| Terni-Sulmona | |
|---|---|
| Stati attraversati | |
| Inizio | Terni |
| Fine | Sulmona |
| Attivazione | a tratte, dal1875 al1883 |
| Gestore | RFI |
| Precedenti gestori | Società Meridionale (1875-1905) FS (1905-2001) |
| Lunghezza | 164 km |
| Scartamento | 1435 mm |
| Elettrificazione | assente |
| Note | il culmine (989,28 m s.l.m.) si raggiunge pressoSella di Corno |
| Ferrovie | |
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Laferrovia Terni-Sulmona è unalinea ferroviariaitaliana che collega ilreatino e l'aquilano alla rete ferroviaria nazionale. La linea mette in comunicazione le due trasversaliRoma-Ancona eRoma-Sulmona-Pescara. Insieme allaTerni-Sansepolcro e allaSulmona-Isernia, costituisce una dorsale nord-sud di circa 440 Km nel cuore dell'Appennino centrale. Nel dicembre 2021, ilMinistero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha inserito la Terni-Sulmona tra le linee non elettrificate destinate alla conversione a idrogeno[1].
Concepita come linea di collegamento dell'Abruzzo interno conRoma e con lacosta Adriatica, fu progettata e appaltata con il percorsoPescara-L'Aquila-Rieti-Roma. Solo a lavori iniziati, a causa di ingerenze politiche, una variante in corso d'opera modificò il suo percorso inTerni-Sulmona, riducendo notevolmente la sua importanza (che sin da allora è sempre stata marginale).
Il suo percorso finale non fu dettato da uno studio sistematico, quanto piuttosto dal compromesso tra la fazione sulmonese e la fazione reatino-aquilana[2] nonché tra interesse pubblico e interesse affaristico dell'originaria societàconcessionaria;[3] risulta così costituito da un tronco del progetto iniziale Pescara-L'Aquila-Roma unito a un tronco dell'incompiutaTerni-Avezzano-Ceprano.[4]
Il suo percorso si snoda traUmbria,Lazio eAbruzzo, all'interno di varie vallate dell'Appennino abruzzese: ha inizio nellastazione di Terni, risale lacascata delle Marmore, dopodiché segue la valle delVelino, toccandoRieti eAntrodoco; da qui si inerpica con forte pendenza sul valico diSella di Corno, dove raggiunge quasi i 1000 metri, e ne ridiscende raggiungendoL'Aquila; infine segue la valle dell'Aterno fino a terminare nellastazione di Sulmona. Gestita daRete Ferroviaria Italiana, che la qualifica come "linea complementare a scarso traffico",[5] è interamente a binario unico e non elettrificata.[6]
| Tratta | Apertura al traffico[7] |
|---|---|
| Pescara–Popoli[8] | 1º marzo1873 |
| Popoli–Sulmona[8] | 1º novembre1873 |
| Sulmona–Molina | 1º febbraio1875 |
| Molina–L'Aquila | 10 maggio1875 |
| L'Aquila–Rocca di Corno | 22 giugno1882 |
| Rocca di Corno–Terni | 30 ottobre1883 |
A metà dell'Ottocento l'Abruzzo era ancora sprovvisto di unapropria rete ferroviaria, ed erano allo studio varie ipotesi per collegare l'interno della regione almare Adriatico ma soprattutto aRoma, destinata a diventare la nuova capitale, e aNapoli che era stata la sua capitale fino all'unità d'Italia.[9]

Nel 1862 il comune diRieti si inserì nel dibattito proponendo una linea ferroviaria[10] che sarebbe partita da Castellammare Adriatico (odiernaPescara), sarebbe giunta all'Aquila seguendo lavalle dell'Aterno e, dopo aver valicato l'Appennino traPellescritta ePosta, sarebbe giunta aRieti. Da qui, seguendo le valli delTurano e delFarfa, si sarebbe ricollegata con lalinea per Roma già in costruzione, pressoPasso Corese.[11] Allo scopo di servire anche altri territori circostanti, fu ideato un prolungamento che daPosta avrebbe raggiuntoAscoli eTeramo.[11]
Nel gennaio del 1864 gli amministratori di Rieti illustrarono il progetto ai sindaci di Ascoli, Teramo e L'Aquila, che lo accolsero con interesse.[11] Il 24 gennaio il municipio reatino stanziò quattromila lire per far redigere il progetto nel tratto Rieti-Passo Corese, affidato all'ingegnere Gioacchino Losi delministero dei lavori pubblici, mentre a febbraio il comune dell'Aquila si accollò le spese per la redazione del progetto nel trattoPopoli-Rieti, affidato all'ingegner Guglielmi.[12]
Vista l'imminente discussione di una legge ferroviaria da parte del parlamento, il comune di Rieti inviò aTorino una commissione incaricata di trovare l'appoggio necessario per l'inserimento della linea nel programma del governo, incontrandosi con i deputatiPica e Camerini.[12]
La spedizione reatina ebbe successo: infatti la linea venne inclusa nellalegge 2279 del 14 maggio 1865, che affidava la sua costruzione inconcessione allasocietà per le Strade Ferrate Meridionali (SFM).[13]
Nella legge, tuttavia, si parlava soltanto di una linea da Pescara a Rieti: non era stato inserito il tronco successivo, da Rieti a Passo Corese, e non c'era nessun'altra indicazione su come la linea avrebbe dovuto proseguire dopo Rieti.[14] Il motivo era che, accanto al tracciato Rieti-Passo Corese previsto inizialmente, si stava facendo strada una proposta alternativa che prevedeva di seguire il percorso Rieti-Terni, e conseguentemente di cambiare del tutto la funzione affidata alla linea: non più collegamento tra l'Abruzzo e Roma, ma collegamento tra l'Abruzzo e le regioni del centro-nord, come Umbria e Toscana.[14] I legislatori, pertanto, lasciarono aperte entrambe la possibilità, evitando di specificare la prosecuzione.
A spingere per il passaggio a Terni erano ovviamente gli amministratoriumbri, per una questione "di campanile",[14] ma soprattutto il potente barone pelignoGiuseppe Andrea Angeloni, grande proprietario terriero e commerciante di grano, che cercava di imporre questo tracciato per un duplice scopo: la possibilità di smerciare le proprie merci anche al nord[2] e per far sì che la natiaSulmona fosse attraversata da una dorsale nord-sud alternativa a quellatirrenica eadriatica (dorsale che, su spinta dello stesso Angeloni, si realizzò qualche anno più tardi con la realizzazione dellaSulmona-Isernia).[2]

Di altro parere erano gli amministratori reatini, i quali sostenevano che proseguire verso Terni avrebbe fatto perdere alla linea il suo scopo,[14] e inoltre avrebbe avuto costi più alti e pendenze molto maggiori (dovendo superare il dirupo delleMarmore);[15] ma d'altra parte non potevano dirsi del tutto contrari, perché essi stessi erano stati promotori di una ferrovia Rieti-Terni, anche se all'interno di un progetto diverso (quello della ferrovia Terni-Rieti-Ceprano, che i reatini stavano cercando di ottenere in contemporanea alla Pescara-Rieti-Roma).[16]
C'erano inoltre ragionigeopolitiche che favorivano l'innesto a Terni: infatti all'epoca Roma apparteneva ancora alloStato della Chiesa, e la linea Terni-Rieti-Ceprano (di cui la Rieti-Terni faceva parte, insieme alleRieti-Avezzano eAvezzano-Ceprano di cui all'epoca appariva probabile la costruzione), avrebbe costituito una direttrice nord-sud alternativa a quella passante per Roma, che avrebbe potuto assicurare i collegamenti traFirenze (capitale del Regno) eNapoli (città più popolosa) anche nel caso in cui un improvviso precipitare dei rapporti diplomatici con il Vaticano avesse reso impraticabile la linea passante per Roma.[17]
Poco dopo l'emanazione della legge, la società costruttrice inviò i propri tecnici ad effettuare sopralluoghi e rilievi, e ad informarsi sulla reperibilità di materiali da costruzione; venne inoltre picchettato il sedime dove sarebbe passata la ferrovia.[18] La sua costruzione sembrava ormai cosa certa, al punto che il comune di Rieti si mise allo studio del luogo più adatto dove collocare la stazione.[19]
L'entusiasmo però sparì rapidamente, perché i lavori tardavano a cominciare,[20] e ben presto divenne chiaro che la SFM non avrebbe adempiuto ai suoi doveri: infatti, nonostante la legge del 1865 obbligasse la società a realizzare la ferrovia entro tre anni,[20] nel 1868 i cantieri non erano neanche stati avviati.[15]
Lo stallo si risolse nel peggiore dei modi: in quello stesso anno, la ferrovia venne consensualmente accantonata.[20] Infatti, una nuova convenzione stipulata il 14 ottobre 1868 tra governo e SFM liberava la società dall'obbligo di costruire la linea, come anche dal pagamento di ogni genere di penale derivante dal mancato rispetto dei termini contrattuali.[20] Di fatto, la costruzione della linea veniva rimandata a tempo indeterminato.[20]

