Eni | |
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Stato | ![]() |
Forma societaria | Società per azioni |
Borse valori | |
ISIN | IT0003132476 |
Fondazione | 10 febbraio1953 aRoma |
Fondata da | Enrico Mattei |
Sede principale | Roma eSan Donato Milanese |
Gruppo | Ministero dell'economia e delle finanze (azionista di controllo) |
Persone chiave | |
Settore | Energia |
Prodotti | |
Fatturato | 93,72miliardi€[1] (2023) |
Utile netto | 4,78miliardi €[1] (2023) |
Dipendenti | 33 142[1] (2023) |
Slogan | «Da energie diverse, un'energia unica.[1]» |
Sito web | www.eni.com/ |
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Eni S.p.A., in origineacronimo diEnte Nazionale Idrocarburi[2][3], è un'aziendamultinazionale creata dalloStatoitaliano comeente pubblico economico nel1953 sotto la direzione diEnrico Mattei, che fu presidente fino alla sua morte nel1962, convertita insocietà per azioni nel1992.
Presente in 61 paesi con 33 142 dipendenti nel 2023[1] sotto il simbolo delcane a sei zampe, l'Eni è attiva nei settori delpetrolio, delgas naturale, dellachimica, dellabiochimica, della produzione e commercializzazione dienergia elettrica dacombustibili fossili, dacogenerazione e dafonti rinnovabili.
È stata il maggior gruppo industriale italiano per fatturato nel 2003-2013 e nuovamente nel 2018[4], venendo poi superata nuovamente daEnel[5]. Nel 2023 Eni è all'81º posto nella classifica mondialeForbes Global 2000 dellesocietà ad azionariato diffuso in termini di fatturato, utile, attivo e capitalizzazione di mercato[6], mentre nella classificaFortune 500 perfatturato sale dalla posizione 111 alla 61[7]. Eni è inserita anche nella classificaThomson Reuters Top 100 Global Energy Leaders[8] e nella Thomson Reuters Top 25 per il settore Oil&Gas[9].
Dal1995 al2001 lo Stato italiano ha venduto in cinque fasi parte consistente del capitaleazionario, conservandone una quota superiore al 30% (sommando le quote detenute dalDipartimento del tesoro e dallaCassa depositi e prestiti), e detenendo comunque il controllo effettivo della società[10]. In base alla legge 30 luglio1994, n. 474[11], lo Stato, tramite ilMinistero dell'economia e delle finanze, d'intesa con ilMinistero delle imprese e del made in Italy, è titolare di una serie di poteri speciali (la cosiddettagolden share) da esercitare nel rispetto di criteri prestabiliti.
È guidata daGiuseppe Zafarana (presidente dal 10 maggio 2023) eClaudio Descalzi (amministratore delegato dall'8 maggio 2014)[12][13]. La società è quotata sia alNew York Stock Exchange (NYSE) che nell'indiceFTSE MIB dellaBorsa Italiana.
Gli storici dell'economia tendono a mettere in evidenza nella nascita dell'ENI una diversa concezione dell'intervento pubblico rispetto a quella che fu alla base della nascita dell'IRI: se nel caso dell'IRI lo Stato si limitò a intervenire in emergenza per “salvare” le aziende private, in quello dell'ENI lo Stato svolse un ruolo “strategico” e in parte di concorrenza agli interessi dell'industria privata.[14]
Queste sono le date principali nella storia dell'Eni:
L'ENI fu istituito con legge numero 136 del 10 febbraio1953, ma l'intervento dello Stato italiano nel settore degliidrocarburi risaliva a prima dellaSeconda guerra mondiale: l'Agip era nata nel1926, l'Anic nel1936 e laSnam nel1941. L'orientamento dei governi dell'immediato dopoguerra era però quello di chiudere e liquidare l'AGIP, a causa degli scarsi ritrovamenti seguiti alle ricerche. Invece proprio a partire dal1945 vi furono i primi promettenti ritrovamenti dimetano in alcuni pozzi scavati dall'AGIP inPianura Padana. L'appoggio politico diAlcide De Gasperi e diEzio Vanoni fu determinante nel favorire l'approvazione della legge istitutiva dell'ENI[19] che fu comunque preceduta da un lungo dibattito parlamentare.
La legge concedeva all'ente ilmonopolio nella ricerca e produzione diidrocarburi nell'area dellaPianura Padana; al nuovo ente fu attribuito il controllo diAgip,Anic eSnam e di altre società minori, configurandosi così come un gruppo petrolifero-energetico integrato che potesse garantire lo sfruttamento delle risorse energetiche italiane. L'ENI aveva il compito di “promuovere e intraprendere iniziative di interesse nazionale nei settori degli idrocarburi e del gas naturale”. La “rendita metanifera” garantita dal monopolio del gas permise all'ENI di finanziare i propri investimenti, anche molto ingenti.
Enrico Mattei fu contemporaneamente presidente dell'ENI e delle principali società controllate. I primi anni di vita dell'ENI furono contraddistinti da grande attivismo a tutti i livelli del ciclo degli idrocarburi.
Nonostante l'ENI fosse nato per sfruttare le risorse petrolifere dellaPianura Padana, i ritrovamenti petroliferi sul suolo italiano (Cortemaggiore,Gela) non si rivelarono particolarmente abbondanti. Nonostante ciò, gli anni cinquanta furono anni di grande sviluppo per:
L'ENI nacque nonostante l'iniziale opposizione degli industriali privati[20], in particolare dei gruppiMontecatini edEdison e delle compagnie petrolifere estere operanti in Italia. Quella dell'ENI era considerata concorrenza sleale, perché le sue attività di ricerca erano finanziate dallo Stato; in realtà, l'Agip già collaborava con le compagnie private in alcune società diraffinazione.La stampa legata allaConfindustria (in particolare24 Ore) tendeva a ridimensionare la portata dei ritrovamenti petroliferi dell'Agip e a sottolinearne l'impreparazione dei tecnici. Per controbilanciare gli attacchi che l'ENI riceveva sulla stampa, l'ENI contribuì alla nascita del quotidianoIl Giorno.Politicamente importante fu anche l'Ufficio Studi e Relazioni pubbliche, affidato aGiorgio Fuà eGiorgio Ruffolo, che effettuava ricerche e previsioni sull'evoluzione del mercato dell'energia.
