Ferecrate (ingreco antico:Φερεκράτης?,Pherekràtes; in latinoPherecrates;Atene, seconda metàV secolo a.C. – ...) è stato uncommediografogreco antico.
Ferecrate visse inAtene nella seconda metà delV secolo a.C., operando dapprima comeattore[1] e in seguito scrivendocommedie grazie alle quali vinse, nel437 a.C., le gare teatrali[2]. Contemporaneo diAristofane e collaboratore diCratete di Atene, si dedicò soprattutto alle commedie di costume e di carattere, dimostrandosi, però, originale sia nei contenuti sia nei temi[3].
Della sua produzioneteatrale sono rimasti 18 titoli (di cui cinque dubbi già nell'antichità)[4] e 228frammenti.
Il frammento più consistente, tra quelli sopravvissuti, è iMinatori, una satira sulle convinzioni religiose sull'oltretomba; ancora, in un frammento deiCrapàtali, appareEschilo a difendere dall'oltretomba il senso ed il significato della sua letteratura.
Ferecrate, però, non rinunciava del tutto alla satira personale, perché vediamo, dai frammenti delle sue opere, che egli aveva attaccato Alcibiade, il poeta tragico Melanzio e altri[5].
Fu famoso per gliintrecci delle sue commedie e per aver inventato un nuovo tipo diverso chiamatoferecrateo[6] e per lo stile, per cui gli fu dato l'attributo di "atticissimo"[7] per la purezza della lingua (con riferimento all'atticismo); tra l'altro, non disdegnava di rappresentare intrecci imperniati su figure femminili, come nella commediaCoriannò, dedicata ad una cortigiana e che, tra l'altro, descriveva un gioioso banchetto a base di vino e fichi secchi.
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