Inanalisi matematica, un'equazione differenziale alle derivate parziali, detta ancheequazione alle derivate parziali (termine abbreviato inEDP o spesso inPDE, dall'acronimo inglesePartial Differential Equation), è un'equazione differenziale che coinvolge lederivate parziali di unafunzione incognita di più variabili indipendenti.
In essa si descrive la funzione indirettamente attraverso una relazione fra se stessa e le sue derivate parziali, invece di scrivere esplicitamente la funzione. La relazione deve essere locale - cioè deve connettere la funzione e le sue derivate nello stesso punto. Una soluzione classica (o in senso classico) dell'equazione è una funzione di tutte le variabili indipendenti espresse nell'equazione e che possieda tutte le derivate necessarie per dare senso alla relazione verificandola puntualmente.
In generale per una EDP possono essere studiati svariati problemi che dipendono dalla natura stessa della equazione. Per esempio, nelle equazioni classiche dellafisica matematica, definite in un certo dominio spaziale, vengono prescritte dellecondizioni al bordo se il dominio ha unafrontiera, o dellecondizioni ai limiti se si considerano domini infiniti. Qualora, come nel caso ad esempio dellaequazione del calore o dellaequazione delle onde, una delle variabili sia il tempo allora ha senso prescrivere anche dellecondizioni iniziali studiando il relativoproblema di Cauchy. In tal caso il problema è ben posto se si ha esistenza, unicità e dipendenza continua dai dati (al contorno o iniziali).
Un'equazione differenziale alle derivate parziali di ordine ha la forma:[1]
dove è unnumero intero, è un operatore diderivazione di ordine rispetto a una o più variabili e la variabile appartiene ad un sottoinsieme aperto di.
La funzione:
è data, mentre la funzione:
è l'incognita dell'equazione.
Larisoluzione di un'equazione differenziale alle derivate parziali consiste nella ricerca delle funzioni che la rendono un'identità su un opportuno insieme. Solitamente è anche richiesto che le soluzioni soddisfino determinate condizioni al contorno ausiliarie. Ad esempio, per ottenere l'unicità della soluzione si pongono spesso opportune condizioni per un qualchecammino dellafrontiera di.
Solitamente non è possibile trovare la funzione incognita esplicita: ad eccezione di casi particolari, la ricerca della soluzione consiste nello studio dell'esistenza e delle proprietà che essa deve assumere.
Nella teoria delle PDE se si indica con la funzione incognita allora la sua derivata parziale rispetto alla variabile viene spesso indicata con la notazione abbreviata:
Nella tradizione anglosassone si preferisce l'uso dell'operatore nabla, che in un sistema cartesiano viene formalmente trattato come ilcampo vettoriale. Ad esempio, per unafunzione scalare ed un campo vettoriale:
Nella tradizione della fisica matematica le derivate rispetto al tempo vengono talvolta indicate con lanotazione di Newton.
L'equazione è detta di ordine q se è l'ordine massimo delle derivate che vi compaiono. Se l'equazione dipende linearmente dall'incognita e dalle sue derivate è detta lineare, mentre nel caso in cui le derivate di ordine massimo compaiano solo linearmente (con coefficienti che possono dipendere dalle derivate di ordine inferiore), l'equazione è detta quasi-lineare. Un'equazione quasi-lineare i cui coefficienti sono solo funzione delle variabili indipendenti (ma non dipendono dalla soluzione) è detta semi-lineare. Infine un'equazione è detta omogenea se non compaiono termini indipendenti dalla funzione incognita.
Non esiste una teoria universale che fornisca un metodo unico per risolvere le equazioni alle derivate parziali.[3] Laricerca scientifica si è di conseguenza concentrata principalmente su equazioni di rilevante interesse matematico e fisico, sviluppandone le particolari metodologie risolutive.
Un problema relativo ad un'equazione differenziale alle derivate parziali si dice informalmenteben posto se ha una soluzione, se tale soluzione è unica e se dipende in modo continuo dai dati forniti dal problema.[4] Un problema ben posto contiene tutte le caratteristiche ideali al fine di studiarne la risolubilità. L'ultima condizione è particolarmente importante nelle applicazioni fisiche: la dipendenza continua dai dati del problema significa che una loro variazione piccola a piacere ha conseguenze altrettanto piccole sulla soluzione. Per ottenere problemi ben posti si utilizzano solitamente opportune condizioni al contorno.