Nato per operare in un settore ben specifico (ricerca, estrazione e lavorazione degli idrocarburi), già dal 1953 l'ENI allargò il suo campo di attività al settore metalmeccanico, acquisendo ilNuovo Pignone diFirenze: si racconta che la richiesta di intervenire per salvare l'azienda sia arrivata a Mattei direttamente dall'allora sindaco di FirenzeGiorgio La Pira, per scongiurare gli oltre mille licenziamenti annunciati dalla proprietà. L'azienda producevacompressori e altri macchinari industriali, e si sarebbe rivelata poi strategicamente importante per l'ENI per la costruzione di pompe di benzina.Nel1962 l'ENI acquisì l'azienda tessileLanerossi, anch'essa in condizioni economiche precarie.Nel1982 assorbì le aziendeSIR, Rumianca ed Euteco del gruppo Rovelli.
I crescenti consumi petroliferi dell'Italia costrinsero l'ENI a rivolgersi all'estero per garantire al paese gli approvvigionamenti. Il fatto di arrivare per ultimo nei paesi esportatori delMedio Oriente portò l'ENI a concludere contratti molto favorevoli per i produttori, fatto che da una parte fruttò all'ente l'immagine di “amico” deiPaesi in via di sviluppo e dall'altra invece suscitò la contrarietà da parte delcartello internazionale delleSette sorelle (vedi la voceEnrico Mattei,"Il governo ombra" di Mattei).In effetti fin dai suoi primi anni l'ENI puntò con decisione sull'Africa, dove, oltre a concludere accordi per le ricerche, realizzòraffinerie e reti distributive.Furono strategicamente importanti per l'ENI le competenze ingegneristiche delle sue controllateSnamprogetti eSaipem: la progettazione e realizzazione dioleodotti e raffinerie furono spesso inserite come contropartita negli accordi per la ricerca e lo sfruttamento di giacimenti petroliferi.
Nel 1962,Enrico Mattei morì in un misterioso attentato che fu inizialmente ritenuto essere solo un semplice incidente aereo nei pressi diBascapè. La sua morte è collegata alla protezione di importanti interessi politici, economici e mafiosi, italiani ma anche stranieri, come appurato solo nel 2012 durante le indagini su un altro omicidio, quello diMauro De Mauro, un giornalista intenzionato a rivelare i segreti dietro l'attentato.[21]
In seguito alla misteriosa uccisione di Mattei, la presidenza dell'ente fu affidata al suo stretto collaboratoreMarcello Boldrini, che però esercitava prevalentemente funzioni di rappresentanza; di fatto,Eugenio Cefis era il dirigente con la maggior autorità. Dopo gli anni del frenetico sviluppo impresso da Mattei, l'ENI cercò di:
Le stesse licenze produttive conquistate dall'ENI inEgitto eIran non furono particolarmente fortunate, non garantendo produzioni di greggio particolarmente rilevanti. La strada scelta dall'ENI in questo decennio fu così quella di stringere contratti di fornitura di petrolio, senza assumersi l'onere della ricerca e dell'estrazione, che comunque continuò, spesso in consorzio con altre compagnie, in molti paesi del mondo. Nel maggio del1969 un gruppo di tecnici dell'Agip inNigeria fu attaccato dagli indipendentisti delBiafra; 10 di loro furono uccisi e gli altri rilasciati dopo lunghe trattative (vedi ancheEccidio di Biafra).
Le maggiori attenzioni dei vertici dell'ENI in questo periodo furono dedicate però alla chimica: i programmi di sviluppo dell'Anic (petrolchimico diGela, stabilimenti diFerrandina eManfredonia) avvenivano in parallelo con quelli diMontecatini edEdison. Si trattava di investimenti ingenti e rischiosi, che garantivano un ritorno solo nel lungo periodo, cui si aggiungeva il rischio di creare inutili duplicazioni di impianti tra azienda pubblica e azienda privata. Questo mise in tensione i concorrenti, che reagirono fondendosi nellaMontedison nel1966; poiché però anche da parte ENI si temevano i rischi di duplicazione di impianti, e i primi tentativi di accordo e coordinamento tra i due gruppi andarono a vuoto, nel1968 l'ENI acquistò un pacchetto azionario che, per quanto modesto, ne fece il primo azionista di Montedison. La presa dell'ENI sulla Montedison fu sancita dalla sua entrata nelpatto di sindacato che amministrava la società e poi, nel1971, dal passaggio di Cefis dall'ente petrolifero alla presidenza dell'azienda chimica.
All'ENI Cefis fu sostituito daRaffaele Girotti, che era stato uno dei suoi principali collaboratori; ben presto però i rapporti tra i due si guastarono e l'auspicato coordinamento degli investimenti tra ENI e Montedison non vi fu, nonostante i programmi redatti dalCIPE e l'istituzione di una Commissione Parlamentare di indagine sull'industria chimica. L'Eni cercò di avvantaggiarsi sulla concorrenza cercando di rafforzarsi nella chimica delle specialità e nella farmaceutica, acquisendo numerose piccole e medie imprese.
Lo scontro chimico si concluse con la crisi finanziaria dei gruppi chimici privatiSIR eLiquichimica i cui impianti, sovradimensionati e sottoutilizzati, furono rilevati dall'ENI. L'ENI uscì completamente dalla Montedison nel1980.La crisi petrolifera del1973 provocò un forte aumento dei prezzi del petrolio greggio, che però non poteva essere scaricato sui prezzi dei prodotti derivati, a causa del blocco dei prezzi imposto dal governo: di conseguenza, i bilanci dell'ENI per le prime volte chiusero in perdita. Inoltre la crisi portò all'abbandono del mercato italiano da parte di alcune compagnie petrolifere straniere, e l'ENI dovette provvedere a rilevarne le raffinerie e la rete di distribuzione, così come avvenne per le attività minerario-metallurgiche dell'EGAM, che l'ENI dovette acquistare su indicazione del Parlamento.
