| Cimitero monumentale di Milano | |
|---|---|
| Tipo | Civile |
| Confessione religiosa | Mista |
| Stato attuale | In uso |
| Ubicazione | |
| Stato | |
| Città | Milano |
| Costruzione | |
| Periodo costruzione | 1864 - 1866 |
| Data apertura | 1º gennaio1867 |
| Area | 250.000 m2 (25 ha) |
| Architetto | Carlo Maciachini |
| Tombe famose | v.Sepolture illustri del Cimitero Monumentale di Milano eEdicole funerarie del Cimitero Monumentale di Milano |
| Note | Contiene Famedio, antico e pionieristico Tempio Crematorio, sezione acattolica e sezione israelita |
| Mappa di localizzazione | |
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Ilcimitero monumentale di Milano è il grandecimitero cittadino che si estende nei pressi del centro delcapoluogo lombardo.

Il monumentale ebbe una gestazione lunga e travagliata cominciata nel 1837 su sollecitazione dell'amministrazione austriaca delRegno Lombardo-Veneto in sostituzione dei seipreesistenti cimiteri milanesi avviati alla chiusura e alla dismissione. Vincitore del concorso finale indetto dal comune di Milano fu il progetto dell'architettoCarlo Maciachini (1818-1899), realizzato a partire dal1864 instile eclettico con richiamibizantini,gotici eromanici[1][2][3][4].
La prima deliberazione relativa all'erezione del nuovo cimitero fu quella presa nel 1837 dalla Congregazione Municipale (l'attuale giunta municipale delle città italiane) presieduta dal podestà conteGabrio Casati nel suo primo anno di mandato: in quella deliberazione la giunta bandiva un concorso per un nuovo cimitero che fosse «degno del lustro di Milano, onde riunirvi lapidi e monumenti per distinti cittadini e sepolcri di famiglia, e vasto a raccogliere tutte le spoglie dei trapassati»[5].
Dal 1837, data della prima delibera, al 1863, data dell'approvazione del progetto definitivo del Maciachini, trascorse un quarto di secolo segnato da difficoltà, contrasti e litigi. L'iniziale delibera del 1837 aveva previsto che il cimitero sorgesse su un'area fuori città di 55 200 mq alle Cascine Abbadesse (oggi nei pressi via Melchiorre Gioia): nel giugno 1839, allo scadere del concorso, vennero presentati venticinque progetti fra i quali ebbero grande appoggio quelli degli architettiAlessandro Sidoli eGiulio Aluisetti; i progetti vennero sottoposti per un parere all'Accademia delle Belle Arti di Brera, che preferì il progetto del Sidoli. Nonostante questo parere autorevole, il 12 agosto 1843 il consiglio incaricò l'Aluisetti di redigere un secondo disegno che venne quindi approvato il 4 settembre 1846.

Il nuovo progetto, tuttavia, si arenò per una serie di eccezioni e obiezioni sollevate sull'area prescelta e sulle caratteristiche del terreno che lasciavano temere un inquinamento delle acque potabili che lo attraversavano. Superata ogni obiezione grazie al rapporto del celebre chimicoAntonio Kramer, il progetto venne inviato per approvarne la spesa al governo che il 10 marzo 1847, contro ogni previsione, negò l'autorizzazione chiedendo un nuovo progetto che prevedesse il cimitero in un'area diversa dalle Cascine Abbadesse, il cui terreno era già stato acquistato dal comune.
Ifatti politici del 1848 portarono a un ulteriore stallo della questione ma non della lotta fra il progetto del Sidoli e quello dell'Aluisetti: nel 1855, infatti, con Milano nuovamente sotto l'amministrazione asburgica, la congregazione risollevò il tema del monumentale e il periodicoGiornale dell'ingegnere-architetto ripresentò, caldeggiandolo, il disegno del Sidoli, ma la morte di quest'ultimo venne a bloccare ogni decisione. Venne quindi nominata una nuova commissione che selezionasse una nuova area sul quale erigere il nuovo cimitero secondo il progetto dell'Aluisetti, ma anche quest'ultimo morì da lì a poco. La nuova area era compresa fra Porta Tenaglia e Porta Comasina ed era stata appositamente acquistata dal comune che, dopo la morte dell'Aluisetti, incaricò l'ing. Pestagalli di adattarne il progetto alla nuova area acquisita, che è quella su cui sorge il cimitero odierno.

