Esfahān (oIsfahān oIspahān, in persianoاِصفَهان ·ascoltaⓘ) è una città nell'Iran centrale con 2.800.000 abitanti (stima 2016), posta sul fiumeZayandeh, a 400 chilometri dalGolfo Persico a un'altezza di 1590 metri sopra il livello del mare, tra imonti Zagros. È la capitale dellaprovincia di Esfahan con 4.600.000 abitanti (stima 2006) e con una superficie di 107.027 km².
Esfahān è ben nota per le bellezze architettoniche e per i suoi giardini pubblici. Secondo un adagio persiano "Esfahān è metà del mondo" (Esfahān nesf-e jahān). La città ha subito danni durante laguerra scatenata contro l'Iran dall'Iraq diSaddam Hussein, ma in seguito è tornata all'antico splendore anche grazie ad opere di restauro e di conservazione, tra cui quella italiana dell'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO), guidata dall'architettoEugenio Galdieri.[2]
Esfahan è sita in una fertile pianura pluviale ed è circondata dalle zone montuose diFiraydān eChahār Maḥall, a nord e nordovest confina con l'altopiano dove prevale l’agricoltura nelleoasi, mentre a est confina con ilkavīr (deserto salato).[3]
L'unico grave terremoto registrato nella zona fu quello del 950.[3]
Il clima a Esfahān èsemi-arido con siccità estiva. La principale sorgente d'acqua è il fiume Zayandeh, la cui acqua in passato veniva utilizzata secondo precisi criteri[4]; tuttavia con l'aumento della popolazione e le esigenze dell'industria, l'acqua viene ora estratta dal fiume a monte di Esfahān, per cui nell'ultimo decennio il fiume è in secca in città.[5]
Vi è una notevole escursione termica, sia diurna che stagionale. Le precipitazioni sono più abbondanti nelle zone montuose (circa 25 cm annui, con forti nevicate in inverno), mentre in città si registrano piogge di 12,7 cm l'anno, concentrate tra novembre e aprile. I venti provengono in genere da nordovest in inverno e da sudest in estate. Nelle zone montuose gli inverni sono rigidi, mentre l'estate non è eccessivamente calda. L'umidità è bassa.[3]
Dati riferiti agli ultimi due decenni del XX secolo[6][7]
Piazza Naqsh-e jahàn, disegno del viaggiatoreSir Thomas Herbert, I baronetto (1606-1682), anno 1628Il saccheggio di Esfahan da parte diTamerlano,miniatura di un manoscritto delTimurnama ("il libro di Tamerlano", oZafarnama - "libro della vittoria", 1533)
Esfahān è una città molto antica e i geografi classici vi fanno riferimento con il termineAspadana, anche se ai tempi non godeva di grande importanza. Durante l'impero sasanide in questo punto sorgeva la città di Jay (ingrecoGabai), la cui fondazione fu attribuita adAlessandro Magno. Il nome Jay compare anche su alcune monete coniate dopo la conquista araba della città. In epoca sasanide la città era molto importante, tanto da avere delle mura con quattro porte, una delle quali era chiamataPorta degli ebrei per via della foltacomunità ebraica che vi risiedeva, la quale assegnò alla parte principale della città il nome diYahūdiyya.[8]
Con l'arrivo degli arabi, Esfahan fece parte della provincia delJibāl, corrispondente all'anticaMedia, e che dal VI al XII secolo divenne nota comeʿIrāq-i ʿAjam.[8] Secondo la scuola diKufa, Esfahan venne conquistata nel 641-642 su ordine diʿUmar ʿAbd Allāh ibn ʿItbān. La città si sarebbe arresa a condizione che lajizya (la tassa sui non musulmani) fosse sostituita da un tributo annuale. Gli storici diBassora invece riportano che la città venne conquistata daAbu Musa al-Ash'ari dopo labattaglia di Nihavand e che vi fossero imposti sia la jizya che ilkharāj.[9]
Sotto gliOmayyadi Esfahan non fu immune dalle incursioni deikharigiti, in particolare dalla setta degliazraqiti, la cui rivolta venne sedata con successo daAttab ibn Warqa nel 687-88. A partire dal 749 fece parte delcaliffatoabbaside. SottoHārūn al-Rashīd,Qom venne separata da Esfahan, e i suoi successori avviarono importanti riforme fiscali per la città, che continuò a essere un importante centro economico e culturale nonostante le turbolenze politiche e le numerose ribellioni.[9]