La soluzione di un'equazione alle derivate parziali non possiede caratteristiche generali, e varia a seconda del problema. Si definisce informalmente soluzione classica di una PDE di ordine unafunzione differenziabile fino all'ordine-esimo,[4] tale che tutte le derivate esistono e sono continue. Risolvere una PDE in senso classico significa dunque cercare unafunzione liscia o almeno di classe.
Si determina quindi la soluzione di un problema ben posto in senso classico quando tra le soluzioni in senso classico ne esiste soltanto una che soddisfi la definizione di problema ben posto.
Per la maggior parte delle equazioni differenziali alle derivate parziali, tuttavia, non esistono soluzioni classiche. In generale, ad esempio, leequazioni di continuità non hanno soluzioni classiche. Se si ammette una funzione non differenziabile come soluzione di un problema ben posto, tale soluzione è chiamata debole o generalizzata.[5] Il motivo per cui si definisce una classe di funzioni che sono soluzioni deboli di una PDE risiede nel fatto che la ricerca di una soluzione classica è spesso di notevole difficoltà, qualora sia possibile. Ponendo condizioni meno restrittive alla soluzione il problema si semplifica o diventa possibile, essendo più semplice trovare una soluzione unica e dipendente in modo continuo dai dati del problema. Esistono casi, infine, in cui la soluzione debole trovata è sufficientemente regolare da poter essere considerata classica. Il problema del poter considerare regolare una soluzione debole, tuttavia, è frequentemente succube di notevoli difficoltà matematiche.
Per illustrare quanto detto con un esempio, si consideri la successione di problemi di Cauchy per l'equazione di Laplace:
dove è intero. La derivata di rispetto aconverge uniformemente a zero nella variabile al crescere di, ma la soluzione è:
Questa soluzione tende a infinito se non è un multiplo intero di per ogni. Il problema non è dunque un problema ben posto poiché la soluzione non dipende con continuità dal dato iniziale.
Mentre per leequazioni ordinarie ilteorema di esistenza e unicità per un problema di Cauchy ed ilteorema di esistenza di Peano forniscono un'ampia risposta al problema dell'esistenza e unicità di eventuali soluzioni, il caso delle equazioni alle derivate parziali è molto più complesso. Il teorema di Cauchy-Kovalevskaya stabilisce che se i coefficienti dell'equazione sonofunzioni analitiche rispetto alla funzione incognita e le sue derivate, allora esiste una funzione analitica che è localmente l'unica soluzione. Questo risultato, tuttavia, non si applica allefunzioni lisce. Un noto esempio, dovuto aHans Lewy, mostra che su esiste una funzione liscia tale che l'equazione:
non ha soluzioni su nessun aperto. Se fosse analitica il teorema di Cauchy-Kovalevskaya garantirebbe l'esistenza di una soluzione.
Nella maggior parte dei casi non è possibile determinare la soluzione di una EDP; quando risulta fattibile si nota che mentre le soluzioni generali delleequazioni differenziali ordinarie vedono la presenza di costanti arbitrarie, le soluzioni delle equazioni differenziali alle derivate parziali implicano funzioni arbitrarie. Si consideri ad esempio l'equazione differenziale alle derivate parziali:
Tale relazione implica che la funzione è indipendente da. Quindi la soluzione generale di questa equazione è:
dove è un'arbitraria funzione di. L'analoga equazione differenziale ordinaria è:
La soluzione di un'equazione differenziale alle derivate parziali non è in generale unica, e risulta necessario porre delle condizioni aggiuntive allafrontiera di una regione in cui la soluzione è definita. Ad esempio, la funzione può essere determinata se è nota lungo la linea.
Un'equazione differenziale alle derivate parziali del primo ordine ha la forma:
In due dimensioni:
dove e. Un integrale completo dell'equazione è una soluzione dipendente da due parametri e (in particolare, il numero dei parametri è pari alla dimensione dello spazio). Scegliendo una funzione arbitraria, ponendo e determinando richiedendo che laderivata totale sia nulla:
una soluzione è data da:
Se non è possibile avere l'integrale completo si può ricavare una soluzione risolvendo un sistema diequazioni differenziali ordinarie ottenuto sfruttando il metodo delle caratteristiche, che permette di trovare le curve lungo le quali l'equazione si comporta come un'equazione ordinaria.
