Lafauna italiana è l'insieme dellespecieanimali viventi allo stato selvatico all'interno delterritorio italiano. In base ai dati forniti dall'Annuario Dati Ambientali ISPRA[1] (aggiornato al 2018), la fauna italiana comprende circa 58 022 specie – includendo anche 1 812 specie diprotozoi, che, per la vicinanzafilogenetica al regno animale, vengono considerati parte integrante della fauna –, in tutto equivalente a più di un terzo dell'intera fauna europea[2], portando così l'Italia al primo posto in Europa per biodiversità.
Il gruppo più rappresentato è quello degli invertebrati (54 952 specie, quasi il 95%), costituito essenzialmente dalphylum degliartropodi (46 403 specie, circa l'80% della fauna italiana), dominato a sua volta dalla classe degliinsetti.
Ivertebrati costituiscono invece solo il 2,2% (1 258 specie), con: 127 specie dimammiferi, 473 diuccelli, 52 direttili, 38 dianfibi e 568 dipesci[1].
La checklist delle specie della fauna d'Italia include 4 777 specie animali endemiche, che equivalgono all'8,6% del totale[2].
L'Italia presenta il maggiore livello dibiodiversità inEuropa, con oltre 58 000 specie segnalate: si tratta di più di un terzo dell'intera fauna europea.
Questo è dovuto principalmente a:
L'86% della fauna italiana è terrestre e il 14% acquatico. Gli insetti rappresentano circa i due terzi dell'intera fauna.
Va rimarcato, poi, che l'Italia risente della presenza umana, che ha determinato sia l'estinzione di alcune specie in epoca storica o tardo-preistorica (uro,bisonte,leone euroasiatico,prolago sardo, ecc.; talvolta, con estinzioni locali e poi ritorni da aree vicine, come nei casi dellalince e dellosciacallo) sia l'introduzione di specie animali e vegetali, dapprima da tutto il bacino euro-mediterraneo e dall'Oriente (già in epoca classica romana e preromana, come lacarpa, il coniglio selvatico iberico, ildaino, ecc.; molto maggiore fu il carico di specie vegetali naturalizzate) e, poi, nell'età moderna e nel Novecento, da tutto il mondo. In molti casi, le specie introdotte si sono adattate senza creare eccessivi disturbi agli animali nativi (come ifagiani e gli altri uccelli da cacciagione introdotti nel Cinquecento) o con danni minimi (ad esempio, ilpersico sole), altre, invece, si sono rivelate invasive e dannose per la fauna autoctona, che tendono a sostituire (come loscoiattolo grigio americano a danno delloscoiattolo rosso e ilgambero della Louisiana ai danni delgambero di fiume). Inoltre, buona parte delle specie selvatiche italiane, soprattutto quelle di mammiferi di taglia medio-grande, devono la loro sopravvivenza ed esistenza all'intervento dell'uomo avvenuto nel corso del tempo, in particolare all'attività venatoria medievale, che contribuì a selezionare, incrociare, diffondere o ridurre la presenza di alcuni animali. L'estinzione di alcune specie preistoriche, come il cavallo selvatico (Equus ferus) e l'asino selvatico (Equus hydruntinus), sono state localmente rimpiazzate dal rinselvatichimento di cavalli (talvolta, anche in areali in cui le specie selvatiche non esistevano, come i cavalli di Giara) e di asini.
La maggior parte del territorio italiano è compreso nelbacino del Mediterraneo. Importanti ecoregioni terrestri includono: latundra e laforesta di conifere sulleAlpi, laforesta decidua illirica, le foreste semi-decidue e asclerofille italiane, leforeste miste dell'Appennino meridionale, leforeste a sclerofille e mistetirreniche eadriatiche, le foreste decidueappenniniche, le foreste miste dinariche e le foreste miste del bacino delPo. Ci sono inoltre molti sistemi digrotte, importanti per la biodiversità.
