| Gastone Nencini | |||||||||||||||||||
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| Specialità | Strada | ||||||||||||||||||
| Termine carriera | 1965 | ||||||||||||||||||
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(DaGentili signore e signori buongiorno diAdriano De Zan)
Gastone Nencini (Barberino di Mugello,1º marzo1930 –Firenze,1º febbraio1980) è stato unciclista su stradaitaliano.Professionista dal 1953 al 1965, vinse unGiro d'Italia e unTour de France. È il quarto dei sette vincitori italiani del Tour dopoOttavio Bottecchia,Gino Bartali,Fausto Coppi e prima diFelice Gimondi,Marco Pantani eVincenzo Nibali.
Passista-scalatore, era soprannominatoIl Leone del Mugello[1] per l'indomito coraggio e la determinazione in corsa.
Vincitore delGiro d'Italia nel1957 ad una media record (37,486km/h) rimasta imbattuta per ben ventisei anni, avrebbe potuto affermarsi già nel1955 se, vittima di una foratura, non fosse stato attaccato daFiorenzo Magni eFausto Coppi, che riuscirono ad arrivare soli aSan Pellegrino. Oltre alla classifica generale del 1957 si aggiudicò complessivamente otto tappe e lamaglia verde nel 1955; vestì inoltre per otto giorni lamaglia rosa. In tale stagione, oltre al successo al giro ottenne un sesto posto alTour de France e un nono allaVuelta a España, risultando il secondo ciclista dopoRaphaël Géminiani, l'ultimo ad oggi, ad aver concluso i treGrandi Giri nei primi dieci nella stessa stagione, nonché l'unico ad averne vinto uno dei tre[2], mentre l'unico che sarebbe riuscito a completarli tutti e tre vincendone uno dopo di lui sarebbe statoSepp Kuss nel 2023.

Dopo essersi aggiudicato quello del 1957, Nencini risultò tra i protagonisti della corsa in rosa anche nel 1960. I suoi principali avversari erano il franceseJacques Anquetil, ottimo passista e specialista delle cronometro, e il lussemburgheseCharly Gaul, grande scalatore in grado di difendersi anche contro il tempo, ma assai limitato in discesa.
Nencini sapeva che per battere questi due campioni avrebbe dovuto attaccare ogni giorno per cercare di raggranellare secondi in ogni occasione. Nella quinta tappa che partiva da Pescara si doveva scalare il Terminillo per poi scendere all'arrivo di Rieti. Nencini riuscì a scollinare il Terminillo a ridosso dei primi e poté, quindi, buttarsi in picchiata verso l'arrivo. Dopo pochi chilometri di discesa aveva staccato tutti, meno il suo rivale toscanoGuido Carlesi, come lui discesista spericolato. I due trovarono l'accordo e proseguirono con grande determinazione. A quei tempi la televisione non disponeva di telecamere mobili su moto o elicotteri; esistevano solo telecamere fisse che coprivano più o meno l'ultimo chilometro. Gli storici telecronisti della Rai,Adone Carapezzi eAdriano De Zan, stavano dissertando sulla situazione della corsa sulla base che gli speakers ufficiali fornivano, in attesa dell'arrivo delle moto che, come consuetudine, precedevano di poco i corridori. Ad un certo punto cominciarono a gridare: le moto non apparivano in fondo al rettilineo finale, c'erano, però, Nencini e Carlesi che già si trovavano in prossimità del traguardo per disputarsi la vittoria: in realtà non ci fu volata, in quanto Carlesi, che sapeva di conquistare nell'occasione la maglia rosa, lasciò la vittoria di tappa al compagno di fuga.
Nella fase di risalita verso il nord era previsto l'arrivo sul lungomare di Sestri Levante. Approfittando di unadéfaillance di Anquetil, un drappello di corridori, fra i quali Carlesi, Nencini e il grande velocista belgaRik Van Loy, prese il largo e si presentò ai 300 metri finali per una volata che vedeva il belga nettamente favorito. Nencini sfoderò un'imperiosa volata, tutta coraggio e potenza e con un colpo di reni finale mise il suo tubolare davanti a quello di Van Loy.Ma c'era una cronometro di oltre 45 chilometri da Milano a Lecco, seguita dal tappone alpino con il Passo del Gavia e la lunga, pericolosa discesa su Bormio. Nencini doveva contenere il divario con Anquetil, in maglia rosa, nella cronometro per batterlo in salita e distanziarlo nella discesa.
