Fasci nazionali | |
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Segretario | Cesare Forni |
Stato | ![]() |
Sede | Voghera |
Fondazione | 1924 |
Dissoluzione | 1926 |
Ideologia | Fascismo intransigente Socialismo nazionale Sindacalismo rivoluzionario Nazionalismo italiano |
Collocazione | Estrema destra |
Seggi massimi | |
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IFasci nazionali sono stati unpartito politicoitaliano espressione del movimentofascista dissidente, che si opponeva al gruppo dirigente delPNF.
Fu formato su iniziativa delsindacalistaCesare Forni espulso dal PNF, che seppe riunire altri militanti espulsi dal PNF in questa fazione: iniziarono a organizzarsi nel febbraio 1924 inVoghera. Forni si accordò conRaimondo Sala e i suoi amici: Sala era un altro ex squadrista, che era uscito dal PNF della provincia di Alessandria. Forni e Sala cercarono un'intesa conOttavio Corgini eAlfredo Misuri, che dirigevano l'associazionePatria e libertà, ma poi Corgini e Misuri non s'iscrissero a questo partito. Inoltre Forni non riuscì a convincere altri militanti fascisti dissidenti, che si orientarono per l'astensione nelle elezioni: infatti Forni e Sala decisero di presentare il loro partito alleelezioni del 6 aprile 1924.[1]
Il 12 marzo 1924 Forni subì un brutale pestaggio da picchiatori del PNF, che obbedivano a un ordine diBenito Mussolini:Cesare Rossi confessò questo reato nelle deposizioni d'istruttoria per ildelitto Matteotti. Il motivo del pestaggio scaturiva dalla rabbia di Mussolini, che vedeva nel partitoFasci nazionali un concorrente capace di attirare molti voti degli elettori delusi dal PNF.
Il partito si presentò solo nelle circoscrizioni di Lombardia e Piemonte ottenendo 18.062 voti: unico eletto alla Camera risultò il suo fondatore Forni. Comunque il consenso al partito si poteva considerare consistente valutando certi risultati: nel collegio elettorale della provincia pavese il partito raccolse il 9,2% dei voti.[1]
L'attività parlamentare del partito coincide con quella del suo unico eletto Forni, che inizialmente aderì allaLega italica diSem Benelli per contrastare Mussolini, ma poi votò la fiducia algoverno Mussolini nel novembre 1924: tale voto fu considerato un tradimento da quasi tutti i suoi seguaci, che uscirono dal partito per aderire aPatria e libertà. Forni si dichiarò favorevole pure alle leggi repressive annunciate daMussolini il 3 gennaio 1925 e con questo atto si può considerare conclusa l'attività del partito, che ormai, svuotato dalla massa dei tesserati, non aveva più attivisti nella società civile. Venne sciolto nel 1926, quando il PNF fu proclamato partito unico del Regno d'Italia, anche se Forni mantenne il suo seggio alla Camera dei Deputati fino alla fine del suo mandato nel 1929.