
Enrico Deaglio (Torino,11 aprile1947) è ungiornalista econduttore televisivoitaliano.
Si è laureato all'Università degli Studi di Torino inmedicina echirurgia nel giugno 1971, e ha iniziato a lavorare come medico presso l'Ospedale Mauriziano Umberto I nella stessa città. A metà deglianni settanta ha iniziato l'attività giornalistica aRoma, presso ilquotidianoLotta Continua, di cui è stato direttore dal 1977 al 1982. Successivamente ha lavorato in numerose testate (tra cuiLa Stampa,Il manifesto,Epoca,Panorama,l'Unità) ed è stato direttore del quotidianoReporter tra il 1985 e il 1986, ed in seguito collaboratore del quotidianoLa Stampa diTorino.
Alla fine deglianni ottanta comincia a lavorare come giornalista televisivo perMixer: segue in particolare le vicende dellamafia inSicilia e vieneinviato per programmi di inchiesta in vari Paesi. Neglianni novanta conduce vari programmi d'inchiesta giornalistica di attualità suRai 3, tra cui:Milano, Italia (gennaio-giugno 1994),Ragazzi del '99 (1999),Così va il mondo,Vento del Nord eL'Elmo di Scipio. Dal 1997 al 2008 ha diretto il settimanaleDiario. Fratello diMario Deaglio, ex direttore deIl Sole 24 Ore, dal 2012 vive aSan Francisco.[1]
Durante l'esperienza aDiario realizza quattro documentari in collaborazione conBeppe Cremagnani eRubén Oliva:Quando c'era Silvio (2005),Uccidete la democrazia! (2006),Gli imbroglioni (2007) eL'ultima crociata (2008), sulla guerra civile spagnola e la riscoperta attuale delle atrocità del regime franchista.
Particolare risonanza politica ha avutoUccidete la democrazia! (2006), in cui, a pochi mesi dalleelezioni politiche del 2006, veniva ipotizzato che alcune schede bianche fossero state "trasformate" in voti per laCasa delle Libertà durante lo scrutinio elettronico. Ipotesi avvalorata dalla mancanza di dati ufficiali sul numero delle schede bianche, e dall'andamento sospetto dei dati ufficiosi ad esse relative.[2]
A causa del contenuto del film, la procura di Roma, pochi giorni dopo, ha aperto un'indagine contro Deaglio e Cremagnani per "diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico", ai sensi dell'articolo 656 delcodice penale.[3]
Come conseguenza, la giunta per le elezioni del Senato, nel dicembre 2006, ha deciso il riconteggio totale delle schede nulle, bianche, e contenenti voti nulli o contestati, partendo dalle regioni di Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia e Toscana, oltre che alla revisione a campione delle schede valide custodite nei tribunali. Il riconteggio si sarebbe poi esteso al resto d'Italia se i risultati avessero evidenziato scostamenti significativi rispetto ai dati proclamati ufficialmente. Nonostante le ipotesi di Deaglio fossero di brogli a favore di Forza Italia, anche Berlusconi appoggia la decisione del riconteggio, sostenendo l'esistenza di brogli, ma a favore del centrosinistra.[4]
Il 12 giugno 2007 per la prima volta un organo istituzionale collegiale ha smentito la tesi di Deaglio: la Giunta delle elezioni del Senato, in sede diverifica dei poteri sulla Regione Siciliana, ha approvato all'unanimità la relazione della senatriceAnna Maria Carloni, secondo cui "le illazioni contenute nelle citate pubblicazioni si rivelano assolutamente infondate. Gli scostamenti riscontrati sono assolutamente fisiologici e non superano la normale percentuale di errore nel conteggio effettuato da organi provvisori, dotati di personale onorario che ha espletato mediamente con coscienziosità e scrupolo le funzioni attribuitigli dalla legge. Pertanto all'opinione pubblica, oltre che alla Giunta, va offerta - con piena sicurezza - la legittimità piena delle proclamazioni dei seggi del Senato effettuate in Sicilia all'esito delle elezioni del 9 e 10 aprile 2006"[5].
Il 18 settembre 2007 la Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato ha terminato la procedura di revisione schede messa in campo il 6 dicembre 2006, dopo la divulgazione delle tesi di Deaglio: "I Comitati di revisione schede costituiti per 7 regioni del territorio nazionale - ha affermato il Presidente della Giunta,Domenico Nania - hanno unanimemente riferito che, nel lavoro svolto, gli scostamenti riscontrati rispetto ai dati di proclamazione sono assolutamente fisiologici. Pertanto all'opinione pubblica va offerta con piena sicurezza la legittimità delle operazioni di voto del 9 e 10 aprile 2006 per il Senato".[6]
"A tali conclusioni, unanimemente condivise dalla Giunta - ha aggiunto il Presidente Nania -, si è addivenuti dopo aver esaminato un'ingente campionatura di schede non valide (che erano quelle sulle quali si soffermava la denuncia del giornalista Deaglio) (...) Nel ringraziare tutti i senatori della Giunta per essersi prestati ad un'attività così onerosa - in termini di disponibilità di tempo e di attenzione minuziosa al materiale elettorale pervenuto - si sottolinea l'esigenza che l'elettorato sia pienamente rassicurato sul fatto che ogni singolo voto espresso è andato ad alimentare quel grande istituto di democrazia rappresentativa che è il Senato".[6]
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