Il motivo di questa decisione non è ben chiaro:[20] secondo Roberto Lorenzetti, la responsabilità va ricercata nel governo, che sarebbe tornato sui suoi passi per carenza di fondi;[21] al contrario secondo Adriano Cioci la responsabilità va attribuita alla società concessionaria, che avrebbe ritenuto la linea troppo poco redditizia.[22]
La cancellazione della linea suscitò forti proteste da parte degli amministratori aquilani e reatini, che videro vanificati tutti gli sforzi profusi fino a quel momento.[21] Le reazioni furono tali da far tornare sui propri passi tanto laSFM (che presentò ricorso contro il governo per essere riammessa alla costruzione della Pescara-Rieti)[23] quanto lo stesso esecutivo, che infine fu costretto a reinserire la linea nella legge ferroviaria del 28 agosto 1870;[21] la legge stabilì la costruzione del tratto Pescara-L'Aquila entro il gennaio 1874 e del tratto L'Aquila-Rieti entro il settembre 1875.[21]
Questa volta non si trattò di una falsa partenza, e la costruzione della ferrovia venne effettivamente avviata: i lavori iniziarono nel luglio del 1871,[21] nel febbraio del 1873 venne inaugurato il trattoPescara-Popoli[21] e nel novembre 1873 il tratto Popoli-Sulmona.[7]

Nel tratto successivo i lavori furono rallentati dal difficile attraversamento dellegole di San Venanzio nonché dalle dispute tra i vari comuni che si contendevano il passaggio della ferrovia;[24] il tratto Sulmona-Molina fu inaugurato nel febbraio 1875 e il tratto Molina-L'Aquila il 10 maggio 1875,[7] con una grande manifestazione di festeggiamento.[25]
I problemi, tuttavia, non erano ancora finiti: infatti, mentre nel tratto Pescara-L'Aquila i lavori erano stati regolarmente avviati (e furono completati con ritardo solo lieve), nel successivo tronco L'Aquila-Rieti non venne aperto nessun cantiere.[24] Questa circostanza non era dovuta a semplici ritardi,[24] ma a una precisa scelta dellaSFM, che aveva deciso di non costruire quella porzione di linea, venendo meno per la seconda volta agli impegni presi.
Tale scelta era stata causata da una serie di eventi che, nel giro di pochissimi mesi, avevano completamente ribaltato la situazione, modificando radicalmente l'orientamento della SFM e del governo rispetto a quanto stabilito nella legge dell'agosto 1870. Questo ripensamento determinò un nuovo, lungo stallo nella realizzazione dell'opera.

A cambiare le carte in tavola era stato innanzitutto il potente baronepelignoGiuseppe Andrea Angeloni,senatore nonché grande proprietario terriero e commerciante di grano, che a partire dal 1870 aveva iniziato a perorare una proposta ferroviaria alternativa.[2] La proposta di Angeloni (che ricalcava un progetto studiato da SFM e governo già nel decennio precedente, su spinta deiTorlonia[2]) prevedeva di abbandonare in toto il progetto della linea L'Aquila-Rieti-Passo Corese, e di collegare l'Abruzzo a Roma con un'altra ferrovia, che avrebbe unito Roma aSulmona passando perTivoli eAvezzano, bypassando quindi sia Rieti che L'Aquila.[2] Angeloni sosteneva che, destinando alla sua proposta i fondi già previsti per le ferrovie Rieti-L'Aquila,Termoli-Campobasso eCampobasso-Benevento, si sarebbe spesa la stessa cifra realizzando però 45 km di rete ferroviaria in più.[2]
Lalinea Roma-Sulmona proposta da Angeloni suscitò da subito l'interesse del governo, tanto che già nel settembre del 1870 il ministroGiuseppe Gadda incaricò l'ingegnereCoriolano Monti di redigerne il progetto.[24][26]
A cambiare radicalmente la situazione contribuì anche lageopolitica: infatti lapresa di Roma (settembre 1870) impose l'urgenza di collegare tutte le regioni d'Italia alla nuova capitale, e spinse la SFM ad accelerare i progetti per il collegamento Roma-Abruzzo,[27] all'epoca ancora in alto mare. In un primo momento, la società pensò di seguire il progetto originario, cioè costruire la ferrovia Pescara-L'Aquila-Rieti (per la quale aveva già ottenuto la concessione) con la prosecuzione perPasso Corese,[27] ma questa ipotesi si rivelò ben presto impercorribile a causa della frammentazione in cui si trovava la rete ferroviaria nazionale.[27] Infatti laferrovia Roma-Orte era gestita da un'altra compagnia (lasocietà per le Strade Ferrate Romane), che negò alla SFM l'autorizzazione ad innestare la linea allastazione di Passo Corese;[27] del resto la legge del 1870 era vaga (dato che parlava di linea Pescara-Rieti senza precisare quale dovesse essere la sua prosecuzione), e non obbligava laStrade Ferrate Romane ad accettare l'innesto.
La SFM, pertanto, decise di cambiare radicalmente strategia: non potendo collegare Roma all'Abruzzo per mezzo della Rieti-Passo Corese, decise di ripiegare sulla principale alternativa possibile, cioè la ferrovia Roma-Sulmona proposta dall'Angeloni.[27] La società, quindi, aveva iniziato a fare pressioni sul governo perché gli assegnasse laconcessione necessaria per costruire la Roma-Sulmona, mentre aveva perso ogni interesse nella costruzione della Rieti-L'Aquila: tale linea, privata del ruolo di collegamento verso Roma, perdeva qualsiasi importanza strategica, mantenendo solo un interesse prettamente locale, e l'alto costo di valicare l'Appennino non poteva più dirsi giustificato.[3][28] Proprio per questo, nonostante la legge del 1870 obbligasse la società a costruire la Rieti-L'Aquila, i relativi cantieri non erano mai stati avviati; anzi la SFM iniziò a far pressioni per essere liberata da tale obbligo.[27] Il governo tuttavia esitava ad assecondare la SFM, perché non era in fin dei conti contrario a costruire la L'Aquila-Rieti,[3] e si trovava in evidente imbarazzo nell'accantonare una linea votata dal parlamento per ben due volte.
Quando quanto accaduto divenne di dominio pubblico, gli amministratori reatini protestarono rivolgendosi sia al governo (a cui chiesero di rispettare la volontà del parlamento), sia alla SFM (a cui chiesero di rivedere la propria posizione); quest'ultima tuttavia si dimostrò irremovibile: il direttore tecnico dichiarò che «la società si troverebbe troppo lesa nei suoi interessi se la si volesse costringere a spendere per una ferrovia di interesse molto secondario quale è quella da Aquila a Rieti».[28] La vicenda inoltre diede origine a un'aspra polemica tra le amministrazioni comunali di Rieti e dell'Aquila: i reatini attribuirono la responsabilità del ripensamento agli aquilani, credendo che fossero stati loro a commissionare il progetto di Coriolano Monti per tagliare fuori Rieti;[24] il municipio dell'Aquila in realtà non c'entrava nulla[24] e dimostrò la propria buona fede appellandosi al governo perché il tratto Rieti-L'Aquila fosse costruito.[29]
Strattonato da una parte da SFM e sulmonesi (che ne chiedevano l'accantonamento) e dall'altra da reatini e aquilani (che ne chiedevano la costruzione), il governo stentava a prendere una decisione sul destino della linea L'Aquila-Rieti; nel frattempo il ministroGiuseppe Devincenzi prendeva tempo, minimizzando l'accaduto e attribuendo il mancato avvio dei cantieri a ritardi nella redazione dei progetti esecutivi.[24][30] Nel 1873 il ministero dei lavori pubblici non aveva ancora preso una decisione sul caso.[29]

Nella risoluzione dello stallo fu decisiva l'azione del deputatoLuigi Solidati Tiburzi, che nel gennaio 1873 portò il tema all'attenzione dellacamera dei deputati.[29] Nella seduta parlamentare, il Solidati trovò un autorevole alleato nel capo dell'opposizioneAgostino Depretis, che dichiarò il proprio appoggio sia alla costruzione della L'Aquila-Rieti che alla sua prosecuzione dopo Rieti; tuttavia la prosecuzione sostenuta dallo statista era quella verso Terni, e non quella verso Passo Corese che avrebbero voluto reatini e aquilani.[3]
Questa scelta non fu dettata da reali necessità trasportistiche, ma da una mera questione di strategia parlamentare: infatti con l'innesto a Terni (città sede di importanti industrie belliche) la costruzione della linea si sarebbe potuta giustificare con la sua importanza per la nazione in caso di guerra, una motivazione che difficilmente avrebbe attirato opposizioni in sede di votazione parlamentare; invece con l'innesto a Passo Corese l'approvazione della linea sarebbe stata più difficile, perché essa non si sarebbe distinta dalle tante linee in attesa di approvazione, invocate dai rispettivi territori per favorire il proprio sviluppo economico.[3]

