IDetroit Pistons sono una delle trenta squadre dipallacanestro che militano nel massimo campionato professionistico statunitense, laNational Basketball Association, e hanno sede aDetroit, nello stato delMichigan. Nata come Fort Wayne Pistons negli anni quaranta, la franchigia è stata poi spostata a Detroit a partire dal 1957, dove risiede tutt'oggi.
Colori sociali sono il blu e il rosso, mentre come logo si ha la scritta Detroit Pistons all'interno di un cerchio rappresentante unpallone da basket. Negli anni novanta il logo aveva subito un rebranding, raffigurante la scritta Pistons in stile cromato come gli scarichi del motore, più un cavallo infuocato sopra la scritta stessa. Anche i colori sociali in quel periodo vennero cambiati sui toni del verde acqua. Talvolta la divisa verde e il logo degli anni novanta vengono ancora oggi utilizzati nella terza divisa.
Il nome Pistons nacque perché il primo proprietario della franchigia aveva un'azienda produttrice proprio dipistoni per laGeneral Motors. Nome poi mantenuto anche nel trasferimento daFort Wayne aDetroit, sede tra l'altro proprio della General Motors.
I Pistons giocano nellaEastern Conference sin dalla fondazione e sono tra le squadre più antiche di tutta l'Nba, nati nello stesso periodo di altre grandi franchigie storiche come iNew York Knicks e iBoston Celtics. Nella loro storia, dall'ingresso in Nba nel 1949 ad oggi, i Pistons hanno disputato per 41 stagioni i playoff, vincendo il titolo Nba in tre occasioni: nel1989 e1990, l'epoca dei 'Bad Boys', e infine l'ultimo nel2004.
Dal 2017 l'arena di gioco è la modernaLittle Caesars Arena, costruita nel centro città e tra le più capienti di tutta la lega.
La franchigia viene fondata nel 1941 aFort Wayne, nello Stato dell'Indiana, daFred Zollner, proprietario di una compagnia che producepistoni per laGeneral Motors. Sono anni in cui il basket professionistico negli Stati Uniti è ancora in forte espansione, composto sino a quel momento da poche squadre che possono vantare una struttura con proprietà, staff e una solida base finanziaria alle spalle. I Pistons giocano nei primi anni di vita le proprie partite casalinghe all'interno della palestra del 'North Side Liceo' aFort Wayne, Indiana.
Prima della nascita ufficiale dellaNBA la franchigia milita dunque in un torneo antenato dell'attuale lega professionistica, nellaNational Basketball League, nella quale si laurea due volte consecutivamente campione, nel 1944 e nel 1945, sconfiggendo in entrambi i casi la franchigia degli Sheboygan. I Fort Wayne Pistons in questi anni talvolta nel nome ufficiale di gara appaiono anche come Fort Wayne 'Zollner' Pistons, indicando appunto il cognome del proprietario. A partire dal 1949, con il trasferimento della squadra nella giovane ma promettente legaNba, il nome della franchigia diventa in modo stabile Fort Wayne Pistons. Questo almeno sino al trasferimento aDetroit nel 1957.
L'impatto dei Pistons nella lega è subito molto forte, con buoni risultati aiplayoff nelle prime quattro stagioni di fila, culminate con il raggiungimento delle primefinali NBA nel1955 e nel1956. La franchigia diventa subito una delle squadre di riferimento negliStati Uniti e anche il calore del pubblico diFort Wayne non viene mai a mancare. Giocatore simbolo dei Pistons di metà anni cinquanta è la forte alaGeorge Yardley. Le prime due finali disputate non vengono però vinte dai Pistons, sconfitti rispettivamente daiSyracuse Nationals, oggiPhiladelphia 76ers, e l'anno seguente daiPhiladelphia Warriors, oggiGolden State Warriors. La stagione successiva alle due finali i Pistons non riescono a ripetere l'exploit del 1955 e del 1956, ma nel frattempo il proprietarioFred Zollner inizia a pensare ancora più in grande per il futuro della franchigia.
1957-1981: Il trasferimento a Detroit e venticinque anni difficili.
