Il nome indica chiaramente un'origine longobarda: lafara longobarda era infatti un gruppo di famiglie legate tra loro da vincoli di parentela e costituiva la struttura di base su cui si reggeva l'organizzazione sociale e militare del popolo longobardo.[6]
ConGera d'Adda si identifica la zona della pianura in cui si trova il paese:gera è una parola dialettale (che come l'equivalente italianoghiaia deriva dal latinoglarea) che identifica la conformazione geologica dei territori posti tra il fiume Adda ed il Serio.[6]
La storia del paese ha origine attorno alVI secolo, quando sul territorio cominciarono a insediarsi iLongobardi.[6]
In particolareAutari, re longobardo, favorì l'insediamento della propria fara e vi costruì un importante luogo di cultoariano conosciuto comeBasilica autarena.[6] Il luogo assunse quindi grande importanza nella geografia del tempo, assumendo il nome diFara Autarena, in onore del suo fondatore.[6]
Il dominio longobardo, durante il quale si verificò anche la conversione della popolazione longobarda alcattolicesimo, durò fino all'irruzione deiFranchi nel territorio (774) e l'instaurazione delSacro Romano Impero. Da quel momento il paese perse il ruolo di primissimo livello che aveva avuto fin dalla propria nascita.[6]
Gli imperatori della nuova entità politica affidarono il controllofeudale di Fara alvescovo di Bergamo, il quale diede avvio a una serie di opere di fortificazione del borgo, costruendovi mura di protezione ed un castello con tanto di fossato, come documentato da una serie di atti datati904.[6]
Queste fortificazioni tornarono utili nei decenni successivi, quando esplosero gli scontri tra i feudatari faresi, di schieramento guelfo, ed i milanesi, difazione ghibellina: questi ambivano ad estendere i loro domini anche al di là del fiume Adda, da sempre confine dei loro possedimenti, trovando la netta contrapposizione del vescovo-conte di Bergamo, il quale chiese aiuto direttamente all'imperatoreFederico Barbarossa.[6] Questi ribadì la sua concessione in un editto del1156, anche se il popolo si oppose a questa scelta.[6] Il Barbarossa allora attaccò il borgo nel1160, mettendolo a ferro e fuoco e distruggendone il castello.[6]
La ricostruzione del paese fu tuttavia immediata, e per più di un secolo non si verificarono altri episodi di rilievo.[6] A partire dall'inizio delXIV secolo ripresero nuovamente le dispute volte al predominio politico, con numerosi ribaltamenti di fronte, che parvero concludersi con l'inizio della dominazione della famiglia milanese degliSforza, che inserirono il borgo nelMarchesato di Caravaggio.[6]
All'interno di questa istituzione si ritagliò uno spazio di grande importanza la famiglia dei Melzi, i cui membri riuscirono a staccarsi dall'entità comunale farese, fondando nel1580 il comune diMassari de' Melzi (oggiBadalasco, località all'interno del territorio del comune di Fara Gera d'Adda).[6]
Nei secoli successivi Fara si trovò a gravitare nell'orbita delDucato di Milano, alla cui guida si alternarono gli spagnoli e poi gli austriaci.[6]
Nel1871 Massari Melzi, dopo quasi trecento anni, venne riannessa a Fara.[6]
È alla fine delXIX secolo che viene edificato il Linificio Canapificio Nazionale che cambierà per sempre la geografica fisica e la demografia cittadina.[6]
A fine XIX e inizioXX secolo vi furono diversi scioperi, con interventi delle autorità che inviarono l'esercito e i carabinieri.[6] Dominanti in consiglio comunale sono stati i popolari e vi era solo una sparuta minoranza di consiglieri di area socialista.[6]
Nel corso deglianni '20 l'amministrazione comunale fu fatta dimettere da fascisti provenienti da altri comuni che definirono il sindaco e la giunta "ormai superati".[6]