La classificazione di una PDE dipende esclusivamente dai coefficienti delle derivate di ordine massimo presenti nell'equazione stessa.Le equazioni alle derivate parziali del secondo ordine in due variabili, cui si possono ricondurre con opportuni cambi di variabile anche i sistemi di PDE del secondo ordine, hanno forma generale:
dove si sono scritti i termini di grado massimo e si è assunto. Se in una regione del piano, in tale regione l'equazione è del secondo ordine. Convertendo (tramite, ad esempio, latrasformata di Fourier) le derivate in variabili elevate al grado della derivata (ovvero l'esponente è il grado di derivazione) si ottiene l'equazione dellasezione conica:
Queste PDE vengono allora generalmente classificate come paraboliche, iperboliche o ellittiche secondo la tipologia dell'equazione associata, col criterio suldiscriminante riportato brevemente:
Le equazioni iperboliche sono il contesto più generale in cui si applica ilmetodo delle caratteristiche, valido anche per le equazioni del primo ordine.
Se vi sono variabili indipendenti, una generica PDE del secondo ordine ha la forma:
dove si sono scritti i termini di grado massimo. La classificazione avviene in base al segno degliautovalori dei coefficienti:
L'equazione è ellittica se gli autovalori sono tutti positivi o tutti negativi.
L'equazione è parabolica se gli autovalori sono tutti positivi o negativi, tranne uno uguale a zero.
L'equazione è iperbolica se c'è soltanto un autovalore negativo, mentre i restanti sono positivi, oppure c'è soltanto un autovalore positivo e i restanti sono negativi.
L'equazione è ultraiperbolica se c'è almeno un autovalore positivo e un autovalore negativo, e nessun autovalore è nullo.
Questo porta all'analisi delle matricidefinite positive edefinite negative, in maniera analoga a quanto succede nella discussione dei massimi e minimi.
Gliautovettori sono e con autovalori e, quindi il sistema è iperbolico. Dato che il sistema comprende due equazioni del prim'ordine (anche se ciascuna in due funzioni incognite), si vuole dimostrare la sua equivalenza con due equazioni del secondo ordine iperboliche disgiunte, cioè ciascuna in una funzione incognita. Derivando quindi la prima equazione rispetto a e la seconda rispetto a, supponendo le funzioni sufficientemente regolari, si ottiene:
da cui, supponendo le derivate seconde continue, cosicché commutino per ilteorema di Schwarz, si ha:
Analogamente, derivando la prima rispetto a e la seconda rispetto a si ottiene:
Si tratta diequazioni ellittiche monodimensionali, entrambe di velocità di propagazione immaginaria
L'equazione delleonde è il prototipo diequazione iperbolica del second'ordine, e le sue soluzioni descrivono onde come il suono o le onde luminose. La forma generale dell'equazione riguarda una funzione della posizione e del tempo. Si tratta di un'equazione alle derivate parziali iperbolica la cui espressione generale è:[6]
dove rappresenta la velocità di propagazione dell'onda. La funzione incognita esprime l'intensità dell'onda in una particolare posizione al tempo. Per una corda vibrante, ad esempio, esprime lo spostamento fisico della corda dalla sua posizione di riposo. In una e due dimensioni, infatti, questa equazione può descrivere le vibrazioni di una corda o di un tamburo.
Le soluzioni sono in genere combinazioni di onde sinusoidali oscillanti. Se la velocità è dipendente dallafrequenza allora deve essere rimpiazzata dallavelocità di fase:
Nel caso meno frequente in cui la velocità sia dipendente dall'ampiezza, essa è in funzione di e l'equazione diventa non lineare.
