Il centro abitato di Falciano del Massico sorge su una zona pedemontana, alle cui spalle si erge ilMonte Massico. Nella pianura si localizza illago di Falciano, noto in passato come lago di Carinola.
Sono state formulate varie ipotesi sull'origine del toponimo Falciano. Per primo ilPratilli, nel1745[senza fonte] lo mette in relazione con il nome del vino Faustiano prodotto in zona. Secondo lo storico ottocentesco locale Luca Menna[5] esso deriverebbe dafalcibus, in riferimento alle differenti falci impiegate «per segar le biade e per potar le viti»[6]. Più recente è la congettura secondo la quale Falciano deriverebbe dalprediale Faustianum, Falcidianum o Felicianum.
La presenza umana nel territorio può essere fatta risalire alPaleolitico medio (75 000-35 000 anni fa), al quale datano i reperti trovati nelle campagne che circondano il centro abitato di Falciano. L'area dell'Ager Falernus, racchiusa dalmonte Massico (a nord, nord-ovest), dal fiumeSavone (a sud-ovest) e dalle pendici delvulcano di Roccamonfina (a est), fu poi abitata dagliAusoni-Aurunci, sino alla conquista romana avvenuta nelIV secolo a.C. Laromanizzazione del territorio si accompagnò alla realizzazione dellavia Appia e della viabilità minore, a carattere locale, della quale restano ampie tracce. Diverse furono levillae di età romana edificate sulle colline prospicienti l'attuale centro abitato. Per lo più si trattava dei nuclei attorno ai quali si organizzavano le attività agricole di un territorio particolarmente fertile, che in età antica era noto principalmente per la produzione delvino Falerno, decantato daVirgilio,Orazio,Catullo,Cicerone eMarziale, ed esportato in tutto il Mediterraneo.
Le prime attestazioni del toponimo Fauciano risalgono alIX secolo e solo nelXVII si stabilizzò la forma Falciano, sebbene Fauciano sia usato sino ad oggi nel dialetto locale. Nella cartaIGM del1956 la frazione di Falciano di Carinola era riportata con il doppio appellativo di Falciano Capo e Selice, in riferimento a due distinti nuclei abitati.
Ilcatasto onciario del1753 attesta la vocazione agricola del territorio, dato che la metà dei 120 fuochi censiti a Falciano vedeva il capofamiglia registrato come "bracciale". La tipica tipologia edilizia prevedeva abitazioni a piano terra con un cortile interno. A partire dalXVII secolo nell'agro di Falciano iniziarono a trovare diffusione le masserie, grandi edifici rurali sostanzialmente autosufficienti, sorti a volte su ruderi di età romana.
Nel1964, al termine di un lungo e controverso iter burocratico, Falciano, che fino ad allora era frazione del contiguo comune diCarinola, ottenne l'autonomia comunale. Tuttora la cittadina molto ha in comune con Carinola ed è simbolicamente presente nello stemma del Comune di Carinola con uno di quattro rombi perimetrali.
«Inquartato in decusse: nel PRIMO d'azzurro, alla vite pampinosa di quattro di verde, fruttata di due d'oro; nel SECONDO d'argento, alla pianta di pomodoro di verde, fruttata di quattro di rosso; nel TERZO d'oro, alla pianta di tabacco verde, fogliata di otto; nel QUARTO di rosso, alla spiga di frumento d'oro. Ornamenti esteriori da Comune.»
«Drappo partito di bianco e di azzurro riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma comunale con l'iscrizionecentrata in argento:Comune di Falciano del Massico.»
L'Istituto comprensivo statale di Carinola raggruppa la scuola dell'infanzia, la scuola primaria e la secondaria di primo grado.
È in via di allestimento il museo civico, destinato a ospitare i reperti archeologici ritrovati nel territorio comunale e databili dalla preistoria all'età romana.[10] Si tratta principalmente di reperti preistorici in selce e inoltre di ceramiche a vernice nera, sigillata italica e sigillata africana, epigrafi, anfore impiegate per il trasporto del vino e la ricostruzione di un torchio di età romana.[11]
L'economia di Falciano del Massico è erede dell'antica tradizione agricola del territorio. I prodotti tipici sono ilvino Falerno, l'olio d'oliva e lamozzarella. In passato l'ager Falernus era noto anche per una varietà di grano tenero autoctono denominato appunto "Grano Falerno".
Il 5 marzo 2012, quale azione dimostrativa per denunciare la mancanza del cimitero comunale, il sindaco Giulio Cesare Fava ha emesso una storica e provocatoria ordinanza comunale in cui si vieta di morire a chiunque si trovi, anche se di passaggio, sul territorio comunale.[13][14]
Giuseppe Guadagno (a cura di),Storia, economia ed architettura nell'Ager Falernus. Atti delle giornate di studio (febbraio-marzo 1986), Marina di Minturno, Caramanica, 1987.
Ugo Zannini,Indagini storico-archeologiche in Campania settentrionale. Il territorio di Falciano del Massico, Napoli, Istituto grafico editoriale italiano, 2001.