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Il lavoro dell’anatomista SirJames Cantlie fornì, nel 1897, la prima suddivisione accurata tra il lobo destro e sinistro del fegato. Successivamente, il chirurgo e anatomista franceseClaude Couinaud offrì ulteriori contributi introducendo i segmenti di Couinaud, basati sulla vascolarizzazione epatica. Questi studi fondamentali hanno fornito una struttura di riferimento per le discussionimediche e chirurgiche sull’anatomia epatica e sono stati essenziali per il progresso della medicina moderna.[3]
Il fegato ha sede sopramesocolica e occupa tutto l'ipocondrio destro, gran parte dell'epigastrio e porzioni variabili dell'ipocondrio sinistro. In alto è in rapporto con ildiaframma e, tramite questo, con la basepolmonare destra, ilcuore e i rispettivi rivestimenti (pleura epericardio).[4]
In avanti, lateralmente e indietro, il fegato è in rapporto con la parte inferiore dell'emicostato destro e la parete addominale superiore. Posteriormente è in rapporto con lavena cava inferiore, l'esofago e levertebre dorsali tra la 9° e la 12°.[4]
Esistono notevoli variazioni interindividuali nella disposizione spaziale del fegato che nei longitipi è più spesso verticale mentre nei brachitipi è orizzontale. Ha una forma prismatica con base laterale destra e nei soggetti adulti pesa 1.400 - 1.800 g (maschi) e 1.200 - 1.400 g (femmine).[4][5] Il diametro varia tra:[4]
Il fegato è rivestito da una capsula dettacapsula di Glisson o capsula glissoniana in continuità con l'impalcaturastromale intraepatica, e avvolto dalperitoneo come da un sacco dotato di una piccola fessura nella metà destra della faccia posteriore (area nuda).[4]
È formato da due foglietti posti sulle facce anteriore e superiore del fegato e classicamente viene considerato il divisore dei suoi lobi destro e sinistro. Superiormente i due foglietti divergono e costituiscono il legamento coronario.[4]
È un residuo dellavena ombelicale, costituisce la prosecuzione inferiore del legamento falciforme e sporge dal fegato nella cavità addominale, dividendo, sulla superficie posteriore dell'organo, il lobo sinistro dal lobo quadrato.[4]
È la prosecuzione sulla superficie posteriore dei foglietti del legamento falciforme. Nel lobo sinistro il legamento coronario si fonde con il foglietto sinistro del legamento venoso dando origine al legamento triangolare sinistro, nel lobo destro si fonde con il foglietto destro del legamento venoso dando origine al legamento triangolare destro. Qui delimita anche l'area nuda triangolare del fegato a diretto contatto con il diaframma, così come una più piccola presso il lobo sinistro.[4]
È costituito da un doppio strato peritoneale che si continua anteriormente con il legamento falciforme e posteriormente con il piccolo omento. Il legamento triangolare destro è invece una continuazione del legamento coronario.[4]
È il residuo dell'anastomosi venosa presente durante la vita fetale tra lavena porta e la vena epatica sinistra (dotto venoso di Aranzio). Decorre nel solco del legamento venoso, localizzato sulla superficie posteriore del fegato, opposto al legamento falciforme. Divide il lobo sinistro del fegato dal lobo caudato.[4]
È una piega peritoneale che connette la superficie posteriore del fegato alla piccola curvatura dello stomaco (pars flaccida) e alla prima porzione del duodeno (pars tensa).La pars tensa contiene al suo interno le formazioni delpeduncolo epatico. Delimita ilforo epiploico di Winslow. Ha una forma che viene definita a "L", dove la linea verticale corrisponde al legamento venoso e quella orizzontale alla prosecuzione del piccolo omento a livello dell'ilo. Esso si continua anche nel legamento coronario a destra e nel legamento triangolare sinistro.[4]
Dopo aver ricevuto le vene gastrische, cistiche e paraombelicali, lavena porta raggiunge l'ilo epatico e si divide in due rami, destro (più corto e diametro maggiore) e sinistro. Alcune vene che raggiungono il fegato senza confluire nella vena porta costituiscono le cosiddettevene porte accessorie.[4]