Nonostante aFort Wayne i Pistons possano godere di un solido apporto dei tifosi locali, che mai è venuto a mancare, nel 1957Zollner decide di seguire la tendenza delle altre franchigie e spostare la squadra in una città dal bacino di utenza più ampio, potenzialmente con ricavi migliori, che possa essere adeguato a poter mantenere una squadraNBA. La scelta cade rapidamente suDetroit; una metropoli, dove ha tra l'altro sede laGeneral Motors con cuiZollner è in affari, sprovvista però di una squadra professionistica dopo che iDetroit Gems sono scomparsi dopo una sola stagione di esistenza nel 1946-47. LaNba accetta il trasferimento aDetroit dei Pistons che dal 1957 diventano dunque i Detroit Pistons. Prima arena di gioco nella nuova città e l'Olympia Stadium dove giocano fino al 1961, prima di un ulteriore spostamento alla vicinaCobo Arena.
Contrariamente alle previsioni iniziali, l'arrivo aDetroit non permette un miglioramento immediato dei risultati, quantomeno in ottica di vincere il primo titolo dopo i due sfiorati pochi anni prima. Nelle sei partecipazioni aiplayoff dalla stagione1957-58 alla stagione1962-63 i Pistons non riescono mai a raggiungere le finali. Se lato sportivo la situazione non decolla, anche l'aspetto degli incassi non restituisce al momento grandi notizie. Anche il pubblico diDetroit, infatti, si dimostra abbastanza freddo verso la propria squadra, con incassi al botteghino minori rispetto a quanto immaginato daZollner.
Questa sensazione di incompletezza, accompagnata dall'idea che i Pistons siano una buona squadra a cui però manca sempre un dettaglio per renderla vincente, accompagna la franchigia per tutta la seconda metà degli anni sessanta e gli anni settanta. Dalla stagione1963-64 alla stagione1972-73 i Pistons raggiungono i playoff solo in una circostanza, eliminati al primo turno daiBoston Celtics nella stagione1967-68. Dieci anni in cui i Pistons si caratterizzano per essere una compagine dalle spiccate individualità ma con un gioco di squadra pressoché inesistente. Un parere condiviso sia dall'opinione pubblica che dalla stampa sportiva. Nonostante gli scarsi risultati sul parquet, sono tante le superstar che in quegli anni giocano per i Pistons: primo tra tuttiDave DeBusschere, diventato il più giovane giocatore-allenatore nella storia delNBA, passando poi per altri nomi importanti transitati daDetroit comeDave Bing, futuro Hall of famer di franchigia,Jimmy Walker eBob Lanier.
Nel 1974 lo storico proprietarioZollner, ormai vecchio e stanco nel vedere scarsi risultati in campo e al botteghino nonostante gli investimenti, decide di passare la mano e mettere in vendita la franchigia. Dopo una rapida trattativa la squadra viene acquistata dall'imprenditoreBill Davidson che, alcuni anno dopo, nel 1978, decide di cambiare nuovamente arena di gioco ai Pistons. Dal 1978 la franchigia si sposta dal centro diDetroit al sobborgo diPontiac nel gigantescoSilverdome, una struttura molto capiente pensata e costruita per ospitare le partite difootball americano. Davidson rimarrà proprietario della franchigia per ben 35 anni, fino alla sua morte avvenuta nel 2009.
Nonostante il cambio di proprietà e un rinnovato entusiasmo, anche la decade tra la stagione1973-74 e la stagione1982-83 non registra particolari sussulti per i Pistons, che raggiungono i playoff per quattro volte, uscendo come miglior risultato nelle semifinali prima contro iChicago Bulls e successivamente contro iGolden State Warriors. La franchigia non riesce ad accedere alla post season per ben sei stagioni consecutive tra il 1977 e il 1983. La squadra di quel periodo, nonostante gli scarsi risultati, vanta ancora nel roster la presenza diBob Lanier, anch'esso comeDave Bing futuro Hall of famer di franchigia. Altri giocatori di rilievo che vestono la canotta Pistons negli anni settanta sonoTerry Driscoll,Chris Ford,Kevin Porter eBob McAdoo.
1981-1994: L'epoca d'oro dei 'Bad Boys' e i primi due titoli Nba.
Le fortune della squadra cominciano a cambiare nel 1981 quando al draft viene selezionata laguardiaIsiah Thomas che, insieme al centroBill Laimbeer compone il primo nucleo della squadra che negli anni futuri lotterà per i vertici. La via per il successo, tuttavia, non ha un inizio facile: nel playoff1984 infatti i Pistons di coachChuck Daly vengono sconfitti dagli sfavoritiNew York Knicks al primo turno, mentre la stagione seguente escono in semifinale contro iBoston Celtics. Neldraft 1985 selezionano la guardiaJoe Dumars e acquisisconoRick Mahorn daiWashington Bullets, andando ad aggiungere altri due tasselli al quintetto base che passerà alla storia pochi anni dopo.
