In agricoltura laforma di allevamento è uno schema adottato per regolare lo sviluppo vegetativo di unapianta agraria per raggiungere uno o più obiettivi tecnici ed economici. Le forme di allevamento sono in genere impostate per le piante legnose e sono pertanto oggetto di studio e applicazione inarboricoltura.
L'adozione di una forma d'allevamento si prefigge uno o più scopi, spesso attinenti ad uno specifico contesto operativo. I principali scopi, che possono anche essere concomitanti, sono i seguenti:
In passato gli schemi geometrici associati alle forme d'allevamento erano piuttosto rigidi e richiedevano una notevole perizia da parte dei potatori e un notevole impiego di lavoro nel conseguimento e mantenimento della forma. La costruzione e il mantenimento di una forma basata su rigide regole geometriche presenta in realtà alcuni svantaggi, soprattutto di natura economica:
L'adozione di schemi rigidi, oltre all'errata convinzione che fosse necessaria per ottimizzare la produzione, trovava fondamento nella struttura sociale della realtà contadina: gli arboreti, rappresentati dalvigneto, dalfrutteto e dall'oliveto, erano inseriti all'interno di un'azienda agraria gestita con forme di conduzione che legavano il sostentamento di una o piùfamiglie ad una struttura fondiaria (piccola proprietà contadina,colonia parziaria, ecc.). In quest'ambito l'arboricoltura e laviticoltura erano attività marginali che avevano lo scopo di assorbire il lavoro della famiglia in determinati periodi dell'anno e fornire prodotti destinati per lo più all'autoconsumo. L'arboreto era pertanto unmiglioramento fondiario basato in gran parte sulla capitalizzazione del lavoro, con minimi impieghi dicapitale agrario, che doveva rispondere ad alcune esigenze: longevità, assorbimento di forza lavoro, integrazione in un ordinamento produttivo misto.
La struttura della società rurale giustificava l'adozione degli schemi geometrici rigidi per i seguenti motivi:
A partire dagli anni 50-60, il contesto socio-economico inItalia ha subito drastici mutamenti: comparsa significativa di forme di conduzione aziendale diverse da quelle tradizionali, specializzazione e intensivazione degli indirizzi produttivi,urbanizzazione e progressivo abbandono delle campagne, incremento del costo del lavoro, meccanizzazione e innovazione tecnologica. A questi fattori va aggiunto anche lo sviluppo economico e il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione con conseguente incremento della domanda di prodotti agricoli ad elevataelasticità quali quelli ortofrutticoli.
Nel complesso questi mutamenti hanno trasformato l'arboricoltura da frutto da attività collaterale, con prerogative di marginalità, ad attività orientata al mercato, spesso con forme di conduzione di tipo capitalistico. Con questa evoluzione è cambiato radicalmente il contesto e le esigenze:
Va inoltre considerato che le conoscenze agronomiche hanno definitivamente messo in luce che la precocità di produzione è determinata fondamentalmente dal ricorso a forme d'allevamento libere, che richiedono pochi interventi cesori e che assecondano meglio il portamento naturale della pianta.
La tendenza attuale, pertanto, è quella di adottare forme d'allevamento che richiedano pochi interventi nella potatura d'allevamento e in quella di produzione, che si adattino meglio al portamento della pianta, che siano in grado di dare produzioni di una certa entità entro i primi anni dall'impianto (3-5 anni secondo la specie), contro i 7-10 anni del passato.
Una classificazione non può prescindere dalle peculiarità delle singole specie arboree o arbustive: la forma di allevamento è il punto d'incontro fra le esigenze tecniche e il comportamento naturale delle piante, pertanto esistono differenziazioni fra le diverse specie in virtù delle differenze morfologiche e anatomiche, fisiologiche efenologiche. Tuttavia è possibile fare riferimento a schemi di classificazione basati su criteri generali, come ad esempio l'espansione in volume.