All'interno del parenchima epatico dai rami dell'arteria epatica e della vena porta originano inizialmente i vasi per i due emifegati (rami di I ordine), da cui si originano poi i rami per i quattro settori epatici (rami di II ordine) e da ultimo i rami per i segmenti epatici (rami di III ordine) ad eccezione del I segmento che presenta un ramo arterioso a sé stante, generalmente di calibro ridotto.[4]
Vi sono poi levene epatiche che derivano dalla confluenza di collettori venosi di calibro progressivamente maggiore (vene centro- e sottolobulari) all'interno del parenchima epatico che connettono il fegato allavena cava inferiore, senza alcun rapporto con l'ilo epatico.[4]
la vena destra che drena il sangue dell'VIII segmento e dei settori congiunti V, VI e VII
la vena media che drena il sangue dei segmenti IV, V e VIII
la vena sinistra che drena il sangue dei segmenti II, III e IV
sottoepatica che drenano il sangue del I segmento e del parenchima paracavale del VI e VII segmento
retroepatica che drenano il sangue del VI e VII segmento
Il calibro delle vene epatiche è generalmente proporzionale al volume epatico drenato e quello della vena epatica destra risulta inversamente proporzionale a quello delle altre.[4]
Ivasi linfatici seguono le ramificazioni deidotti biliari fino all'ilo epatico e raggiungono ilinfonodi iliari collegati alle stazioni linfonodali celiache, paracavali e sopraduodenali.[4]
Il parenchima epatico è innervato dalsistema simpatico eparasimpatico. All'interno del fegato i nervi seguono i rami dei vasi sanguigni e delle vie biliari.[6]
L'innervazione simpatica proviene dalla colonna cellulare intermediolaterale dei segmenti spinali compresi tra il 7° e il 10°toracico. Gliassoni originati a questi livelli escono attraverso le radici anteriori, inervi spinali e i rami comunicanti bianchi per raggiungere e attraversare igangli simpatici del tronco simpatico.[6]
Gli assoni simpatici pre-gangliari raggiungono i gangli vertebrali per mezzo deinervi splancnici toracici e creanosinapsi con lecellule nervose all'interno dei gangli. La maggior parte delle fibre simpatiche post-gangliari trae origine dai gangli celiaci e una piccola parte dai gangli dell'ilo.[6]
L'innervazione parasimaptica è fornita da entrambi i tronchi vagali con il tronco posteriore che attraversa, con qualche ramo, la porzione destra del plesso celiaco senza tuttavia formare sinapsi al suo interno. Il tronco vagale anteriore raggiunge il fegato attraverso il legamento epato-gastrico dalla superficie anteriore dell'esofago e dello stomaco.[6]
I nervi parasinaptici pre-gangliari e sinaptici post-gangliali formano ilplesso epatico anteriore - posto anteriormente all'arteria epatica e composto principalmente da fibre che hanno origine dalla porzione sinistra del plesso celiaco e dal ramo addominale destro del tronco vagale anteriore - e ilplesso epatico posteriore, posto dietro le vene portali e le vie biliari, riceve fibre dal ganglio celiaco destro e dal tronco vagale posteriore.[6]
È costituito dalparenchima epatico propriamente detto e da un'impalcatura stromale contenente vasi e dotti biliari. Anatomicamente il fegato è suddiviso in:[4][7][8]
Disegni anatomici del fegato in cui si possono notare i principali elementi di anatomia macroscopica
Faccia superiore del fegato. Si notano il lobo sinistro con il legamento triangolare sinistro e il lobo destro con il legamento triangolare destro, divisi dallegamento falciforme. Inferiormente, il lobo caudato e lavena cava inferiore.
Faccia inferiore del fegato. La morfologia della superficie è caratterizzata dai rapporti con gli organi adiacenti, si possono infatti osservare, sulla destra, l'impronta data dalcolon trasverso, dalrene destro e dalduodeno, mentre il lobo sinistro è caratterizzato dall'improntagastrica. Nel disegno è ben visibile il legamento coronale. Medialmente vi è il lobo caudato o (lobo di Spigelio) strutturato come una sporgenza e formato dal processo papillare e dal processo caudato. Sul margine inferiore vi è lacolecisti, mentre su quello superiore si innesta lavena cava inferiore.
Ulteriore immagine della faccia inferiore del fegato. Qui si evidenziano la posizione dellavena porta, dell'arteria epatica e del dotto biliare comune.