Cominciarono dunque i lavori di spianamento del terreno e costruzione del muro di cinta. La sopraggiunta liberazione dall'Austria tuttavia determinò che il nuovo comune di Milano nella seduta del 20 maggio 1860 (sotto il sindacoAntonio Beretta) sospendesse ogni lavoro portando come giustificazione l'insufficiente spazio racchiuso nel muro di cinta. Probabilmente, come suggerisce il Beltrami, i motivi erano più legati alla volontà di allontanarsi da una faccenda durata vent'anni sotto la dominazione austriaca e dal progetto orientato a uno stile greco-romano che ormai aveva fatto il suo tempo.[6]
Venne quindi indetto un nuovo concorso con termine il 30 settembre 1861, poi protratto al 31 dicembre e infine al febbraio 1863, al quale parteciparono ventuno progetti fra cui quello diCarlo Maciachini che, nella seduta del 10 luglio 1863 venne indicato come il migliore. Negli stessi anni in cui si dava avvio ai lavori per lagalleria Vittorio Emanuele II e per la nuovapiazza del Duomo, si volle esprimere la necessità di un luogo in cui il culto religioso dei defunti si potesse unire a forti valenze civili. La decisione della Commissione, anche questa volta, non fu esente da polemiche; tuttavia, già alla fine del 1863, si poterono avviare i lavori di trasformazione di un'area di circa 180 mila metri quadri.
La benedizione inaugurale fu impartita damonsignor Giuseppe Calvi il2 novembre (giorno della commemorazione dei defunti) del1866, alla presenza del sindaco Beretta; nello stesso giorno avvenne la prima tumulazione, quella della salma, traslata dalcimitero di Porta Magenta, del compositore e collezionista di manoscritti e stampe musicaliGustavo Noseda, morto il 27 gennaio dello stesso 1866[7] ditisi prima del debutto di una sua opera allaScala[8][9][10]. Pur ancora incompleto nelle parti architettoniche, dal 2 novembre al 31 dicembre il Monumentale vide altre 16 tumulazioni, ma l'apertura propriamente detta avvenne il 1º gennaio1867[9][11].
Il recinto in muratura venne completato nel 1870, mentre l'Ossario, con allora soprastante cappella cattolica, fu terminato nel 1874. Da allora il monumentale si è andato via via estendendo per un totale di circa 250 mila mq. comprendendo gli edifici di ingresso, i riparti, le sezioni rialzate, nuove aree laterali e le due parti destinate alle sepolture acattoliche e israelitiche. Nonostante questi successivi interventi, il progetto originale del Maciachini non è mai stato stravolto e si è arricchito di un gran numero di opere d'arte funeraria di genere classico e contemporaneo, cometempli greci, elaboratiobelischi e altri lavori originali, tra cui la versione ridotta dellaColonna Traiana.
Per l'altissimo valore artistico di sculture, tombe, edicole funerarie e altre opere presenti al suo interno, il cimitero monumentale di Milano è un vero e proprio "museo a cielo aperto"[12][13], tra i più artisticamente e storicamente importanti d'Italia, insieme alcimitero monumentale di Torino, almonumentale di Brescia, alVerano di Roma, almonumentale di Staglieno a Genova, almonumentale della Certosa di Bologna, almonumentale di Messina e almonumentale di Bonaria a Cagliari.
Al1970 risale un ampliamento con intervento "mimetico" in formeneogotiche.
