Professionista dal 1939 al 1960, soprannominatoil Campionissimo ol'Airone, fu il corridore più famoso e vincente dell'epoca d'oro del ciclismo ed è considerato uno dei più grandi e popolari atleti di tutti i tempi.[1][2][3] Formidabilepassista, eccezionalescalatore e dotato di un buono spunto veloce, era un corridore completo e adatto a ogni tipo dicompetizione su strada.[3]
Coppi è anche noto per aver cambiato l'approccio alle competizioni ciclistiche, grazie al suo interesse per ladieta, per gli sviluppi tecnici dellabicicletta, per i metodi diallenamento e lamedicina sportiva. Le sue imprese e le tragiche circostanze della morte (dovuta a unamalaria non diagnosticata) ne hanno fatto un'icona della storia sportiva italiana.
Fausto Coppi nasce aCastellania, inprovincia di Alessandria, il 15 settembre 1919, quarto dei cinque figli di Domenico Coppi e di Angiolina Boveri (gli altri sono, in ordine, Livio, Dina, Maria eSerse); i genitori erano originari del comune diQuarna Sotto e in seguito si spostarono proprio a Castellania, dove divennero proprietari di un fondo coltivato agranturco evite.[3][4][5] Dopo aver frequentato con scarso profitto le scuole elementari e affiancato il padre e il fratello maggiore nel lavoro dei campi, a tredici anni incominciò a lavorare come garzone nella salumeria del signor Merlano aNovi Ligure.[3][4][6] Il giovane Coppi effettuava consegne in bicicletta, ricevendo una paga settimanale di 5 lire e tornando dai genitori a Castellania ogni domenica.[6]
A quindici anni, con i soldi regalatigli dallo zio Fausto, marinaio di ritorno dalGolfo Persico, poté comprare unaMaino da 520 lire al negozio del signor Bovone a Novi e cominciare a partecipare alle prime corse non ufficiali.[7] È proprio a Novi che viene segnalato aBiagio Cavanna, il famoso massaggiatore diCostante Girardengo e diLearco Guerra, che lo ammise alla sua scuola di giovani corridori da poco aperta aPozzolo Formigaro.[3][4] Cavanna, che diventerà cieco nel 1938, sarà per molti anni, anche dopo l'inizio della carriera professionistica di Coppi, suo massaggiatore nonché fido consigliere.[3] È lui a intravedere le possibilità del giovane Coppi di diventare un campione.
Dal fisico apparentemente poco atletico e nonostante una struttura ossea e muscolare molto fragile,[1] Coppi è dotato di una notevole agilità muscolare, gambe lunghe e sottili, un sistema endocrino molto efficiente e un sistema cardiorespiratorio fuori dal comune (torace ampio, capacitàpolmonare di 7,5 litri e 34pulsazioni cardiache/minuto a riposo), qualità che ne esaltano la resistenza sotto sforzo.[1][3] Coppi disputa la sua prima gara ufficiale il 1º luglio del 1937, da non tesserato, sul circuito della Boffalora (Castellania-Sarezzano-Tortona-Villalvernia-Castellania), ma è costretto al ritiro per una foratura.[4] Può nel frattempo lasciare l'impiego di garzone alla salumeria Merlano e lavorare come macellaio per i contadini della zona, riuscendo a guadagnare 20 lire a settimana; si procura inoltre, con 600 lire, una nuova bicicletta, una Prina realizzatagli su misura da un ciclista diAsti.[8] Con la nuova bici centra la sua prima vittoria nel luglio del 1938, da dilettante, con i colori della squadra del Dopolavoro Aziendale Montecatini diSpinetta Marengo, sul circuito diCastelletto d'Orba;[3][9] vince poi anche adAlessandria, al Trofeo Gigi Agosta, facendo sue le 500 lire di premio.[10]
Nel 1939 gareggia tra gli indipendenti con il Dopolavoro Comunale di Tortona. Il 9 aprile esordisce nelle gare per professionisti, correndo ilGiro della Toscana come indipendente, ma è costretto al ritiro per un incidente meccanico (vince Bartali).[11] Il 28 maggio dello stesso anno partecipa alla Coppa Città diPavia; in quell'occasione Cavanna scrive un biglietto aGiovanni Rossignoli dellaBianchi, tra gli organizzatori della corsa, raccomandandogli due nomi, Fausto Coppi eIsidoro Bergaglio (classe 1914): «Ti mando due miei allievi. Coppi vincerà il primo premio, Bergaglio farà quello che potrà. Osserva bene Coppi. Assomiglia aBinda».[4] Coppi come da previsione di Cavanna vince, arrivando solo al traguardo. Il 4 giugno seguente si classifica terzo alGiro del Piemonte, altra gara per professionisti, a 3'31" dal vincitoreGino Bartali, mettendosi in evidenza con uno scatto sulla salita di Moriondo e conquistando, grazie al piazzamento, un premio di 3 000 lire.[4] In luglio è terzo alCircuito dell'Appennino, mentre il 14 agosto, dopo aver vinto la Tre Valli Varesine di categoria disputata sul circuito mondiale diVarese, riceve anche di persona i complimenti del "Campionissimo" Costante Girardengo.[4] In stagione vince anche la Coppa Canepa aBolzaneto, la Coppa Carnevale aLerici, ilGiro del Casentino e la Coppa Miglia aSusa.[3] Notato daEberardo Pavesi, direttore sportivo di Bartali allaLegnano, Coppi viene messo sotto contratto dai "verdi" a partire dal 1940, con un ingaggio mensile di 700 lire.[12] Nel finale di stagione, sempre da indipendente, si classifica secondo allaCoppa Bernocchi e terzo al Gran Premio Stampa-Fiat e alGiro della Provincia di Milano (entrambi corsi in coppia conSeverino Rigoni).[3]
Nell'inverno 1939 Coppi, ristabilitosi da una frattura almalleolo della caviglia destra, si reca aMilano per firmare il contratto con la Legnano.[13] Dopo il ritiro di febbraio sullariviera di Ponente con i compagni, in marzo partecipa allaMilano-Sanremo, contribuendo al successo del suo capitano Bartali.[13] In maggio fa il suo esordio alGiro d'Italia ancora come gregario del già due volte vincitore Bartali. Coppi dovrebbe limitarsi ad aiutare il suo capitano, ma si trova presto davanti: durante la seconda tappa, laTorino-Genova, Bartali cade a causa di un cane che gli taglia la strada e giunge all'arrivo con 5'15" dal giovane gregario, piazzatosi quel giorno secondo alle spalle diPierino Favalli.[4] Al termine della quarta tappa, Bartali è ormai fuori gioco per la vittoria finale, a un quarto d'ora da Coppi. Il giovane piemontese, che nei primi dieci giorni di gara svolge comunque ruoli di gregariato, ha così via libera e nella tappaArezzo-Firenze, sulla salita della Consuma, attacca, venendo però ripreso a9 km dall'arrivo.[4][5]
Due giorni dopo, tra lo stupore generale, riesce a imporsi di forza nellaFirenze-Modena, frazione di184 km caratterizzata dalle salite diPrunetta,Monte Oppio,Abetone eBarigazzo. Quel giorno Coppi raggiunge il fuggitivoEzio Cecchi sull'Abetone sotto il diluvio e si rende quindi autore di una fuga solitaria di tre ore e100 km che lo porta all'arrivo con 3'45" sugli inseguitori e che gli consente di vestire lamaglia rosa. Dopo alcune tappe interlocutorie, nella diciassettesima frazione, laPieve di Cadore-Ortisei, il redivivo Bartali, pur fuori classifica, attacca e allunga sulFalzarego, raggiunto presto da Coppi; i due procedono in accordo e scollinano insieme sul Pordoi e sulpasso Sella, staccandoEnrico Mollo e gli altri rivali di classifica.[4] A Ortisei vince Bartali, ma il Giro va, a sorpresa, a Coppi, che il 9 giugno 1940 a Milano diventa il più giovane vincitore della Corsa Rosa, conquistando il successo a soli vent'anni d'età. Il giorno dopo l'Italia entra inguerra.[4]
Fausto Coppi e Gino Bartali nel 1940 circa
Il 30 giugno Coppi diventa campione italiano d'inseguimento, mentre a fine stagione, alGiro di Lombardia, conclude a 7'08" dal vincitore Bartali, dopo aver tentato un allungo sulGhisallo, complice un problema meccanico dello stesso Bartali, ed essere stato ripreso dal compagno-rivale a un chilometro dalla vetta.[14] Tra il 1940 e il 1941 Coppi svolge il servizio militare (aveva vinto il Giro 1940 in licenza, essendo stato chiamato alle armi nella primavera del 1940),[3] ma non smette comunque di gareggiare: il 6 aprile 1941 vince ilGiro di Toscana – lascia a 3'01" il "padrone di casa" Bartali dopo60 km di fuga solitaria; successivamente fa suoi ilGiro del Veneto in solitaria (nell'occasione staccaCino Cinelli a3 km dall'arrivo), ilGiro dell'Emilia con un'azione dafinisseur e laTre Valli Varesine dopo una fuga.[14] In chiusura di stagione si piazza settimo alGiro di Lombardia e vince, in coppia conMario Ricci, il Giro della Provincia di Milano.