Si trova a livello dell'area compresa tra il margine superiore della 5ªcostola e quello inferiore della 6ª. È la più ampia, possiede una forma a pera, ed è separata dalla cupola diaframmatica destra dal peritoneo. Fa eccezione un'area triangolare in cui i due foglietti del legamento falciforme divergono, determinando diretto contatto tra il diaframma e quest'organo.[8]
È convessa e ha forma triangolare. Si colloca a livello dell'area tra il margine inferiore della 6ª costa e quello superiore della 10ª. È anch'essa rivestita dal peritoneo fatta eccezione per l'inserzione del legamento falciforme. Parte di quest'area è in rapporto con il diaframma, che la copre anteriormente. Talvolta sono distinguibili lievi depressioni allungate, le impronte costali. Costituisce la superficie antero-inferiore del lobo destro e del lobo sinistro.[8]
Risulta convessa e in rapporto con la cupola diaframmatica destra, che ne modella la forma e la separa dal polmone destro. Il diaframma la copre anteriormente dalla sesta alla nona o decima costa. Comprende la superficie laterale destra del lobo destro.[8]
Risulta ampia, convessa a destra ma con una concavità determinata dalla convessità dellacolonna vertebrale. Comprende la superficie posteriore del lobo destro del fegato e il lobo caudato. È unita al diaframma datessuto connettivo lasso e costituisce un'ampia area nuda triangolare. Lateralmente all'ilo epatico presenta una fossa verticale in cui è alloggiata la vena cava inferiore.[8]
Al di sotto dell'area nuda, vi è una lieve depressione triangolare, l'impronta surrenale, lateralmente e inferiormente a essa una concavità ovale piuttosto profonda che costituisce invece l'impronta renale, determinata dal rene destro. Medialmente all'impronta renale vi è un'altra lieve concavità ovalare, l'impronta duodenale, determinata dalla prima porzione delduodeno. Inferiormente all'impronta renale vi è una depressione semicircolare, l'impronta colica, determinata dalla flessura epatica.[8]
Comprende la superficie posteriore di gran parte del lobo sinistro e della metà inferiore del lobo destro, nonché l'ilo epatico e il lobo quadrato. In una fossa poco profonda postero-medialmente alla vena cava inferiore alloggia la colecisti. Sul lobo sinistro sono presenti l'impronta gastrica e l'impronta esofagea, due depressioni adiacenti. L'impronta colica può talvolta trovarsi su questa faccia.[8]
Il più voluminoso dell'organo, ha forma vagamente cupolare che comprende almeno in parte tutte le cinque facce del fegato. Viene suddiviso in due settori: anteriore e posteriore, dalla scissura laterale destra che congiunge il margine destro della vena cava inferiore al punto di mezzo del margine anteriore del lobo destro e corrisponde al decorso della vena epatica destra.[4]
Si trova sulla superficie posteriore del fegato, e appare come una sporgenza quadrangolare; è funzionalmente correlato al lobo sinistro. I suoi confini sono a destra la fossa cistica e la colecisti, superiormente l'ilo epatico, lateralmente il legamento rotondo.[7]
Detto anchelobo di Spigelio è una sporgenza della superficie posteriore del fegato, formato dal processo papillare e dal processo caudato; è funzionalmente correlato anch'esso al lobo sinistro. È delimitato inferiormente dall'ilo epatico, lateralmente dal legamento venoso, superiormente dalle vene epatiche e medialmente dalla vena cava inferiore.[7]
Corrisponde al lobo caudato, è rappresentato solo nella faccia posteriore del fegato. Si trova posteriormente al IV segmento. Lateralmente vi è il VII segmento, distinto dalla vena cava inferiore che decorre nel proprio solco, medialmente il II segmento, da cui è diviso dal solco del legamento venoso. Riceve rami dalla vena epatica media, dall'arteria epatica sinistra e destra, drena nella vena cava inferiore.[9]
È l'unico compreso nel settore laterale sinistro, per cui è il più laterale di tutto il fegato. Medialmente e inferiormente a esso vi è il III segmento, ed è diviso dal I segmento dal legamento falciforme. Drena nella vena epatica sinistra e in rari casi direttamente nella vena cava inferiore.[9]
Gli otto subsegmenti epatici diCouinaud etichettati
Costituisce la parte laterale del settore mediale sinistro, è quindi compreso tra la fessura ombelicale e la fessura portale sinistra. Lateralmente a esso vi è il IV segmento, medialmente il II segmento. Drena nella vena epatica sinistra.[9]