Il progetto Maciachini si caratterizza per la funzionale distribuzione delle costruzioni architettoniche: la facciata dell'ingresso si presenta come una aggregazione ordinata e simmetrica di edifici dal cui fulcro, originariamente destinato a chiesa e trasformato inFamedio nel corso dei lavori, si dipartono ali porticate (detteGallerie) che terminano piegandosi in avanti di 90° per delimitare un piazzale. Le Gallerie sono scandite dalle cosiddetteEdicole, che si trovano in testa e agli angoli di intersezione dei porticati. Anche all'interno del Monumentale prevale questa composizione modulare, con un viale centrale che lo divide in due parti simmetriche e che si incrocia a metà percorso con un asse trasversale, determinando le coordinate di una griglia entro la quale sono compresi i variRiparti. La rigorosità dell'insieme è tuttavia movimentata dalla varietà di architetture, ispirate a scelte stilistiche eclettiche e meno severe rispetto ad altri cimiteri neoclassici di cui si erano nel frattempo dotate altre città italiane. Importante anche l'uso dei materiali, che Maciachini aveva scelto facendo attenzione alla qualità funzionale ma anche alla resa cromatica, giocando sul contrasto fra il bianco delBotticino e il rosso scuro dellapietra Simona nelle fasce orizzontali che risaltano sulla facciata.

Ilfamedio, nome derivante dallatinofamae aedes, ossia "tempio della fama", è posto all'entrata principale del cimitero, in posizione innalzata e raggiungibile tramite un grande scalone. Consiste in una voluminosa costruzione in stileneogotico dimarmo emattoni, inizialmente ideata per essere una chiesa[2][4][9].
Dal1869 si incominciò a pensare di far divenire questa chiesa mancata, appunto, un famedio, un luogo di tumulazione dei milanesi (di nascita o d'adozione) "illustri" o "benemeriti"[14]. Il lavoro iniziò qualche anno dopo, nel1875, e fu completato nel1887. Nel frattempo, a famedio ancora incompleto, vi erano state traslate le salme diAlessandro Manzoni eCarlo Cattaneo, già deceduti da vari anni e già presenti nel cimitero[15]. Il letterato, imbalsamato, vi era stato posto la mattina del 22 maggio1883, nell'ambito delle cerimonie per il decimo anniversario della sua morte (nel pomeriggio dello stesso giorno verrà inaugurato il monumento manzoniano dipiazza San Fedele), alla presenza di numerose autorità e di membri della sua famiglia[16], mentre il patriota e politologo vi era stato posto il 23 marzo1884[17]; i due illustrissimi milanesi, i primi ad occupare il famedio, da allora sono tumulati in duesarcofagi marmorei identici, sormontati dallostemma crociato della città[3][9][18].
Nel1895 morìCesare Cantù, che venne tumulato nel famedio; vi rimase solo dieci anni, poiché nel1905 avvenne la traslazione nella natiaBrivio[19]. Risale al1958 il posizionamento al centro del famedio del sarcofago di Manzoni e il suo innalzamento sopra unbasamento conbassorilievi scultorei inbronzo diGiannino Castiglioni[2][4].
I milanesi tumulati direttamente nel famedio per ora sono otto: oltre ai già citati Alessandro Manzoni (tomba principale, innalzata al centro) e Carlo Cattaneo, vi sono ancheLuca Beltrami (traslato dal cimitero di Cireggio, frazione diOmegna, nel1985[20], riposa in un sarcofago marmoreo opera di Giannino Castiglioni[18]),Leo Valiani,Bruno Munari,Carlo Forlanini,Salvatore Quasimodo eCarla Fracci (tumulati incolombari)[18]; nel famedio sono presenti anche diversicenotafi. Vi è però una parte sottostante, chiamataCripta del Famedio, comunque parte del famedio stesso, in cui le tumulazioni illustri o benemerite (tutte in colombari o ampie cellette, alcuni dei quali, sia colombari che cellette, contengono ceneri o resti esumati) sono più numerose[2][4][14][18][21].