La squadra fa un passo indietro venendo eliminata al primo turno dai più atleticiAtlanta Hawks e, per lastagione 1986-1987, aggiunge l'ultimo tassello del quintetto titolare con l'arrivo dell'alaDennis Rodman, che passerà alla storia come uno dei più grandi difensori della lega, soprattutto a rimbalzo. In più, per aumentare le rotazioni dalla panchina, arrivano ancheJohn Salley eAdrian Dantley. La squadra adotta da quel momento uno stile di gioco più fisico e difensivo, spesso al limite, che procura ai Pistons il soprannome di 'Bad Boys', ragazzi cattivi.
Nel1987 i Pistons raggiungono lefinali diEastern Conference, miglior risultato dai tempi diFort Wayne, contro iCeltics. I Pistons portano la serie fino a gara 7 ma alla fine sono iCeltics a prevalere. Motivati dalla sconfitta raggiungonola stagione seguente un allora record per la franchigia di 54 vittorie in regular season e avanzando alleFinali 1988 per la prima volta dal loro arrivo aDetroit, contrapposti ai più quotatiLos Angeles Lakers diMagic Johnson eKareem Abdul-Jabbar. La serie si conclude a gara 7 in favore dei californiani, con i Pistons in grado di portarsi in vantaggio 3-2 dopo gara 5 e perdere dunque ben due match point per il titoloNba.
Nel frattempo dal 1988 la squadra cambia nuovamente arena di gioco, trasferendosi nel lussuosoPalace of Auburn Hills, dove rimane sino al 2017. Per la stagione1988-89 i Pistons perfezionano il roster cedendoAdrian Dantley in cambio diMark Aguirre. La squadra vince 63 partite, frantumando il precedente record della franchigia, avanzando come un rullo compressore aiPlayoffs battendo i rivali deiCeltics al primo turno,Milwaukee in semifinale e distruggendo iChicago Bulls diMichael Jordan eScottie Pippen in finale di Conference. Al termine del percorso i Pistons si trovano nuovamente di fronte aiLos Angeles Lakers per una serie difinali NBA dal forte sapore di vendetta. Questa volta sono proprio i Pistons a trionfare distruggendo letteralmente i rivali deiLakers con un netto 4-0 e vincendo il loro primo titolo NBA.Dumars viene nominato MVP delle Finali.
La corsa al titolo dei Pistons nellastagione 1990-91 si conclude alle finali diEastern Conference, distrutti per 4-0 daiChicago Bulls, futuri campioniNBA. Le finali diConference sono ricordate soprattutto perché nell'ultima partita i Pistons escono dal campo poco prima della fine senza stringere la mano ai Bulls. La sensazione è che il ciclo sita ormai volgendo al termine, con la riprova che arriva la stagione seguente,1991-92, in cui i Pistons vengono eliminati già al primo turno per mano deiNew York Knicks. Nel 1992 finisce anche l'epoca in panchina diChuck Daly, cui segue poco dopo il ritiro diBill Laimbeer nel 1993 seguito un anno dopo dalla bandieraIsaiah Thomas. Sempre nel 1993 avviene anche la partenza diDennis Rodman destinazioneSan Antonio e i Pistons chiudono la stagione1993-94 con un brutto bilancio di 20-62, che decreta definitivamente la fine dell'era dei 'Bad Boys'.
1994-2001: Periodo di transizione ed esperimenti di marketing.
Nella seconda metà degli anni novanta i Pistons, appena usciti dall'epoca d'oro dei 'Bad Boys', faticano a ritrovare una vera identità. Nei sette anni dalla stagione1994-95 alla stagione2000-01 ottengono quattro qualificazioni ai playoff senza però mai superare il primo turno, venendo anzi eliminati sempre in modo abbastanza netto con parziali di 4-0 o a 4-1. A livello dirigenziale la ex stellaJoe Dumars diventa nel frattempo presidente, con la proprietà sempre in mano aBill Davidson. In questi anni paradossalmente le principali novità non riguardano ciò che accade sul parquet di gioco, bensì quanto viene realizzato a livello di marketing. I colori sociali passano dallo storico rosso-blu a un aggressivo verde acqua; così come il logo viene modernizzato utilizzando unfont cromato per identificare il nome Pistons, su cui viene aggiunto uncavallo con le narici fumanti a simulare l'accensione di un motore.