1942-1945: il record dell'ora e l'interruzione bellica
Coppi stabilì ilrecord sulla pista delVelodromo Vigorelli diMilano il 7 novembre 1942. Partito alle 14:12, utilizzando una bici da7,5 kg con rapporto 52 × 15 (che sviluppa7,38 m a pedalata), pedivelle da17,1 cm e gomme (anteriore e posteriore rispettivamente) da 120 e110 g, coprì la distanza con una media di 103,3 pedalate al minuto.[3][14][15][16] I suoi tempi furono i seguenti:[17]
Coppi superò così il record di45,767 km stabilito daMaurice Archambaud cinque anni prima sulla stessa pista.[14][19] Il record di Coppi (rettificato nel 1947 a45,798 km)[3] resistette per quattordici anni, fino al 1956, quando fu superato daJacques Anquetil.
Nella primavera del 1942 Coppi si classifica quarto alGiro del Lazio, quinto alGiro di Toscana e alGiro dell'Emilia, ma non ottiene nessuna vittoria. Il 21 giugno aRoma si laurea per la prima voltacampione italiano su strada superando allo sprint l'altro fuggiasco Mario Ricci; solo pochi giorni dopo, però, è vittima di una caduta in allenamento alvelodromo Vigorelli diMilano, dove si procura la frattura della clavicola.[3][14] Rimessosi in sella, nell'ottobre subito seguente si aggiudica il titolo italiano dell'inseguimento raggiungendoCino Cinelli dopo4160 m di gara.[14] Su consiglio del massaggiatore Cavanna, Coppi decide quindi di puntare alrecord dell'ora, da cinque anni detenuto dal franceseMaurice Archambaud.[20]
Il 7 novembre, sulla pista del velodromo Vigorelli, si compie l'impresa: Coppi copre 115 giri e 151 metri, e stabilisce il nuovo record,45,871 km, 31 metri in più del primato di Archambaud (la distanza percorsa sarà rettificata nel 1947 a45,798 km).[21] La prova, preparata dal campione in condizioni difficili, con poche possibilità di allenamenti dietro motori a causa del carburante razionato,[22] viene compiuta in un clima surreale: la città è sotto bombardamenti e per evitare assembramenti in pista gli organizzatori comunicano un orario falso per l'inizio della prova, tanto che gli spalti dell'impianto rimangono semivuoti.[14][21] Nonostante le tensioni belliche, l'indomani il primato (che vale a Coppi un premio di 25 000 lire messo in palio dalla Legnano) viene celebrato dallaGazzetta dello Sport come prova della «forza e volontà della razza italiana».[3]
Il giorno dopo il record, l'8 novembre, gli angloamericani sbarcano in Marocco e Algeria dando inizio all'Operazione Torch, mentre il 9 novembre comincia l'invio di truppe italo-tedesche aTunisi eBiserta, nell'ottica di creazione di una testa di ponte in Tunisia. Anche Fausto Coppi, caporale del 38º Reggimento di fanteria dellaDivisione "Ravenna", riceve l'ordine di partire.[14] La successiva sospensione delle competizioni a causa delconflitto giunge subito dopo le prime importanti vittorie di Coppi e tarpa le ali al giovane talento. La guerra di Coppi non dura però a lungo. Il 13 aprile 1943 il campione viene infatti catturato dagli inglesi aCapo Bon; il 17 maggio seguente viene introdotto nelcampo di concentramento diMedjez el Bab, in Tunisia, passando poi al campo diBlida, vicino ad Algeri.[3][14][23]
La prigionia in Africa si conclude il 1º febbraio 1945, quando il campione, in qualità di automobilista aggregato allaRAF in Italia, s'imbarca sul piroscafoCittà di Orano in partenza da Algeri e diretto aNapoli, in un Sud Italia ormai sotto il controllo degli Alleati.[14] Sin dall'arrivo in Italia il pensiero di Coppi, pur sofferente per lievi forme dimalaria eulcera gastrica,[3][24] è capire come riprendere l'attività professionistica. ACaserta, servendo come autista per il tenente Towell della RAF,[23] incontra il calciatore delNapoliUmberto Busani, che lo mette in contatto conGino Palumbo, giornalista che lavora alla redazione sportiva dellaVoce e futuro direttore dellaGazzetta dello Sport.[24]
Proprio a questi si rivolge il ciclista: «Sono Coppi e vorrei tornare a correre, ma ho soltanto una bici militare con le gomme piene che mi procurano dolori continui. Il suo giornale mi può aiutare?» Palumbo lancia subito un appello: «Date una bicicletta a Fausto Coppi». Rispondono in tre. Viene scelta l'offerta di Giuseppe D'Avino, un falegname di Somma Vesuviana, che regala una Legnano da corsa, color verde oliva. E alla fine di aprile, su quella Legnano, Coppi torna a casa: da Caserta a Castellania, 800 chilometri in cinque giorni. Poi le corse. La rinascita di Coppi e anche quella dell'Italia.[25] Nella primavera del 1945 Coppi riesce così a tesserarsi con la sezione ciclismo dellaPolisportiva S.S. Lazio, dove lo seguirà anche il fratello Serse. Con la S.S. Lazio Ciclismo si aggiudica, a distanza di tre anni dagli ultimi trionfi, cinque vittorie, la Coppa Salvioni e la Coppa Candelotti nel Lazio, e quindi il circuito degli Assi a Milano, ilcircuito di Ospedaletti e il circuito diLugano, ristabilendosi definitivamente nel Nord Italia ormai libero.[3] Il 22 novembre sposa Bruna Ciampolini.