Negli anni settanta quindi si accentuò il ruolo dell'ENI come strumento per il salvataggio di imprese in difficoltà con lo scopo principale di salvaguardare posti di lavoro in Italia; nonostante questo, le attività internazionali proseguirono e portarono, ad esempio alla costruzione nel1974 deigasdotti per l'importazione dimetano daiPaesi Bassi e dall'URSS. Nel1971 l'Agip fu l'unica compagnia a “salvarsi” dalla nazionalizzazione delle ricerche petrolifere inLibia, rimanendo per molti anni l'unica a operare in quel paese.
Politicamente, i vertici dell'ENI fino al1979 furono vicini allaDemocrazia Cristiana; ma a partire da fine anni Settanta fu rilevante l'influenza delPartito Socialista Italiano, che indicò alla presidenzaGiorgio Mazzanti e alla direzione generaleLeonardo Di Donna. Mazzanti si dimise dopo pochi mesi a causa di uno scandalo (caso Eni-Petromin) legato a una fornitura di petrolio dall'Arabia Saudita. Dal 1979 al1983 si alternarono ai vertici dell'ENI ben tre presidenti e due commissari, che lasciarono l'azienda in seguito a dimissioni, mentre i risultati economici dell'ENI segnavano perdite record. Nel1983 fu raggiunta una maggior stabilità, con la nomina alla presidenza diFranco Reviglio, che rimase in carica fino al1989; sotto la sua presidenza furono ceduti il settore tessile (Lanerossi), fonte di molte perdite, e i risultati economici tornarono positivi.Successivamente viene portata a termine la privatizzazione di alcune società del gruppo, guidate dal manager Vito Gamberale[23], operanti nei settori dell'abbigliamento, metallurgico e minerario.La sistemazione del settore chimico rimase un punto irrisolto dell'ENI: a un primo accordo con la Montedison nel1983, che suddivise tra i due gruppi le principali produzioni chimiche, seguì nel1989 la costituzione diEnimont, che concentrava tutta la chimica di base italiana. Ma già nel novembre1990 venne firmato l'accordo che assegnava all'ENI la totalità delle azioni Enimont, per un esborso di 2.800 miliardi di lire.
Con ildecreto legge n. 333 dell'11 luglio1992 deliberato dalGoverno Amato I, l'Ente Nazionale Idrocarburi fu trasformato in unaSocietà per azioni controllata dal Ministero del Tesoro, conGabriele Cagliari presidente eFranco Bernabè amministratore delegato, assumendo la denominazione societaria di Eni S.p.A[24][25]; questa trasformazione costituì il primo passo del previsto processo diprivatizzazione. Dal1993 il presidente Cagliari e altri dirigenti furono coinvolti nelle inchieste diTangentopoli; lo stesso Bernabè denunciò all'interno delle società del gruppo l'esistenza di un sistema di “fondi neri” tramite il quale trasferire all'estero denaro destinato al finanziamento di partiti politici[26]. L'Eni subì un profondo processo di ristrutturazione: attività marginali e non strategiche furono cedute; la chimica, che tante risorse e tante energie aveva assorbito, vide di molto ridimensionata la sua importanza all'interno del gruppo, che avrebbe dovuto concentrarsi nelle attività strettamente legate al petrolio e al gas in vista della sua apertura agli azionisti privati. Il processo di ristrutturazione ridusse di molto il numero di dipendenti del gruppo rispetto ai massimi raggiunti negli anni ottanta.
Anno | Dipendenti |
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1954 | 16.000 |
1962 | 56.000 |
1972 | 79.000 |
1982 | 144.000 |
1992 | 128.000 |
2002 | 80.700 |
2007 | 75.900 |
2011 | 78.686 |
2015 | 28.246 |
2016 | 32.733 |
2018 | 30.950 |
2019 | 32.053 |
2020 | 31.495 |
2021 | 32.689 |
2022 | 32.188 |
2023 | 33.142 |
Nel1995 una prima quota del capitale di Eni fu collocata sul mercato e l'azienda fu quotata in borsa aMilano e aNew York; ulteriori cessioni negli anni successivi hanno portato il Ministero del Tesoro a scendere fino al 30% circa del capitale.Il miglioramento della redditività ha portato l'Eni a garantire all'azionista pubblico buonidividendi e ad avere le risorse per espandersi anche tramite acquisizioni all'estero (British Borneo2000, Lasmo2001, Burren e Dominion2008).
Dal 1995 al2001, lo Stato italiano ha venduto in cinque fasi una parte consistente del capitale azionario, conservandone una quota superiore al 30% (sommando le quoteMinistero dell'Economia e delle Finanze e dellaCassa Depositi e Prestiti), edetenendo comunque il controllo effettivo della società. In base alla legge 30 luglio 1994, n. 474, lo Stato, tramite il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con il Ministro dello sviluppo economico, è titolare di una serie di poteri speciali (la cosiddetta golden share) da esercitare nel rispetto di criteri prestabiliti, ritenendo l'Eni un importante attore strategico per la sua politica economica[28].Il controllo dello Stato italiano avviene così pur non disponendo più della maggioranza assoluta dei voti in assemblea.
Dai primi anni2000 Eni avvia unatransizione energetica a favore delleenergie rinnovabili mediante la collaborazione con diversi partner ed enti di ricerca. Nel2007 prende il via la collaborazione con l’Istituto Donegani per lo sviluppo di tecnologie nel campo delle fonti dienergia non convenzionali. Nel2008 Eni stringe un accordo con ilMIT per attività di ricerca energetica finalizzata allo sviluppo ditecnologie solari avanzate[29], accordo che porta nel2010 all'inaugurazione dell’Eni-Mit Solar Frontiers Center[30], centro multidisciplinare creato con lo scopo di promuovere e accelerare la ricerca nelle tecnologie solari.
Con l'acquisizione, nel febbraio2006, diSnamprogetti da parte dellaSaipem, azienda precedentemente controllata dall'Eni, quest'ultima costituisce un nuovo leader mondiale nei servizi petroliferi per le attivitàoffshore eonshore. Saipem è a sua volta quotata in borsa. Nel2007 l'Eni ha firmato un accordo con la compagnia petroliferaGazprom con cui è stato formalizzato il prolungamento delle forniture di gas e il permesso per la compagnia russa di vendere il gas in Italia in cambio dellaconcessione per Eni di sviluppare progetti di ricerca ed estrazione diidrocarburi inSiberia.
