Galleria Sabauda | |
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Ubicazione | |
Stato | ![]() |
Località | ![]() |
Indirizzo | Piazzetta Reale 1 - Torino |
Coordinate | 45°04′26.58″N 7°41′10.03″E45°04′26.58″N,7°41′10.03″E |
Caratteristiche | |
Tipo | Arte,Pinacoteca |
Istituzione | 2 ottobre 1832 |
Fondatori | Carlo Alberto di Savoia |
Apertura | 1832 |
Visitatori | 277 858(2014)[1] |
Sito web | |
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LaGalleria Sabauda è unapinacoteca situata aTorino e costituisce una delle più importanti collezioni pittoriche presenti in Italia.[2]
Ospitata dal 2014 nellaManica Nuova delPalazzo Reale, all'interno del complesso delMusei Reali di Torino, conserva oltre 700 dipinti che spaziano dal XIII al XX secolo.[3] Fra i contenuti di maggior interesse spicca una raccolta particolarmente importante di autori piemontesi, fra cuiGiovanni Martino Spanzotti,Macrino d'Alba,Gerolamo Giovenone,Bernardino Lanino,Il Moncalvo,Tanzio da Varallo,Gaudenzio Ferrari eDefendente Ferrari, un vasto assortimento di opere prodotte da alcuni dei maggiori nomi della pittura italiana, comeBeato Angelico,Duccio di Boninsegna,Piero del Pollaiolo,Andrea Mantegna,Bronzino,Filippino Lippi,Daniele da Volterra,Il Veronese,Tintoretto,Guercino,Orazio Gentileschi,Giambattista Tiepolo,Guido Reni,Bernardo Bellotto e uno dei migliori nuclei italiani di dipinti dellaScuola Fiamminga, con nomi qualiVan Dyck,Rubens,Rembrandt,i Brueghel,Memling eVan Eyck.
Nel 2018 il complesso deiMusei Reali, che comprende ilPalazzo Reale, la Galleria Sabauda, l'Armeria Reale, laBiblioteca Reale, ilMuseo Archeologico e le mostre ospitate aPalazzo Chiablese, è stato visitato da 515 632 visitatori.[4]
Le origini della collezione si legano strettamente allaCasa Savoia: essa prese forma stabile a Torino durante la seconda metà del XVI secolo, quandoEmanuele Filiberto decise di trasferire proprio a Torino la capitale del ducato, in precedenza aChambéry.
Il museo vero e proprio venne istituito, per concessione direCarlo Alberto, il 2 ottobre del1832 (giorno del suo compleanno) con il nome diReale Galleria e sistemata nelle sale diPalazzo Madama. Si apriva così al pubblico una quadreria famosa in tuttaEuropa, frutto della secolare passione collezionistica diCasa Savoia (già ne parlava nel1590, in termini molto elogiativi, il pittorelombardoGiovan Paolo Lomazzo nella suaIdea del tempio della pittura).
Mentore e primo direttore della Galleria fuRoberto d'Azeglio che nel1836 avviò la pubblicazione, in fascicoli con preziose riproduzioni a stampa, del primo catalogo della collezione che riuniva, a quel tempo, 365 opere provenienti daPalazzo Reale, dalPalazzo Carignano di Torino e dalPalazzo Durazzo di Genova.
Al disegno politico-culturale di Carlo Alberto si deve la dotazione di un fondo di gestione autonomo, assieme alla esortazione in favore di un programma di acquisizioni che desse adeguato spazio alle varie scuole italiane ed "ultramontane".Nel1848 l'insediamento del Senato in Palazzo Madama pose ben presto l'esigenza di individuare una nuova sede per la galleria. Solo nel1865 – grazie agli sforzi organizzativi diMassimo d'Azeglio, succeduto come direttore al più anziano fratello Roberto – si realizzò il trasferimento al secondo piano delPalazzo dell'Accademia delle Scienze (edificato a partire dal1679 su progetto di Guarino Guarini come "Collegio dei Nobili"). Purtroppo questo sforzo si rilevò controproducente perché Palazzo Madama si rese di nuovo pienamente disponibile nello stesso 1865, quando il Senato si trasferì a Firenze (con lo spostamento della capitale) a seguito dellaConvenzione di settembre, lasciando una sede molto prestigiosa per quella che era considerata un'appendice del Museo Egizio (già ospitato nel Palazzo dell'Accademia delle Scienze). Nel frattempo, nel 1860, il reVittorio Emanuele II aveva compiuto il munifico gesto di donazione della Galleria alla Nazione, ponendola alle dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione.
Nella nuova sede i quadri furono ordinati secondo la canonica suddivisione cronologica e per scuole pittoriche di appartenenza, con uno spazio importante dedicato sin da allora alla pittura piemontese del XV e XVI secolo.
Fu nel1933, in occasione del centenario dell'istituzione, che la pinacoteca assunse la definitiva denominazione di "Galleria Sabauda".
Lo sviluppo della Galleria fu segnato da una costante crescita del patrimonio artistico. Fra i contributi più importanti vi fu quello dell'industriale bielleseRiccardo Gualino,[5] il cui primo, importante blocco giunse nel 1930. Negli anni Cinquanta, per cura museografica dell'architettoPiero Sanpaolesi e museologica della SoprintendenteNoemi Gabrielli, la Galleria fu sottoposta a un completo progetto di riallestimento. Il progetto - nonostante il contrasto fra Sanpaolesi e Gabrielli,[6] sfociato in una causa giudiziaria -venne unanimemente considerato uno dei capolavori della museologia italiana deldopoguerra[senza fonte].