1946-1947: il dopoguerra e la rivalità con Bartali
Gino Bartali (a sinistra) e Fausto Coppi, grandirivali nel ciclismo dell'immediato dopoguerra
Nella primavera del 1946 riprendono le competizioni professionistiche dopo la fine della guerra. A inizio stagione Coppi lascia la Legnano di Pavesi e Bartali e firma per laBianchi: per tutto il decennio successivo indosserà la famosa casacca bianco-celeste, dando vita a un leggendario binomio con la casa ciclistica milanese e a un'ancora più celebrerivalità con Bartali.[26] Il cambio di maglia dà immediatamente i suoi frutti: il 19 marzo l'"Airone" vince infatti laMilano-Sanremo con una fuga solitaria di151 km, iniziata insieme con altri quattro corridori e conclusa con ben 14 minuti di vantaggio sul secondo classificato,Lucien Teisseire, ultimo a staccarsi aOvada.[26] Curioso nell'occasione l'annuncio del radiocronistaNicolò Carosio, forse disorientato dal divario tra il piemontese e gli inseguitori: «Primo Fausto Coppi; in attesa del secondo classificato trasmettiamo musica da ballo».[27][28] L'indomani laGazzetta dello Sport avrebbe dedicato all'impresa l'intera prima pagina, titolando: «Fausto Coppi non vede più nessuno dal Turchino a Sanremo e piega alla sua volontà indomita ogni ostacolo della corsa sfinge».[28]
In maggio è secondo alCampionato di Zurigo e si aggiudica ilGiro di Romagna e il 15 giugno si ripresenta al via delGiro d'Italia a distanza di sei anni dal trionfo del 1940. In quel Giro i favoriti sono lui e Bartali. Coppi vince laPrato-Bologna, Bartali attacca nellaChieti-Napoli e infligge 4 minuti a Coppi.[26] All'indomani dell'episodio diPieris – la tappaRovigo-Trieste viene neutralizzata a causa di una sassaiola sui ciclisti – l'"Airone" si aggiudica la frazionedolomitica diAuronzo di Cadore, mentre Bartali veste di rosa. Il giorno dopo, sempre sulle Dolomiti, Coppi attacca aPocol, allunga sul Falzarego fino a essere virtuale maglia rosa ma aBassano del Grappa vince con solo 1'12" sulla maglia rosa.[26] Nella subito successiva Bassano-Trento l'alfiere della Bianchi guadagna altri 2'08" su Bartali, che però riesce a difendersi di misura: il Giro 1946 è di Bartali, con 47" su Coppi (che pure aveva gareggiato con una costola incrinata per una caduta)[3] e ben 15'28" sul terzo classificato,Vito Ortelli.[26] Nella seconda parte di stagione Coppi si aggiudica ilCritérium du Trocadéro, ilGrand Prix des Nations a cronometro, il Circuito di Lugano e infine, il 27 ottobre, il suo primoGiro di Lombardia, appuntamento autunnale che farà suo altre quattro volte, nel 1947, 1948, 1949 e 1954.[26] La corsa si decide a cinque chilometri dall'arrivo, sulcavalcavia della Ghisolfa, a Milano, quando Coppi stacca i due compagni di fugaLuigi Casola eMichele Motta involandosi solo verso il traguardo del Vigorelli.[26][29]
La stagione 1947 di Coppi si apre con un abbandono allaMilano-Sanremo (vince Bartali) e con la vittoria alGiro di Romagna.[30] Coppi partecipa quindi alGiro d'Italia, rivaleggiando nuovamente con Bartali. La gara si accende subito: nella seconda tappa, laTorino-Genova, vince Bartali; due giorni dopo, nellaReggio Emilia-Prato, i due si sfidano sull'Abetone: all'arrivo prevale il campione piemontese, mentre Bartali veste la maglia rosa.[30] L'atleta della Bianchi vince poi anche a Napoli, ma "Ginettaccio" resiste. A decidere la corsa sono, come nel 1946, le Dolomiti. La maglia rosa vince aPieve di Cadore, portando a 2'41" il vantaggio su Coppi; l'indomani, nella Pieve di Cadore-Trento, è però vittima di due cadute, sia sulla salita sia sulla discesa del Falzarego.[30] Coppi lo sorpassa e sulPordoi allunga: dopo150 km di fuga, vince a Trento con 4'24" di vantaggio, strappando la maglia rosa a Bartali. A Milano trionferà per la seconda volta Coppi, a sette anni dall'ultima vittoria, con 1'43" su Bartali.[30]
Al successivoGiro di Svizzera Bartali stravince, con 40'06" su Coppi (entrambi esclusi dalTour de France dalla squadra italiana, temendo che la loro rivalità potesse compromettere la vittoria finale); quest'ultimo riesce comunque a trionfare nellaLosanna-Ginevra, cronometro di60,6 km al penultimo giorno di gara, infliggendo 6'47" al rivale.[30] Il 31 agosto l'"Airone" vince anche ilGiro del Veneto, dopo una fuga solitaria di170 km. Nei due mesi seguenti si aggiudica in successione l'Attraverso Losanna con un attacco dafinisseur, ilGrand Prix des Nations a cronometro con 8'15" sul secondoÉmile Idée, iltitolo mondiale dell'inseguimento e ilGiro dell'Emilia con 10'55" su Bartali secondo (dopo155 km di fuga solitaria), cui aggiunge il successo nella classifica a punti delcampionato italiano professionisti su strada, assegnato dopo cinque prove.[30] Il 26 ottobre trionfa infine per la seconda volta alGiro di Lombardia. In quella gara, dopo aver raggiunto in solitaria e staccato il fuggitivoFiorenzo Magni inValbrona, s'invola per59 km e all'Arena Civica di Milano precede di 5'24" il secondo, Gino Bartali.[30] La stagione non è conclusa: nell'inverno tra il 1947 e il 1948 Coppi, forte di importanti ingaggi, si dedica alle riunioni su pista, partecipando a ventuno gare di inseguimento e primeggiando su rivali comeRik Van Steenbergen,Antonio Bevilacqua eTheo Middelkamp.[3]
1948: la doppietta Sanremo-Lombardia e le squalifiche
Il 14 marzo 1948 vince in volata la quarta edizione dell'Omloop Het Volk aGand, ma viene retrocesso al secondo posto per un cambio di ruota non consentito.[31] Il 19 marzo si aggiudica la sua secondaMilano-Sanremo: nell'occasione scatta su Capo Mele, stacca i tre compagni di fuga e arriva a Sanremo con un vantaggio di 5'17" sui primi inseguitori,Vittorio Rossello eFermo Camellini, e con 9'04" su Bartali.[32] Dopo il quinto posto alGiro di Toscana, vinto da Bartali grazie a un attacco sulla salita di San Giovanni, prende parte alGiro d'Italia. Nella Corsa Rosa duella inizialmente con Bartali, ma finisce presto per controllarsi con il rivale, consentendo così l'allungo in classifica degli altri pretendenti al successo; nella tappaBari-Napoli va inoltre in porto una fuga di250 km che porta alcuni atleti, quali Vito Ortelli, Fiorenzo Magni edEzio Cecchi, a guadagnare in un giorno solo 13'23" sui due campioni.[32] Coppi allora reagisce, va all'attacco sul passo Monte Croce di Comelico e vince in solitaria, con 3'12" sul secondo, la sedicesima tappa, la Auronzo di Cadore-Cortina d'Ampezzo. L'indomani, nella Cortina-Trento, stacca tutti già a145 km dall'arrivo, allunga sul Pordoi e vince con 2'51" su Ortelli e 7'20" su Bartali e Cecchi: di rosa veste Magni.[32]
Scoppia però la polemica: la Bianchi di Coppi e laCimatti di Cecchi presentano infatti reclamo per le spinte ricevute da Magni sul Pordoi. La giuria si limita a penalizzare Magni di 2 minuti: il campione toscano può così conservare il primato e, due giorni dopo, vincere il Giro (tra i fischi del Vigorelli di Milano) con soli 11 secondi di margine su Cecchi.[32] La Bianchi allora si ritira in blocco, per protesta, e in risposta l'Unione Velocipedistica Italiana infligge un mese di squalifica ai ciclisti della squadra, tra cui Coppi (che vince comunque laclassifica del GPM di quel Giro).[32] Sempre sull'onda della protesta della Bianchi, al seguenteTour de France Coppi non partecipa. L'8 agosto si aggiudica comunque laTre Valli Varesine battendo in volata Bartali, fresco trionfatore dellaGrande Boucle.[33] Al successivocampionato del mondo diValkenburg, il 22 agosto, viene toccato l'apice della rivalità tra i due campioni: Coppi e Bartali, capitani dellaselezione italiana, si guardano, si controllano a vicenda, si marcano per tutta la prova; una volta che la gara è compromessa, si ritirano congiuntamente.[33][34]