Il 29 maggio2008 Eni ha annunciato l'acquisizione della maggioranza azionaria della società belga Distrigas S.A.[31], operante nella commercializzazione digas naturale inBelgio,Francia,Germania,Paesi Bassi eLussemburgo[32]. A seguito di questa operazione, Eni ha lanciato un'OPA obbligatoria sulle restantiazioni Distrigas, che si è conclusa positivamente il 25 marzo 2009[33], consolidando in tal modo la propria posizione di leadership nel mercato europeo delgas naturale[32].
Nel2011 viene siglata una partnership tra la società di EniVersalis (ex Polimeri Europa) e l’azienda chimica italianaNovamont, che dà vita a un nuovo polo di sviluppo dellachimica verde aPorto Torres[34]. Nel2012 le quote detenute direttamente dal Tesoro sono state cedute allaCassa depositi e prestiti ed è stata scorporata laSnam e ceduta anch'essa alla CDP (società in mani pubbliche).
Il2014 è un anno rilevante per la transizione energetica di Eni: laraffineria convenzionale diPorto Marghera viene riconvertita in impianto di bioraffineria con l’obiettivo di trasformare materie prime di origine biologica inbiocarburanti di alta qualità[35]. Dal 1988 al2015 l'azienda risulta responsabile per lo 0,59% delle emissioni industriali digas serra[36].
Nel2015 Eni ha creato la nuova direzione Energy Solutions per la promozione delleenergie rinnovabili[37]. Nel2017 Eni ha deciso di cedere le attività Gas&Power retail inBelgio[38].
Nel2017 nasce la direzione Eni New Energy con il compito di realizzare e operare gli impianti dienergia rinnovabile sviluppati: nel2018 viene inaugurato il primoimpianto fotovoltaico inSardegna presso il polo industriale diAssemini con una potenza di 26MW[39], nel2019 viene avviata la costruzione del secondo impianto fotovoltaico aPorto Torres con una capacità installata di picco di 31MW[40]. Il2019 è anche l’anno dell’avvio delle attività della bioraffineria diGela che, con una capacità di lavorazione che raggiunge le 750.000 tonnellate annue, è il più innovativo impianto per la produzione dibiocarburanti in Europa[41]. Nel gennaio2020 Eni si riconferma leader per il Carbon Disclosure Project[42], progetto disostenibilità ambientale che valuta le performance delle imprese nella lotta contro ilcambiamento climatico. Nel 2020 Eni viene definita come la migliore compagnia petrolifera per sostenibilità da Carbon Traker.[43]
Nel2018 Eni ha avviato l'utilizzo del supercalcolatore HPC4, dotandosi di un sistema di calcolo tra i primi dieci al mondo, primo assoluto tra i sistemi non-governativi[44].
Nel 2018 Eni diventa primo azionista dell'azienda americanaCommonwealth Fusion Systems (CFS), spin-out delMassachusetts Institute of Technology (MIT) diBoston[45], che ha l'obiettivo di realizzare un reattore a fusione, basato sulla tecnologiatokamak, molto più compatto ed economico rispetto ad altri progetti esistenti come quello internazionale diITER[46]. Il 5 settembre 2021 CFS ha realizzato e testato con successo un prototipo in scala 1:1 di unmagnete basato susuperconduttori HTS (High Temperature Superconductors). L'esperimento ha dimostrato, per la prima volta, che è possibile realizzare una camera di fusione in cui il confinamento delplasma è assicurato da questo tipo di supermagneti. Questa tipologia di camera di fusione potrà consentire al reattore di raggiungere le altissime temperature, nell'ordine di 100 milioni di gradi, necessarie per rendere possibile la fusione controllata dideuterio etrizio e produrre energia sostenibile.[47] Nel dicembre 2021 Eni rafforza la partnership con CFS partecipando a un round di finanziamento di 1,8 miliardi di dollari insieme a diversi finanziatori tra cuiGoogle eBill Gates.[48] Il 9 marzo2023 Eni sigla successivamente un accordo di cooperazione con CFS con l'obiettivo di accelerare lo sviluppo industriale di ARC, la prima centrale elettrica da fusione in grado di immettere elettricità nella rete. Secondo il nuovo accordo di collaborazione, Eni metterà a disposizione dell'azienda statunitense le proprie competenze di ingegnerizzazione per velocizzare il processo di industrializzazione della fusione.[49][50]
Nel2020 Eni ha installato e avviato ilsupercalcolatore HPC5, che in quel momento era il supercomputer industriale più potente del mondo, in grado di calcolare 51 milioni di miliardi di operazioni complesse al secondo.[51]
Al 2021 Eni detiene una quota di mercato sulle stazioni di servizio italiane pari al 20% circa.[52]
A fine agosto 2022 Eni trova giacimenti di gas per oltre 70 miliardi di metri cubi nelle sue concessioni al largo diCipro.[53]
Il 31 gennaio2024, Eni completa l'acquisizione di Neptune Energy Group che opera nei territori del Nord Europa.[54]
Nel novembre 2024 Eni ha completato e avviato il nuovo sistema di supercalcolo HPC6, primo inEuropa per potenza di calcolo e quinto al mondo, in grado di eseguire oltre 600 milioni di miliardi di operazioni matematiche complesse al secondo.[55][56]
La storia del logo della multinazionale Eni è strettamente correlata a quello della compagnia petroliferaAgip (1926-2013). Nel 1952, un anno prima della nascita dell'Eni – in cui Agip verrà fatta confluire –, viene indetto un concorso per l'ideazione del marchio della benzinaSupercortemaggiore: risulterà vincitore l'artistaLuigi Broggini con il cosiddetto "cane a sei zampe".[57] Il marchio – un cane nero a sei zampe, intento a sputare fuoco dalla bocca – ottiene un successo superiore alle aspettative, tanto che dal 1962 diviene il logo ufficiale dell'Eni e di tutte le altre aziende del gruppo, dopo esserlo già statode facto per il decennio precedente.[58]