Ad una manifestazione del partito popolare fu rotta l'asta della bandiera bianca durante una manifestazione a causa dell'intervento dellecamicie nere e il sacerdote presente utilizzò il tessuto per far realizzare dei paramenti sacri con l'accordo dei consiglieri del partito, dato il divieto di manifestazioni politiche.[6]
Scarsa fu l'adesione al fascismo degli ex combattenti che si sviluppò in maniera più consistente a partire dal1934.[6]
Nel corso della guerra furono fatti dei lavori di ampliamento del ponte che divenne veicolare.[6] Il 25 aprile con laproclamazione dello sciopero generale il Linificio entrò in sciopero; i tedeschi furono scacciati dal ponte dai partigiani e si ritirarono a Cassano d'Adda.[6] Tra i gruppi partigiani operanti a Fara vi furono la Squadra Armata Patriottica (SAP) Matteotti e il distaccamento "Barbieri" della 171ª Brigata Garibaldi.[6] In tutto 60 elementi solo ad alcuni al termine della guerra fu riconosciuta la qualifica di partigiano.[6]
Tra la notte del 26 e la mattina del 27 due partigiani, tra cui Abele Crespi, furono uccisi dalla colonna tedesca in ritirata (il primo da una bomba a mano e il secondo mitragliato).[6]
Il 27 in tarda mattinata, dopo aver centrato con un colpo del cannone del carro armato il campanile della chiesa diCanonica d'Adda, le forze tedesche si arrendono a carri armati americani che presidiano ormai la zona.[6]
Nel secondo dopoguerra, per la durata della prima repubblica, Fara è stata governata dallaDemocrazia Cristiana.[6]
Il ponte è stato riportato a semplice passerella pedonale e così mantenuto.[6]
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica dell'11 maggio 1951.
«Partito di oro e di rosso: al trimastiodell'uno all'altro, merlato alla guelfa, aperto e finestrato; al capo d'argento, caricato di un leone di rosso. Ornamenti esteriori da Comune.»
La fortezza nell scudo ricorda il castello ampliato e rinforzato nelle sue mura dai vescovi di Bergamo che furono feudatari del paese. Gli smalti di oro e di rosso sono gli stessi dell'emblema del capoluogo Bergamo.
LaBasilica autarena, edificata nel corso delVI secolo daiLongobardi, svolse inizialmente la funzione di edificio di culto ariano e, dalVII secolo, cattolico, venendo intitolata a Sant'Alessandro. Di essa rimane la struttura ed un pulpito. La chiesa è sconsacrata dalXVI secolo ma ha sempre svolto un ruolo importante nella comunità quando, ad esempio, divenne unospedale di riabilitazione dei malati nel corso dellaprima guerra mondiale.
La chiesa parrocchiale, intitolata a Sant'Alessandro, risale alXVI secolo. Riedificata due secoli più tardi e ristrutturata più volte, presenta un buon numero di opere pittoriche, tra le quali spiccano i 15 quadri raffiguranti laVia Crucis opera diFrancesco Cavagna, figlio diGian Paolo. La chiesa subì un ampliamento nel1933, nel1938 fu dotata di un organo costruito dalla ditta cremasca Tamburini e nel1948 vennero fuse ed installate 8 campane della ditta Ottolina, su iniziativa dell'arciprete don Antonio Terraneo.
Il Palazzo dei Vescovi, residenza utilizzata appunto dai vescovi della città di Bergamo prima che il paese passasse, nelXVIII secolo, sotto la giurisdizione della diocesi diMilano. Oggi è sede dellabiblioteca comunale.
Lo stabilimento, edificato a fineXIX secolo per lo sfruttamento delle acque del fiume ai fini della produzione di tessuti dilino ecanapa, è stata la principale fonte di lavoro del paese fino alla sua chiusura a fineXX secolo.[6]
Gli stranieri residenti a Fara Gera d'Adda al 1º gennaio2018 sono 724 e rappresentano il 9,0% della popolazione residente. I gruppi stranieri più rilevanti provengono daAlbania eRomania[8].
Tra gli eventi più importanti vi è la festa patronale di Sant'Alessandro con ifuochi d'artificio sparati dal centro del fiume previa chiusura della passerella[9] e in concomitanza la rassegna musicale Fara Rock.[10]