Per la condotta scriteriata (l'evento divenne noto come "la vergogna di Valkenburg") l'UVI squalifica Bartali e Coppi per due mesi, poi ridotti a uno, a partire dal 1º settembre:[33] la delibera, a firma del presidenteAdriano Rodoni, affermava che i due campioni, «dimentichi dell'essere loro affidato di tenere alto il prestigio italiano, soggiacendo ad antagonismo personale, si sottraevano alla competizione suscitando l'unanime riprovazione degli sportivi».[34] Anche ilcampionato mondiale d'inseguimento, tenutosi il 26 agosto adAmsterdam, non porta successi: Coppi viene infatti battuto in finale per soli due metri daGerrit Schulte, unica sconfitta subita in ventiquattro gare su pista disputate.[3] In virtù dello sconto di pena, comunque, Coppi rientra presto alle gare su strada e il 10 ottobre vince in solitaria il suo terzoGiro dell'Emilia. Trascorrono due settimane e Coppi fa suo per la terza volta consecutiva ilGiro di Lombardia: nell'occasione, dopo aver attaccato a83 km dall'arrivo, fa segnare il record di ascesa del Ghisallo (25'30" sugli8,8 km di salita, 1'43" meglio del precedente primato)[34] e va a trionfare con 4'45" di margine sul primo inseguitore,Adolfo Leoni.[33]
Il 1949 è l'anno della definitiva consacrazione internazionale per Coppi. Il 19 marzo vince per la terza volta laMilano-Sanremo: quel giorno stacca gli avversari sul Capo Berta e arriva al traguardo con 4'17" sul gruppetto dei primi inseguitori.[36] Dopo il secondo posto alGiro del Piemonte, l'8 maggio si aggiudica in solitaria anche ilGiro di Romagna (terzo successo per lui) con 3'50" su Fiorenzo Magni e ben 10'30" su Gino Bartali.[36] AlGiro d'Italia, partito da favorito, vince in volata la quarta tappa, laCosenza-Salerno. Si rende poi protagonista nella frazione dolomitica da Bassano del Grappa aBolzano, attaccando a90 km dall'arrivo e superando in solitaria i tre passi di Pordoi,Campolongo eGardena: a Bolzano precede di 6'58" la maglia rosa Adolfo Leoni (che conserva il primato) e il rivale Bartali.[36] Otto giorni dopo, il 10 giugno 1949, firma quella che resterà la sua impresa più celebre, con 192 chilometri di fuga nella tappaCuneo-Pinerolo, la terzultima di quella Corsa Rosa. Approfittando di una foratura di Bartali adArgentera, Coppi va all'attacco in solitaria e dopoMaddalena,Vars,Izoard,Monginevro eColle del Sestriere (e ben cinque forature), arriva al traguardo da vincitore, con 11'52" sul secondo, lo stesso Bartali, e 20'04" sul terzo,Alfredo Martini.[36] Il giornalistaMario Ferretti apre la sua radiocronaca con una frase entrata nella storia del ciclismo: «Un uomo solo è al comando; la sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi».[1][35][37] L'"Airone" vince quel Giro con 23'47" su Bartali e 38'27" suGiordano Cottur.[36]
Conquistato il terzo Giro, Coppi affronta il suo primoTour de France: in quella corsa è co-capitano della Nazionale con Bartali, e prima di partire i due, su pressione del commissario tecnicoAlfredo Binda, firmano il cosiddetto "patto di Chiavari", in cui s'impegnano a non ostacolarsi durante la gara.[38][39] Il Tour di Coppi parte però molto male, e dopo le prime quattro tappe il campione piemontese perde già 18 minuti dalla maglia giallaJacques Marinelli. Nella quinta tappa, laRouen-Saint-Malo, Coppi va in fuga poco dopo il via, ma dopo circa 100 chilometri (traPontfarcy eAvranches) una collisione con Marinelli gli costa la rottura della forcella della bicicletta. Il direttore sportivoGiovanni Tragella gli passa subito la bici del gregarioMario Ricci, Coppi però non riparte e richiede la bicicletta di riserva, che però è sull'ammiraglia principale guidata da Binda, al seguito di Bartali e ferma al rifornimento.[39][40] Nell'attesa si siede sul marciapiede e matura propositi di ritiro: l'arrivo di Binda in motocicletta, con la bici sottobraccio, e le sue parole, che ricordano a Coppi il patto di Chiavari, convincono l'"Airone" a ripartire. Conclude la tappa con 18'43" da Marinelli, e in classifica scivola a 36'55".[38][39]
Tre giorni dopo Coppi si rifà e vince la cronometro diLa Rochelle (92 km) con 4'31" su Bartali e 7'32" su Marinelli.[38] La maglia gialla passa poi a Fiorenzo Magni (della squadra Cadetti), grazie a una fuga a quattro nella decima tappa, laSan Sebastián-Pau; due giorni dopo, nel tappone pirenaico Pau-Luchon, Coppi chiude terzo (lo precedonoJean Robic eLucien Lazaridès) ma guadagna 4'37" su Bartali e 16'03" su Magni, che mantiene comunque il primato.[38] La corsa si decide sulle Alpi. Il 18 luglio, nellaCannes-Briançon, Coppi e Bartali riprendonoFerdi Kübler e attaccano insieme sull'Izoard: vince Bartali, nel giorno del trentacinquesimo compleanno, davanti a Coppi; il toscano veste di giallo con soli 1'22" sul rivale, mentre Magni perde 12'12".[38][40] L'indomani, nella Briançon-Aosta, Coppi e Bartali allungano insieme sulPiccolo San Bernardo, ma in discesa la maglia gialla prima fora, poi cade. Coppi fa per aspettarlo, Binda gli impone però di proseguire: in42 km l'"Airone" guadagna così 4'55", vince e veste di giallo. Robic è il primo degli inseguitori, terzo, a 10'16".[38] Nella cronometro del penultimo giorno,137 km daColmar aNancy, vince ancora Coppi, con ben 7'02" sul secondo, Bartali. È il trionfo per Coppi, che l'indomani alParco dei Principi festeggia la vittoria all'esordio nellaGrande Boucle: nessuno prima di lui era riuscito a centrare la doppietta Giro-Tour nello stesso anno. In classifica Bartali è secondo a 10'55", Marinelli terzo a 25'13".[38][40]
Alcampionato del mondo su strada diCopenaghen del 21 agosto, su un tracciato adatto ai velocisti, si piazza terzo alle spalle del "principe delle volate"Rik Van Steenbergen e di Ferdi Kübler; al successivocampionato del mondo di inseguimento diOrdrup indossa invece lamaglia iridata del 1947 battendo in finaleLucien Gillen. L'11 settembre fa suo ilGiro del Veneto grazie a una fuga solitaria di122 km e a seguire si aggiudica la classifica finale delcampionato italiano professionisti, assegnato dopo cinque prove. Conclude la stagione trionfando alGiro di Lombardia: decisivo è l'allungo a56 km dall'arrivo che gli consente di imporsi con 2'52" su Kübler e la nuova media record.[38][41] È in quell'anno che – per i numerosi trionfi, spesso schiaccianti, conseguiti in stagione dal campione piemontese, ma soprattutto per la storica doppietta Giro-Tour – si afferma definitivamente sulla stampa italiana il "fenomeno Coppi": appellato unanimemente come "Campionissimo", soprannome già di Girardengo, arriva a essere definito, dal giornalistaGianni Brera nellaGazzetta dello Sport del 27 luglio 1949, «una invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta».[3]
Fausto Coppi all'arrivo della 9 tappa della34ª edizione del Giro d'italiaMurale a Castellania che ritrae Fausto Coppi (in maglia iridata) con il fratello Serse
Il 1950 di Coppi inizia con il quarto posto allaMilano-Sanremo (vinta da Bartali), e prosegue con i successi alGiro di Reggio di Calabria, allaParigi-Roubaix, nella prima frazione della seconda tappa dellaRoma-Napoli-Roma, che conclude al secondo posto generale, e allaFreccia Vallone.[3][42] Alla Roubaix l'ormai "Campionissimo" va all'attacco al rifornimento diArras, stacca tutti a45 km dall'arrivo e trionfa con 2'41" suMaurice Diot e 5'24" su Fiorenzo Magni; un curioso aneddoto è legato a Diot, che sul traguardo alza le braccia al cielo come se avesse vinto, e quindi dichiara: «Ho vinto la Roubaix. Coppi era fuori concorso».[43] Alla Freccia Vallone Coppi s'impone invece con una fuga iniziata a85 km dal traguardo e conclusa aLiegi con 6'05" di margine sul secondo,Raymond Impanis.[42] Dopo le vittorie nelle classiche, allaTre Valli Varesine, valida come campionato italiano su strada, Coppi viene declassato per essersi aggrappato alla maglia di Bartali nella volata per il diciottesimo posto.[42] I due rivali si ritrovano alGiro d'Italia: dopo una prima settimana interlocutoria, l'ottava tappa, laBrescia-Vicenza, va aHugo Koblet, che veste di rosa con 3'38" su Coppi e 6'12" su Bartali.[42] Nella tappa dell'indomani, laVicenza-Bolzano (è il 2 giugno), in prossimità delleScale di Primolano Coppi viene inavvertitamente urtato da un altro corridore,Armando Peverelli, e cade, dovendosi ritirare; all'ospedale diTrento la diagnosi è senza appello: frattura tripla delbacino, nienteTour de France e stagione compromessa.[3] Rientra alle gare in ottobre, cogliendo il terzo posto alGiro di Lombardia e il secondo, in coppia con il fratello Serse, alTrofeo Baracchi.