La fauna è costituita soprattutto da animali tipici delle montagne, delle pianure e della macchia mediterranea. Animali diffusi ovunque in Italia sono imustelidi: ladonnola, iltasso, l'ermellino (solo sull'Arco Alpino), lafaina, lapuzzola e lamartora; discorso diverso va fatto per lalontra: essa è stata sterminata in gran parte del paese ed è, oggi, presente stabilmente inBasilicata,Calabria,Campania ePuglia, ma sta tornando a ripopolare anche i corsi d'acqua dell'Abruzzo e delMolise. Ifelidi sono rappresentati dalgatto selvatico europeo, presente stabilmente nell'area centro-meridionale e con avvistamenti sporadici al nord, e dallalince eurasiatica: essa era un tempo presente in tutta la penisola, ma col tempo venne sterminata ovunque; oggi sta tornando a ripopolare leAlpi orientali grazie alle popolazioniaustriache eslovene. Inoltre, sembra stia tornando ad abitare le foreste appenniniche, con avvistamenti certificati che finora si sono verificati solo nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.I canidi in Italia sono abbastanza diffusi: lavolpe rossa, ad esempio, è molto comune in Italia; illupo, invece, venne quasi sterminato, ma a partire dal 1970 i pochi esemplari rimasti sono tornati a colonizzare le montagne e, da allora, l'Appennino presenta popolazioni di lupo stabili anche grazie alla presenza dei vari parchi nazionali. L'animale sta però tornando a popolare anche leAlpi italiane; il suo isolamento, nel corso dei millenni, ha portato alla genesi di una sottospecie a sé stante, endemica della penisola italiana, illupo appenninico. L'altro canide presente in Italia è losciacallo dorato, animale non autoctono, tipico dell'area balcanica, che negli ultimi anni si è spinto in Italia dalla vicinaSlovenia e che sta gradualmente espandendo il suo areale verso sud. Si crede che l'orso bruno fosse un tempo diffuso su tutta la penisola, ma oggi ne sopravvivono pochi esemplari: una buona popolazione che si sposta dalTrentino-Alto Adige alle altre aree del nord grazie a progetti europei di reintroduzione e una popolazione isolata in Abruzzo dell'orso marsicano, sottospecie a sé stante dell'orso bruno ed autoctona dell'Italia centro-meridionale, in forte rischio di estinzione. Tra gliungulati sono diffusi: ilcervo nobile, ilcapriolo, presente anche con una sottospecie endemica, ilcapriolo italico, tipica dellaToscana, ma è stato introdotto in altre aree, come ilparco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, ilparco nazionale del Gran Sasso, ilGargano, latenuta di Castelporziano e inCalabria, ildaino, ilcamoscio alpino, ilmuflone (in varie zone delle Alpi, degli Appennini e inSardegna), lostambecco delle Alpi e ilcamoscio appenninico nelparco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Sono diffusissimi icinghiali. Alcune specie hanno recentemente passato i confini italiani entrando in Italia, un esempio è quello dellagenetta, animale africano presente anche inSpagna eFrancia, ed è proprio da quest'ultimo paese che la genetta è arrivata in Italia per la prima volta, col primo avvistamento avvenuto nel 2008 nelparco naturale regionale delle Alpi liguri; un altro animale che ha seguito il metodo della genetta è ilcastoro europeo, che si estinse in Italia nelSeicento a causa della caccia indiscriminata per fabbricare pellicce e cappelli.
A novembre 2018 c'è stato il primo avvistamento di castoro sul suolo italiano dopo più di 400 anni, nel comune diTarvisio, inFriuli-Venezia Giulia; si pensa che il castoro abbia raggiunto nuovamente l'Italia dalla vicina popolazione austriaca. Inoltre, sono presenti moltissimi animali tipici deiboschi e delle montagne, come molte sottospecie dilepre, latalpa romana, lamarmotta, loscoiattolo europeo, l'istrice, ilriccio europeo, ilmoscardino, iltopo quercino, ilghiro e l'arvicola.
A parte losciacallo dorato e lagenetta comune, che hanno raggiunto il nostro paese naturalmente, ci sono molti altri animali che sono stati introdotti in Italia dall'uomo per svariate ragioni, che possono variare dalla caccia all'industria delle pellicce. Caso particolare è quello delprocione, liberato dall'esercito statunitense nella Francia settentrionale nel 1966: da allora, l'animale ha iniziato a guadagnare sempre più terreno arrivando fino in Italia settentrionale, dove, ad oggi, sono in atto progetti di bonifica volti ad eliminare alcune popolazioni. Lanutria e ilvisone americano furono invece importati come animali da pelliccia; successivamente alcuni esemplari fuggirono e formarono branchi in giro per l'Italia. La nutria, ad esempio, è considerata uno degli animali più invasivi al mondo e dal nord è arrivata fino allaSicilia; similmente, si sono formati branchi di visoni in giro per il paese, alcuni dei quali autonomi anche dal punto di vista riproduttivo. L'ammotrago è stato introdotto in Italia, come è successo anche negliStati Uniti ed inMessico, per ragioni venatorie, mentre animali come iltamia siberiano, loscoiattolo grigio, loscoiattolo di Pallas e loscoiattolo di Finalyson furono introdotti come animali da compagnia oppure nei parchi cittadini, sfuggendo poi al controllo umano e determinando una forte competizione con lo scoiattolo autoctono.