In molti casi sono state individuate per differenti specie forme di allevamento che hanno in comune il nome e il principio generale che le ha ispirate, ma cambiano sostanzialmente nel dettaglio quando si prendono in esame la procedura e i tempi di realizzazione, gli interventi da eseguire, i risultati a cui si perviene. Un esempio eclatante è ilvaso: questa tipologia di forma, concepita per la maggior parte delle specie arboree da frutto, presenta differenziazioni nei dettagli fra le varie specie.
In altri casi la specificità ha condotto alla realizzazione di forme che hanno denominazioni differenti secondo la specie ma che in sostanza sono riconducibili al medesimo tipo generale: ad esempio, ilmonocono adottato per l'olivo è riconducibile alfusetto dellerosacee da frutto, pur avendo conformazione, scopi e procedura di realizzazione completamente differenti.
Va anche ribadito che generiche tipologie, come ilvaso o lapalmetta, hanno in realtà molteplici varianti che differiscono non solo per la specificità della coltura in cui sono adottate, ma anche per i criteri d'impostazione che si possono adottare all'interno di una singolespecie.
Infine, per alcune colture la specificità è tale da modificare radicalmente i criteri di classificazione. È il caso, ad esempio, delle specie sarmentose come lavite e l'actinidia, per le quali cambiano radicalmente non solo i nomi ma anche i criteri di conduzione.
Le forme di allevamento possono essere distinte secondo diversi criteri.
Il criterio più comunemente adottato le distingue in base allo sviluppo della chioma.
Un secondo criterio di classificazione fa riferimento alla rigidità degli schemi geometrici. Va però specificato che fra le due categorie estreme esistono vari casi intermedi che rendono poco marcata la distinzione.
Un terzo criterio di classificazione, meno schematico, fa riferimento al tipo di ramificazione selezionata per costituire le branche. Si tratta di una classificazione adottata per distinguere alcune tipologie di allevamento nelle drupacee, in particolare ilpesco e ilsusino. Per capire il significato di questa distinzione è necessario conoscere il comportamento vegetativo di alcune specie fruttifere.
Come esempio si può fare riferimento alpesco: durante la stagione vegetativa i germogli crescono in lunghezza fino alla tarda estate formando nuove gemme. Le gemme prossimali, formate in primavera fino all'inizio dell'estate, sonogemme pronte: in altri termini, germogliano nella stessa stagione formando ramificazioni laterali sui germogli dell'anno. Dal momento che si formano precocemente, questi germogli avranno il tempo dilignificarsi adeguatamente nel corso dell'estate e riuscire a superare indenni la stagione fredda successiva. Le gemme prodotte durante l'estate sono invece gemme dormienti che daranno fiori e germogli nell'anno successivo. I rami che si sviluppano da gemme pronte sono dettirami anticipati per distinguerli da quelli che si sviluppano da gemme dormienti. Pur essendo un comportamento fisiologico del tutto normale, dal punto di vista tecnico si tratta in sostanza di rami che si formano con un anno di anticipo. Se la pianta si trova in buono stato nutrizionale, i rami anticipati avranno un grado di robustezza e vigoria comparabile a quello dei rami che si formeranno da gemme dormienti nell'anno successivo.Sulla base della tendenza di una specie a formare rami anticipati, si distinguono le seguenti forme:
Questa distinzione è concettualmente importante perché rispetto alla tipologia classica di riferimento, la forma anticipata permette di anticipare di 1 o 2 anni l'entrata in produzione. Il processo ordinario di costruzione di una branca richiede infatti due anni: nel primo anno si forma la gemma, nel secondo anno si ha l'accrescimento in lunghezza del germoglio e la sua lignificazione. Nelle forme anticipate l'intero processo si svolge nello stesso anno: in primavera si forma la gemma e nel corso dell'estate si ha l'accrescimento il lunghezza e la lignificazione del germoglio.
Altri progetti