Anche la stagione 1951 si apre negativamente: l'11 marzo allaMilano-Torino, infatti, Coppi è vittima di una caduta che gli causa la frattura della clavicola.[3] Rientrato alle gare in maggio, si piazza secondo alGiro di Romagna. Partecipa poi alGiro d'Italia. In quella Corsa Rosa si aggiudica la cronometroPerugia-Terni (81 km, la più lunga nella storia del Giro) con 1'07" sull'astro nascenteLouison Bobet, 1'24" su Koblet e ben 5'13" su Bartali, mentre nella prova contro il tempo traRimini eSan Marino si piazza secondo, battuto daGiancarlo Astrua. Vince poi, in volata, il tappone dolomitico daCortina d'Ampezzo aBolzano del terzultimo giorno.[44] Conclude la gara al quarto posto, a 4'04" dal vincitore Magni (secondo successo per lui) e preceduto anche da Van Steenbergen e Ferdi Kübler.[44] Il destino si accanisce il 29 giugno seguente. A2 km dal traguardo delGiro del Piemonte, a causa delle rotaie del tram, il fratello di Fausto, Serse Coppi (suo gregario alla Bianchi), incorre in una caduta.[3][45]
Sembra nulla di grave e Serse, pur avendo battuto la testa, si rialza e termina la gara. La sera in albergo, però, si sente male e poche ore dopo muore peremorragia cerebrale: aveva ventotto anni.[3][45] Fausto è sconvolto dal dolore e medita il ritiro dalle corse.[3] Pochi giorni dopo, il 4 luglio, è comunque – pur in condizioni fisiche e psicologiche non ottimali – al via delTour de France. In quellaGrande Boucle risulta inizialmente competitivo e coglie un secondo posto nella tappa pirenaica daTarbes aLuchon, battuto in volata da Koblet; due giorni dopo, però, nellaCarcassonne-Montpellier, va in profonda crisi e conclude a 33'33" dal vincitore Koblet, evitando per pochi secondi di andare oltre il tempo massimo.[42] Ripresosi, cinque giorni dopo ottiene il successo nella frazione alpinaGap-Briançon, precedendo di 3'43"Roger Buchonnet e di 4'09" la maglia gialla Koblet: in classifica chiude però lontano, decimo, a 46'51" dal vincitore Koblet.[42][46] Dopo quel Tour si classifica secondo alGrand Prix des Nations a cronometro, vince la seconda edizione delGran Premio di Lugano a cronometro e si piazza terzo alGiro di Lombardia, superato nello sprint ristretto del Vigorelli di Milano da Louison Bobet eGiuseppe Minardi.[47]
Nel 1952, dopo due anni sofferti e con alterne fortune, Coppi torna a vincere.[48] Apre la stagione con il secondo posto allaParigi-Roubaix (Rik Van Steenbergen lo batte in una volata a due), il quarto alGiro di Romagna e il terzo alGiro dell'Emilia, e si presenta quindi alGiro d'Italia. Il favorito è Koblet, vincitore del Tour 1951: già nella seconda tappa, però, lo svizzero rimane attardato, perdendo cinque minuti.[48] Nella prima settimana Coppi vince la breve cronometroRoma-Rocca di Papa, dando 1'59" a Kübler, 2'45" a Bartali e 3'03" allo stesso Koblet; cinque giorni dopo, al termine dellaRiccione-Venezia, vinta da Van Steenbergen, veste di rosa.[48] Il 29 maggio è il giorno del tappone dolomitico,276 km da Venezia aBolzano. Coppi attacca sulFalzarego, a75 km dall'arrivo, quindi s'invola scalando in solitaria ilPordoi e ilSella: a Bolzano vince con 5'20" su Bartali e Magni, e consolida il primato. La cronometroErba-Como di tre giorni dopo, in cui Coppi s'impone con 15" su Koblet, serve a suggellare il trionfo finale: a Milano il "Campionissimo" vince per la quarta volta il Giro, precedendo in classifica il secondo e il terzo, Magni e Kübler, di 9'18" e 9'24" rispettivamente.[48]
Tre settimane dopo il Giro, Coppi partecipa alTour de France come co-capitano della selezione italiana insieme con Bartali e Magni. Quest'ultimo prende lamaglia gialla vincendo aMetz, nella sesta tappa;[48] il giorno dopo, nella cronometro Metz-Nancy, la vittoria è invece di Coppi. Lo stesso accade il 4 luglio, nellaLosanna-Alpe d'Huez, quando, nel primo arrivo sull'Alpe nella storia dellaGrande Boucle, il campione piemontese riesce a imporsi con 1'20" su Jean Robic e 2'22" suStan Ockers, e a vestire di giallo con soli 5" su Ockers.[48] Quel giorno, sul Colle del Galibier,Carlo Martini scatta la foto di un'epoca, immortala Coppi davanti, Bartali dietro e una bottiglia in mezzo. Dopo la giornata di riposo, la corsa riprende con il tappone alpinoLe Bourg-d'Oisans-Sestriere,182 km con cinque colli –Croix-de-Fer,Télégraphe,Galibier,Monginevro eSestriere – da scalare.