Il risultato era importante ma tutt'altro che definitivo: l'accordo con Depretis era sancito solo a parole, e da parte del governo pervennero solo generiche assicurazioni;[3] c'era addirittura chi suggeriva al comune di Rieti di rinunciare, e di costruirsi la ferrovia a proprie spese con caratteristiche ridotte.[31]
Pertanto, per raggiungere l'obiettivo, gli amministratori reatini iniziarono ad adottare una nuova strategia: invece di limitarsi a reclamare quanto sancito dalle leggi del 1865 e 1870 (di fatto superate dai tempi), iniziarono a mettere in campo una serie di azioni "diplomatiche", tese a portare dalla propria parte i personaggi che avrebbero potuto osteggiare la realizzazione della linea, e a smentire le motivazioni che potevano spingere a non costruirla.[32]
Fu così che, nel marzo del 1875, il sindaco di RietiLodovico Petrini incaricò ufficialmenteCoriolano Monti di redigere un progetto per la linea Rieti-Terni, con il duplice scopo di accaparrarsi il sostegno del progettista (che era stato autore del progetto della linea "avversaria", la Roma-Sulmona) e di trovare una soluzione tecnica accettabile al superamento del dirupo delleMarmore (con il quale diversi ingegneri si erano già misurati senza successo).[32] Il progetto venne completato nel 1877 e nello stesso anno approvato dal ministero dei lavori pubblici.[33]
Altrettanto fu fatto per il tronco Rieti-L'Aquila, con il municipio sabino che ne affidò la progettazione all'ingegnere Vincenzo Agamennone[33] allo scopo di smentire i tecnici dellaSFM, che avevano più volte dichiarato insuperabili le difficoltà tecniche della tratta di valico.[34]
Si cercò inoltre di favorire la linea mobilitando l'opinione pubblica e la stampa,[33][34] nonché chiedendo ad altri enti di appoggiarla e di inviare petizioni al ministero[34] (il comune dell'Aquila cercò addirittura l'appoggio del sindaco di Firenze, sostenendo che la linea avrebbe favorito le relazioni commerciali tra Toscana e Abruzzo[33]).
Nel 1876 lasinistra diDepretis andò algoverno e si crearono finalmente le condizioni politiche per dare applicazione all'accordo del 1873. La prima occasione fu mancata: la linea, inizialmente inserita nel disegno di legge del 22 novembre 1877,[33] fu poi esclusa dalla versione finale.[35]
Tuttavia, grazie ad una continua opera di convincimento da parte diLuigi Solidati Tiburzi (che riuscì anche ad ottenere l'appoggio del presidente del consiglioCairoli),[35] nel giro di pochi mesi si riuscì ad ottenere la definitiva approvazione: la ferrovia fu infatti inserita nellalegge n. 5002 del 29 luglio 1879, promossa dal ministroAlfredo Baccarini, dove compariva tra le linee di prima categoria (cioè tra quelle di interesse nazionale e quindi interamente a carico dello Stato).[35] La previsione di spesa indicata era di circa 20,8 milioni di lire per lo stato centrale e di circa duecentomila lire per provincia e comuni[35] (l'equivalente di 87,7 milioni di euro attuali[36]).

Con tale provvedimento veniva ufficialmente sancito il compromesso: infatti, se da una parte la legge obbligava la SFM alla costruzione della Terni-L'Aquila (voluta da reatini e aquilani ma avversata dalla società), dall'altra prevedeva anche la costruzione dellaRoma-Sulmona (come da tempo chiedevano la SFM e i sulmonesi) che si poneva come principale linea d'accesso all'Abruzzo.
Questo compromesso, se da un lato permise l'arrivo del treno a Rieti, d'altra parte provocò il definitivo affossamento della linea che, prima ancora di nascere, si vedeva profondamente ridimensionata nell'importanza e relegata a ruoli esclusivamente locali. Inoltre nessuno dei due tracciati individuati dalla legge Baccarini risolveva il problema del collegamento di Rieti e L'Aquila con la Capitale: per porre rimedio, le due città chiesero a lungo la costruzione delle ferrovieRieti-Passo Corese eL'Aquila-Carsoli, ma nessuna delle due venne mai costruita, e ancora nel ventunesimo secolo il problema è sostanzialmente irrisolto e oggetto di accese discussioni. Proprio per questo motivo, già negli anni Trenta lo storicoFrancesco Palmegiani indicava apertamente il compromesso del 1879 come un errore, definendo la Terni-L'Aquila un «tratto di ferrovia accidentale che da qualcuno si è preteso, in passato, di voler far riconoscere come la via naturale della Sabina e dell'Abruzzo verso Roma» e notando che «se lo Stato avesse obbligato allaSocietà delle ferrovie romane il raccordo aFara, non solo la spesa di costruzione della Rieti-Fara sarebbe stata assai minore della Rieti-Terni, ma l'Abruzzo e Rieti avrebbero, fin da allora, economizzato ben 70 km per raggiungere Roma e non si può valutare con quali enormi vantaggi».[37]

Dopo l'approvazione della legge, si accese una nuova polemica sulla scelta delvalico con cui superare l'Appennino:[38] l'ambiente aquilano chiedeva di seguire il valico diPellescritta, che consentiva di contenere le pendenze entro il 25 per mille e la quota di valico ad 866 metri, di servire diversi centri abitati di discreta importanza nel circondario,[38] e di avvicinare la linea adAscoli eTeramo, verso cui era già allora ipotizzata la costruzione di diramazioni;[39] tuttavia laSFM e ilconsiglio superiore dei lavori pubblici sostenevano la maggiore convenienza dellaSella di Corno che, sebbene fosse molto ripida e non servisse centri importanti, accorciava la lunghezza di 13 chilometri e richiedeva pertanto una spesa di costruzione minore.[38] Per dirimere la questione, nel luglio del 1880 il ministroBaccarini nominò una commissione tecnica indipendente, la quale confermò che fosse da preferirsi la Sella di Corno, con grande disappunto degli aquilani.[38]

