Nonostante la grande importanza del culto tributato adAtena nel grande tempio (prima l'Ekatónpedon, poi ilPartenone) sulla sommità dell'Acropoli, questosantuario, dedicato alla deaAtenaPoliade (protettrice della città), era legato a culti arcaici e alle più antiche memorie della storia leggendaria della città, costituendo il vero nucleo sacro dell'Acropoli e dell'intera città. In questo luogo si sarebbe infatti svolta la disputa traAtena ePoseidone: vi si custodivano le impronte deltridente del dio su una roccia, un pozzo di acqua salata da cui sarebbe uscito il cavallo, dono del dio, e l'olivo, donato dalla deaAtena alla città. Qui il reCecrope,metà uomo e metà serpente, avrebbe consacrato ilPalladio, la statua della dea caduta miracolosamente dal cielo. Il santuario ospitava inoltre le tombe diCecrope, diEretteo e un luogo di culto dedicato aPandroso, la figlia diCecrope[1] amata dal dioErmes.
L'Eretteo venne costruito in sostituzione deltempio arcaico (VI secolo a.C.) avente la stessa funzione votiva, di cui restano le fondamenta tra l'edificio più recente e ilPartenone; inepoca romana il nuovo edificio prese il nome di "Eretteo"[2] (Erechtheíon, ovvero "colui che scuote"), dall'appellativo diPoseidone.
Costruito inmarmo pentelico, l'Eretteo è opera dell'architetto Filocle. La necessità di ospitare i diversi culti tradizionali, collocati su un'area con un forte dislivello (più elevata a sud-est e più bassa di circa 3 m a nord-ovest) determinò una pianta insolita.
Il tempio èprostilo (ovvero con colonne nella parte anteriore), con sei colonne ioniche sulla fronte a est; a ovest gli intercolumni (spazi tra le colonne) sono chiusi da setti murari dotati di ampie finestre e le colonne si presentano all'esterno come semicolonne sopraelevate sul muro di 3 metri costruito per superare il dislivello del terreno. L'interno era suddiviso in due celle a livello diverso e non comunicanti tra loro: quella orientale, più alta, alla quale si accedeva dal pronao esastilo, che ospitava il Palladio, e quella occidentale più in basso, suddivisa in tre vani: un vestibolo comune dava accesso a due vani gemelli che ospitavano i culti di Poseidone e del mitico re Eretteo. Al corpo centrale si addossano la loggia con leCariatidi a sud, che custodisce la tomba del re Cecrope, e un portico a nord, più sporgente del corpo centrale verso ovest, costruito per proteggere la polla di acqua salata fatta sgorgare da Poseidone. Il portico è costituito da quattro colonne in fronte e due di lato; da qui si accede sia alla cella per il culto di Poseidone e di Eretteo, sia ad una zona a cielo aperto davanti al basamento pieno che sorregge le semicolonne della fronte occidentale, dove si trovavano l'ulivo di Atena e la tomba di Pandroso (Pandroseion).
Pianta del complesso.
Le colonne si presentano particolarmente snelle ed eleganti e il tempio era ornato da una raffinata decorazione: le basi delle colonne, la fascia decorativa che sormonta e corre lungo le pareti del corpo centrale con unmotivo di fiori di loto e palmette; il fregio continuo lungo l'esterno della costruzione, in pietra scura diEleusi, sulla quale erano applicate figure scolpite in marmo bianco (con un gusto che, come annotaBianchi Bandinelli, sembra anticipare quello tardo ellenistico dei cammei in vetro a fondo azzurro). Particolarmente ricche le decorazioni del portico a nord, negli intrecci sulle colonne e nelfregio ornamentale della porta d'ingresso. Bronzi dorati, dorature, perle vitree in quattro colori sottolineavano la ricchezza dell'alzato.[5]
I primi lavori di restauro sul monumento iniziarono tra il 1837 e il 1846, poi tra il 1902 e il 1909. Più recentemente tra il 1979 e il 1987. L'ultimo intervento ripristinò delle parti e tolse le cariatidi originali per sostituirle con delle copie.[6] Le Cariatidi, forse opera dello scultoreAlcamene, sono conservate nelMuseo dell'Acropoli. Mentre una delle cariatidi angolari, rimossa dalord Elgin, si trova alBritish Museum diLondra.
Nel biennio 2014-2015 sono stati eseguiti degli interventi sulle fondazioni che oggi permettono di mostrare i resti dell'antica basilica costruita nel VII sec d.C.[6]
(EN) L. D. Caskey, B. H. Hill,The "Metopon" in the Erechtheum, inAmerican Journal of Archaeology, vol. 12, n. 2, aprile - giugno, 1908, pp. 184-197, 0002-9114.URL consultato il 17 dicembre 2011.
Gisela M. A. Richter,L'arte greca, Torino, Einaudi, 1969.