È sul terzo, il Galibier, che il "Campionissimo" va via in solitaria: arriverà al traguardo con 7'09" sul secondo,Bernardo Ruiz, e 9'33" su Ockers.[48] Sui Pirenei è quindi ancora lui a dominare, vincendo la diciottesima tappa, daBagnères-de-Bigorre a Pau; infine sua è anche la terzultima frazione, laLimoges-Puy-de-Dôme. Nella graduatoria finale va a precedere Ockers di 28'27", Ruiz di 34'38", Bartali di 35'25", e fa sua anche laclassifica scalatori della corsa.[48] È per lui, dopo quanto realizzato nel 1949, la seconda vittoria al Tour e la seconda doppietta Giro-Tour. Il 7 agosto seguente, a pochi giorni dal successo di Parigi, il campione è però vittima di una caduta in pista aPerpignano: si frattura la scapola e la clavicola sinistre ed è costretto a interrompere temporaneamente l'attività.[3] Ritornato alle gare, vince il Gran Premio di Lugano a cronometro e, in novembre, due frazioni, la cronometro a squadre e la classifica finale delGran Premio del Mediterraneo, prova a tappe organizzata quell'anno dallaGazzetta dello Sport nel Sud Italia.[3]
1953: il quinto Giro e il titolo mondiale su strada
Dopo la trionfale stagione 1952, Coppi inizia il 1953 con il nono posto allaMilano-Sanremo. Tra maggio e giugno partecipa quindi alGiro d'Italia, rinnovando la sfida a Hugo Koblet.[49] Il piemontese vince allo sprint la quarta tappa, laSan Benedetto del Tronto-Roccaraso, ma tre giorni dopo Koblet conquista la cronometro diFollonica e veste la maglia rosa.[49] La cronometro a squadre diModena, vinta dalla Bianchi di Coppi, consente al "Campionissimo" di avvicinare in classifica, a soli 55", lo svizzero in rosa; questi però, superate indenne le prime montagne, attacca nella diciottesima tappa, laVicenza-Auronzo di Cadore, e al traguardo guadagna ancora 1'04" sul rivale.[49] La gara si decide nelle ultime due frazioni di montagna. Il 31 maggio è il giorno del tappone dolomitico da Auronzo a Bolzano. Coppi va all'attacco sul Falzarego, seguito a ruota da Koblet ePasquale Fornara; nella successiva discesa Koblet riesce a staccare i due italiani, scala in solitaria il Pordoi, ma sul passo Sella viene ripreso e superato da Coppi, che scollina con 1'25" di vantaggio.[49]
La tappa non è finita: a20 km dal traguardo, infatti, Koblet completa il nuovo ricongiungimento. A Bolzano vince l'"Airone" su Koblet, ma il Giro, su ammissione dello stesso Coppi (staccato in classifica di 1'59"), sembra ormai nelle mani dello svizzero.[49] La tappa dell'indomani, laBolzano-Bormio, è breve, solo125 km, ma si scala per la prima volta ilPasso dello Stelvio,2758 m. Sulle inedite rampe Coppi compie la rimonta: prima suggerisce al giovaneNino Defilippis di attaccare, poi, una volta che Koblet si è lanciato all'inseguimento, scatta anche lui a11 km dalla vetta riprendendo e superando il rivale.[49] Koblet va in crisi, scollina a 4'27" da Coppi e tenta di recuperare nei20 km di discesa, ma cade due volte ed è anche vittima di una foratura: conclude la tappa a 3'28" da Coppi, sconfitto in classifica per solo 1'29".[49] La Corsa Rosa va così per la quinta volta al "Campionissimo" Coppi, che eguaglia il primato di vittorie diAlfredo Binda.
AlTour de France Coppi non partecipa, lo si vedrà da semplice tifoso sull'Izoard insieme conGiulia Occhini, la futura "Dama Bianca".[49] Il 30 agosto seguente prende invece parte alcampionato del mondo su strada diLugano.[50] Il campione piemontese vuole vincere, e quel giorno è protagonista. A85 km dal traguardo va infatti all'attacco sulle rampe della Crespera diBreganzona: il suo allungo, su un tratto al 10% con un rapporto 51×11, è secco, e a ruota riesce a rimanergli solo il passista belgaGermain Derycke.[50] I due, nonostante i tentativi di controffensiva degli inseguitori (tra cuiStan Ockers,Louison Bobet,Ferdi Kübler,Charly Gaul), staccano presto tutti.[50] Coppi però sa che il rivale è veloce, e a30 km dall'arrivo, al penultimo passaggio sulla Crespera, allunga ancora riuscendo a staccare Derycke.
Da lì all'arrivo è una cavalcata solitaria: Coppi vince in solitudine con 6'16" su Derycke, 7'33" su Ockers eMichele Gismondi; più indietro tutti gli altri.[50] Cinque giorni dopo il trionfo, Coppi sfida il campione del mondo di inseguimentoSydney Patterson in un incontro al Vigorelli e, davanti a un pubblico in visibilio, lo batte in 6'02"2.[50] Quella prestazione, unitamente alla vittoria di Lugano, con l'agognato titolo iridato su strada, unico grande alloro fin lì assente nel suopalmarès, segna il punto più alto della carriera del "Campionissimo", ma costituisce anche, considerata l'età (quasi 34 anni), l'inizio dell'inevitabile parabola discendente. Coppi conclude comunque la stagione con il successo alTrofeo Baracchi a cronometro in coppia conRiccardo Filippi (secondo, in coppia conAntonin Rolland, è un giovaneJacques Anquetil).
Nella primavera del 1954 Coppi ottiene numerosi successi in maglia iridata: si aggiudica una tappa allaParigi-Nizza, vince ilGiro di Campania e due frazioni allaRoma-Napoli-Roma e chiude inoltre quarto in volata allaMilano-Sanremo e secondo alGiro di Reggio di Calabria. In maggio prende il via alGiro d'Italia in cerca del sesto successo: sarebbe un record. La corsa si apre con una cronometro a squadre sulMonte Pellegrino, nei dintorni diPalermo: vince il trio della Bianchi, e Coppi indossa la maglia rosa (sarà l'ultima della sua carriera). L'indomani, nella Palermo-Taormina, il "Campionissimo" va però in crisi per problemi intestinali (si disse a causa di una mangiata di ostriche), perde 11 minuti e mezzo e saluta il primato.[51][52] La corsa si decide nella sesta tappa, laNapoli-L'Aquila, quando una fuga di224 km condotta da sette uomini porta il gregarioCarlo Clerici a vincere con mezz'ora sul gruppo e a vestire di rosa; Coppi scivola a 39 minuti.[51]
Le successive montagne non scalzano Clerici dalla testa della classifica: l'italo-svizzero cede infatti pochi secondi dai migliori sull'Abetone e nella cronometro diRiva del Garda. Nel decisivo tapponeSan Martino di Castrozza-Bolzano, Coppi attacca sul Pordoi, ma Clerici resiste e scollina con soli 12" di distacco, tiene il passo del campione piemontese sulCampolongo, ma si stacca quindi in discesa a causa di una caduta. Il provvidenziale rientro di Koblet, compagno di squadra di Clerici, e il suo contributo nella discesa dalGardena sono decisivi: a Bolzano vince Coppi, ma con soltanto due minuti di vantaggio sulla maglia rosa.[51] La tappa dell'indomani, con ilBernina (nel giorno dello sciopero dei ciclisti, in lite con gli organizzatori per alcuni mancati premi),[52] non cambia gli equilibri: il Giro 1954 va a Clerici, Coppi è quarto a 31'17", consolandosi con il successo nellaclassifica scalatori.