A tal punto la SFM incaricò l'ingegnere Emilio Mentegazza di redigere il progetto definitivo;[35] quest'ultimo accolse una variante chiesta dalSolidati Tiburzi, che da Rieti prevedeva di piegare versoContigliano anziché proseguire dritti versoGreccio (poiché, con un modesto allungamento di percorso, permetteva di evitare una zona dell'agro reatino paludosa e soggetta amalaria, nonché di espandere il bacino di utenza della linea anche ai paesi posti lungo le vieTancia edi Fontecerro).[40]
Il progetto definitivo fu approvato il 23 luglio 1881,[35] e già nei primi mesi dello stesso anno vennero avviati i cantieri.[41] La costruzione della linea fu documentata dal fotografoAchille Mauri, che realizzò per conto della SFM due album di fotografie.
I lavori furono diretti dagli ingegneri capo della SFM Mentegazza, Pagliano, Rodolfo e Rinaldi.[41][42] La loro esecuzione fu divisa in molti piccoli lotti, subappaltati a ditte costruttrici terze che lavoravano in contemporanea;[41] in tal modo i cantieri procedettero rapidamente, nonostante le difficoltà imposte dall'accidentataorografia dei territori attraversati e dalla stagione particolarmente piovosa.[41] Il primo tratto ad essere completato fu il versante aquilano del valico (L'Aquila-Rocca di Corno, 24 km), che fu inaugurato il 22 giugno 1882.[9]
Il tratto Terni-Marmore (con i suoi cinque chilometri di gallerie) fu completato nel tempo record di appena dieci mesi, senza che si fosse verificato alcun incidente, e con il minor costo al chilometro mai registrato in Italia, ottenuto dal direttore dei lavori ingegner Rinaldi «riducendo al minimo i movimenti di terra allo scoperto e variando la grossezza dei rivestimenti in galleria secondo la varia natura dei terreni attraversati [...] per modo che l'opera murale fosse sempre proporzionata agli sforzi effettivi ai quali doveva resistere».[43] Nel complesso i lavori si conclusero il 14 ottobre 1883,[9] in anticipo di ben 15 mesi rispetto al previsto,[44] con l'abbattimento dell'ultimo diaframma della galleriaColle Amaro (traRocca di Fondi eRocca di Corno).[9]
Il 16 ottobre furono effettuate leprove di carico sui ponti; il 20 ottobre fu verificato l'armamento e la sagoma delle gallerie.[45] L'inaugurazione della parte rimanente del tracciato (i 79 km traRocca di Corno eTerni), che segnava il definitivo completamento dell'intera linea, ebbe luogo il 28 ottobre 1883[42] e fu oggetto di grandi festeggiamenti.
Il treno inaugurale partì da Roma alle 8[46] con a bordo il ministro dei lavori pubbliciFrancesco Genala, il sottosegretario Correale, alcuni parlamentari, il presidente dellaSFMPietro Bastogi con l'intero consiglio di amministrazione, il sindaco di Roma, ducaLeopoldo Torlonia,[47] nonché i corrispondenti di ben sessantasei testate giornalistiche (tra le quali ilTimes, ilDaily News di Londra, laGazzetta di Mosca e l'Evenement di Parigi).[48]
Il convoglio giunse a Terni alle 10:30, a Rieti alle 12:10 e all'Aquila alle 18, fermando in ogni stazione per i festeggiamenti ed il saluto delle autorità locali.[46] ARieti si tenne un concerto, lanci dimongolfiere e fuochi d'artificio, mentre all'Aquila si tenne un banchetto con circa seicento invitati, allestito all'interno della rimessa locomotive e curato dalGran Caffè Doney di Firenze.[42][47][49] Nel capoluogo abruzzese il treno proveniente da Roma si incontrò con un secondo convoglio proveniente da Pescara, con a bordo i sindaci di Castellammare, Chieti e Sulmona, segnando simbolicamente la riunione del versante tirrenico con quello adriatico.[50]
Per quanto il clima fosse euforico, non mancarono le critiche: i giornali abruzzesi tornarono a lamentare che, nella scelta del valico, si fosse preferito far inerpicare la linea sulla «deserta montagna di Rocca di Corno», invece di portare «vita, commercio e floridezza» alle popolazioni dell'alto Aterno-Velino.[39] Ma soprattutto gli amministratori reatini, che mal tolleravano la scelta dell'innesto a Terni, non mancarono di ricordare al ministro Genala che l'opera andava completata con la costruzione del trattoRieti-Passo Corese inizialmente previsto;[46] anche ilCorriere della Sera scrisse che era stato «un errore congiungere Rieti ed Aquila a Roma per Terni ed Orte, mentre si poteva andare per Passo Corese».[51] Il giornale milanese criticò inoltre l'eccessivo sfarzo della cerimonia inaugurale, che costò l'equivalente di oltre centomila euro attuali.[49][52]
Il primoincidente sulla linea si verificò la stessa sera dell'inaugurazione: infatti il treno che riportava a Roma gli invitati alla cerimonia subì un lievederagliamento.[53] L'esercizio regolare ebbe inizio due giorni dopo, martedì 30 ottobre 1883.[7]
Nonostante il suo scopo fosse stato nel frattempo modificato, al momento della sua apertura al traffico la linea si trovò effettivamente a rivestire il ruolo per il quale originariamente era stata progettata. Infatti proprio con il completamento della Terni-Pescara, nel 1883, si realizzò per la prima volta il collegamento dell'Abruzzo conRoma, che per alcuni anni fu possibile solo tramite questa ferrovia.
Tuttavia tale primato era destinato a essere temporaneo sin dall'inizio: infatti già dall'accordo del 1879 era chiaro che, nella relazione Abruzzo-Roma, il ruolo di linea principale sarebbe stato ricoperto dallaferrovia Roma-Sulmona, della quale i cantieri erano già in corso e in fase avanzata.
Oltre che temporanea, tale funzione rimase sempre puramente teorica, perché la linea non riuscì ad assurgere al ruolo di ferrovia a rilevanza nazionale nemmeno nei pochi anni in cui ebbe quella fugace importanza: infatti il servizio viaggiatori venne improntato sin da allora a un'offerta strettamente locale, e non vennero mai istituiti collegamenti diretti per Roma, che la linea era inadatta ad ospitare a causa del passaggio per Terni (il percorso totale Adriatico-Roma sarebbe ammontato a 344 km[54] e il tempo di percorrenza a ben 14 ore[55]). Persino il servizio locale si dimostrò carente: nel primo anno d'esercizio la linea veniva percorsa da appena quattro coppie di treni al giorno,[56] dei quali solo due percorrevano l'intero percorso dall'Adriatico a Terni;[57] solo su richiesta del comune di Rieti, nel 1884, venne istituita una quinta coppia di treni.[58]
Il 28 luglio 1888 venne inaugurata laferrovia Roma-Sulmona, la trasversale "concorrente",[57] che divenne la principale linea di accesso all'Abruzzo;[59] la Terni-Pescara perse definitivamente quel ruolo, tra l'altro mai davvero assunto, e fu relegata a un ambito secondario e strettamente locale.[57] Le conseguenze non si limitarono al ruolo ma si estesero anche all'infrastruttura: infatti in tale occasione il tratto di 67 km da Sulmona a Pescara fu scorporato e ceduto alla neonata Roma-Sulmona (che divenne quindi Roma-Sulmona-Pescara), lasciando alla Terni-Sulmona-Pescara solo il tratto Terni-Sulmona;[60] curiosamente il conteggio dei chilometri non venne rivisto e continuò a partire da Pescara (cosicché ancora oggi Sulmona risulta al chilometro 67 anziché al chilometro zero).[59] Inoltre venne operata una radicale riorganizzazione delnodo diSulmona, con spostamento e ricostruzione della stazione ferroviaria, che comportò la perdita della connessione diretta tra la Terni-Sulmona e la Sulmona-Pescara: nella nuova configurazione, un treno proveniente dall'Aquila non poteva più proseguire per Pescara (se non effettuando un'inversione di marcia), ma solo per Avezzano.[60] Il traffico, mai veramente decollato, perse ogni ulteriore impulso.[57]

Negli anni seguenti, il servizio sulla linea rimase sostanzialmente invariato, e fino aglianni 1920 consistette di cinque coppie di treni al giorno.[61] Di questi, solo due percorrevano l'intero itinerario Terni-Sulmona, mentre gli altri tre percorrevano una parte minore:[57] infatti, sin da allora, si affermò il modello di esercizio che vedeva la linea spezzata in due tronconi (Terni-L'Aquila e L'Aquila-Sulmona) e la maggior parte dei servizi limitati ad uno di essi, o alla relazione ancor più breve Terni-Antrodoco.[61] La SFM, che già aveva costruito la linea malvolentieri, era scarsamente disponibile a migliorare il servizio vista la scarsa redditività che si manifestò da subito: infatti, già all'inizio del Novecento la Terni-Sulmona risultava essere una linea depressa, con unprodotto chilometrico di appena 5172 lire/km.[62]
Il tempo di percorrenza dei treni più veloci, nel 1884, era pari a 1h 23' tra Terni e Rieti, 2h 40' tra Rieti e L'Aquila, e 2h tra L'Aquila e Sulmona; lavelocità commerciale era di circa 30 km/h nella prima e nell'ultima tratta, e scendeva addirittura a 23 km/h nella tratta di valico Rieti-L'Aquila,[56] rimanendo sostanzialmente invariata fino agli anni trenta. Nei primi anni di esercizio furono utilizzate locomotiveFS 120, poi sostituite dalleFS 851.[9] Nel 1915 ilterremoto della Marsica provocò notevoli danni al tratto L'Aquila-Sulmona.[9][57]
Tra gli anni venti e gli anni trenta venne definitivamente consolidato il divario tra la linea e la Roma-Sulmona: infatti quest'ultima fuelettrificata, mentre sulla Terni-Sulmona venne definitivamente soppresso l'unicodeposito locomotive diAntrodoco.[57] Tuttavia, in quegli anni, il servizio fu oggetto per la prima volta di qualche miglioramento: nel 1919 venne istituito per la prima volta un servizio diretto L'Aquila-Roma, senza cambio a Terni, che percorreva la distanza in circa 7h 30';[57] inoltre venne aumentata la capillarità del servizio locale, con l'istituzione di una decina di nuovefermate a servizio di piccole località rurali.