Tale logo viene ridisegnato una prima volta nel 1972, quando Eni e Agip si dotano per la prima volta di una modernaimmagine coordinata – comprensiva diwordmark specifico –, opera del graficoBob Noorda per l'agenzia Unimark diMassimo Vignelli.[59] Nel 1998, in occasione della trasformazione daente pubblico asocietà per azioni, i loghi Eni e Agip sono oggetto di un secondoredesign ancora ad opera di Noorda.[60]
Nel 2009, con l'inizio della dismissione del marchio Agip e la graduale unificazione di tutte le attività del gruppo sotto il marchio Eni, il logo mantiene il "cane a sei zampe" ma riceve un nuovowordmark.[61] L'ultima evoluzione del logo Eni risale al 2023, in coincidenza con la riorganizzazione delcore business della multinazionale, in particolare verso latransizione energetica: il "cane a sei zampe" perde i suoi colori storici, abbracciando il giallo quale nuovo colore aziendale oltreché un diversowordmark.[62]
L'ENI è stato dalla nascita al1992 unente pubblico economico, finanziato dallo stato tramite un “fondo di dotazione” la cui erogazione e incremento erano determinati dal Parlamento.Come ente pubblico economico, l'ENI era sottoposto alla supervisione delMinistero delle partecipazioni statali, dove, almeno fino agli anni ‘70, fu dominante l'influenza dellaDemocrazia Cristiana, che era stata determinante sia nell'istituzione dell'ENI sia in quella del Ministero; in seguito, divenne importante quella delPSI, dal quale era indicato il presidente dell'ente.L'ENI era governato da unconsiglio di amministrazione, all'interno del quale era individuata una “Giunta esecutiva” di tre membri più il presidente e il vicepresidente; la Giunta esecutiva era l'organo con i maggiori poteri decisionali, e i suoi membri erano scelti su indicazione dei partiti della maggioranza di governo[63].
L'ENI prima dellaprivatizzazione era strutturato in modo simile all'IRI, cioè come unaholding che controllava diverse “caposettore” che presiedevano alle diverse attività; le principali caposettore dell'ENI erano:
L'ENI operava anche nell'editoria (Il Giorno e l'Agenzia Giornalistica Italiana, quest'ultima ancora di sua proprietà), nei combustibili nucleari (Agip Nucleare), nella farmaceutica (Recordati, Sclavo) e nel settore turistico-alberghiero (catena deimotel Agip con la societàSEMI). In effetti l'ENI era considerato una delle compagnie petrolifere più grandi al mondo, ma anche tra le più diversificate.[64]Fino alla presidenza diEugenio Cefis il presidente dell'ENI era anche presidente delle caposettore, mantenendo un elevato grado di controllo sulle diverse attività. A partire dagli anni '70 invece l'influenza dei partiti politici sulle nomine degli amministratori nelle società divenne dominante.[65]
Dopo l'avvio della quotazione in borsa, avvenuta a partire dal1995, l'Eni si diede una struttura più “snella”: Agip e Snam furono assorbite dall'Eni S.p.A., che si organizzò nelle tre divisioni. Molte attività considerate non strategiche furono cedute. Come società per azioni l'Eni si è dato ungoverno d'impresa simile a quella di altre aziende private, con unconsiglio di amministrazione di nove membri e unamministratore delegato. Nonostante la sua discesa nel capitale, il Ministero dell'Economia conserva il potere di nominare la maggior parte dei membri del consiglio.
L'Eni è organizzata in tre grandi divisioni operative:
Le società partecipate dal gruppo Eni al 31 dicembre 2022 sono[1][66]:
L'Assemblea tenutasi il 10 maggio2023 ha confermato in 9 il numero dei componenti del Consiglio di Amministrazione.[13]
Gli attuali amministratori sono:
I maggiori azionisti di Eni sono:[74]:
Eni SpA ha sede aRoma nel quartiere dell'EUR, nell'omonimoPalazzo ENI appositamente realizzato nel1962 per ospitare gli uffici dell'ente. Un'altra sede storica dell'Eni si trova aSan Donato Milanese, realizzata negli anni '50 nelle vicinanze di una stazione di pompaggio delmetano. La costruzione della sede si accompagnò a quella di un quartiere residenziale limitrofo che prese il nome diMetanopoli. Storicamente, laSnam, l'Agip e l'Anic hanno sempre avuto la sede direzionale aMilano, mentre l'Agip Petroli aRoma. Grandi complessi petrolchimici costruiti dall'Eni tra gli anni '50 e '60 si trovano aRavenna e aGela, altri (come a Mantova e aBrindisi) sono stati acquisiti dall'Eni successivamente; molti altri stabilimenti eraffinerie sono stati rilevati dall'Eni da aziende private che si trovavano in difficoltà economiche. Il Laboratorio per le energie rinnovabili e l'ambiente (exCentro Ricerche per le Energie Non Convenzionali - Istituto Eni Donegani)[75] si trova aNovara.
ENI nel 2008 ha ottenuto ricavi per 108,15 miliardi di euro per quanto riguarda la sua gestione caratteristica, 108,87 con altri ricavi e proventi inclusi, EBIT di 18,64 miliardi, utili per 8,82 miliardi. Patrimonio netto di 44,43 miliardi, indebitamento finanziario netto di 18,37 miliardi, partecipazioni per 26,72 miliardi in 368 controllate, 202 collegate e altre 35 aziende, capitalizzazione di 60,6 miliardi, un'azione vale 16,74 euro.
La produzione quotidiana idrocarburi (petrolio e gas) si è attestata a 1,797 milioni di barili di petrolio equivalente (boe) di cui 1,026 milioni di barili di petrolio (68.000 in Italia) e 125 milioni di metri cubi di gas naturale (21,2 in Italia).
La rete Agip, Divisione Refining&Marketing, ha ottenuto ricavi per 45,83 miliardi, perdite per 1,02 miliardi, 5.956 stazioni di servizio in Europa che hanno venduto 12,67 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi e 8.327 dipendenti.