Nel famedio sono inoltre incisi, in lista su delle tavole di pietra murate alle pareti, i nomi di altre importanti figure legate a Milano che sono tumulate sia nello stesso cimitero monumentale che in altri luoghi, o conservate privatamente, come ad esempioGiuseppe Verdi, inizialmente tumulato al Monumentale per poi essere traslato in un tempietto-cripta nel cortile dellacasa di riposo per musicisti da lui fondata[22], oRaimondo Vianello, tumulato nella sua tomba di famiglia alcimitero del Verano, a Roma, oSandra Mondaini, tumulata a Milano, ma in un altro cimitero,quello di Lambrate[23][24], oKrizia, le cui ceneri sono conservate in famiglia[25]. Anche i nomi diHerbert Kilpin, principale fondatore delMilan, con i resti che riposano in una celletta della Galleria BC di Levante Inferiore dello stesso monumentale, eGiorgio Muggiani, principale fondatore dell'F.C. Internazionale Milano, tumulato nel cimitero diLenno, aTremezzina, sullago di Como, vi sono stati incisi[4][26][27]. Tradizionalmente, ogni 2 novembre avviene una cerimonia pubblica presenziata dalsindaco per l'avvenuta aggiunta di nuovi nomi[21][28][29].
Nel1983 gliaffreschi delle volte del famedio vennero restaurate daValeriano Dalzini.
Oltre al famedio e alla suacripta, nel cimitero monumentale vi sono altri tre luoghi specificamente dedicati alla tumulazione di persone illustri o benemerite: ilCivico Mausoleo Palanti (una ex edicola privata, dedicata a "illustri cittadini", resa attiva per questo scopo dal1974 al1993), la più recente Nicchia D dell'Edicola F di Levante Superiore (dedicata a "cittadini noti e benemeriti"[30], zona porticata tuttora attiva, dotata però soltanto di piccole cellette e, distaccata, dalla colonna che ospita le ceneri diEnzo Tortora) e, da ultimo, ilCivico Mausoleo Garbin (altra ex edicola privata, anch'essa composta da piccole cellette, attivata, dopo un lungorestauro, soltanto nel2014)[31][32].
Tutte queste tumulazioni speciali sono completamente a carico del comune di Milano[14].


Nel 1876 venne edificato, per volontà dell'industriale tessile Alberto Keller, il primotempio crematorio in Italia. Il primitivo apparecchio crematorio presente nel tempio, consisteva in un'ara dove l'incenerimento della salma era assicurato da una serie di fiammelle alimentate a gas illuminante su sistema Polli-Clericetti. Nel corso degli anni si succedettero numerose modifiche fino all'installazione nel 1896 dei quattro forni di tipoGorini, originariamente alimentati a legna, tuttora visibili[34].
Il crematorio ha cessato il suo funzionamento dopo l'introduzione dei più moderni forni del crematorio nelcimitero di Lambrate[35].
Nel cimitero monumentale sono inoltre presenti i monumenti sepolcrali di note famiglie della grande borghesia industriale milanese, tra cui quello della famiglia Falck, quello della famiglia diFerdinando Bocconi — fondatore dell'università dedicata al figlio primogenito disperso nel1896 nellaBattaglia di Adua[36], e proprietario dei grandi magazzini omonimi poi divenutila Rinascente, fondata daSenatore Borletti, a sua volta titolare di una maestosa edicola —, quelli delle famiglieCampari,Bracco — industriali farmaceutici —, Brambilla — fondatori delle industrie chimiche e cotoniere omonime —, e quello della famiglia diGiovanni Treccani, industriale e fondatore dell'enciclopedia Treccani.
Il Riparto, progettato dal Maciachini, fu aperto nel1872 in sostituzione delle zone israelitiche dei soppressi cimiteri milanesi. Si trova ad est del famedio, separato dal resto del cimitero da un muro. L'attuale area è il risultato di un ampliamento del1913, che aggiunse una fascia a sud e una a est. Il padiglione centrale era originariamente l'ingresso del cimitero.