Successivamente venne apportata una drastica riduzione dei tempi di percorrenza (che furono pressoché dimezzati), dapprima con l'introduzione deitreni leggeri nel maggio del 1932,[63] ma soprattutto con l'immissione in servizio delleautomotrici diesel, dettelittorine, nell'agosto del 1935: nel tratto Terni-Rieti il treno più veloce passò da 1h 21' a 44' (con un incremento dellavelocità commerciale da 30 a 56 km/h), nel tratto di valico Rieti-L'Aquila passò da 2h 40' a 1h 26' (da 23 a 44 km/h), tra L'Aquila e Sulmona da 1h 37' a 59' (da 37 a 61 km/h).[64] Inoltre il numero di collegamenti fu quasi raddoppiato, passando da cinque a nove coppie di treni al giorno.[57]
Nel giugno 1939, per la prima volta, la linea fu dotata di un servizio di pregio, con l'istituzione di unrapido L'Aquila-Roma via Terni, che effettuava due sole fermate intermedie a Rieti e Terni riducendo il tempo di percorrenza ad appena 3h 30'.[57][65]
In tale periodo, però, si verificò anche il graveincidente ferroviario di Contigliano (1936), che provocò almeno 15 morti e molti feriti gravi, tra cui l'intera rosa dell'A.S. L'Aquila. I progressi compiuti, inoltre, vennero quasi totalmente perduti con laseconda guerra mondiale: nel 1941 la difficile reperibilità dellanafta causò il ritorno della trazione a vapore, e negli anni successivi la ferrovia fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti aerei deglialleati e dai sabotaggi deitedeschi in ritirata. Nel 1944 rimaneva in funzione il solo tratto Rieti-Antrodoco, mentre tutti gli altri erano impercorribili.[9]
La percorribilità della linea fu ripristinata nell'immediatodopoguerra, per mezzo di soluzioni provvisorie, che permisero di riaprire all'esercizio prima il tratto Terni-L'Aquila (7 ottobre 1946) e poi il tratto L'Aquila-Sulmona (23 dicembre 1946).[9] Successivamente, grazie agli aiuti delpiano Marshall, fu avviata la definitiva riparazione dei danni bellici, con la ricostruzione dei fabbricati e delle opere civili permanenti in luogo di quelle provvisorie. La linea fu ricostruita in modo pressoché identico a com'era prima del conflitto; tra le differenze più significative ci furono il maggiorecarico assiale consentito dai ponti atravatura metallica di nuova costruzione, e la ricostruzione in nuovo stile architettonico di alcuni fabbricati viaggiatori, tra cui quelli delle stazionidell'Aquila e diPiediluco (architettoRoberto Narducci) e diRieti. All'inizio degli anni cinquanta la linea ferroviaria tornò pienamente operativa.

Tuttavia, nel corso del dopoguerra, il fenomeno della motorizzazione di massa ridusse ulteriormente il già scarso afflusso di passeggeri sulla linea. Per tale ragione, durante tutta la seconda metà del Novecento, il destino della linea oscillò più volte tra quello di essere potenziata, per rilanciarla ed aumentarne la frequentazione, e quello di essere soppressa, per risparmiare il costo di un servizio scarsamente utilizzato; tuttavia nessuno dei due propositi fu perseguito fino in fondo con la necessaria incisività, e non si riuscì ad arrivare né all'ammodernamento né alla chiusura.
Negli anni cinquanta il servizio fu potenziato con l'istituzione di numerose relazioni dirette con i grandi centri posti oltre i confini della linea: si tratta delle relazioni L'Aquila-Pescara, L'Aquila-Napoli, Terni-Giulianova e Orte-Sulmona.[57] Ma soprattutto, nel 1959 venne istituito ildirettissimoFreccia del Gran Sasso, un collegamento diretto e veloce tra L'Aquila e Roma che, nonostante il percorso molto più lungo, consentiva di raggiungere la capitale nello stesso tempo dell'autolinea: tre ore e mezza dall'Aquila, due ore da Rieti.[66] Tuttavia, in ragione del suo scarso traffico, la linea fu esclusa dal consistente piano dielettrificazioni portato avanti in quegli anni dalleFS, nonostante le richieste in senso contrario dei parlamentari locali; al suo posto, nelpiano decennale del 1962 venne previsto il passaggio di tutti i servizi dallatrazione a vapore a quelladiesel,[67] che venne completato nel 1959 per i treni passeggeri,[9] e nel 1969 per i treni merci.[68]

Nel 1966 la linea rischiò per la prima volta la soppressione: ilministro dei trasportiOscar Luigi Scalfaro prese in considerazione la sua sostituzione conautoservizi, in ragione dello scarso traffico e del fatto che le spese di esercizio della linea superavano di sei volte i proventi, generando una passività di un miliardo e mezzo di lire all'anno;[69] tuttavia, in considerazione dell'attraversamento di tre regioni e di altrettanti capoluoghi di provincia, a differenza di altre ferrovie fu mantenuta[9] e ne venne riconosciuto il ruolo di «collegamento interregionale in un territorio a vocazione rurale servito da una viabilità insufficiente e difficoltosa».[70] Nel 1970 il già grande svantaggio della ferrovia nella relazione Roma-L'Aquila (215 km contro i 145 della strada) aumentò ulteriormente con l'inaugurazione dell'autostrada A24, che abbreviava il percorso a soli 108 km.
Deciso il mantenimento della linea, negli anni settanta venne stanziato un fondo di 14,6 miliardi di lire destinato al rinnovo deibinari, alla sistemazione delle opere d'arte (in particolare la sostituzione dei ponti metallici originari non ricostruiti nel dopoguerra, allo scopo di innalzare ilcarico assiale sopportato dalla linea) e all'installazione di un sistema di esercizio più economico.[57] Tali interventi, tuttavia, furono eseguiti con estrema lentezza: il primo dei ponti venne varato nel 1981[9] e l'ultimo solo nel 2015,[71] mentre il nuovo sistema di esercizio entrò in funzione solo nel 1993.[9]

Sempre negli anni settanta, le automotriciALn 56 eALn 556 vennero gradualmente sostituite con leALn 668 di nuova concezione, che però non apportarono miglioramenti significativi ai tempi di percorrenza, finché nel 1983 vennero introdotte le più potentiALn 668 serie 3300, realizzate appositamente per le pendenze di questa linea e dellaSulmona-Isernia, che permisero di ridurre i tempi di alcuni minuti.[72]
Nonostante ciò, negli anni ottanta la ferrovia rischiò nuovamente la soppressione, poiché il ministro dei trasportiClaudio Signorile la inserì tra i "rami secchi" da chiudere perché considerati improduttivi; ma nel febbraio del 1986 la linea venne esclusa dalla versione finale del decreto[73] e riuscì fortunosamente a salvarsi.[57] I tagli ministeriali colpirono però lafreccia del Gran Sasso, ormai sopraffatta dalla concorrenza dei servizi automobilistici via autostrada, che fu soppressa nel 1987 dopo quasi trent'anni di servizio.[9]
Deciso il mantenimento della linea, vennero eseguiti interventi di ammodernamento più sostanziosi: fu aumentata la sicurezza con l'installazione delsistema automatico di bloccoelettrico conta-assi, e furono ridotti i costi di gestione con l'installazione del sistema diControllo Centralizzato del Traffico, che permise di passare dal sistema di esercizio aDirigente Unico al più economico sistema delDirigente Centrale Operativo (con il quale era possibile telecomandare tutti gli impianti della linea ed eliminare la necessità deicapistazione e degli ausiliari che precedentemente li manovravano); i lavori furono avviati nel 1989 e terminarono nel 1993.[9] Venne inoltre realizzato un nuovo punto d'incrocio per aumentare la capacità della linea, aggiungendo un binario alla pre-esistente fermata di Stroncone, divenutoposto di movimento Stroncone (1996),[74] ma per antitesi, nello stesso periodo la politica della "rete snella" portò a rimuovere il binario d'incrocio aVigliano.[75]
Nonostante i miglioramenti, nel 2001 venne definitivamente soppresso iltraffico merci[60] e furono effettuati nuovi tagli al servizio passeggeri (a partire dal 2004, il tratto Terni-L'Aquila cominciò ad essere chiuso al traffico ogni anno durante l'estate, ufficialmente per eseguire non meglio precisati lavori[76]); si diffuse pertanto la voce di una nuova volontà di sopprimere la ferrovia.[60]
L'eventualità fu scongiurata grazie all'azione dell'amministrazione provinciale di Rieti che riuscì a ottenere l'affidamento del servizio passeggeri allaFerrovia Centrale Umbra[77] (nel 2010 divenutaUmbria Mobilità e nel 2014Busitalia), azienda che disponeva di una flotta di automotrici sovrabbondante e da poco omologata per circolare sulla reteRFI,[78] in subappalto perTrenitalia che continuò invece a gestire la relazione L'Aquila-Sulmona;[60] il subentro divenne effettivo dal 15 giugno 2008.