Ha 3.335 milioni di barili di petrolio e condensati (186 milioni in Italia) e 531 miliardi di metri cubi di gas naturale (81 miliardi in Italia) di riserve certe con 10 anni di vita utile.
ENI nel 2009 ha fatturato 83,22 miliardi di euro di ricavi, ha avuto 1,11 miliardi di altri ricavi, Ebit di 12,05 miliardi, utili per 4,36 miliardi. Possiede 63,17 miliardi di immobili, impianti e macchinari, posizione finanziaria negativa per 23,05 miliardi. Ha partecipazioni per 29,37 miliardi di euro.
ENI occupa 78.417 dipendenti.
La divisione Exploration&Production ha raggiunto una produzione quotidiana idrocarburi (petrolio e gas), di 1.769 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno, di cui 1.007 milioni di barili di petrolio (56.000 in Italia) e 123,9 milioni di metri cubi di gas naturale (18,5 in Italia).
Divisione Gas&Power ha venduto 103,72 miliardi di metri cubi di gas naturale, 12,9 miliardi diGNL e 33,96 terawatt di energia elettrica, di cui 24,09 TW prodotti tramite le centrali Eni in Italia.
Possiede riserve certe per 3.463 milioni di barili di petrolio e condensati e 508 miliardi di metri cubi di gas naturale con una vita utile di 10 anni.
La reteAgip, Divisione Refining&Marketing, ha ottenuto ricavi per 31,76 miliardi di euro, ha venduto 12,02 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi attraverso un numero medio di 5.986 stazioni di servizio: impiega 8.166 dipendenti. Ha raffinato 34,55 milioni di tonnellate di petrolio. Detiene il 31,5% del mercato di distribuzione italiano.
Fonte:Bilancio Eni S.p.A al 31.12.2009
Il gruppo ENI S.p.A. ha fatturato 98,52 miliardi di euro, principalmente dovuti a:
A tali dati sono da sottrarre i ricavi infrasettoriali.
12,05 miliardi di Ebit e 6,31 miliardi di utile netto.Ha debiti per 27,78 miliardi, indebitamento finanziario netto di 26,19 miliardi, patrimonio netto di 55,72 miliardi, occupa 79.941 dipendenti.
Possiede riserve certe per 3.623 milioni di barili di petrolio e condensati e 506 miliardi di metri cubi di gas naturale per una vita utile di 10 anni.
Divisione Exploration&Production ha raggiunto una produzione quotidiana idrocarburi (petrolio e gas), di 1.815 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno, di cui 997 milioni di barili di petrolio e 129 milioni di metri cubi di gas naturale.
Divisione Gas&Power ha venduto 97,06 miliardi di metri cubi di gas naturale, 15 miliardi diGNL e 39,54 terawatt di energia elettrica, di cui 25,63 TW prodotti tramite le centrali Eni in Italia (Ferrera Erbognone, Ravenna, Livorno, Taranto, Mantova, Brindisi, Ferrara e Bolgiano).
Divisione Refining&Marketing (rete Agip) ha venduto 46,8 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi, gestendo una rete di 6.167 stazioni in Europa.
Fonte:Bilancio ENI S.p.A. al 31.12.10
Nel 2011 ENI ha conseguito fatturato per 107,69 miliardi di cui:
A tali dati sono da sottrarre i ricavi infrasettoriali.
Ebit di 16,80 miliardi, 6,86 miliardi di utile. Indebitamento finanziario netto di 28,03 miliardi, 58 miliardi di capitalizzazione, 72.574 dipendenti. Possiede un patrimonio netto di 60,39 miliardi, valore residuo di immobili, impianti e macchinari pari a 73,57 miliardi, debiti per 29,59 miliardi.
ENI - Divisione Exploration&Production possiede 7,08 milioni diboe di riserve certe per una vita utile di circa 12 anni, ha raggiunto una produzione giornaliera di 1,58 milioni di boe.
ENI - Divisione Gas&Power ha importato e venduto 96,76 miliardi di metri cubi di metano (7,22 miliardi prodotti in Italia), 15,7 miliardi di GNL e 40,28 terawattora di energia elettrica (di cui 25,23 prodotti in Italia). I clienti italiani sono 7,1 milioni.
ENI - Divisione Refining & Marketing ha commercializzato 45,02 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi attraverso una rete di 6.287 stazioni di servizio in tutta Europa. Ha il 30,5% del mercato italiano.
La crescita dell'utile è da ricondurre all'aumento del prezzo del petrolio e a una plusvalenza di 1,04 miliardi dovuta alle cessioni dei gasdotti europei che hanno compensato le perdite delle Divisioni Gas&Power, Petrolchimica e Refining&Marketing.
ENI S.p.A. detiene partecipazioni per un totale di 31,77 miliardi di euro.
Fonte:Bilancio ENI S.p.A. al 31.12.11
Eni S.p.A. ha conseguito ricavi per 127,22 miliardi di euro di cui:
A tali dati sono da sottrarre i ricavi infrasettoriali.
Ebit di 15,02 miliardi, utili a 7,78 miliardi. L'indebitamento netto calato a 15,11 miliardi per via della cessione del 30% di Snam aCassa Depositi e Prestiti e conseguente deconsolidamento dei debiti Snam. Patrimonio netto di 62,71 miliardi, capitalizzazione di 66,4 miliardi, 77.838 dipendenti, debiti per 24,46 miliardi.
ENI - Divisione Exploration&Production ha riserve per 7,17 milioni di boe con una vita utile di 11 anni e 6 mesi, ha raggiunto una produzione di 1,70 milioni di boe/giorno, principalmente estratti in Libia, Egitto, Nigeria, Italia (189.000 boe/d), Norvegia, Congo.
ENI - Divisione Gas&Power ha venduto 95,32 miliardi di metri cubi di gas metano e 42,58 terawattora di energia elettrica. In Italia ha 7,45 milioni di clienti. Si è approvvigionata principalmente da Russia, Algeria (incluso GNL), Norvegia, Paesi Bassi, Italia (7,55 miliardi di m³) e Libia.