Costituisce la porzione laterale del settore mediale sinistro, è compreso tra la fessura portale principale e la fessura ombelicale. Medialmente a esso vi è il III segmento, lateralmente il V segmento (il confine con questo segmento passa per l'asse verticale della cistifellea) e una parte del I segmento, superiormente con l'VIII segmento. Drena principalmente nella vena epatica media, ma possiede ramificazioni minori nella vena epatica sinistra.[9]
Costituisce la porzione inferiore del settore mediale destro del fegato. Confina medialmente con il IV segmento, lateralmente con il VI segmento, superiormente con l'VIII segmento. È compreso tra fessura portale destra e fessura portale principale. Drena nella vena epatica destra e nella vena epatica media.[9]
Forma la porzione inferiore del settore laterale destro. Confina medialmente con il V segmento, superiormente con il VII segmento e per una piccola parte sulla faccia inferiore del fegato con il IX segmento.[9]
Forma la porzione superiore del settore laterale destro. Confina medialmente con l'VIII segmento sulla faccia anteriore, mentre sulla posteriore è diviso dal I segmento dalla vena cava inferiore inferiormente con il VI segmento. Le sue vene drenano nella vena epatica destra e possono raggiungere la vena cava inferiore attraverso la vena epatica media destra.[9]
È presente solo sulla superficie anteriore del fegato, costituisce la porzione superiore del settore mediale destro dell'organo. Confina lateralmente con il VII segmento, inferiormente con il V segmento, medialmente con il IV segmento. Drena nella vena epatica media e nella vena epatica destra.[9]
Rappresentato solo nella superficie posteriore del fegato, è una suddivisione del I segmento e ne rappresenta la parte destra, cioè quella prossima alla vena cava inferiore. Drena nelle stesse vene del I segmento. Confina inferiormente con il IV segmento, lateralmente con il VII segmento e superiormente con il I segmento.[9]
È compresa tra l'apice dellacistifellea e la linea verticale immaginaria passante per il centro della vena cava inferiore. Divide il lobo destro dal lobo sinistro, il settore mediale destro dal settore mediale sinistro. Accoglie la vena epatica media.[8]
Divide il lobo sinistro del fegato nel settore laterale sinistro e nel settore mediale sinistro. Accoglie la vena epatica sinistra e si estende tra il legamento falciforme e il legamento triangolare sinistro.[8]
Questa fessura separa il settore anteriore destro (segmenti V e VIII) dal settore posteriore destro (segmenti VI e VII) e corrisponde al percorso della vena epatica destra. Il suo decorso è il più variabile tra le fessure epatiche. Segue un percorso approssimativamente obliquo attraversando il lob destro dall'estremità laterale del margine inferiore sino alla terminazione della vena epatica destra. Attraversa il punto di maggior spessore del parenchima epatico comunemente sezionato durante gli interventi di resezione epatica.[8]
Separa i segmenti II e II dal segmento IV. Contiene uno tra i rami principali della vena epatica sinistra. Anteriormente si trova l'inserzione del legamento falciforme e inferiormente il legamento rotondo. In questo punto, sopra la fessura, può collocarsi un ponte di tessuto epatico che si estenda tra i segmenti III e IV.[8]
Quando presente questo ponte è generalmente privo di vascolarizzazione e può essere separato in sicurezza mediantediatermia chirurgica. La fessura contiene anche la porzione ombelicale del ramo sinistro della vena porta, i dotti biliari che convergono a formare il dotto epatico sinistro e i rami terminali dell'arteria epatica sinistra.[8]
È in continuità diretta con la fessura ombelicale sotto la superficie del fegato. Contiene il legamento venoso derivante dall'occlusione del condotto venoso di Aranzio e decorre tra il lobo caudato e il segmento II.[8]
Detta anchesolco di Rouvière, si trova sotto la superficie del lobo epatico destro, posteriormente alla fossa della cistifellea e anteriormente al segmento I. È presente in oltre l'80% dei fegati normali. Spesso rappresenta il sito di separazione variabile tra il peduncolo portale e il settore posteriore destro.[8]
Il fegato è una struttura tridimensionale complessa composta da elementi epiteliali e mesenchimali disposti in unità microscopiche ripetitive.[10]
