicati in tutta la penisola e all'estero.
Il campione originale dell'architettura gesuitica fu la chiesa del Gesù, costruita a Roma tra il1568 e il1575, sotto la direzione dell'architettoJacopo Barozzi da Vignola. L'opera si caratterizzò per la fusione dell'impianto centrale, di concezionerinascimentale, con l'impianto longitudinale, peculiare delMedioevo. La riesumazione della croce latina a scapito dello schema classico, improntata da una mastodonticanavata centrale, completata dacappelle laterali inserite al posto delle navate minori, e soverchiata da una grandecupola, consentiva a un grande numero di praticanti di partecipare alle funzioni, di vedere, ma soprattutto di sentire l'oratore, scopo fondamentale della missione gesuitica. Ma pure lafacciata, progettata daGiacomo Della Porta su due piani, dei quali il secondo si estendeva solo quanto la navata centrale, diventò un modello imitato in tutto il mondo per almeno due secoli.
Tra le chiese ispiratesi all'architettura gesuitica, si possono ricordare quella diVal-de-Grace aParigi e quella di San Carlo adAnversa.
Si può parlare anche diteatro dei Gesuiti, in riferimento all'attività scenica, prettamente moralistica, realizzata nelle scuole e nei collegi italiani, francesi, tedeschi, austriaci, polacchi, spagnoli, e centrosudamericani.[136]
Questa attività teatrale, che si sviluppò dalla metà delCinquecento, consistette, inizialmente didrammi religiosi, inlatino, recitati sotto la direzione di un padre istruttore, e successivamente, dall'inizio delSeicento, anche di drammicomici epastorali, impreziositi dadanze e allestimenti spettacolari.
Il Teatro dei Gesuiti raggiunse la massima diffusione in Francia e persino quando la Compagna fu repressa, congregazioni religiose proseguirono l'attività teatrale dei Gesuiti. Basti pensare cheEsther eAtalia diRacine furono scritte su richiesta diMadame de Maintenon proprio per le educande diSaint-Cyr e da loro recitate per la prima volta.
Tra gli autori gesuiti più significativi si possono ricordare Simon Maria Poggi e Giovanni Granelli.
La Compagnia di Gesù appartiene al numero degli ordini dichierici regolari, sorti nel corso delXVI secolo e utilizzati dalla Chiesa per contrastare la diffusione delprotestantesimo e diffondere i dettami delConcilio di Trento, caratterizzati dall'unione di vita religiosa e impegno apostolico.
La struttura dell'ordine è stabilita dallaFormula instituti, codificata e ampliata da Ignazio nelle Costituzioni della Compagnia, redatte insieme al suo segretarioJuan de Polanco tra il1547 e il1550, ulteriormente modificate in base ai suggerimenti dei religiosi professi e promulgate nel1553: il testo, approvato nel1606 dapapa Paolo V con la bollaQuantum religio, è rimasto sostanzialmente immutato fino alla XXXI congregazione generale dell'ordine (1965-1966).[137]
Il preambolo delle Costituzioni della Compagnia di Gesù in un manoscritto del fondatore
Le costituzioni ignaziane (frutto della riflessione sull'esperienza religiosa del fondatore e dei suoi primi compagni) non sono solo un codice legislativo, ma uniscono agli elementi giuridici anche aspetti spirituali e ascetici e non possono essere comprese prescindendo dagli Esercizi spirituali.[138]
La caratteristica impressa maggiormente da Ignazio all'ordine è l'universalità dell'apostolato per quanto concerne il territorio, i compiti e i mezzi. L'altro elemento essenziale è la speciale obbedienza al papa, che trova compiuta espressione in un quartovoto aggiunto ai consueti tre comuni a tutti i religiosi (povertà, obbedienza e castità).
Nelle sue Costituzioni, Ignazio annullò i quattro aspetti fondamentali dell'organizzazione monastica: la residenza per tutta la vita in una medesima comunità (stabilitas loci), le decisioni prese a maggioranza da tutti i membri della comunità riuniti in capitolo, l'elezione del proprio superiore da parte di ogni singola comunità, la recita corale dell'ufficio divino.