Grazie al cambio di operatore, si verificò un rinnovamento del materiale rotabile (le ALn 668 di Trenitalia lasciarono il passo alle più potentiALn 776 di FCU), la velocizzazione delle corse e l'introduzione della relazione L'Aquila-Perugia.[60]
Nel 2006, in seguito al fallimento dell'ennesimo tentativo di costruire laferrovia Rieti-Roma, iniziò a farsi strada la proposta di collegare le due città per mezzo della ferrovia esistente, passando per Terni e per laDirettissima Roma-Orte,[79] idea che ricevette il supporto della giunta provinciale guidata daFabio Melilli e di quella regionale del presidentePiero Marrazzo.[80] Così, nel dicembre 2008, venne istituito un treno diretto da Rieti a Roma Tiburtina;[81][82] nel dicembre 2015 è stato istituito un treno di ritorno Roma-Rieti,[71] mentre nel gennaio 2018 è stata istituita una seconda coppia di treni.[83]
Questi collegamenti hanno un tempo di percorrenza che varia da 1h 40' a 1h 58' e vengono espletati dalleALn 776 di FCU (che hanno velocità massima pari a 150 km/h ecarico assiale massimo inferiore alle 13 tonnellate[senza fonte][84][85]), unico rotabile diesel a percorrere la Direttissima; tuttavia il miglioramento di frequenza e velocità del servizio è reso difficile dalla mancanza di materiale rotabile più veloce e dalla saturazione della linea Direttissima, occupata dai treni dell'Alta velocità e dai regionali diretti in Umbria.[86][87]
L'acquisto di treni più confortevoli e performanti per espletare la relazione, promesso dalla regione Lazio sin dal 2006,[88] è stato a lungo impedito da limitazioni nelcarico assiale della linea (<16 t/asse), superate nel 2015 con la sostituzione degli ultimi due ponti metallici rimasti dal 1981.[71][87][89][90][91] L'acquisizione dei rotabili è stata infine ufficializzata nel contratto di servizio del 2018, che prevedeva la spesa di 76 milioni di euro per tre[92]treni bimodali a doppia alimentazione diesel-elettrica;[93][94] la gara d'appalto era stata prevista per il 2019 e la consegna dei treni per il 2021.[92] All'inizio della primavera del 2022 nessuno di questi treni risultava ancora in servizio, né consegnato. A fine dicembre 2022 il primo treno trimodale ibrido HTR 412 012 Blues ha percorso il tratto Rieti-Terni per prove di collaudo, seguito nei mesi successivi da altre prove, in attesa di essere messi in servizio. Il 12 giugno 2023 il primo Blues ha iniziato il servizio Rieti-Roma ed il successivo 10 luglio c'è stata l'inaugurazione ufficiale alla stazione di Rieti, in attesa dei due ulteriori convogli previsti nei mesi successivi.
Nel 2009 la linea fu coinvolta nelterremoto dell'Aquila, che provocò lievi danni al tratto L'Aquila-Beffi e il crollo di diversi fabbricati ferroviari,[60] ma evidenziò anche l'importanza della ferrovia, che si rivelò importante per i soccorsi (consentendo l'arrivo nella città di 16 carrozzeUIC-X BC provviste di cuccette per il ricovero degli sfollati[95] e dei primi moduli abitativi provvisori[96][97]).
Nel 2011, infatti, il governo stanziò un fondo di 100 milioni di euro per il miglioramento della rete ferroviaria nel cratere sismico.[98] Per volontà del comune dell'Aquila, un quarto della cifra fu dedicata alla realizzazione di quattrofermate suburbane e all'eliminazione di 14 passaggi a livello nel trattoSassa-San Demetrio, allo scopo di istituirvi un servizio di ferrovia urbana[99][100][101] con frequenza di un treno ogni 40 minuti.[102] Il progetto è volto a compensare il fallimento delprogetto della metropolitana leggera ideata prima del sisma e a collegare le"new town" sorte in periferia dopo il sisma;[103] le fermate sono state inaugurate nel 2017,[104] mentre non sono ancora stati istituiti i servizi suburbani.[105]

Neglianni 2010 la regioneAbruzzo ha espresso la volontà di velocizzare il collegamento ferroviario traL'Aquila ePescara e di portare il tempo di percorrenza a 1h 20', tramite l'istituzione di collegamenti diretti (eliminando quindi la rottura di carico e l'attesa della coincidenza aSulmona), e tramite l'eliminazione del perditempo dovuto all'inversione di marcia nella stazione peligna.[106]
A tale scopo, il presidente della regione AbruzzoLuciano D'Alfonso ha stipulato nel 2014 un contratto conRFI per la realizzazione di una bretella tra i binari della Terni-Sulmona e quelli dellaRoma-Pescara, poco a nord di Sulmona.[107] Il progetto ha un costo di 11 milioni di euro, finanziati con i fondi del "Masterplan Abruzzo",[108] e prevede la stesura di 550 metri di nuovo binario elettrificato, lungo la stessa curva dove passava originariamente la ferrovia prima della riorganizzazione delnodo peligno del 1888.[109] In seguito alle proteste dei sulmonesi,[110] è il progetto è stato modificato inserendo una nuovafermata lungo la bretella, chiamataSulmona Santa Rufina, che permetterà ai treni L'Aquila-Pescara di servire anche la città peligna.[111][112][113] La pre-cantierizzazione è cominciata nel settembre del 2017,[110] ma i lavori veri e propri sono iniziati nel mese di novembre del 2022 e sarebbero dovuti terminare nell'estate del 2023.[114] L'attivazione della bretella, dapprima prevista per il 2021,[115] è slittata infine a dicembre 2024[116][117][118].

Per svolgere la relazione, la regione ha acquistato quattro treni dieselSwing, che sono entrati in servizio nel 2016, sostituendo leALn 668 sulla tratta L'Aquila-Sulmona.[119][120]
In seguito alterremoto di Amatrice del 2016, è stata ulteriormente enfatizzata l'importanza della linea per impedire lo spopolamento del territorio colpito dal sisma: nell'ottobre del 2017 il ministroGraziano Delrio ha annunciato di aver inserito nel contratto di programma conRFI gli interventi dielettrificazione e velocizzazione della Terni-Sulmona, nonché la costruzione dellaferrovia Rieti-Passo Corese, allo scopo di istituire collegamenti diretti Roma-L'Aquila via Rieti che impieghino non più di 2h 15'.[121][122] Il progetto era articolato in due fasi:

Tuttavia, anche in seguito al subentro delgoverno Conte e alla sua promozione di un piano per l'utilizzo ditreni a idrogeno su questa e altre linee,[127][128][129] nella seconda metà del 2020 il progetto è stato rivisto:
La linea è ascartamento ordinario, e per tutta la sua estensione è abinario unico nonelettrificato.[6]
In base al grado e alla distribuzione di carico che può sopportare (peso per asse epeso per metro corrente), è composta da tratte di due differenti classificazioni:[132][133]

La linea ha un andamento altimetrico molto vario: nei lunghi tratti in cui segue la valle delVelino (traMarmore eAntrodoco) e quella dell'Aterno (traSassa eSulmona) è quasi pianeggiante, con pendenze mai superiori al 16 per mille.[135] Al contrario, diviene estremamente acclive nel tratto in cui risale lacascata delle Marmore (traTerni Cospea eMarmore), dove si raggiunge la pendenza del 30 per mille,[136] e soprattutto in quello dove affronta il valico diSella di Corno (traAntrodoco eSassa), dove si raggiunge addirittura la pendenza del 35 per mille:[137][138] si tratta del massimo grado di pendenza raggiunto su tutta larete ferroviaria italiana; solo nelle linee ascartamento ridotto oa cremagliera e in alcune brevi diramazioni si raggiungono pendenze maggiori.
La quota più bassa raggiunta della linea è di 116,93 metris.l.m., che si registra al km 229 (tra Terni e Terni Cospea), mentre il culmine è pari a 989,28 metri s.l.m., raggiunto presso lastazione di Sella di Corno.[139]

Attraversando strette vallate ai piedi degliAppennini, la linea è costretta ad un andamento piuttosto sinuoso: nel tratto di 103 km Terni-L'Aquila, quasi metà del tracciato (50,6 km) è costituito da curve.[140] Oltre che numerose, spesso le curve sono anche strette: ilraggio di curvatura minimo dell'intera linea è di 250 metri,[141] e nel tratto Terni-L'Aquila quasi metà dei tratti in curva (46%) ha raggio di 250 o 300 metri.[140][142]

Le velocità raggiungibili, conseguentemente, non sono elevate: la media ponderata dei limiti di velocità sull'intero percorso (rango C) è di 86,7 km/h. Il picco massimo (rango C) è di 110 km/h, che si raggiunge nellaPiana Reatina, traMarmore eContigliano,[144] nonché nellaConca Aquilana, traL'Aquila eSan Demetrio;[145] quello minimo è di 70 km/h, che si raggiunge traCittaducale eRocca di Corno, sul lato laziale del valico[146] (ad eccezione di un breve tratto nei pressi diMolina con limite a 65 km/h[145]).
Lungo la linea, oltre alle due stazioni capo tronco diTerni eSulmona, sono attive diciottostazioni intermedie, quattordicifermate e unposto di movimento;[147] oltre a queste, in passato erano attive ulteriori due stazioni e sette fermate.
Tutti gli scali intermedi sono impresenziati,[148] e sono tutti classificati daRFI nella categoria "bronze", tranne le stazioni diRieti eL'Aquila che rientrano nella categoria "silver".[149] Nella maggior parte di essi l'unico servizio offerto ai viaggiatori è la sala d'attesa (aperta all'uso in tutte le stazioni ma non nelle fermate); benché originariamente presenti, sono stati chiusi o murati quasi ovunque iservizi igienici (disponibili solo a Rieti e L'Aquila) e la biglietteria a sportello (presente solo all'Aquila[150]); ilsottopasso pedonale è presente solo all'Aquila,[151] mentre la biglietteria automatica self-service è presente solo a Rieti, L'Aquila eRaiano.[150]