Fra gli anni Ottanta e Novanta la Galleria fu al centro di continui lavori di modifica e riallestimento, mirati da un lato a ampliare il numero delle opere esposte, dall'altro a modificare il percorso di visita in base ai diversi nuclei di collezionismo: grande evidenza fu data, in particolare, alla collezione del PrincipeEugenio di Savoia, che, un tempo a Vienna, era giunta in Piemonte nel corso del XVIII secolo. Tali modifiche di fatto incisero in modo profondo sull'originario progetto Sanpaolesi-Gabrielli, che rimase leggibile sostanzialmente soltanto nell'atrio d'ingresso. Sempre in questo periodo si diede avvio a una massiccia campagna di restauro dei dipinti, in particolare di quelli su tavola, al loro adattamento a cornici preesistenti e infine a una prima considerazione critica delle opere del Novecento, in particolare deiSei di Torino.
Nel 1998, per adeguare la Galleria alle sempre più pressanti richieste di spazi, luce e servizi - fra cui uno spazio per l'esposizione temporanea - ebbero inizio le procedure per il trasferimento in una nuova sede, la terza della sua storia.[7] Nei mesi a seguire tale nuova sede fu individuata nella cosiddetta "Manica Nuova" delPalazzo Reale, un corpo architettonico realizzato fra XIX e XX secolo daEmilio Stramucci accanto alDuomo, in via XX Settembre 88.[8] Questa decisione, presa inizialmente dal Direttore Regionale Pittarello, sarebbe stata confermata dai successivi Direttori e Soprintendenti, anche sulla base della progressiva disaffezione del pubblico verso il museo, che negli ultimi anni totalizzava circa 30 000 spettatori annui, scuole comprese. Il progetto diventò concreto grazie a un sostegno finanziario di 35 milioni di euro. Nel 2003 lo Studio Albini di Milano vinse la gara per il progetto museografico della Galleria. Il progetto, approvato fra l'altro dall'allora Soprintendente ai Beni Artistici Carla Enrica Spantigati, prevedeva che i quadri della Galleria venissero montati su pannelli rigidi; sotto il profilo architettonico, lo Studio Albini inoltre previde la liberazione delle superfetazioni murarie, che ottundevano gli spazi originali di Stramucci.[8]
I lavori, affidati al Gruppo Gozzo Edart di Torino, proseguirono negli anni a seguire. Nei primi mesi del 2012 il piano terreno era pronto ad accogliere una parte dei dipinti. Nell'aprile 2012 la vecchia sede della Sabauda venne definitivamente chiusa: quindici giorni più tardi 99 opere, scelte fra le più significative del museo, vennero accolte nel piano terreno della "Manica Nuova", nell'ambito di una mostra temporanea a cura del SoprintendenteEdith Gabrielli; contestualmente altre 74 opere, già parte della collezione del Principe Eugenio di Savoia, furono spostate nel complesso dellaVenaria Reale, nell'ambito di una mostra sullo stesso Principe Eugenio di Savoia curata dalla ex Soprintendente Spantigati.[9] L'intera operazione, dal titolo "I quadri del Re", aveva l'obiettivo di garantire almeno in parte la fruizione di una parte significativa della Galleria Sabauda anche durante la fase di trasferimento.
La chiusura della vecchia sede della Galleria Sabauda e la conseguente operazione di trasferimento suscitarono alcune polemiche. Sulla stampa quotidiana corse voce di un presunto danneggiamento dei quadri in occasione del trasferimento, che sarebbe stato causato da malfunzionamenti degli impianti di climatizzazione.[10] In realtà, queste ed altre voci si legarono piuttosto alla difficoltà di abbandonare lo 'storico' allestimento Sanpaolesi-Gabrielli, sebbene ilMuseo egizio, destinato a succedere negli spazi, garantisse il mantenimento dell'architettura originale.
Nel corso dei lavori la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici del Piemonte attuò alcune iniziative per garantire la continuità di accesso al patrimonio della Sabauda. Da segnalarsi, in particolare, l'apertura al pubblico del deposito temporaneo nel Castello di Moncalieri; e la mostra La Sabauda in Tour per le Città,[11] un'esposizione temporanea aperta nell'estate del 2014 in 15 sedi, ubicate in tutte le province del Piemonte.
Il 4 dicembre 2014, alla presenza del Ministro per i Beni e le Attività CulturaliDario Franceschini, si è tenuta l'inaugurazione della Manica Nuova di Palazzo Reale, ora sede definitiva della Galleria Sabauda. La Galleria - ora collegata ai cosiddetti Musei Reali (che comprendono il Palazzo Reale, l'Armeria Reale, ilMuseo Archeologico, laBiblioteca Reale e lo spazio mostre diPalazzo Chiablese) - si basa su un progetto museologico del tutto nuovo, curato scientificamente dal Soprintendente Edith Gabrielli. Questo intervento è stato realizzato anche grazie ai fondi delGioco del Lotto, in base a quanto regolato dallalegge 662/96.[12]
Il progetto, basato sull'esposizione di 500 quadri, prevede fra l'altro una rivalutazione dellacollezione Gualino e delle opere del Novecento, messe a confronto al quarto piano del nuovo edificio.
L'attuale ordinamento della galleria prevede una sequenza per cronologia, o 'time line'. Fra i pezzi più significativi si segnalano:
Altri progetti
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