Iniziò la sua carriera come bibliotecario, per poi diventare giornalista, scrivendo, con lo pseudonimo «assai popolare» di Picche, in diversi periodici, quali ilFanfulla diRoma, ilCorriere del Mattino diNapoli e l'Illustrazione italiana diMilano[1]. Nell'ambito giornalistico ebbe particolare rilievo l'attenzione che prestò alle vicende e agli aspetti più peculiari delteatro italiano, influenzato in questo dal lungo soggiornofiorentino tra il1864 e il1869[2]. Verdinois ne propose una rifondazione attraverso il ricorso alvernacolo, che poteva configurarsi come ottimale veicolo di irradiazione dell'educazione, sia civile che morale, delleclassi piccolo-borghesi[3].
La sua maggiore notorietà è legata, tuttavia, alla traduzione di circa 350 opere da diverse lingue, fra le quali, oltre l'inglese e il russo, il francese, il tedesco, il polacco e il norvegese[4]. Fece conoscere in Italia, con le prime versioni autorizzate, in particolare per lacasa editrice Rocco Carabba diLanciano, i classici dellaletteratura russa, traducendo, fra gli altri,Dostoevskij,Gogol',Puškin,Tolstoj e ilChe fare? diČernyševskij.
Con particolare riferimento a Puškin, è stato affermato che il primo esito italiano di siffatte traduzioni fu, nel complesso, felice, poiché Verdinois seppe essere aderente all'originale, non sacrificando troppo le rime e utilizzando, come peraltro aveva fatto nelle versioni di altri autori,ottonari fluidi, ben scanditi e, ove possibile, piacevolmente arguti[5]. In generale, però, è stato osservato che «il suo torto […] fu di ritenere, come i primi traduttori francesi, che i russi fossero troppo prolissi e occorressero dei tagli per rendere le loro opere più accessibili al parlato degli italiani»[6]. Si deve a lui anche la prima versione italiana delQuo vadis? diSienkiewicz[7]. Non è un caso, del resto, che insegnò all'Istituto Universitario Orientale di Napoli prima lingua eletteratura inglese, successivamente lingua e letteratura russa.
Non meno nota e significativa è l'attivista del Veridinoismemorialista. I suoiProfili letterari napoletani (1881), in cui risulta emblematica la vivace caratterizzazione umana dei personaggi, hanno costituito un modello largamente seguito ben oltreUgo Ojetti[8].
Quanto alla produzionenovellistica di Verdinois, una delle opere più significative è rappresentata dai dieciRacconti inverisimili di Picche («Picche» era lopseudonimo col quale Verdinois si firmava sulFanfulla[9]), pubblicati nel1886 aNapoli, presso la Casa Editrice ArtisticoLetteraria. Essi si inseriscono nell'ambito del generefantastico, che, nel caso specifico, sembra riconducibile alla pratichespiritistiche diffuse nel tardo Ottocento napoletano. A tal proposito, è stato osservato che Verdinois fosse convinto di «evocare le ombre dei defunti e pronto a sollecitare nuovi traguardi della scienza in grado di dare ragione dei fenomeni dell'ipnotismo e della medianità»[10]: da qui la proposta di racconti che colpissero la fantasia popolare, in linea con i nuovi orientamenti che andavano diffondendosi nellanarrativa italiana dopo le tendenzemanzoniane everiste[9]. In effetti, il Verdinois coltivò per gran parte della propria esistenza lo studio dei fenomeni cosiddetti metapsichici, collaborando ad alcune tra le più titolate riviste italiane della sua epoca -tra le qualiFilosofia della Scienza, fondata in Palermo, a inizio '900, da Innocenzo Calderone- inerenti appunto laricerca psichica.
^E. Giammattei,Il Romanzo di Napoli. Geografia e storia letteraria nei secoli XIX e XX, Guida, Napoli 2003, p. 75.
^C. De Caprio,Federigo Verdinois scrittore moderato, in «Esperienze letterarie», V (1980), n. 3, pp. 75-97.
^Dizionario generale degli autori italiani contemporanei, vol. II, Vallecchi, Firenze 1974, p. 1395.
^M. Colucci,Le traduzioni italiane del Novecento di poesia puškiniana, in P. Buoncristiano (a cura di),Puškin, la sua epoca e l'Italia,Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 2001, pp. 106-107.
^Così secondoEttore Lo Gatto, come citato in Laurent Béghin,Da Gobetti a Ginzburg. Diffusione e ricezione della cultura russa nella Torino del primo dopoguerra. Istituto Storico Belga, Bruxelles - Roma 2007, p. 463.
^A. Nigro,Tempesta ed Ida: il fantastico rimeditato di Federigo Verdinois, in A. D'Eliaet alii (a cura di),La tentazione del fantastico. Racconti italiani da Gualdo a Svevo, Pellegrini editore, Cosenza 2007, p. 224.