Unica vera stella della squadra nella seconda metà degli anni novanta è l'alaGrant Hill, a cui si aggiungono buoni giocatori comeMark West,Otis Thorpe,Christian Laettner eJerry Stackhouse. Tra le mosse di mercato da segnalare,Dumars riesce a ottenere daiMagicBen Wallace in cambio diGrant Hill e proprio Wallace diventerà uno dei giocatori artefici del terzo titolo alcuni anni dopo. La stagione2000-01 è ancora difficile per i Pistons e a fine stagioneDumars licenzia l'allenatoreGeorge Irvine assumendo al suo postoRick Carlisle, un assistente allenatore molto rispettato che aveva già vinto il titoloNBA da giocatore con iBoston Celtics. L'acquisizione diBen Wallace e l'arrivo di Carlisle in panchina sono le prime due mosse con cui i Pistons iniziano nuovamente ad affacciarsi al basket che conta, con risultati molto positivi che culmineranno nel terzo titolo entro qualche anno.
2001-2009: La seconda epoca d'oro con i 'Fab 4' e il terzo titolo.
Dal 2001 la franchigia, anche a seguito di numerosi appelli dei tifosi, decide di fare un passo indietro tornando dopo pochi anni di esperimenti ai tradizionali colori sociali rosso-blu e ripristinando lo storico logo. Guidati da Carlisle i Pistons chiudono la loro prima stagione con più di 50 vittorie dal 1997 e vincono la loro prima serie aiplay-off dal 1991.Dumars arricchisce la rosa della squadra con quelli che saranno poi i titolari del quintetto del terzo titolo, ingaggiando il playmakerChauncey Billups e acquisendoRip Hamilton daiWashington Wizards e selezionando al draftTayshaun Prince, che si vanno ad aggiungere al già presente lungoBen Wallace. I Pistons chiudono un'altra stagione da 50 vittorie e avanzano fino alle finali diEastern Conference dove però vengono nettamente sconfitti daiNew Jersey Nets. Nonostante i miglioramenti della squadra Carlisle viene licenziato e Dumars individua, per il tipo di squadra creata, il coachLarry Brown come il profilo migliore per permettere un ulteriore step in avanti. Brown accetta l'incarico a partire dalla stagione2003-04 estate mentre Carlisle viene ingaggiato dagliIndiana Pacers.
L'anno successivo i Pistons sono ancora considerati una delle squadre favorite per il titoloNBA e aiplay-off 2005 sconfiggono prima iPhiladelphia 76ers poi gliIndiana Pacers e infine alle finali diEastern Conference iMiami Heat, raggiungendo per il secondo anno di fila lefinali NBA. Questa volta la finale non è favorevole alla compagine di Detroit, che cade sotto i canestri deiSan Antonio Spurs del trioTony Parker,Manu Ginobili eTim Duncan. A fine stagione coach Brown lascia per alcuni problemi di salute, scatenando voci che lo volevano in trattativa con altre squadre. Preoccupati per il suo stato di salute e irritati per la ricerca di altri posti di lavoro durante la stagione, i Pistons rescindono il contratto di Brown subito dopo lefinali NBA 2005. Brown è subito nominato allenatore deiNew York Knicks mentre i Pistons al suo posto assumonoFlip Saunders, già allenatore deiMinnesota Timberwolves.
Nelle tre stagioni seguenti2005-06,2006-07 e2007-08, i Pistons rimangono tra i favoriti ad Est per la vittoria del titolo. La squadra si conferma di alto livello raggiungendo per tre stagioni consecutive sempre le finali ad Est, sfiorando ogni volta l'accesso all'ennesima finale Nba. I Pistons escono rispettivamente per mano diMiami Heat,Cleveland Cavaliers eBoston Celtics. In questi anni la prima stella ad andarsene è nel 2006Ben Wallace con destinazioneChicago Bulls, rimpiazzato daNazr Mohammed eChris Webber.