Vi sono diversi gradi di appartenenza all'ordine:[139] dopo due anni dinoviziato (o prima probazione), i gesuiti in formazione, detti scolastici,[139] pronunciano i primi voti, semplici e perpetui, che possono essere sciolti dai prepositi provinciali (dopo i primi voti, gli scolastici si dicono "approvati"); compiuto un triennio di studi filosofici e uno di studi teologici, inframezzati da una seconda probazione nelle case professe o nei collegi, lo scolastico approvato vieneordinatosacerdote.
Al periodo di formazione segue un ulteriore anno di noviziato (terza probazione) al termine del quale, dopo aver trascorso almeno dieci anni nella Compagnia, il candidato viene ammesso per fare la professione in forma solenne dei tre voti (detti finali) di povertà, obbedienza e castità (comuni a tutti i religiosi), di un quarto voto solenne (specifico della Compagnia) di speciale obbedienzacirca missiones al papa e di cinque altri voti semplici (non cambiare la legislazione della Compagnia se non per renderla più rigida, non cercare posizioni di autorità nella Compagnia, non cercare prelature nella Chiesa, denunciare ai superiori i colpevoli di queste azioni, ascoltare i consigli della Compagnia in caso di innalzamento all'episcopato).[140] Dopo questi voti, il gesuita si dice professo.
Ai professi sono riservate tutte le alte cariche dell'ordine.
Oltre ai novizi, agli scolastici e ai professi, esistono i coadiutori, che emettono i voti finali di povertà, obbedienza e castità in forma semplice e non emettono il quarto voto: i coadiutori si distinguono in spirituali (che accedono al sacerdozio) e temporali (laici). In origine i coadiutori spirituali erano destinati a quei ministeri che richiedevano lastabilitas loci, mentre i professi dovevano essere "apostoli itineranti", ma oggi la distinzione tra le due classi è piuttosto relativa.[139]
I coadiutori temporali non accedono al sacerdozio e si occupano delle necessità pratiche delle loro comunità (cucina, contabilità): tra i coadiutori temporali spicca la figura diAlfonso Rodríguez.[141]
Al vertice della struttura dell'ordine Ignazio pose lacongregazione generale, un'assemblea composta dai prepositi provinciali e da due padri professi delegati da ogni provincia;[142] la congregazione generale non si riunisce a intervalli regolari, ma viene convocata solo in caso di morte del preposito generale, o per ordine del papa, o per volere del preposito generale, o per decisione della congregazione dei procuratori, eletta con mandato triennale dalle province.
La massima autorità della Compagnia di Gesù è ilpreposito generale (detto popolarmente "papa nero"), eletto a vita dalla congregazione generale. La sua autorità è subordinata a quella della congregazione generale, della quale è tenuto ad applicare i decreti.[143] Il generale è assistito da dieci assistenti, nominati dalla congregazione generale: a ogni assistente fa riferimento un'"assistenza", cioè un gruppo di province raggruppate per lingua o nazionalità.
Quella del preposito è l'unica carica elettiva: egli nomina i prepositi provinciali, che nominano a loro volta quelli delle comunità locali.
La Compagnia di Gesù non comprende un terz'ordine né un ramo femminile. Benché nel1545 Ignazio avesse accettato, su pressioni di Paolo III, la possibilità di istituire un ramo femminile della Compagnia, nel1549 i gesuiti furono dispensati dall'obbligo di assistere spiritualmente le religiose (forse, Ignazio temeva che dover fornire cappellani fissi e governare i monasteri femminili avrebbe distolto i religiosi dalla loro missione apostolica); tuttavia, nel1554, caso unico nella storia dell'ordine, aGiovanna d'Asburgo, figlia diCarlo V, fu consentito di emettere segretamente i voti degli scolastici con il nome di Mateo Sánchez.[144]
Lo scopo della Compagnia di Gesù è la difesa e la propagazione della fede, lavorare per il progresso spirituale dei fedeli mediante tutte le forme del ministero della parola (esercizi spirituali, sacramenti) e l'assistenza ai bisognosi (soprattutto in ospedali e carceri).[1]
I gesuiti sono impegnati nell'istruzione e nella ricerca scientifica, nella formazione dei sacerdoti, nella catechesi per gli adulti, nell'apostolato verso il mondo giovanile e le comunità di vita cristiana, neimass media, nell'assistenza spirituale a categorie svantaggiate (profughi, persone emarginate).[129]
La loro forma preferita di attività sono le case per esercizi spirituali: gli esercizi vengono generalmente dati a gruppi omogenei di persone per tre o otto giorni (anche meno, secondo le necessità). È tuttavia possibile compiere l'intero ciclo mensile.[145]
L'ordine pubblica numerose riviste comeGregorianum,Analecta Bollandiana eArchivum Historicum Societatis Iesu, semestrale fondato nel1932 che pubblica articoli di ricerca storica, documenti inediti, recensioni, bibliografie.[148] Tra gli altri periodici nati per iniziativa della Compagnia:La Civiltà Cattolica,Etudes,Recherches de science religieuse,Revue d'ascétique et de mystique,Stimmen der Zeit,Letture,Popoli,Aggiornamenti sociali,Messaggio del Sacro Cuore.
