L'architetto fuJuan Antonio Scasso, che progettò un impianto enorme, con circa 80.000 posti di capienza, destinato ad ospitare grandi eventi sportivi.
I lavori presero avvio il 21 luglio 1929, diretti da Scasso ed effettuati con la manodopera di centinaia di operai.Questi furono suddivisi in tre turni di produzione, di modo che i lavori procedessero ininterrottamente. Inoltre le diverse sezioni dello stadio furono assegnate a vari costruttori. Il tutto affinché il grande impianto venisse terminato entro l'apertura dei mondiali dell'anno seguente, che sarebbero iniziati il 13 luglio1930.
Ma nei mesi seguenti piogge torrenziali si abbatterono su Montevideo, ritardando notevolmente l'edificazione.Fu così che nonostante lo sforzo delle squadre operaie la fine dei lavori slittò di qualche giorno: la gara inaugurale, traFrancia eMessico dovette essere "dirottata" nel piccolo impianto diPocitos, dove si sedettero appena 1.000 spettatori.
Di lì a poco, comunque, i lavori terminarono e il Centenario era pronto per ospitare la prima partita dei padroni di casa dell'Uruguay, il 18 luglio contro ilPerù. Al 65'Héctor Castro realizzò il goal partita, il primo siglato dalla Celeste in quello che sarà il principale teatro delle sue gare casalinghe.
Il Centenario ospitò tutte le altre gare dell'Uruguay in quel mondiale, più altre 5: in totale 10 (incluse le semifinali e la finale) delle 18 partite della manifestazione. Ad oggi, si tratta del maggior numero di partite ospitate da uno stesso stadio in una singola edizione, record eguagliato da altri 3 impianti (Estadio Nacional de Chile nel1962,Estadio Azteca nel1970 eStadio Iconico di Lusail nel2022). La più celebre di quel mondiale fu ovviamente la finalissima del 30 luglio, quando davanti ad oltre 80.000 spettatori (alcune fonti parlano di 100.000) l'Uruguay sconfisse 4-2 l'Argentina e divenne la prima squadra campione del mondo.
Successivamente il Centenario, oltre alle gare ufficiali di qualificazione ai mondiali e amichevoli della nazionale uruguaiana, ha ospitato anche grandi eventi del calcio internazionale, cioè buona parte delle gare e le finali di quattro edizioni dellaCopa América. In tutte e quattro le edizioni (1942,1956,1967 e1995) la vittoria è arrisa ai padroni di casa, a dimostrazione di quanto ilCentenario sia sempre stato il "baluardo" della nazionale uruguaiana[1].
Si pensi che nelle 38 partite di Copa América ivi disputate dalla Celeste, l'Uruguay ha vinto 31 volte e pareggiato 7, non perdendo mai. Per contro ilBrasile ha qui vinto solo 3 volte su 20 gare giocate.
L'importanza per la storia del calcio del Centenario è stata sancita dalla FIFA che, il 18 luglio1983, lo ha proclamato monumento del calcio mondiale.
IlCentenario ha forma ellittica e si divide in quattro sezioni, dedicate alle imprese compiute dalla nazionale uruguaiana fino al 1930 (escluso il titolo mondiale vinto quell'anno):
la tribuna principale, l'unica dotata di copertura, è chiamataOlimpica, in riferimento al fatto che nel 1930 l'Uruguay era campione olimpico di calcio in carica;
la curva a sinistra della Tribuna Olimpica è chiamataAmsterdam, dal nome dellacittà in cui il 13 giugno1928 l'Uruguay sconfisse l'Argentina per 2-1, conquistando il suo secondo oro aiGiochi della IX Olimpiade;
la tribuna opposta alla Olimpica è chiamataAmérica, in riferimento al fatto che nel1930 l'Uruguay era la squadra più blasonata del continente sudamericano (a livello di titoli continentali lo è tutt'oggi).
Il nomeCentenario deriva dal fatto che nell'anno dell'apertura, il 1930, l'Uruguay celebrava il centenario della promulgazione della primaCostituzione della Repubblica (avvenuta nel1830).
IlCentenario inoltre non è ufficialmente assegnato ad alcun club calcistico, essendo destinato ad ospitare le sole gare della nazionale, e a causa di tale onore, quando una squadra batte la Celeste, si usa il termineCentenariazo. Tuttavia in alcune occasioni ospita i match più importanti delcampionato uruguaiano, di solito le gare in cui sono protagonisti i due maggiori club locali, ilNacional e ilPeñarol, oltre naturalmente alderby che le vede opposte. Il motivo si deve alla ridotta capienza degli stadi di tali club, rispettivamente ilParque Central (22.000 posti) e ilContador Damiani (15.000). Nell'anno 1940 prese il nome Montevideo, poi riprese il nome originale.
(ES)Aurelio Lucchini,El concepto de arquitectura y su traducción a formas en el territorio que hoy pertenece a Uruguay, Montevideo, Universidad de la República, 1986.