Lafemme fatale (AFI:/ˈfam faˈtal/[1] letteralmente "donna fatale"), a volte chiamatamangiatrice di uomini,[2]vamp o scherzosamentefatalona,[3] è unpersonaggio tipo riconoscibile come una donna misteriosa, attraente eseducente il cui fascino irretisce i suoi amanti, conducendoli spesso in trappole mortali e compromettenti.[4] È unarchetipo dell'arte e dellaletteratura. Sebbene di solito siano malvagie, o almeno moralmente ambigue, ci sono anche donne fatali che in alcune storie interpretanoantieroine e persinoeroine. Oggi l'archetipo è spesso visto come un personaggio che attraversa costantemente il confine tra il bene e il male, agendo senza scrupoli qualunque cosa desideri.
A volte presentata, soprattutto nella tradizione critica italiana, facendo ricorso all'appellativo didark lady, la femme fatale è caratterizzata da una provocante bellezza unita a uno spietato cinismo e a una seducente morbosità. Tra le varianti della femme fatale, è possibile ricordare la figura dellavamp, introdotta daTheda Bara nel cinema muto americano.
Nelle sue opereD'Annunzio utilizzò spesso la figura dellafemme fatale
L'archetipo della femme fatale esiste da millenni nella mitologia e nel folklore di molte culture. Tra le figure più antiche si possono ricordare la dea babiloneseIštar e i personaggi biblici diEva,Dalila eSalomè. Altri esempi classici comprendonoCirce,Medea,Clitennestra, mentre tra gli esempi storici divenuti mitologici si possono annoverareCleopatra eMessalina. Al di fuori della cultura occidentale, si trovano le figure leggendarie diDaji in Cina,Tamamo-no-Mae in Giappone o le varie incarnazioni della Visha Kanya in India.
Il ruolo rilevante assunto dalla femme fatale nella letteratura romantica e decadente fu indagato in modo particolarmente penetrante daMario Praz nel suo celebre studioLa carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica (1930). In particolare nel IV capitolo,La belle dame sans merci, l'autore approfondisce i tratti sadici che la donna-vampiro assume in romanzi comeIl monaco diMatthew Lewis eLa Belle Dame sans Merci diKeats, ma soprattutto nella prima produzione diAlgernon Swinburne. Praz sottolinea anche come la donna crudele di matrice swinburniana approdi inItalia nell'opera poetica e romanzesca diD'Annunzio, in cui la donna è costantemente la nemica che si oppone ai sogni eroici dei protagonisti maschili.
Tra le prime apparizioni della femme fatale in ambito cinematografico va ricordata la vamp, termine danese che sta per "vampira", introdotto negli anni Dieci per le dive delcinema mutoAsta Nielsen eElse Frölich. I rocamboleschi melodrammi mondani del giovane cinema danese riscossero infatti enorme successo a livello mondiale per l'audacia delle situazioni descritte, nonché per l'erotismo dei baci, che per la prima volta venivano rappresentati sullo schermo[6]. Tra le prime vamp diHollywood vi furonoMargarita Fischer inThe Vampire (1910) eAlice Hollister nelfilm omonimo del 1913, quest'ultimo considerato il primo film sulle vamp tuttora in esistenza.[7][8] Fu tuttaviaTheda Bara a popolarizzare il personaggio, nel 1915 conLa vampira.[9] In Francia, una memorabile femme fatale associata all'idea di un fascino vampiresco fu interpretata daMusidora nel film serialeLes vampires diLouis Feuillade.
Nella tradizione critica italiana, un termine alternativo ampiamente usato per definire questi personaggi è quello didark lady.[11][12][13]
La rappresentazione delle protagoniste femminili nei film noir ha offerto numerosi spunti alla critica femminista. Molte studiose hanno sottolineato come la caratterizzazione negativa di questi personaggi riveli la natura fondamentalmente androcentrica e misogina dell'immaginario cinematografico della Hollywood classica, poiché, "sebbene il film noir presenti spesso figure di donne indipendenti e determinate mosse da un forte desiderio di affermazione sociale, esse sono invariabilmente destinate, letteralmente o metaforicamente, ad essere distrutte".[14]
(EN) Amber Butchart,The Fashion of Film, London, Hachette UK, 2016.
(EN) Joan Copjec (a cura di),Shades of Noir, London, Verso, 1993.
Bram Dijksra,Idoli di perversità. La donna nell'immaginario artistico, filosofico, letterario e scientifico fra Otto e Novecento, Milano, Garzanti, 1988[1986].
Mary Ann Doane,Donne fatali, Parma, Pratiche, 1995[1991].
Leonardo Gandini,Il film noir americano, Torino, Lindau, 2011.
(EN) E. Ann Kaplan,Women in Film Noir, London, British Film Institute, 1998[1978].
Franco La Polla,Sogno e realtà americano nel cinema di Hollywood, Roma-Bari, Editori Laterza, 1987.
Massimo Locatelli,Perché noir. Come funziona un genere cinematografico, Milano, Vita e Pensiero, 2011.