Schema di un lobulo epaticoCellule stellate del fegato
La strutturaistologica di base del fegato è costituita da cordoni dicellule epiteliali strettamente intrecciati, che lo rendono una ghiandola a cordoni. Illobulo epatico classico, con gli spazi portali alla periferia e la vena centrolobulare al centro, rappresenta l’unità morfo-funzionale più semplice e versatile dell’organo. Gli aspetti dellafisiologia e delmetabolismo epatico mostrano una distribuzioneeterogenea lungo l’asse porto-centrale del lobulo, determinando la base della zonazione metabolica, che caratterizza l’attitudine funzionale e le caratteristiche ultrastrutturali dei diversi tipi cellulari epatici.[11]
La principale cellula epatica è l’epatocita, che presenta diversi domini specializzati: sinusoidale, laterale e canalicolare. Tra i cordoni di epatociti si trovano canali vascolari tortuosi chiamatisinusoidi, rivestiti dacellule endoteliali fenestrate che permettono alplasma sanguigno di muoversi liberamente dal vaso allospazio perisinusoidale di Disse, di fronte agli epatociti. In questo spazio si localizzano lecellule di Ito, che immagazzinanovitamina A in uno stato quiescente e si attivano in risposta a danni epatici cronici.[11]
Le cellule endoteliali dei sinusoidi e le cellule stellate epatiche sono in grado di rispondere a sostanze vasoattive modificando il diametro sinusoidale. Imacrofagi residenti, come lecellule di Kupffer, insieme aimonociti circolanti e alle cellule linfocitarie, come lecellule NK, svolgono ruoli nel mantenimento dellatolleranza immunitaria o nell’attivazione di risposte pro-infiammatorie.[11]
Itratti portali sono canali che originano dall’ilo e si diramano nel fegato seguendo un pattern ramificato. Le strutture presenti in questi tratti includono il dotto biliare e i duttuli, l’arteria epatica, la vena porta, i vasi linfatici, lefibre nervose e alcune cellule infiammatorie. Iltessuto connettivo di supporto normale contiene principalmentecollagene di tipo 1, che si colora di blu con lacolorazione tricromica.[10]
Il fegato è tra gli organi che si sviluppano prima nell'embrione e rappresenta il principale centro per la funzioneemopoietica. Si sviluppa a partire da un'evaginazioneendodermica dell'intestino anteriore e dalmesenchima del setto trasverso che deriva dall'epiteliocelomatico proliferante nella regione in cui si sta formando l'abbozzo cardiaco.[12]
Lo sviluppo del fegato è intimamente connesso allo sviluppo del cuore. Levene vitelline e, successivamente, levene ombelicali tributarie delseno venoso sono interrotte dal seno trasverso in via di espansione, in modo da formare un plesso epatico precursore deisinusoidi epatici.[12]
Man mano che si formano la piega cefalica e il celoma intraembrionale la parete ventrale dellacavità pericardica origina popolazioni cellullari che prendono il nome dimesenchima pericardico ocardico.[12]
L'endoderma epatico è indotto alla proliferazione da tale mesenchima nonostante tutte le porzioni del tubo cardiaco primitivo, tronco arterioso,atri,ventricoli,endocardio emiocardio possiedano un potenziale di induzione epatica tessuto-specifico, ma nonspecie-specifico.[12]
Quando il cuore e l'intestino anteriore si separano in seguito all'accumulo di mesenchima cardiaco, lo stesso mesenchima viene ridefinitosetto trasverso. Questo si presenta come una massa ventrale, caudale rispetto al cuore, che si porta dorsalmente su ciascun lato dell'intestino embrionale per unirsi al mesenchima proliferante proveniente dalle pareti di canali pericardioperitoneali.[12]
La maggior parte delle cellule situate all'interno del setto trasverso è destinata a diventare mesenchima epatico. Allo stadio embrionale 11, l'endoderma epatico è localizzato al limite superiore dell'intestino medio ed, entro lo stadio 12, si dirige ventralmente e comincia a proliferare sottoforma di undiverticolo. In questa fase si distinguono due parti:[12]
laporzione caudale da cui si svilupperà ildotto cistico e la cistifellea
laporzione craniale da cui si svilupperà il sistema biliare
Dopo il terzo mese, lo sviluppo del fegato, in particolare del lobo sinistro, diminuisce e l'intero organo si sposta nella porzione superiore dell'addome.[12]