I piazzali delle stazioni sono equipaggiati con binari d'incrocio la cui lunghezza (modulo) consente la circolazione ordinaria di treni lunghi fino a 135 metri.[152] Ideviatoi che collegano il binario di corsa con quelli secondari sono percorribili in itinerario deviato solo alla velocità di 30 km/h,[153] e sono disposti secondo uno schema che non consente l'ingresso e la partenza contemporanea dei treni incrocianti[153] (assenza deltronchino di sicurezza); inoltre isegnali di protezione sono posizionati ad una consistente distanza dalle relative stazioni.[153] Tutto ciò comporta che l'esecuzione di un ciclo completo d'incrocio richiede tempi elevati, dell'ordine di5 - 8 minuti.[141][153]
Tutte le stazioni intermedie sono dotate di unoscalo merci, nella maggior parte dei casi limitato a unbinario tronco e almagazzino, oggi in disuso e in alcuni casi parzialmente smantellato. Le stazioni diAntrodoco-Borgo Velino eL'Aquila, poste alle due basi del valico di Sella di Corno, sono le uniche dotate di strutture per il ricovero dirotabili; fino agli anni cinquanta, Antrodoco era sede di un vero e propriodeposito locomotive, l'unico interno alla linea. Entrambe dispongono di unapiattaforma girevole[9] e di una rimessa per locomotive,[9] attualmente in stato di abbandono, che ai tempi dellatrazione a vapore venivano usate per ricoverare i locomotori addizionali necessari per poter affrontare la salita senza problemi di potenza.
Le principali opere d'arte della linea sono collocate nel tratto di risalita delleMarmore (tra le stazioni diStroncone eMarmore), nel valico diSella di Corno (traAntrodoco eSassa), e nell'attraversamento dellegole di San Venanzio (traMolina eRaiano).
Lungo il percorso della ferrovia sono presenti 30gallerie, lunghe complessivamente14 967,07 metri.[154] Le quattro gallerie più lunghe, le uniche a superare il chilometro di estensione, sono:[154][155]
Per superare le depressioni del terreno, la linea ricorre a 35viadotti in muratura, per una lunghezza totale di1 627,5 metri;[156] i due più lunghi sono il viadotto nelle gole di San Venanzio che scavalca ilfiume Aterno e laVia Tiburtina, lungo130 metri e composto da 11 arcate, e ilviadotto di Valenza, lungo128 metri e composto da 16 arcate,[156] che scavalca il Fosso Grande di Valenza[157] lungo la risalita delle Marmore. Per superare corsi d'acqua sono presenti 48 ponti,[156] di cui undici atravata metallica;[158] il più lungo di questi ultimi misura 50 metri e attraversa ilfiume Velino nei pressi diCastel Sant'Angelo.[158]
Lungo la linea, inoltre, sono presenti 611 ponticelli (di cui 482 conluce fino a2,5 metri e 129 con luce compresa tra 3 e10 metri),[159] e9 531 metri lineari dimuri di sostegno.[156]
La geometria dei manufatti consente la circolazione solo ai rotabili che rispondono al tipo più stretto disagoma, il "profilo limite di carico FS".[160]
Sulla linea è adottato ilregime di circolazione aBlocco elettrico conta-assi (BCA),[161] e per il controllo del suo rispetto da parte dei treni è attivo il sistema di sicurezzaSistema di supporto alla condotta (SSC).[162]
Lungo il percorso sono presenti 89passaggi a livello, di cui 62 automatici (PLA), 25 manuali (PL) e 2 privati (PLp).[163]
L'esercizio è a trazionediesel con treni composti da materiale ordinario o daautomotrici.
Il controllo della circolazione dei treni fu aDirigenza Unica (DU) sino alla fine deglianni ottanta. La linea in questo senso era divisa in due tratti:
Dagli anni ottanta è esercitata conControllo Centralizzato del Traffico (CTC)[164] da unDirigente centrale operativo (DCO) i cui limiti di giurisdizione sono lestazioni porta di Sulmona e Terni.[148] Il DCO aveva sede all'Aquila fino al settembre del 2017, data in cui è stato spostato a Pescara.[165] Con l'installazione del CTC, tutte le stazioni (ad eccezione di Terni e Sulmona) sono state trasformate in posti periferici (PP) dotati di unapparato centrale elettrico a itinerari (ACEI) semplificato, impresenziate e telecomandate dal DCO.[148] I PP dell'Aquila e Rieti possono fungere da stazione porta temporanea.[148]
L'elenco dei Posti Periferici è il seguente:Raiano,Molina,Beffi,Fagnano-Campana,San Demetrio,Paganica,L'Aquila,Sassa-Tornimparte,Sella di Corno,Rocca di Corno,Rocca di Fondi,Antrodoco-Borgo Velino,Castel Sant'Angelo,Cittaducale,Rieti,Contigliano,Greccio,Marmore eP.M. Stroncone.[148]
| Stazioni e fermate | |||||||||
|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
| per Ancona | |||||||||
| raccordoAST | |||||||||
| 231+158 | Terni | 128 m s.l.m. | |||||||
| per Perugia e Sansepolcro | |||||||||
| per Roma | |||||||||
| fiume Nera | |||||||||
| raccordo Polymer | |||||||||
| 227+581 | Terni Cospea* 1938[166] | 125 m s.l.m. | |||||||
| 224+555 | P.M. Stroncone* 1996[74] | ||||||||
| 222+866 | Stroncone† 2014[167] | 238 m s.l.m. | |||||||
| gall. Alveano (1.080 m) | |||||||||
| gall. Papigno | |||||||||
| gall. S. Angelo (1.156 m) | |||||||||
| 215+943 | Marmore | 374 m s.l.m. | |||||||
| fiume Velino | |||||||||
| 213+393 | Piediluco† 1980[168] | 374 m s.l.m. | |||||||
| confineUmbria-Lazio | |||||||||
| 210+440 | Labro-Moggio* 1936[169] | 374 m s.l.m. | |||||||
| fiume Velino | |||||||||
| 204+820 | Greccio | 376 m s.l.m. | |||||||
| 201+819 | Terria* 1935[170] † 2014[167] | 374 m s.l.m. | |||||||
| 198+887 | Contigliano | 393 m s.l.m. | |||||||
| torrente Canera | |||||||||
| 196+623 | Poggio Fidoni* 1937 | 402 m s.l.m. | |||||||
| per Passo Corese e Roma (mai realizzata) | |||||||||
| fiume Turano | |||||||||
| 191+700 | fiume Velino | ||||||||
| raccordo zuccherificio di Rieti | |||||||||
| 190+279 | Rieti | 391 m s.l.m. | |||||||
| raccordo Bosi legnami | |||||||||
| Santa Rufina[171] | |||||||||
| per Avezzano (mai realizzata) | |||||||||
| ex confineUmbria -Abruzzi e Molise (1870-1927) | |||||||||
| 181+182 | Cittaducale | 401 m s.l.m. | |||||||
| 178+117 | Cotilia* 1939[172] † 2014[167] | 405 m s.l.m. | |||||||
| fiume Velino | |||||||||
| 175+360 | Sorgenti del Peschiera* 1955[173] | 409 m s.l.m. | |||||||
| fiume Velino | |||||||||
| 172+864 | Castel Sant'Angelo | 419 m s.l.m. | |||||||
| 171+162 | Canetra* 1938[174] | 420 m s.l.m. | |||||||
| gall. Sebastiano | |||||||||
| fiume Velino | |||||||||
| 167+075 | Antrodoco-Borgo Velino | 473 m s.l.m. | |||||||
| fiume Velino | |||||||||
| 166+293 | Antrodoco Centro* 1956[175] | 479 m s.l.m. | |||||||
| gall. Castello | |||||||||
| gall. Rocchetta | |||||||||
| 164+841 | PL sullaVia Salaria | ||||||||
| per Ascoli Piceno e San Benedetto (mai realizzata) | |||||||||
| fiume Velino | |||||||||
| gall. Girone | |||||||||
| viadotto di Rapelle | |||||||||
| viadotto del Vallone de Paoli | |||||||||
| gall. Colle Amaro | |||||||||
| 158+364 | Rocca di Fondi | 685 m s.l.m. | |||||||
| viadotto dei Carpineti | |||||||||
| gall. Case Bruciate | |||||||||
| 152+278 | Rocca di Corno | 880 m s.l.m. | |||||||
| confineLazio-Abruzzo | |||||||||
| 147+149 | Sella di Corno(culmine linea) | 989 m s.l.m. | |||||||
| 142+742 | Vigliano d'Abruzzo† 2014[167] | 852 m s.l.m. | |||||||
| 139+721 | Scoppito* 1947[176] † 2005[177] | 730 m s.l.m. | |||||||
| 135+863 | Sassa-Tornimparte | 664 m s.l.m. | |||||||
| 134+388 | L'Aquila Sassa N.S.I.* 2017[178] | ||||||||
| fiume Raio | |||||||||
| 131+008 | L'Aquila Campo di Pile* 2017[179] | ||||||||
| raccordo Siemens | |||||||||
| fiumeAterno | |||||||||
| Autostrada A24 | |||||||||
| per Carsoli e Roma (mai realizzata) | |||||||||
| linea SIA per Capitignano († 1935) eGiulianova (mai realizzata) | |||||||||
| raccordo FS-SIA | |||||||||
| 127+930 | L'Aquila (RFI) /L'Aquila (SIA) | 620 m s.l.m. | |||||||
| 122+227 | Bazzano* 2017[179] | ||||||||
| 120+370 | Paganica | 594 m s.l.m. | |||||||
| 117+990 | L'Aquila San Gregorio* 2017[178] | ||||||||
| 117+620 | San Gregorio* 1938 / † 1962 | 584 m s.l.m. | |||||||
| 115+154 | Fossa* 1905[180] † 1964[181] | 573 m s.l.m. | |||||||
| 112+330 | San Demetrio de' Vestini | 573 m s.l.m. | |||||||
| 110+250 | Villa Sant'Angelo* 1920[182] † 2005[177] | 557 m s.l.m. | |||||||
| 106+795 | Fagnano-Campana | 557 m s.l.m. | |||||||
| 101+786 | Fontecchio | 527 m s.l.m. | |||||||
| 98+059 | Tione degli Abruzzi* 1936[183] | 515 m s.l.m. | |||||||
| 96+292 | Beffi | 495 m s.l.m. | |||||||
| 91+213 | Acciano | 468 m s.l.m. | |||||||
| 86+471 | Molina-Castelvecchio Subequo | 449 m s.l.m. | |||||||
| gall. Claudia | |||||||||
| fiumeAterno | |||||||||
| Via Tiburtina | |||||||||
| gall. Corfinio (1.335 m) | |||||||||
| gall. S. Venanzio (1.018 m) | |||||||||
| 78+252 | Raiano | 397 m s.l.m. | |||||||
| Autostrada A25 -Strada europea E80 | |||||||||
| 71+901 | Pratola Peligna Superiore* 1921[185] | 362[184] m s.l.m. | |||||||
| fiumeSagittario | |||||||||
| bretella di Sulmona * 2024[186] | ||||||||
| 0+339 | Sulmona Santa Rufina* 2024[186]Sulmona (vecchia, † 1888) | ||||||||
| per Pescara | ||||||||
| fiume Gizio | |||||||||
| 67+660 | Sulmona* 1888 | 348 m s.l.m. | |||||||
| per Roma | |||||||||
| per Isernia | |||||||||
| Manuale ·Legenda ·Convenzioni di stile | |||||||||

