Fama (dallatinofari che significa parlare), personificazione della voce pubblica nellamitologia romana, era una divinità allegorica.
Della sua personificazione parlaVirgilio immaginandola creata dallaTerra dopoCeo edEncelado.
La si immaginava come un mostro alato gigantesco capace di spostarsi con grande velocità, coperto di piume sotto le quali si aprivano tantissimi occhi per vedere; per ascoltare, usava un numero iperbolico di orecchie e diffondeva le voci facendo risuonare infinite bocche nelle quali si agitavano altrettante lingue.
Questo mostro alato rappresentava allegoricamente le dicerie che nascono, si diffondono, acquistano credibilità, non fanno distinzione tra vero e falso, amplificano e distorcono a piacimento i fatti.
AncheOvidio ne dà un'ampia descrizione nel libro XII deLe metamorfosi, collocandola ai confini della terra, all'interno di un edificio bronzeo, con un numero elevatissimo di entrate, nelle quali riecheggiavano tutti i vocaboli, anche quelli appena bisbigliati.[1]
DalRinascimento viene rappresentata come una figura femminile alata: suo specifico attributo è unatromba dritta[2] ma a volte porta in mano un ramo dipalma o unacorona d'alloro.[3] che può portare a confonderla con la personificazione dellaVittoria alla quale, peraltro, spesso si accompagna.
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