Svetonio nacque attorno al 70 d.C. in un luogo imprecisato delLatium vetus, forse aOstia, dove ebbe la carica religiosa locale di pontefice diVulcano (solitamente conferita a vita). Altre ipotesi fissano il suo luogo di nascita a Roma oppure aIppona in Africa (dove è menzionato in un'iscrizione), o ancora aPesaro nelle attuali Marche (tesi di Syme).
Non si conosce, tuttavia, con precisione l'anno di nascita: alcuni, facendo riferimento a una lettera inviata daPlinio il Giovane a Svetonio nel 101,[4] anno in cui avrebbe potuto ricevere un tribunato militare se avesse intrapreso la carriera militare, collocano la data al 77. Altri anticipano la data al 69, altri ancora, esaminando altre lettere indirizzate all'autore delDe vita Caesarum, la collocano al 71 o al 75.
Ugualmente incerta è l'origine sociale di Svetonio: non si può stabilire con precisione se la sua famiglia appartenesse al ceto equestre o fosse plebea, anche se l'autore stesso riferisce che il padre, Svetonio Leto, era tribuno angusticlavio della XIII legione, che servìOtone nellaprima battaglia di Bedriaco controVitellio.[5]
Nonostante le origini non patrizie, Svetonio studiò non sologrammatica eletteratura, ma ancheretorica egiurisprudenza, divenendoavvocato e corrispondente di Plinio il Giovane, che lo considerava un suo protetto e che diede un impulso alla carriera di Svetonio. Prima di morire, nel 113 d.C., infatti, lo affidò alla protezione diSetticio Claro, che, divenuto prefetto del pretorio dell'imperatoreAdriano, ottenne per lui la carica di segretario dell'imperatore (procurator a studiis eab epistulis, ovvero sovrintendente degli archivi e curatore della corrispondenza imperiale), e in tale qualità aveva accesso ai documenti più importanti degli archivi imperiali.
Svetonio ricoprì, dunque, cariche importanti sotto l'imperatoreAdriano e forse già sottoTraiano, entrando a far parte del personale a più stretto contatto con l'imperatore: tuttavia, il suo allontanamento da parte dell'imperatore Adriano nel 122 (assieme al prefetto del pretorio Setticio Claro, con la motivazione ufficiale di aver trattato con eccessiva vicinanza l'imperatrice Sabina),[6] per motivi non chiari (nel contesto di una epurazione dei quadri dirigenti voluta forse dall'imperatrice stessa per conferire gli incarichi ai suoi protetti) segnò la fine della sua carriera.
Anche la data di morte non è del tutto sicura, ed è posta da alcuni attorno al 126, da altri una quindicina di anni dopo, intorno al 140 o addirittura al 161, anno della morte dell'imperatoreAntonino Pio.
IlDe viris illustribus ("I personaggi famosi"),[7] che trova un suo chiaro precedente inCornelio Nepote, analizza le figure di personalità illustri nel campo culturale, suddividendole in cinque categorie: poeti (De poetis), grammatici e retori (De grammaticis et rhetoribus), oratori (De oratoribus), storici (De historicis) e filosofi (De philosophis).[8]
Dell'opera si conserva pressoché intatta soltanto la sezione riservata ai grammatici e ai retori (21 grammatici e 5 retori), anche se mancante della parte finale:[8] dopo una diffusa introduzione sull'arrivo della scienza grammaticale a Roma, Svetonio offre dei brevi ritratti (alcuni brevissimi) di coloro che hanno contribuito allo sviluppo dello studio della grammatica a Roma, ponendo l'attenzione, oltre che sulle novità che ciascun grammatico ha apportato, spesso anche su particolari aneddotici.