L'equazione del trasporto descrive il trasporto di una quantità in una data regione spaziale ed è usata per lo studio deifenomeni di trasporto. Ha la forma:
Dove il termine noto è detto termine sorgente. Il vettore dei coefficienti, detto spesso velocità di trasporto, èsolenoidale, vale a dire:
L'equazione del trasporto può anche essere scritta utilizzando l'operatorederivata lagrangiana come:
La forma omogenea dell'equazione del trasporto è detta equazione di continuità ed è usata per la descrizione. Ha la forma:
L'equazione di continuità può anche essere scritta utilizzando l'operatore derivata lagrangiana come:
L'equazione di continuità unidimensionale a velocità costante è il prototipo di equazione del prim'ordine:
ed è comunemente indicata come ilproblema del porcile. Se invece dipende dalla soluzione e in particolare è uguale alla funzione incognita l'equazione è chiamataequazione di Burgers.
L'equazione di Poisson omogenea è detta equazione di Laplace:
La funzione rappresenta il termine forzante o di sorgente al secondo membro. In fisica le soluzioni di questa equazione descrivono unpotenziale scalare in presenza di una sorgente, rispettivamente. Le soluzioni dell'equazione di Laplace assumono inoltre rilevanza in tantissime discipline, tra cui lascienza delle costruzioni, ad esempio per il caso dellatorsione nellatrave di de Saint Venant.
dove è l'operatore di Laplace, è la velocità delle onde, e ilvettore d'onda. Si può vedere l'equazione di Helmholtz come un'equazione agli autovalori del laplaciano, e le soluzioni dell'equazione di Helmholtz come leautofunzioni del laplaciano, dette anchearmoniche.
L'equazione si può anche ottenere a partire dall'equazione delle onde imponendo che la soluzione sia del tipo:
L'equazione di Dym è un'equazione del terz'ordine non lineare, chiamata così in onore diHarry Dym, che si incontra nello studio deisolitoni. Ha la forma:
Le PDE lineari in genere sono risolte, quando possibile, decomponendo l'equazione secondo una base di funzioni, risolvendo le equazioni così ottenute singolarmente e usando lasovrapposizione per trovare la soluzione corrispondente alle condizioni al contorno. Il metodo diseparazione delle variabili è applicabile in molti casi particolari importanti.
Non esistono metodi generali per risolvere le PDE. Ciononostante risultati di esistenza e unicità (come ilteorema di Cauchy-Kovalevskaya) sono spesso possibili, così come prove di importanti proprietà quantitative e qualitative delle soluzioni (trovare questi risultati è la parte più importante della teoria delle equazioni differenziali).
Ilmetodo delle caratteristiche può essere usato in alcuni casi molto particolari per risolvere le equazioni alle derivate parziali.
In alcuni casi, una PDE può essere risolta attraverso l'analisi delle perturbazioni, nella quale la soluzione è considerata come una correzione di un'equazione con una soluzione nota. Le alternative sono le tecniche dianalisi numerica, dai semplici schemi didifferenze finite ai più maturi metodimultigrid e dielementi finiti. Molti problemi interessanti in scienza e ingegneria vengono risolti in questo modo usandocomputers, e talvoltasupercomputers molto potenti. Comunque, molti problemi in scienza e ingegneria vengono affrontati usando calcoli scientifici piuttosto che l'analisi numerica, siccome in genere non è noto se il metodo numerico produca soluzioni vicine a quella reale. È comunque bene sottolineare che la via numerica è spesso l'unica strada percorribile per trovare soluzioni, seppur approssimate, di molti problemi dimatematica applicata.
(EN) Andrei D. Polyanin e Valentin F. Zaitsev,Handbook of Nonlinear Partial Differential Equations, Boca Raton, Chapman & Hall/CRC Press, 2004,ISBN1-58488-355-3.
(EN) Andrei D. Polyanin, Valentin F. Zaitsev e A. Moussiaux,Handbook of First Order Partial Differential Equations, Londra, Taylor & Francis, 2002,ISBN0-415-27267-X.
(EN) Tomáš Roubíček,Nonlinear Partial Differential Equations with Applications, 2ª ed., Basilea, Birkhäuser, 2013,ISBN978-3-0348-0512-4. (DOI: 10.1007/978-3-0348-0513-1).
(EN) Daniel Zwillinger,Handbook of Differential Equations, 4ª ed., Boston, Academic Press, 2021,ISBN978-03-67-25257-1.