La numerazione delle tombe si ripete, in quanto il Riparto è suddiviso in 6 campi e un ampliamento. Vi sono inoltre tre campi comuni di cui uno per i bambini, con sepolture comprese tra il1873 e il1894, composto da piccole lapidi in mezzo a un prato riportanti nome, cognome e data di morte.
Vi sono anche edicole familiari (di cui due progettate dallo stesso progettista di tutto il cimitero Carlo Maciachini), dei colombari e cellette sulle pareti a nord e ovest, e delle tumulazioni nel padiglione centrale. L'ossario centrale ospita sia i resti dei corpi esumati allo scadere delle concessioni, che quelli traslati dai cimiteri soppressi.
In questo Riparto si trovano anche nomi ecenotafi di persone citate alla memoria in quanto uccise dainazisti, anche in seguito adeportazione neicampi di concentramento.
Numerosi sono i monumenti di valore artistico a cui hanno contribuito architetti e scultori importanti, descritti nella guida storico-artistica di Giovanna Ginex e Ornella Selvafolta[37].
Hanno lavorato nel Riparto israeliti, gli architetti Carlo Maciachini (edicole Davide Leonino e Pisa),Giovanni Battista Bossi (tomba Anselmo de Benedetti),Ercole Balossi Merlo (edicola Leon David Levi),Luigi Conconi (edicola Segre),Giovanni Ceruti (edicola Vitali), Carlo Meroni (tomba Taranto), Cesare Mazzocchi (edicola Giulio Foligno),Manfredo D'Urbino (edicola Jarach, tomba Mayer, tomba Besso, monumento ai Martiri Israeliti del Nazismo),Gigiotti Zanini (tomba Zanini), Adolfo Valabrega (edicola Moisè Foligno), Agostino Caravati (tomba Alessandro Forti), Luigi Perrone (edicola Goldfinger), e gli scultoriEmilio Quadrelli (edicola Pisa), Giuseppe Daniele Benzoni (tomba Ottolenghi Finzi), Luigi Vimercati (tomba Estella Jung), Rizzardo Galli (tomba Vittorio Finzi),Enrico Cassi (tomba De Daninos),Attilio Prendoni (tombe Errera e Conforti),Eduardo Ximenes (edicola Treves),Giulio Branca (tomba Giovanni Norsa, tomba Michelangelo Carpi), fratelli Bonfanti (tombe Davide e Beniamino Foà),Enrico Astorri (tombe Carolina Padova e Fanny Levi Cammeo),Egidio Boninsegna (tomba Giuseppe Levi),Dario Viterbo (colombaro Levi Minzi),Giannino Castiglioni (tombe Ettore Levis e Goldfinger),Adolfo Wildt (tomba Cesare Sarfatti),Eugenio Pellini (tomba Bettino Levi),Arrigo Minerbi (tomba Renato del Mar),Roberto Terracini (tomba Nino Colombo).[38]
Il padiglione centrale è stato arricchito nel maggio2015 con vetrate artistiche rappresentanti leDodici tribù di Israele, opere dell'artista Diego Pennacchio Ardemagni[39].
La sepoltura al Monumentale divenne nel corso degli anni una forma importante di rappresentanza sociale, soprattutto dopo l'istituzione (1895) delle sepolture perpetue che, garantendo una permanenza nel tempo dell'edificazione di una tomba di famiglia, diede slancio all'attività di grandi architetti, scultori e artisti che nel tempo hanno reso il cimitero un campionario significativo degli stili e delle testimonianze artistiche che si sono avvicendate dall'Ottocento in avanti. Le opere più numerose risalgono ai primi anni delNovecento, quando gli spazi non si erano ancora saturati, ma non mancano esempi di stili successivi, tanto da rendere possibile l'intreccio di diverse letture: non solo il passaggio di diverse stagioni artistiche, ma anche la storia civile e l'immagine stessa della città.
All'elevatissimo numero di edicole, monumenti funebri, statue, gruppi scultorei hanno lavorato nel corso della storia del cimitero diversi artisti, tra cui:

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