Il Giro del 1954 è il primo con al via formazioni sponsorizzate, sono laNivea-Fuchs di Fiorenzo Magni e laDoniselli-Lansetina diAntonio Bevilacqua.[52][53] Si tratta di una novità tutta italiana, che però non piace all'estero, specialmente in Francia. Al successivoTour de France l'Unione Velocipedistica Italiana decide allora, in segno di protesta verso la chiusura dei francesi all'ingresso nel ciclismo di sponsor esterni (Jacques Goddet,patron del Tour, arriva ad accusare gli italiani di portare il veleno nel ciclismo), di non schierare la squadra nazionale al via della corsa.[53] Il presidente Adriano Rodoni dichiara: «La nostra partenza è resa impossibile dal nuovo regolamento da voi stabilito che non permette agli atleti di portare scritte pubblicitarie».[53] Coppi non partecipa così allaGrande Boucle. In agosto corre invece ilGiro di Svizzera, si aggiudica due tappe e conclude la gara al quinto posto; al successivocampionato del mondo diSolingen è invece sesto, nella gara vinta da Bobet. Tra ottobre e novembre, infine, centra un prestigioso tris, facendo suoi laCoppa Bernocchi, ilGiro di Lombardia e il Trofeo Baracchi, ancora in coppia con Riccardo Filippi. Il Giro di Lombardia 1954 è l'ultima vittoria dell'"Airone" in una grande classica, la quinta nell'importante prova autunnale, e arriva, a differenza degli altri successi, grazie a una volata: attivo per tutta la corsa ma ogni volta ripreso, Coppi riesce a prevalere allo sprint per tre lunghezze su Fiorenzo Magni e il resto del gruppo.[54]
Nel 1955 il "Campionissimo", nonostante le vicende legate alla relazione extraconiugale con Giulia Occhini, appare di nuovo in ottima forma. In quella primavera vince ilGiro di Campania, si piazza secondo allaParigi-Roubaix (battuto per distacco daJean Forestier) e alGiro di Romagna, e si aggiudica quindi la semitappa conclusiva delGran Premio Ciclomotoristico aRoma.[55] Al successivoGiro d'Italia coglie, nelle prime due settimane, tre secondi posti di tappa. Nella penultima frazione, però, daTrento aSan Pellegrino Terme, il "Campionissimo" va all'attacco a160 km dall'arrivo, nei pressi diRoncone, insieme con Fiorenzo Magni.Gastone Nencini, in maglia rosa, si riporta inizialmente su di loro, ma fora lungo una strada in ghiaia ed è costretto a rialzarsi: al traguardo perderà 5'37" da Magni e Coppi.[55] La vittoria di tappa va a Coppi, in quello che sarà il suo ultimo acuto nella "Corsa Rosa", mentre il successo finale è appannaggio di Magni, con soli 13" di vantaggio sullo stesso Coppi. In chiusura di stagione, il 18 settembre, Coppi coglie la sua ultima affermazione in una corsa in linea, alGiro dell'Appennino, in solitaria con 2'03" sul secondo,Bruno Monti.[55] L'"Airone" si aggiudica poi pure laTre Valli Varesine – in quella stagione eccezionalmente trasformata in una prova a cronometro sui100 km – e, come nel 1953 e nel 1954, il Trofeo Baracchi in coppia con Riccardo Filippi. Le vittorie in Campania, all'Appennino e nella Tre Valli, oltre al piazzamento al Romagna, gli valgono anche la conquista del suo quartotitolo nazionale per stradisti (classifica dopo cinque prove).
Nel 1956, con la nuova maglia dellaCarpano-Coppi, Coppi ottiene risultati solo nella seconda parte di stagione: si piazza secondo allaCoppa Bernocchi, vince ilGran Premio Campari a cronometro aLugano ed è infine secondo al Trofeo Baracchi, sempre in coppia con Filippi. In quell'autunno spicca anche il secondo posto colto da Coppi alGiro di Lombardia, con la gara che, dopo numerosi attacchi e contrattacchi, si risolve allo sprint: il campione piemontese supera Magni sul rettilineo finale del Vigorelli, a 50 metri dall'arrivo, ma a soli 20 metri viene sorpassato e infine battuto daAndré Darrigade. La delusione per la sconfitta è tale da spingere Coppi a un pianto a dirotto che commuove tifosi e avversari; lo stesso Darrigade si dirà "addolorato" per averlo battuto.[56]
Il 1957 inizia male perché in febbraio, in un circuito in Sardegna, cade fratturandosi il collo del femore sinistro; parve che la sua carriera fosse finita, invece dopo una faticosa riabilitazione torna alle corse e il 4 novembre 1957, sempre in maglia Carpano, Coppi ottiene alTrofeo Baracchi, in coppia conErcole Baldini, campione emergente laureatosi quell'anno campione nazionale su strada, l'ultimo trionfo su strada.[57] In quella prova,108 km a cronometro, Baldini fora a30 km dall'arrivo e Coppi, essendo in difficoltà e allo scopo di poter poi rallentare e tirare il fiato, decide di proseguire, venendo per questo motivo insultato dal pubblico. Il rientro di Baldini consente alla coppia di vincere, anche se per soli 5 secondi.[57]
Nel 1958 Coppi torna alla Bianchi-Pirelli. Durante l'anno vince laSei giorni di Buenos Aires; su strada prende invece parte al suo ultimoGiro d'Italia, concludendolo al trentaduesimo posto, e alle classiche del calendario italiano (è settimo allaTre Valli Varesine e nono alGiro del Piemonte). A fine stagione partecipa anche, pur come gregario "di lusso", alcampionato del mondo diReims vinto da Ercole Baldini. Nel 1959 l'"Airone", ormai trentanovenne, gareggia con la maglia dellaTricofilina-Coppi, sotto la direzione del suo storico ex gregarioEttore Milano, ma non ottiene vittorie eccetto che in alcunicriterium e riunioni su pista; spicca comunque la partecipazione, la prima e unica della sua carriera, allaVuelta a España, conclusasi per con un ritiro insieme alla squadra. Nell'autunno di quel 1959 nasce intanto il progetto di unaSan Pellegrino Sport, la formazione diretta da Gino Bartali, capitanata proprio da Fausto Coppi, all'ultima stagione da professionista prima del ritiro definitivo, annunciato per la fine del 1960. I due grandi rivali sotto la stessa bandiera, come vent'anni prima alla Legnano: il progetto però non si concretizzerà, per la morte del "Campionissimo".
I funerali di Fausto Coppi, aCastellania, seguiti da 50 000 persone
Il 10 dicembre del 1959, subito dopo essere stato ingaggiato dalla "San Pellegrino Sport", la squadra appena costituita dall'amico ed ex rivaleGino Bartali, Coppi parte con alcuni amici ciclisti francesi - fra cuiRaphaël Géminiani,Jacques Anquetil,Roger Rivière,Henry Anglade eRoger Hassenforder - per un viaggio nell'Alto Volta.[58][59] Il 13 dicembre è infatti in programma una corsa ciclistica, uncriterium, aOuagadougou (vincerà Anquetil davanti a Coppi), accompagnata il giorno successivo da alcune battute di caccia nelle riserve diFada N'gourma ePama, non lontano dalla capitale.[59] Dopo la caccia Coppi e Géminiani tornano all'accampamento di Fada N'gourma, occupano la stessa camera e nella notte vengono assaliti dallezanzare, contraendo la malaria.[60][61] L'indomani i due sono stanchi e debilitati; rientrano insieme in aereo a Parigi, poi si separano: il francese torna aClermont-Ferrand, l'"Airone" a casa a Novi Ligure.[58]
Il 20 dicembre Coppi e Géminiani si telefonano: sono entrambi febbricitanti.[58] Quella stessa sera Géminiani perde conoscenza e viene ricoverato. La moglie Anne-Marie allerta immediatamente uno specialista di malattie tropicali, che invia una provetta di sangue all'Istituto Pasteur di Parigi. I medici rilevano la presenza nel sangue delplasmodium falciparum, il protista responsabile nell'uomo della malaria terzana maligna, la forma più violenta della malattia. Géminiani resta in coma otto giorni, ma viene curato con ilchinino e salvato: si risveglierà il 5 gennaio.[58][62] Coppi si reca invece all'incontro di calcioGenoa-Alessandria, spinto anche dalla curiosità di vedere all'opera l'astro nascente del calcio alessandrinoGianni Rivera, e nei giorni seguenti si reca anche a caccia nella sua riserva diIncisa Scapaccino.[60]
Il 27 dicembre Coppi si mette a letto confebbre alta,nausea e brividi; due giorni dopo i parenti chiamano il dottor Allegri diSerravalle Scrivia, che a sua volta chiama a consulto il primario dell'ospedale diTortona, prof. Astaldi, ma i due non riescono a fornire una diagnosi.[58] Nel pomeriggio del 1º gennaio le condizioni del campione si aggravano ulteriormente: a Tortona giunge per un altro consulto anche il professor Fieschi, dell'Università di Genova.[58] Coppi viene ricoverato d'urgenza prima a Novi e poi a Tortona: alle 22 del 1º gennaio perde conoscenza, alle 23 è in "pericolo di vita", all'una di notte riprende conoscenza e parla conEttore Milano, suo storico gregario; subito dopo entra in coma.[59][60] All'ammalato è praticata una cura intensa a base diantibiotici ecortisonici, ma Coppi non reagisce. Non riprende più conoscenza e muore alle 8:45 del 2 gennaio 1960, all'età di 40 anni.[58][60][63]
I medici avevano sbagliato diagnosi, ritenendo Coppi affetto da un'influenza più grave del consueto, nonostante già a fine dicembre la moglie e il fratello di Géminiani, Angelo, avessero telefonato dalla Francia per avvertire che a Raphaël era stata diagnosticata la malaria (raccontarono i congiunti di Géminiani che i medici italiani avevano risposto loro di pensare al proprio paziente, ché loro avrebbero provveduto a Coppi).[58][60][62] Anche nella provetta del sangue prelevato a Coppi fu trovato ilplasmodium falciparum, l'agente della malaria. Il 4 gennaio sono in 50 000 sul colle di San Biagio a seguire il funerale del "Campionissimo".[58] Coppi viene inizialmente sepolto nel piccolo cimitero sul colle San Biagio, nei pressi diCastellania, dove ancora oggi riposano i genitori e altri parenti; verso la fine degli anni sessanta le sue spoglie e quelle del fratelloSerse vengono traslate dal cimitero e tumulate definitivamente in un mausoleo, realizzato accanto al municipio di Castellania.