L'Italia è un'importante rottamigratoria verso le regionisahariane, in quanto costituisce un ponte naturale tra l'Europa continentale e l'Africa attraverso il Mediterraneo.
Gli uccelli migratori con un basso carico alare come lacicogna, ilfalco pecchiaiolo, ilnibbio bruno, ilfalco di palude, ilgheppio e illodolaio eurasiatico dipendono dalle termiche e dalle correnti ascensionali per attraversare il Mediterraneo in primavera. Anche se la maggior parte di questi uccelli entrano in Europa attraverso ilBosforo o lostretto di Gibilterra, molti partono daCapo Bon in Tunisia ed entrano in Europa passando per leIsole Eolie e lostretto di Messina verso laCalabria. Molti di questi uccelli nidificano in Europa centrale e settentrionale. In autunno gli uccelli ritornano in Africa passando sulla stessa rotta.
La fauna italiana include 56 213 specie di invertebrati che rappresentano il 97,8% sulla ricchezza totale delle specie (i vertebrati sono il 2,2%). Di questi, 37 303 specie (circa il 65%) sono insetti. La ricchezza della biodiversità italiana è una delle più alte per uno Stato europeo. Per quanto riguarda gli insetti (i più conosciuti negli altri paesi e quindi adatti a un confronto), la ricchezza di biodiversità è la più alta in assoluto (Minelli A., 1996). Nell'Italia settentrionale (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna) sono presenti 33 414 specie di invertebrati. L'Italia peninsulare (Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata) vanta 24 297 specie. Questo potrebbe indicare un gradiente faunistico, ma per l'Italia meridionale sono disponibili dati meno completi e ibiotopi sono assai differenti (Stoch F., 2004).
Tipi di habitat caratteristici delle zone costiere italiane sono labiocenosi diCystoseira e le praterie diPosidonia oceanica. Le comunità diLithophyllum lichenoides formano reef coralligeni notevoli.
Ilmar Tirreno e ilmar Ionio si incontrano nellostretto di Messina generando delle potenti correnti e delle forti turbolenze, aggravate dei bruschi cambi di conformazione del fondale in vicinanza della città di Messina. Di conseguenza molte specie solitamente rare nel Mediterraneo si possono trovare in gran numero nei pressi dello stretto. È piuttosto comune trovare in superficie specie tipiche delle acque più profonde e viceversa, o specie di mare aperto vicino alla spiaggia. L'acqua in risalita trascina le specie dal fondale verso la superficie fino a farle talvolta arenare sulla spiaggia. Reso famoso nel diciannovesimo secolo dagli zoologiNikolaj Miklucho-Maklaj eAnton Dohrn, lo stretto presenta una straordinaria abbondanza di comunitàplanctoniche,bentoniche epelagiche.
Dall'apertura delcanale di Suez nel 1869 alcune specie invasive originarie del Mar Rosso sono diventate una componente non indifferente dell'ecosistema mediterraneo, avendo un impatto significativo sull'ecologia del Mediterraneo poiché minacciano moltespecie locali ed endemiche. Circa 300 specie native del Mar Rosso sono state identificate nel Mediterraneo, ma probabilmente ce ne sono altre da scoprire. Questo fenomeno è chiamatomigrazione lessepsiana.
La fauna italiana è ricca di speciealiene[3] e naturalizzate. Alcune di esse risalgono ai tempi dell'Impero romano, come probabilmente ildaino e forse lacarpa comune[4].
I grandi mammiferi italiani delPleistocene provenivano principalmente dalle zone più fredde dell'Europa settentrionale. Specie tipiche sono[5][6]:
Glielefanti nani del Pleistocene si sono evoluti a seguito di un processo dinanismo insulare in Sardegna:
e in Sicilia e a Malta
Altri animali del Pleistocene ritrovati in queste isole sono:
L'Italia ha 20 parchi nazionali e 130 parchi regionali. Inoltre sono state istituite delle riserve nazionali (circa 150 zone protette da leggi dello stato), riserve regionali (un totale di 270 aree protette da leggi regionali) e 16 riserve marine.
I musei che contengono importanti collezioni della fauna italiana e che hanno gallerie pubbliche dedicate alla fauna sono:
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