Il corridore normanno rifilò a Nencini, pur piazzatosi fra i primi, circa 4 minuti nella tappa contro il tempo. Il toscano, peraltro, riuscì a precedere il rivale francese al passaggio sul Gavia, gettandosi a capofitto giù per la discesa. Le prime notizie di radio-corsa davano Nencini in progressivo vantaggio. La rimonta era quasi completata, ma accadde qualcosa di imprevisto: in discesa Carlesi raggiunse e superò Anquetil, che gli prese la ruota e cominciò a sfruttare l'abilità del toscano a disegnare le curve. Dal canto suo Nencini, convinto da radio-corsa di aver completato con successo la sua rimonta, decise di correre qualche minor rischio. Il risultato fu che sul traguardo di Bormio a Nencini mancarono 28 secondi per vincere il suo secondo Giro d'Italia.
Sempre in quell'anno vinse ilTour de France 1960 sfiorando così la grande impresa di vincere nello stesso anno sia il Giro che il Tour. NellaGrande Boucle Nencini portò la maglia gialla fino a Parigi senza riportare vittorie di tappa, mettendo in mostra ancora una volta le sue grandi qualità di discesista, ma anche attaccando sulle montagne ed evidenziando una notevole capacità di gestione della corsa e del comando. Conquistò di fatto la corsa francese, prima giungendo secondo nella prima cronometro conquistando proprio in quell'occasione la maglia gialla, poi attaccando e staccando il suo principale rivale,Roger Rivière, sui Pirenei (in particolare sul Peyresourde). Quando, durante la tappa Millau - Avignone, Rivière cadde ferendosi gravemente nel tentativo di non farsi distaccare nella discesa del Perjuret, Nencini vantava già nei confronti del campione transalpino oltre 2 minuti di vantaggio. Fuori gioco anche lo scalatore spagnolo Bahamontes e crollati sulle Alpi Baldini e Simpson, successivamente si difese dagli attacchi dello spagnolo Manzaneque, del francese Anglade e del belga Adriaenssens e nell'azione di controffensiva, con cui consolidò il suo primato in classifica, diede via libera ai suoi alfieri Battistini e Massignan, che si aggiudicarono alcuni successi parziali. Graziano Battistini raggiunse così il secondo posto in classifica a oltre 5 minuti dal suo capitano, mentre Imerio Massignan conquistò la maglia a pois quale miglior scalatore. Dopo un secondo posto nell'ultima cronometro alle spalle solo dello specialista, lo svizzero Graf, si presentò per il tradizionale trionfo al Parco dei Principi di Parigi, consegnando il mazzo di fiori del giro d'onore al commissario tecnico francese Bodet perché lo portasse allo sfortunato Rivière.Nel corso delle sue partecipazioni alTour de France si aggiudicò in totale tre tappe e lamaglia a pois, vestendo per 12 giorni lamaglia gialla.
Nelle corse di un giorno ottenne alcuni buoni piazzamenti come il secondo posto alGiro dell'Appennino del 1962 e alCampionato di Zurigo nel 1964, il terzo nelGiro del Lazio del 1957 e nellaMilano-Torino del 1960 e una vittoria nellaTre Valli Varesine nel 1956. Si aggiudicò in totale 24 corse.
Vestì sei volte lamaglia azzurra della Nazionale italiana. Importante il suo ruolo nella squadra azzurra che portòErcole Baldini alla maglia iridata nel1958 aReims.
Nencini è morto nel1980 dopo una breve malattia, a 49 anni, ed è stato sepolto nel cimitero comunale diBarberino di Mugello.
Suo nipoteRiccardo Nencini[3] è statodeputato e segretario delPSI.
In suo onore esiste unmonumento alpasso della Futa: lungo il muraglione spartivento è posto un grande ritratto a bassorilievo di bronzo che lo raffigura in corsa con la sottostante dedica che recita: «A Gastone Nencini. Il comune di Barberino, gli sportivi, i compagni di tante battaglie ricordano il campione mugellano».
Nel 2012 in Toscana gli è stato intitolato un canale televisivo regionale che si chiama, per l'appunto, Gastone Nencini; tale canale trasmette servizi relativi al ciclismo.
Nel 1980, in seguito alla sua prematura scomparsa, gli venne dedicata lacronoscalata della Futa. La corsa per professionisti infatti, creata appena l'anno prima e che partiva dal suo paese natale, in seguito alla sua morte venne rinominataCronoscalata della Futa-Memorial Gastone Nencini. Nel 2020, in occasione del sessantesimo anniversario della vittoria al Tour de France, Firenze intitola a lui una piazza: "Piazza Gastone Nencini".
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