Nel loro apostolato missionario viene data sempre maggiore importanza al tentativo di incarnare nelle diverse culture l'annuncio del messaggio di Gesù (inculturazione).[149]
Numerosi sono stati i contributi apportati da gesuiti, singolarmente o in gruppi, allo sviluppo delle scienze, teoriche e applicate, dal tempo dell'istituzione dell'Ordine. Essi contribuirono allo sviluppo degliorologi a pendolo, deipantografi, deibarometri, deitelescopi e deimicroscopi a riflessione. Fornirono inoltre contributi significativi nei campi delmagnetismo, dell'ottica e dellaelettrologia. Furono tra i primi a osservare le fasce colorate della superficie delpianeta Giove, lanebulosa di Andromeda e glianelli di Saturno. Esposero teorie sull'origine dellemaree e sulla corrispondente influenza sulle stesse da parte dellaluna e sulla propagazione ondosa della luce. A essi è dovuta l'introduzione dei segni + e - nella matematica, la tecnica di controllo dei flussi delPo e dell'Adige, la realizzazione di mappe stellari dell'emisfero australe.[150]Georges Lemaître ideò il concetto diBig Bang in astrofisica.
Nel corso dei secoli, a causa delle alterne vicende dell'ordine, il numero dei gesuiti è variato notevolmente. Nella seguente tabella, accanto all'anno di riferimento, è indicato il numero totale dei membri della Compagnia e di seguito, eventualmente, la ripartizione tra sacerdoti, scolastici e religiosi laici.[151]
anno
membri
scolastici
sacerdoti
religiosi laici
1579
5.165
1626
15.544
1749
22.589
11.293
1830
2.137
777
727
633
1850
4.600
1.088
2.230
1.282
1875
9.385
2.526
4.297
2.562
1900
15.073
4.603
6.526
3.944
1925
19.176
5.785
9.159
4.259
1950
30.579
10.013
15.162
5.404
1960
34.687
10.378
18.508
5.801
1965
36.038
9.865
20.301
5.872
1970
32.898
6.528
21.113
5.527
1974
29.436
4.032
20.822
4.582
Negli ultimi anni si assiste a un notevole e costante ridimensionamento dell'ordine. La seguente tabella dà un quadro dell'andamento dei membri della Compagnia di Gesù negli ultimi anni.[152]
anno
membri
scolastici
sacerdoti
religiosi laici
1980
27.053
3.270
19.882
3.901
1985
25.549
3.684
18.455
3.410
1990
24.421
4.152
17.219
3.050
1995
22.869
4.172
22.869
2.654
2000
21.345
4.023
15.020
2.311
2005
19.850
3.930
13.966
1.954
2010
18.247
3.699
12.923
1.625
2011
17.906
3.617
12.737
1.552
2012
17.624
3.629
12.525
1.470
2013
17.287
3.589
12.298
1.400
2022
14.439
2.587
10.432
837
Al 1º gennaio 2022, l'ordine contava 14 439 gesuiti nel mondo. Erano così ripartiti: 583 novizi, 2 587 scolastici, 837 fratelli e 10 432 sacerdoti.[153]
Uno studio delCenter for Applied Research in the Apostolate (CARA) ha evidenziato che nell'ultimo secolo il loro numero ha subito grandi modifiche, passando dai 16.295 del 1910, al livello massimo raggiunto nel 1965 (36.038), per poi scendere ai 18.266 registrati nel 2010: un dimezzamento avvenuto in 45 anni.[154]
Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (a cura di),Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Roma, Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, 1961-1969.
Abate Carré,The Travels of the Abbé Carré in India and the Near East From 1672 to 1674,Londra, Asian Educational Services, 1992,ISBN978-81-206-0596-1.