Il declino abbaside, le lotte tra governatori locali e la crescente pressione delle miliziecurde edaylamite portarono all'ascesa deiBuyidi, che controlleranno Esfahan a metà del X secolo, e poi deiGhaznavidi. In questo periodo la città si dotò di una cinta muraria e di una cittadella nel quartiereṬabarak (attribuita aMu'ayyad al-Dawla oRukn al-Dawla). La città venne descritta come esportatrice di sete e tessuti versoIraq eKhorasan ed ebbe un ruolo importante a livello commerciale paragonabile solo aRey nella Persia centrale.[10]
QuandoToghrul Beg, sovrano deiGrandi Selgiuchidi, la conquistò nel1055 e la scelse come capitale del suoSultanato, Esfahan visse la sua età dell'oro.[10]Naser-e Khosrow la descrisse come la città più prospera e popolosa della Persia: vennero costruite imponenti mura,moschee-cattedrali,bazar ecaravanserragli. Le esenzioni fiscali consentirono una rapida ripresa economica, venne costruito il quartiere Gulbār con laMaydān Kuhna ("piazza vecchia"), futuro centro politico cittadino, venne ampliata lamoschea del Venerdì, costruita la fortezza diShahdiz e fondata laNizamiyya locale. Sotto i selgiuchidi Esfahan divenne un importante centro delsunnismo.[11]
Alla morte diMalik Shah I, Esfahan divenne un teatro di guerra tra i vari pretendenti al trono. La guerra civile del 1097–1104 favorì l'ascesa deiBāṭini, una setta fondata daAḥmad ibn ʿAbd al-Malik ʿAṭṭāsh, che conquistarono le roccaforti di Shāhdiz eKhān Linjān.[12] Esfahan venne poi occupata daiMongoli, che in seguito ad una rivolta degli abitantisaccheggiarono la città e sterminarono la popolazione. Perse anche importanza politica in favore dell'Azerbaigian e diHerat.[13]
Con i Safavidi Esfahan si convertì all'Islam duodecimano. Se conʿAbbās I il Grande le minoranze religiose venivano tutelate, i suoi successori avviarono persecuzioni contro i sunniti, isufi e le altre fedi minoritarie.[15] Nel 1722 gli afghani approfittarono del governo debole e corrotto diSultan Husayn per conquistare la città. L'esercito diMahmud Hotak la saccheggiò e ne ridusse la popolazione da 0,6-1 milioni a meno di 200.000 abitanti.[14]
QuandoNadir Shah restaurò il dominio safavide nel 1736, la capitale venne spostata aMashhad, ed Esfahan era ormai una città in declino.[15] Con iQajar la capitale divenneTeheran, tuttavia Esfahan continuò a essere per un certo periodo la principale città commerciale dell’impero, anche se presto dovette cedere il passo aTabriz nella seconda metà del XIX secolo. Due importanti carestie a fine Ottocento contribuirono a decimare ulteriormente la città.[16]
Esfahan ebbe un ruolo di primo piano durante larivoluzione costituzionale persiana. Agli inizi del Novecento venne inaugurata una zona industriale che produceva tessuti, tappeti e stoffe di cotone e seta.[17]
Nel 1930 lo sciàReza Pahlavi ordinò un ampio progetto di ricostruzione delle rovine.
Il breve inventario archeologico compilato daAndré Godard elenca oltre cinquanta strutture di vario tipo, una cifra ancora minima rispetto alle 162 moschee, 48 madrase, 1.802 caravanserragli e 273 bagni enumerati tra il XI e il XVII secolo dal viaggiatoreJean Chardin.[17]Esfahān divenne importante nelCinquecento sotto la dinastiasafavide con losciàʿAbbās I il Grande, il quale diede l'impronta architettonica della città che tuttora vanta. Presenta vestigia straordinarie quali:
la Piazza Imām Khomeini, chiamata ufficialmenteMeydān Naqsh-e Jahān (ovvero "Piazza Metà del Mondo") e un tempo Meydān-e Shāh ("Piazza dello Scià", sottintendendo ʿAbbās I). È una delle piazze più grandi del mondo e tutto il suo complesso è stato dichiarato dall'UNESCOPatrimonio dell'umanità nel 1979.