ENI - Divisione Refining & Marketing ha commercializzato 48,33 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi attraverso una rete di 6.384 stazioni di servizio in tutta Europa. Ha il 31,2% del mercato italiano.
La crescita dell'utile è da ricondurre principalmente ai risultati di Divisione Exploration & Production, tra cui il recupero delle produzioni libiche.
Le Divisioni che per Eni rappresentano criticità, a causa dei risultati economici conseguiti, sono R&M con una perdita di 179 milioni (anche se in miglioramento rispetto all'anno scorso) a causa del calo della domanda e delle vendite in Italia che ha effetti anche sulle attività di raffinazione e Divisione Chimica con -395 milioni, sempre a causa della recessione.
Fonti:Bilancio ENI S.p.A. al 31.12.12
Nel 2013 Eni ha conseguito ricavi per 114,72 miliardi di euro, di cui:
A tali dati sono da sottrarre i ricavi infrasettoriali.
Ebit di 8,85 miliardi, utili di 5,16 miliardi di euro.
La diminuzione dei ricavi e dell'Ebit deriva da riduzioni della produzione di idrocarburi in Libia, Nigeria e Algeria per fattori geopolitici, dalla crisi economica che ha causato un abbassamento dei consumi e dal peggioramento di alcune commesse Saipem.
Il confronto con il 2012 va effettuato tenendo conto che su 7,79 miliardi dell'utile, 3,59 erano imputabili a Snam, ora non più consolidata: pertanto l'utile 2012 di Eni, al netto di Snam, è stato pari a 4,2 miliardi.
Indebitamento netto di 15,42 miliardi, 61,17 miliardi di patrimonio netto, capitalizzazione di 63,4 miliardi, valore residuo di impianti, immobili e macchinari di 62,50 miliardi di euro e 82.289 dipendenti.
ENI - Divisione Exploration&Production ha riserve per 6,353 milioni di boe, per una vita utile di 11,1 anni, con una produzione di 1.619 migliaia di boe al giorno.
ENI - Divisione Gas&Power ha prodotto vendite di gas nel mondo per 93,17 miliardi di metri cubi e di elettricità per 35,05 terawattora, servendo 8 milioni di clienti.
ENI - Divisione Refining & Marketing ha una quota di mercato in Italia del 27,5% e 6.386 stazioni in Europa.
Solamente Divisione E&P ha generato utili in questo periodo: tutte le altre divisioni hanno chiuso in perdita, sempre per le cause di cui sopra, nonostante un lieve miglioramento diVersalis (-338 milioni).
Fonte:Eni S.p.A., Bilancio al 31.12.13
Nel 2014 Eni ha conseguito 94,2 miliardi di euro di ricavi, con utili per 850 milioni.
Nel 2015 Eni ha conseguito 68,9 miliardi di euro di ricavi, registrando una perdita di gruppo pari a 9,4 miliardi.
Fonte:Eni S.p.A., Bilancio al 31.12.15
Nel 2016 Eni ha conseguito 55,8 miliardi di euro di ricavi, con utili pari a 1,457 miliardi di euro.
Fonte:Eni S.p.A., Bilancio al 31.12.16
Nel 2017 Eni ha conseguito 66,9 miliardi di euro di ricavi, con un utile netto di competenza Eni pari a 3,374 miliardi di euro.
Fonte:Relazione Finanziaria Annuale 2017
La produzione giornaliera di idrocarburi ha raggiunto il record assoluto nel dicembre 2017 con 1,92 milioni di boe/giorno (barili di olio equivalenti)[76].Le vendite di gas hanno raggiunto gli 80,83 miliardi di metri cubi e sono stati venduti 35,33 TWh di energia elettrica[77].Le produzioni di prodotti petrolchimici sono state di 5.818 migliaia di tonnellate nel 2017[77].
Nel 2018 Eni ha conseguito 75,8 miliardi di euro di ricavi, con un utile netto di competenza Eni pari a 4,126 miliardi di euro.
Fonte:Relazione Finanziaria Annuale 2018
Nel 2019 Eni ha conseguito 69,9 miliardi di euro di ricavi, con un utile netto di competenza Eni pari a 148 milioni di euro.
Fonte:Relazione Finanziaria Annuale 2019
Nel 2020 Eni ha conseguito 43,9 miliardi di euro di ricavi, con una perdita netta di competenza Eni pari a 8,6 miliardi di euro.
Fonte:Relazione Finanziaria Annuale 2020
Nel 2021 Eni ha conseguito 77,7 miliardi di euro di ricavi, con un utile netto di competenza Eni pari a 5,8 miliardi di euro.
Fonte:Relazione Finanziaria Annuale 2021
Nel 2022 Eni ha conseguito 132,512 miliardi di euro di ricavi, con un utile netto di competenza Eni pari a 13,887 miliardi di euro.
Fonte:Relazione Finanziaria Annuale 2022
Nel 2023 Eni ha conseguito 93,72 miliardi di euro di ricavi, con un utile netto di competenza Eni pari a 4,78 miliardi di euro.
Fonte:Relazione Finanziaria Annuale 2023
Eni è presente nei principali indici ESG[78] e i valori dirating creditizio e di sostenibilità sono[79][80][81]:
Rating merito creditizio | Rating di sostenibilità | |||||
---|---|---|---|---|---|---|
Moody's | S&P | Fitch | Standard Ethics | |||
Long-term | Short-term | Long-term | Short-term | Long-term | Short-term | Long-term |
Baa1 | P-2 | A- | A-2 | A- | F1 | EE+ |
AZhanaozen, inKazakistan il 16 dicembre2011, glioperai dell'industria petrolifera dellaErsai Caspian, controllata dallaSaipem, gruppo ENI, dopo oltre sei mesi disciopero, hanno manifestato per i propridiritti; sono state uccise dallapolizia locale dodici persone[82].Human Rights Watch[83] ha pubblicato un dossier sulla vicenda[84]: le indagini condotte da diversi ispettori di Human Right Watch, mettono in evidenza continue violazioni dei diritti dei lavoratori da parte della Ersai Caspian, che per molti mesi ha rifiutato ogni trattativa sulle richieste salariali dei lavoratori, licenziando gli operai sindacalmente più attivi, arrivando a minacciarli e in qualche caso anche a farliaggredire fisicamente[85][86].