Delle altre sezioni delDe viris illustribus rimangono soltanto alcune vite, sulla cui reale attribuzione a Svetonio, peraltro, non c'è accordo fra gli studiosi. Si ricordano laVita Terentii (che costituisce la premessa al commento diElio Donato alle commedieterenziane), la vita diOrazio e quella diLucano; deriva dalDe poetis anche la vita diVirgilio, premessa al commento delle opere del poeta sempre da Elio Donato.[8]
A parte unagenealogia introduttiva e un breve riassunto della vita e della morte del personaggio, queste biografie non seguono un modello cronologico, bensì uno schema non rigido, modificabile a seconda delle esigenze dell'autore. Questo schema era composto da moduli biografici di tipo alessandrino: si partiva dalla nascita e dalle origini familiari, per poi passare all'educazione, alla giovinezza, alla carriera politica prima dell'assunzione al potere; qui iniziava la seconda parte (organizzataper species, ovvero per categorie) della narrazione: i principali atti di governo, un ritratto fisico e morale, la descrizione della morte e del funerale, infine il testamento. Tutto ciò a discapito dell'organicità del racconto, con un interesse spesso dispersivo verso il particolare o l'aneddoto.[8]
La differenza con il contemporaneoPlutarco è che, mentre quest'ultimo partecipava più emotivamente al racconto, Svetonio dimostra un'attenzione più documentaria che appassionata. Svetonio appare più distaccato, astenendosi da un giudizio personale.[9] Emerge anche una caratterizzazione negativa degli imperatori delI secolo, forse incoraggiato dallo stessoAdriano, al fine di contrapporre il suo buon governo a quello dei suoi predecessori, caratterizzato spesso da eccessi (vedi su tuttiCaligola,Nerone eDomiziano).[9] Svetonio sembra concentrarsi soprattutto attorno alla figura delprinceps, quasi incurante del mondo imperiale che lo circonda.
La forma, che appare in alcuni casi sciatta, risulta semplice, lineare, con una struttura schematica, anche frammentaria, che non fornisce un discorso articolato da un punto di vista stilistico.[9] In alcuni casi, Svetonio riesce invece a "ottenere notevoli effetti drammatici ed a mostrare una caratterizzazione psicologica coerente".[9]
Come membro della corte imperiale (delconsilium principis) eprocurator a studiis ea bibliothecis (sovrintendete degliarchivi e dellebiblioteche imperiali), Svetonio aveva a disposizione documenti di prima mano (decreti,senatus consulta, verbali delSenato), tutti utili fonti per il suo lavoro, e materiale utile agli storici moderni per la ricostruzione del periodo. Tuttavia egli si servì anche di fonti non ufficiali, quali scritti propagandistici e diffamatori e anche testimonianze orali, al fine di alimentare quel gusto per l'aneddoto e il curioso cui egli dedica ampio spazio e che alcuni gli ascrivono come difetto e altri come pregio.
Sotto il nome di Svetonio sono pervenuti anche alcuni titoli e frammenti di argomento storico-antiquario, grammaticale e scientifico. Di carattere erudito, ad esempio, sonoPeri ton par' Hellesi paidion ("Sui giochi inGrecia") ePeri blasphemion ("Sugli insulti"), scritti ingreco e che sopravvivono in estratti in tardi glossari greci.
Di altre opere ci informano in parte il lessicoSuda e grammatici latini tardi:[10] si va, così, dalleVite dei sovrani alle più piccantiVite di famose cortigiane, per continuare con opere che erano, forse, sezioni di un trattato spesso citato comeRoma e che doveva comprendere, in una sorta di miscellanea, vari aspetti della vita romana. Lo attesterebbero titoli comeSu usi e costumi dei Romani,Sull'anno romano,Sulle feste romane,Sui vestiti,Sul De re publica di Cicerone,Sulle magistrature.
Di carattere ancor più vario e meno compatto doveva essere ilPratum, che forse comprendeva titoli comeSui metodi di misurazione del tempo,Problemi grammaticali,Sui difetti fisici,Sulla Natura,Sui segni diacritici usati nei libri. L'insieme dei frammenti, in parte latini e in parte greci, è tuttavia troppo esiguo per consentire un'analisi di tali opere e verificarne la paternità.
Svetonio svolse le funzioni di segretario[11] (ab epistulis[1][3]), di responsabile delle biblioteche pubbliche diRoma[11] (a bibliothecis)[1][3] e di direttore dell'archivio imperiale[11] (a studiis)[1][3] durante l'impero diAdriano.[11] Grazie a questi compiti ebbe accesso a informazioni riservate, grazie a cui ci sono giunte notizie di prima mano sui Cesari, altrimenti irrimediabilmente perdute. Tuttavia suo grande difetto è quello di prestare credito, riguardo alle vite di alcuni imperatori, alla presenza di fonti storiche del tempo di per sé corrotte e parziali. Eppure, nonostante i limiti stilistici e strutturali delle sue biografie, ottenne un'enorme fama[1] durante tutta l'età antica e ilMedioevo.[3]
Svetonio fu, comunque, essenzialmente unerudito, vista la grande mole di opere composte negli ambiti più svariati (in parte scritte ingreco), amante della vita ritirata, onde potersi dedicare agli studi che più amò. Fu figura diantiquario, studioso enciclopedico, con grande interesse per le antichità e la cultura romana, accostabile aMarco Terenzio Varrone per le caratteristiche della produzione.[8]