Da segnalare che la stagione2007-08 registra il 50º anniversario dell'arrivo della franchigia aDetroit. Con l'uscita per mano deiBoston Celtics nel 2008, i Pistons ottengono comunque l'impressionante dato della sesta finale consecutiva nellaEastern Conference e settima partecipazione consecutiva ai playoff. Nel2008-09, segnato dall'arrivo in panchina diMichael Curry e dalla partenza diBillups aiDenver Nuggets in cambio di unAllen Iverson però ormai in fase calante, i Pistons ottengono anche l'ottava partecipazione consecutiva ai playoff, venendo eliminati in questo caso al primo turno in modo netto daiCleveland Cavaliers di un giovaneLebron James. L'uscita al primo turno rappresenta anche l'ultimo scampolo di vita del secondo ciclo d'oro dei Pistons, che dal 2009 partono con una nuova fase di ringiovanimento della rosa e ricostruzione.
Per i Pistons inizia dal 2009 un lungo e progressivo periodo di instabilità di risultati, accompagnato da stagioni quasi mai all'altezza della situazione e con numerosi cambiamenti in panchina e nel roster, che mai porteranno ai risultati sperati, se non alcuni piccoli exploit in un paio di stagioni. Nel periodo tra il 2009 e il 2024, in ben quindici anni, la franchigia diDetroit riesce a raggiungere i playoff solo in un paio di occasioni, nel2015-16 e nel2018-19, uscendo al primo turno rispettivamente controCleveland Cavaliers eMilwaukee Bucks, sempre con un perentorio 4-0 secco. Nel 2010 i Pistons chiudono la prima stagione con più di 50 sconfitte dal 2001. Tra i giocatori di livello di questo periodo veste la canotta Pistons anche il veterano 7 volteAll-StarTracy McGrady.
Nel 2011 viene raggiunto l'accordo della cessione dei Pistons al miliardarioTom Gores. Per il 2011-2012 la squadra assume come allenatoreLawrence Frank e taglia un altro dei protagonisti della vittoria del titoloNBA nel 2004:Richard Hamilton. La squadra sceglie poi il lungoAndre Drummond aldraft 2012 per aggiungere più talento ed è ormai chiaro l'intento di basarsi su giovani giocatori. A inizio 2013 viene infatti ceduto ancheTayshaun Prince, l'ultimo dei protagonisti dell'ultimo titolo. In vista della stagione successiva viene ingaggiato come nuovo allenatoreMaurice Cheeks e viene poi firmatoLuigi Datome, primo giocatore italiano per la franchigia.
I Pistons guidati in panchina da coachStan Van Gundy, tornano dopo diversi anni ad affacciarsi ai playoff nella stagione2015-16, uscendo per mano deiCleveland Cavaliers al primo turno, che quella stagione vinceranno il loro primo e al momento unico titolo, con unLebron James in grande spolvero tornato inOhio da un paio di anni dopo i successi con iMiami Heat. In quel 2016 sono i Pistons, oltre che diAndre Drummond, anche diSpencer Dinwiddie,Tobias Harris edAnthony Tolliver. Dopo un'altra stagione anonima, nel 2017 la franchigia cambia nuovamente arena di gioco, andando nella nuova e tecnologicaLittle Caesars Arena, una delle più capienti dell'intera lega.
Nel2018-19, questa volta guidati da coachDwane Casey, i Pistons raggiungono nuovamente i playoff, per quella che al momento è la loro ultima partecipazione in post season. Nonostante un buon roster, composto dal solitoAndre Drummond, piùJosè Calderon,Reggie Jackson eBlake Griffin, il cammino si ferma nuovamente al primo turno con una sonora sconfitta 4-0 per mano deiBoston Celtics.
Nelle stagioni seguenti, in cui aCasey succede in panchinaMonty Williams, avviene l'ennesima rivoluzione partendo da zero, con gli addi tra gli altri di giocatori chiave comeDrummond eGriffin, sostituiti da nuovi giovani che non riescono a risollevare le sorti della squadra, con stagioni con percentuali bassissime di vittorie in regular season. Dei giocatori del nuovo corso, i Pistons fanno affidamento sugli emergentiCade Cunningham,Jalen Duren e l'italianoSimone Fontecchio.
Il 13 dicembre 1983, nella partita in casa contro iDenver Nuggets si toccò il record del maggior numero di punti segnati in una partita di NBA: 370, 186 per Detroit e 184 per Denver[80].