Essendo il primo organo esposto al sangue venoso proveniente dall’intestino, il fegato si è evoluto come unfiltro biologico incaricato di rimuovere e processare inutrienti alimentari come glucosio, lipidi eferro, oltre alle tossine che potrebbero danneggiare organi privi di capacità di detossificazione.[14]
Gli epatociti internalizzano molte di queste sostanze extracellulari attraverso meccanismi diendocitosi, tra cui:[14]
Durante la RME,recettori specifici sulla membrana basolaterale si legano aligandi plasmatici e vengono inglobati in fossette rivestite diclatrina. Una volta all’interno della cellula, recettori e ligandi vengono smistati verso diverse destinazioni: riciclati, degradati inendosomi tardivi o lisosomi, oppure trasportati tramitevescicole endocitiche guidate da proteine Rab GTPasi, che regolano la fusione delle vescicole, il rimodellamento delle membrane e il trasporto lungo imicrotubuli.[14]
La capacità degli epatociti per la RME è sorprendente: entro un minuto dallastimolazione, metà dei recettori per l'insulina o EGF viene internalizzata tramite fossette di clatrina. Sebbene piccole (∼50 nm), queste strutture occupano circa il 2% della superficie epatocitaria, equivalendo a una superficie totale di circa 15 m² nel fegato adulto, paragonabile a un posto auto. Questa elevata capacità di endocitosi rapida rende gli epatociti particolarmente adatti a filtrare il contenuto del sangue proveniente dal sistema portale epatico, contribuendo in modo cruciale alla funzione detossificante e regolatoria del fegato.[14]
Una volta raggiunto il fegato attraverso il sistema portale, le sostanze proteiche subiscono modificazioni metaboliche siaanaboliche checataboliche. Il fegato è infatti responsabile di:[13]
Questa funzione è correlata alla capacità dell'epatocita di sintetizzare e immagazzinareglicogeno rilasciandolo a seconda delle richieste metaboliche. Laglicogenesi e la metabolizzazione diglucosio,fruttosio egalattosio rappresentano le principali funzioni biochimiche del metabolismo deicarboidrati a livello epatico che ha come significato finale laglicogenolisi.[13]
Una funzione fondamentale del fegato è il metabolismo e/o la detossificazione deglixenobiotici. Il fegato utilizza ilisosomi per alcuni di questi composti, ma labiotrasformazione rappresenta la via principale per il loro metabolismo e detossificazione. Il fegato trasforma gli xenobiotici principalmente convertendoli da una formalipofila a una formaidrofila attraverso due reazioni:fase I efase II. Queste reazioni avvengono principalmente nelreticolo endoplasmatico liscio degli epatociti.[15]
Lereazioni di fase I rendono ilsoluto più idrofilo tramiteossidazione,riduzione eidrolisi, usando principalmente la famiglia di enzimi citocromo P450 (CYP450). Il prodotto della fase I contiene una specie ossigenata chereagisce meglio con glienzimi coinvolti nella fase II.[15]
Lereazioni di fase II coniugano i metaboliti creati nella fase I per renderli ancora più idrofili e facilitarne lasecrezione nel sangue o nella bile. Ci sono tre principali vie di coniugazione nella fase II:[15]
coniugazione conglucuronato (es.bilirubina), che avviene nel reticolo endoplasmatico liscio
coniugazione conglutatione, che avviene principalmente nel citosol e in parte nei mitocondri
coniugazione consolfato, che avviene nel citosol, dove si trovano gli enzimi necessari
È essenziale che il glutatione sia nella forma ridotta. La sua deplezione può portare all’accumulo di metaboliti tossici, come si osserva nel sovradosaggio daparacetamolo. Alcuni descrivono il trasporto dei metaboliti prodotti da queste reazioni comefase III.[15]
Un’altra funzione fondamentale del fegato è il mantenimento dell’omeostasi del ferro, uncofattore essenziale per processi cellulari vitali come larespirazione mitocondriale, latrascrizione genica e lareplicazione/riparazione del DNA. La disregolazione di questo equilibrio può causare gravi patologie, come dimostrano le malattie genetiche legate allo stoccaggio del ferro 1.[14]
Poiché il ferro non può essere sintetizzato de novo, l’organismo dipende dal ferro alimentare, che viene assorbito e immagazzinato principalmente negli epatociti e nei macrofagi. L’endocitosi è coinvolta sia nell’assorbimento che nel rilascio del ferro da parte degli epatociti. Nel sangue, il ferro è legato allatransferrina, che si lega ai recettori TfR1 e TfR2:[14]
TfR1 è espresso in tutti i tessuti e consente l’assorbimento costitutivo del ferro.