Il percorso della linea parte dallastazione di Terni (128 m s.l.m.), da dove si dirige verso sud attraversando i quartieriCardeto e San Martino-Dalmazia per poi raggiungere la zona diCospea. Qui, dallaConca ternana, la ferrovia inizia l'ascesa verso l'altopiano reatino, prendendo quota con un largo giro e raggiungendo la pendenza del 30 per mille[136]. Dopo aver raggiuntoStroncone, la linea entra in sei gallerie consecutive, che complessivamente misurano 4,7 chilometri,[49][187] fino a terminare l'ascesa con l'ingresso aMarmore (374 m s.l.m.), sul lato superiore dell'omonima cascata.
Da qui l'orografia si fa più favorevole e il tracciato prevalentemente rettilineo: la linea segue la valle delfiume Velino, superando prima illago di Piediluco e poi il confine con ilLazio, finché la valle si allarga prendendo il nome diPiana Reatina. Seguendo il suo bordo sud-occidentale, ai piedi deiMonti Sabini, la ferrovia raggiungeGreccio,Contigliano e infine il capoluogosabinoRieti (391 m s.l.m.). Superata la città, la valle del Velino torna momentaneamente a stringersi, ma dopo aver toccatoCittaducale si riallarga prendendo il nome diPiana di San Vittorino, dove la ferrovia serve lesorgenti del Peschiera e leterme di Cotilia.

Al termine della pianura, la valle del Velino si fa più stretta e il tracciato della linea più tortuoso, finché adAntrodoco (473 m s.l.m.) si raggiunge la base del valico appenninico. Il primo tratto è quello con il tracciato più audace e impegnativo: prima ancora di aver lasciato il paese, la ferrovia compie un largotornante (scavato quasi interamente in galleria) con il quale abbandona il corso delVelino e guadagna la mezzacosta delMonte Giano. Da qui la linea imbocca legole di Antrodoco, ma per guadagnare quota è costretta ad un secondo e poi ad un terzo tornante, anch'essi quasi per intero su viadotto o in galleria; al termine di questi ultimi, si incontra lastazione di Rocca di Fondi (685 m s.l.m.). Da qui l'ascesa si fa meno tortuosa, anche se il tracciato continua a fare ampio uso di gallerie e muraglioni, e aRocca di Corno la linea entra in un vasto altopiano pianeggiante;Sella di Corno (989 m s.l.m.) è la prima stazione inAbruzzo nonché il culmine della linea.

Da qui la linea prosegue in ripida discesa, ma senza particolari tortuosità, fino a tornare in piano presso lastazione di Sassa-Tornimparte (664 m s.l.m.). In totale, nella tratta di valico sono presenti 16 gallerie, lunghe complessivamente circa cinque chilometri,[49] e si raggiunge la pendenza del 35 per mille,[137] tra le più elevate dellarete ferroviaria italiana ascartamento ordinario.
Dopo Sassa il tracciato della linea si fa rettilineo e attraversa laconca aquilana, raggiungendo lastazione dell'Aquila (posta a breve distanza dallafontana delle 99 cannelle). Dopo il capoluogo abruzzese la ferrovia inizia la discesa verso il mare seguendo il corso delfiume Aterno, che lo porta ad attraversare laValle Subequana. DopoMolina Aterno la linea entra nelle stretteGole di San Venanzio, dove fa più volte ricorso a gallerie e viadotti, per uscirne aRaiano dove la ferrovia fa ingresso nellaValle Peligna e termina la sua corsa nellastazione di Sulmona (348 m s.l.m.).
Complessivamente la lunghezza della linea è di 163,6 km dei quali 20,7 inUmbria[188], 63,3 nelLazio[189] e 79,6 inAbruzzo[190].
Il suo percorso ricalca quello dellastrada statale 5 Tiburtina Valeria traSulmona eMolina Aterno, dellastatale 261 Subequana tra Molina eSan Gregorio (AQ), dellastatale 17 dell'Appennino Abruzzese ed Appulo-Sannitico tra San Gregorio eAntrodoco, dellastatale 4 Salaria tra Antrodoco e Rieti e della recente superstradaSS 79 bis da lì a Terni.
Il servizio passeggeri sulla linea è diviso in due tronchi, separati dallastazione dell'Aquila:
Erano presenti in passato, ma sono oggi scomparse, le relazioni ferroviarie dirette L'Aquila-Roma Termini ("Freccia del Gran Sasso", dal 1959[9] fino al 1987), Terni-Pescara (fino al 2000), L'Aquila-Perugia Sant'Anna viaTodi (dal 2008 fino a pochi anni fa[196]) eSulmona-Orte.[60]

La costruzione della ferrovia ha avuto un ruolo importante nello sviluppo industriale dei territori attraversati. Il traffico merci era fiorente e numerose fabbriche utilizzavano la ferrovia per il trasporto dei beni. Alla linea erano allacciati in più punti deiraccordi a servizio di industrie locali:[9]
Il declino del traffico merci iniziò negli anni Settanta, con la chiusura di alcune delle industrie "pesanti" che storicamente avevano beneficiato del collegamento, come loZuccherificio di Rieti, laSNIA Viscosa e la Bosi; il servizio pertanto fu ridotto a due soli treni al giorno sulla tratta Terni-L'Aquila.[57] Nello stesso periodo cessò la trazione a vapore e i servizi merci furono affidati alleD 343. Alla nascita del nuovonucleo industriale di Rieti non furono presi accordi per il trasporto su ferro delle merci e la maggior parte dei nuovi insediamenti si servì di autotrasportatori.[73] A metà degli anni Ottanta il traffico merci "pesante" sopravviveva quasi solo da e perRieti;[73] comunque, ancora nel 1992, solo in questa stazione transitavano ogni anno 6,5 milioni di tonnellate per chilometro[202] e il servizio era svolto da due coppie bisettimanali tra Terni e L'Aquila.[57]
Gli ultimi servizi merci, tra Terni e Rieti, sono avvenuti nel 2001. Da allora il traffico merci è assente dalla linea, se non nel breve tratto daTerni Cospea aTerni, che viene ancora utilizzato dalla exPolymer per il trasporto dilamiere e carri cisterna.[60][68]
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