Nella carriera da professionista, durata ventuno anni (diciotto se si considera l'interruzione a causa della guerra), Coppi vinse complessivamente 151 corse su strada (122 esclusi i circuiti), 58 delle quali per distacco, e 83 su pista.[4][58] Indossò per 31 giorni lamaglia rosa del Giro d'Italia e per 19 giorni lamaglia gialla del Tour de France. Al Giro vinse 22 frazioni, al Tour nove.[58]
Fausto Coppi e Giulia Occhini assistono a un incontro di pugilato, dicembre 1956
Il 22 novembre 1945 Coppi sposò Bruna Ciampolini aSestri Ponente.[26] Da lei ebbe la figlia Marina, nata l'11 novembre 1947.
Durante laTre Valli Varesine del 1948, Coppi conobbeGiulia Occhini, moglie del dottor Enrico Locatelli, all'epoca medico condotto diVarano Borghi e appassionato tifoso di Coppi. Negli anni seguenti il ciclista e la donna, "battezzata" dai tifosi come "Dama Bianca", iniziarono una relazione, inizialmente solo epistolare e poi anche personale. Coppi e la moglie Bruna Ciampolini si separarono consensualmente, mentre Enrico Locatelli querelò la moglie peradulterio.
Una settimana dopo la conclusione delGiro d'Italia 1954, entrambi lasciarono le rispettive famiglie per andare a convivere a villa Carla, a Novi Ligure.[55] Nella notte tra il 25 e il 26 luglio 1954 i carabinieri, accompagnati da Locatelli, fecero irruzione a villa Carla ma non riuscirono a cogliere la flagranza di reato.[55] Tornarono il 9 settembre e questa volta arrestarono Giulia Occhini per adulterio. Portata inizialmente nel carcere di Alessandria, dopo quattro giorni la donna venne rilasciata confoglio di via e costretta a recarsi in domicilio coatto adAncona, a casa di una zia, con obbligo di firma in questura.[55][64] Coppi venne a sua volta privato delpassaporto.[55]
Ilprocesso successivo, celebrato nel marzo del 1955, si concluse con la condanna di Coppi a due mesi di carcere per abbandono del tetto coniugale e di Giulia Occhini, incinta, a tre mesi di reclusione.[55][64] Entrambi usufruirono comunque della sospensione condizionale della pena.
Dopo diverse difficoltà, Coppi e Giulia Occhini si sposarono inMessico (matrimonio mai riconosciuto in Italia) e la Occhini diede alla luce un figlio, Angelo Fausto detto "Faustino", aBuenos Aires il 13 maggio 1955.[55] Angelo Fausto Coppi jr., che ottenne il doppio passaporto italiano e argentino, venne fatto nascere inArgentina per poter ricevere il cognome "Coppi", poiché Locatelli si rifiutava di disconoscerne la paternità.[65]
Nel maggio 2015, una targa a lui dedicata fu inserita nellaWalk of Fame dello sport italiano a Roma, riservata agli ex atleti italiani. che si sono distinti in campo internazionale.[67][68]
Celebre nell'immortalare un'intera epoca sportiva - tanto da entrare nell'immaginario collettivo degli italiani - è la foto che ritrae Coppi e Bartali mentre si passano una bottiglietta durante la salita delGalibier al Tour del 1952. Non fu mai completamente chiarito se fosse stato Coppi a passare la bottiglia a Bartali o viceversa. La foto, scattata dal fotografo Carlo Martini, fu in realtà preparata: Martini si mise d'accordo coi due corridori e col direttore di gara, diede quindi la bottiglia a un suo amico e gli disse di porgerla ai due mentre passavano.[69]
La relazione extraconiugale di Coppi conGiulia Occhini fu al centro delle cronache scandalistiche del tempo, dal preciso momento in cui i fotografi rilevarono la presenza di Giulia al fianco del campione al termine della tappa dello Stelvio durante ilGiro del 1953 e sul palco della premiazione delCampionato del mondo di Lugano vinto nello stesso anno da Coppi. L'evento divenne ben presto di pubblico dominio. Essendo entrambi già sposati, il campione e la "Dama Bianca" suscitarono grande scandalo e la loro relazione venne fortemente avversata da una parte dell'opinione pubblica e persinopapa Pio XII giunse a condannarla.[64] Per Giulia Occhini fu coniato il soprannome di "Dama Bianca": l'appellativo (dame en blanc) le venne dato da Pierre Chany, giornalista deL'Équipe, per il colore delmontgomery da lei indossato all'arrivo della tappa diSankt Moritz delGiro d'Italia 1954.[55]
Nel 2002, a 42 anni esatti dalla scomparsa del "campionissimo", ilCorriere dello Sport, con un articolo in prima pagina, diffuse la notizia che il ciclista non fosse deceduto a seguito di malaria contratta inAlto Volta ma per un avvelenamento da parte di uno stregone locale. A riferire l'episodio al quotidiano fu tale Mino Caudillo, all'epoca dirigente del CONI, che l'avrebbe saputo nel 1985, inAfrica, da un frate francese, al quale la rivelazione sarebbe stata fatta in confessionale. L'avvelenamento sarebbe avvenuto per vendicare in modo indiretto uno sgarbo a un corridore africano. Nonostante le modalità di acquisizione daleggenda metropolitana la notizia indusse laProcura della Repubblica diRoma ad aprire addirittura un fascicolo contro ignoti che - chiaramente - non ebbe alcun esito[70][71][72].
Numerosi elementi della vita di Fausto Coppi sono trattati nella fictionGino Bartali - L'intramontabile, coprodotta da Rai ed Endemol e andata in onda nel 2006 su Rai 1, dove Coppi è interpretato daSimone Gandolfo.
^Speciale Fausto Coppi - Rai Tre 2 gennaio 2010 ore 16:00.
^Classifica che tiene conto dei piazzamenti a Giro d'Italia, Tour de France, Parigi-Roubaix,Parigi-Bruxelles,Giro delle Fiandre, Giro di Lombardia e Milano-Sanremo.
Davide Pascutti,Fausto Coppi. L'uomo e il campione, BeccoGiallo, 2010.
Rino Negri,Coppi, I campioni del giorno, edizione S.E.S.S. Gazzetta dello Sport, 20 settembre 1951.
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