TfR2, presente solo negli epatociti e nelle cellule eritroidi, ha un ruolo regolatorio nell’omeostasi del ferro, pur avendo un’affinità molto inferiore per la transferrina.
La transferrina legata al ferro viene internalizzata tramite endocitosi mediata da clatrina. All’interno dell’endosoma, il ferro sidissocia e viene trasportato nel citoplasma da proteine comeDMT1, dove viene rapidamente sequestrato dallaferritina, una proteina cava capace di contenere fino a 4.500atomi di ferro.[14]
Oltre all’assorbimento, gli epatociti regolano anche il rilascio del ferro nel sangue, comunicando con le cellule di Kupffer e altri macrofagi ricchi di ferro. Quando i livelli di ferro circolante sono elevati, il recettore TfR2 stimola la produzione diepcidina, unpeptide che si lega al canale di esportazione del ferro (ferroportina), inducendone l’endocitosi e la degradazione. Questo processo riduce l’esportazione del ferro e ne favorisce l’immagazzinamento.[14]
Diversi fattori, tra cuivirus,alcol, metaboliti,tossine e altriagenti patogeni, possono compromettere la funzione epatica, causando danni acuti o cronici che possono evolvere in malattie epatiche terminali. Pur condividendo caratteristiche comuni, le malattie epatiche presentano profili fisiopatologici, clinici eterapeutici distinti.[16]
Rappresentano una vasta gamma di disturbi caratterizzati da danno agli epatociti, infiltrazione di cellule infiammatorie e attivazione delle cellule stellate epatiche, che nel complesso compromettono la funzione del fegato e ne alterano l’architettura.[17] Lemalattie epatiche acute derivano spesso dainfezioni virali epatotropiche, sebbene il danno epatico indotto da farmaci (DILI) stia diventando sempre più diffuso a livello globale.[16]
Lecondizioni epatiche croniche, invece, sono generalmente causate da fattori come il consumo di alcol, le infezioni da virus dell’epatite B (HBV) e dell’epatite C (HCV), insieme a una crescente incidenza dellamalattia epatica steatosica associata a disfunzione metabolica (MASLD) a livello mondiale.[18] La progressione di queste condizioni croniche verso malattie epatiche terminali, come lacirrosi e iltumore al fegato, contribuisce in modo significativo allamorbilità emortalità.[19]
Pur presentando spesso caratteristiche clinico-patologiche simili, che vanno da stadiasintomatici a sintomi digestivi aspecifici, le malattie epatiche condividono profilibiochimici e istologici che ne complicano la distinzione basata su un singolo parametro diagnostico.[20]
Date le molteplici funzioni metaboliche del fegato e il notevole volume, affinché unalesione possa dare un'alterazione clinica di interessechirurgico è necessario che determini un danno parenchimale diffuso o che si alterino singole funzioni correlate a precise strutture anatomiche.[13]
Generalmente, per valutare la funzione epatica si determinano i valori ematici di:[13]
Vengono inoltre valutati l'attività protrombinica in percentuale e l'INR. Per quanto riguarda la diagnostica strumentale e per immagini vengono utilizzate:[13]
Il fegato è in grado di rigenerarsi anche a partire da meno della metà dell'organo originale[21]
Secondo un noto mito grecoPrometeo fu punito daglidei per aver rivelato agli uomini il segreto delfuoco venendo incatenato a una roccia e costretto a farsi mangiare il fegato da un avvoltoio (o un'aquila,Ethon) ogni giorno, poiché l'organo di notte si rigenerava, finché non venne liberato daEracle[21]
Secondo l'Iliade,Achille uccise un nemico suo coetaneo,Troo Alastoride, colpendolo con la spada al fegato in modo tanto violento da estrargli l'organo, che cadde a terra avvolto da una colata di sangue nero.[22]
IlTalmud (trattato Berakhot 61b) vede nel fegato la sede della rabbia e nella cistifellea il suo contrario.[23]
Nellamedicina cinese il fegato simboleggia il punto iniziale da dove partono la nostraenergia e la nostra capacità di prendere le decisioni, il coraggio e la forza fisica, ovvero il luogo in cui s'immagazzinano rabbia e risentimento[26]
^(EN) Sherif R. Z. Abdel-Misih e Mark Bloomston,Liver Anatomy, inSurgical Clinics of North America, vol. 90, n. 4, 2010-08, pp. 643–653,DOI:10.1016/j.suc.2010.04.017.URL consultato il 6 agosto 2025.