laMoschea dello Scià (in persianoمسجد شاه,Masjid-e Shāh) è la principale moschea della città che sorge sul lato Sud di Piazza Naqsh-e jahān (Meydān Naqsh-e jahān). Venne eretta a partire dal 1629 su ordine dello sciàʿAbbās I il Grande, è una delle più rinomate dell'Iran islamico.
laMoschea dello sceicco Lotfollah venne eretta fra il 1602 ed il 1619, durante il regno dello scià'Abbas I il Grande anch'essa sulla piazza sulla Piazza Naqsh-e jahān. Lamoschea venne così nominata in onore dellosceicco Loṭfollāh Maysī al-ʿĀmilī, un uomo dotto dell'epoca che su invito dello scià si stabilì in città.
laMoschea del Venerdì (Masjid Jāmiʿ) è probabilmente l'espressione architettonica più importante della dominazioneselgiuchide inPersia (1038-1118).
ilSi-o-se Pol, che significa "Ponte dei 33 archi", detto anche "ponte Allāhverdī-Khān" è uno degli undici ponti della città. Considerato uno dei più famosi esempi dei ponti costruiti dalla dinastiaSafavidi all'inizio del XVII secolo.
Nelle zone montuose attorno a Esfahan vi sono alcune comunità dibakhtiari, nonché piccole comunità diarmeni egeorgiani. In città vi sono anche degliebrei, che secondoBeniamino di Tudela ammontavano a 15.000 nel XII secolo. Nell'Ottocento il loro numero si era ridotto a 3.700.[18]
Vi è anche un'importante comunità di armeni, giunti in città ai tempi diʿAbbās I il Grande e insediatisi nel quartiere diNuova Julfa. Alla fine del XVII secolo raggiunsero i 30.000 abitanti, ma le persecuzioni successive perpetrate ai loro danni ridussero drasticamente il loro numero sino a 2.000 persone nel 1899.[18]
L'ottima fertilità del suolo di Esfahan ha consentito un considerevole sviluppo dell'agricoltura: i principali raccolti consistono in cereali (grano, orzo, miglio, riso), colture industriali (oppio,cotone,tabacco,zafferano,robbia, legumi e semi oleosi, nonché ortaggi ed erbe aromatiche.[18]
L'allevamento, in particolare di cavalli, muli e cammelli, è la principale attività delle zone montuose attorno a Esfahan.[18]
Le industrie tradizionali della città includono quella tessile -cotone,seta elane, broccato e moquette - ma anche quella alimentare e metallurgica. Le industrie moderne, a parte lasiderurgia, sono quelle legate allaraffinazione del petrolio.
Parte del romanzo “Medicus” diNoah Gordon é ambientato nella Isfahan dell’XI secolo.
InLettere persiane, romanzo epistolare diMontesquieu, i due protagonisti, Usbek e Rica, provengono da Isfahan, verso la quale spediscono e ricevono epistole.
Nel libro "La polvere del mondo", diNicolas Bouvier, i protagonisti fanno tappa proprio nella città di Isfahan (fonte A.D.M.).
A Esfahan si svolgono parte delle vicende narrate dallo scrittore ed educatore italianoFabio Geda nel racconto, ispirato al viaggio attraverso il Pakistan e l'Iran del ragazzo afgano Enaiatollah Akbari,Nel mare ci sono i coccodrilli, successo editoriale del 2010. In particolare, viene citato: "C'è un detto, in Iran, che dice: Esfahan nesf-e-jahan, che significa: Esfahan è metà del mondo" (Milano, Baldini Catoldi Dalai Editore, 2010, p.63).
Chehel Sotoun, costruito come palazzo reale alla fine delXVI secolo e ampliato dallosciàʿAbbas II. Il palazzo ha 20 colonne ma viene chiamato Chehel Sutun "Quaranta Colonne" perché riflettendo nella piscina di fronte al palazzo le venti colonne si raddoppiano.