AlcuneONG, comeAmnesty International[87], Environmental Rights Action[88], un importante studio di impatto ambientale delProgramma delle Nazioni Unite per l'Ambiente[89], inchieste giornalistiche[90] hanno denunciato come inNigeria l'Eni e le sue consociate NAOC (Nigerian Agip Oil Company) e AGIP Nigeria PLC e le tutte le altre compagnie petrolifere presenti in questo paese dell'Africa occidentale (in primo luogo Shell, ma anche Chevron, Total, ELF ExxonMobil[91]) abbiano devastato ildelta del Niger[92], a causa delle fuoriuscite di petrolio dagli oleodotti che hanno contaminato falde acquifere, corsi d'acqua, foreste, formazioni a mangrovie e campi coltivati dai quali le comunità locali traggono il proprio sostentamento (e che sono talvolta aggravate dai ritardi nella bonifica dei siti inquinati)[87]. Tale disastrosa situazione ambientale e sociale del delta del Niger e le responsabilità delle compagnie petrolifere e del governo sono state ribadite dalla sentenza della Corte di Giustizia della Comunità economica degli stati dell'Africa occidentale (Ecowas, dicembre 2012).[93] Nello stesso Paese l'Eni pratica ilgas flaring, un processo fortemente inquinante per l'atmosfera, che crea un enorme quantitativo dianidride carbonica[94][95].
Il 15 gennaio 2020 Eni riceve una multa di 5 milioni di euro dall'AGCM perpubblicità ingannevole, in merito alla pubblicizzazione di un particolare tipo digasolio come prodotto "green", termine contestato in quanto si tratta in ogni caso di uncarburante di origine prevalentementefossile e quindi, per sua natura, altamente inquinante.[96] Il 24 aprile2024 ilConsiglio di Stato accoglie il ricorso di Eni e respinge la tesi dell'AGCM procedendo all'assoluzione dall'accusa di pubblicità ingannevole. Il Consiglio di Stato accerta che per la campagna pubblicitaria del carburante Eni Diesel+ nessuna pratica commerciale scorretta è stata messa in atto e specifica che il concetto di "green" può essere associato anche a prodotti che, sebbene inquinanti, presentano un minore impatto ambientale rispetto ad altri.[97][98]
Eni è stata più volte accusata digreenwashing da diversi gruppi ambientalisti e membri parlamentari,[99] soprattutto a seguito di grosse campagne pubblicitarie come quelle delFestival di Sanremo.[100]
Nell'ottobre 2015 l'azienda e il suo Ad sono prosciolti dalle accuse di corruzione internazionale in merito a un'ipotesi di tangenti in Algeria[101]. Resta invece in piedi l'accusa di corruzione internazionale in Nigeria[102].
A dicembre 2016 la procura di Milano chiude l'inchiesta ENI/Nigeria di corruzione internazionale[103] per presunta tangente di 1 miliardo e 92 milioni di euro inserendo a registro undici indagati tra cui l'AD di ENI,Claudio Descalzi,Paolo Scaroni e il faccendiereLuigi Bisignani[104]. Il 17 marzo 2021 ilTribunale di Milano ha assolto tutti gli imputati, compresi l'AD Eni Claudio Descalzi, l'ex AD Paolo Scaroni, la società e i manager coinvolti nell'indagine "perché il fatto non sussiste".[105][106]. Il 19 luglio 2022 la Procura Generale ha rinunciato all’appello innanzi alla II sezione dellaCorte d’appello di Milano rendendo definitive, passando in giudicato, le sentenze di assoluzione pronunciate nel marzo 2021.[107]. L'11 novembre 2022 il procedimento si chiude anche per le richieste civili con la decisione dellaCorte d’appello di Milano che ha rigettato l'istanza di risarcimento danni avanzata dalla Nigeria, condannando quest'ultima al pagamento delle spese processuali. La Corte d’Appello di Milano ha inoltre dichiarato inammissibile l’appello della Procura contro la sentenza diassoluzione formulata nei confronti di Eni e dei suoi imputati dalTribunale di Milano.[108] Il 16 novembre 2023 la vicenda giudiziaria Eni-Nigeria si chiude definitivamente anche sul piano civile con la conferma da parte del Governo africano del ritiro della richiesta di risarcimento nei confronti dell'azienda petrolifera italiana.[109] L'8 ottobre 2024 ilprocuratore aggiunto Fabio De Pasquale e ilpubblico ministero Sergio Spadaro vengono condannati dal Tribunale di Brescia a 8 mesi di reclusione perrifiuto d’atti d’ufficio relativo all'omissione di prove ritenute favorevoli agli imputati, tra i quali Paolo Scaroni e Claudio Descalzi, precedentemente assolti dal Tribunale di Milano nel processo Eni-Nigeria.[110]
Il 9 maggio 2023 Eni è stata citata in giudizio daReCommon eGreenpeace[111][112], in quella che è stata definita "la prima causa climatica italiana." Secondo le due organizzazioni, sebbene Eni sarebbe stata consapevole da circa cinquant'anni che lacombustione di idrocarburi sia la principale causa delcambiamento climatico, avrebbe utilizzato strategie dilobbying egreenwashing per minimizzare i rischi del suo modello di business e delle sue attività[non chiaro].In altri paesi, cause simili sono state già intentate contro grandi aziende nel settore energetico, come Shell[senza fonte].
Il 26 luglio dello stesso anno Greenpeace e ReCommon annunciano tramite un comunicato congiunto che Eni ha deciso di intentare una causa di risarcimento danni nei loro confronti perdiffamazione a mezzo stampa[113]. Eni smentisce la notizia precisando di non aver avviato nessuna causa nei confronti delle dueONG ma di aver proposto invece una istanza di mediazione per l'accusa formulata a danno dell'azienda[114].
Nel2010 una ricerca di una società diconsulenza ha determinato la classifica delle prime 500 aziende mondiali per indice di presenza suWikipedia, l'ENI secondo questa ricerca risulta essere la seconda azienda italiana con la migliore pagina.[115]
Durante lapandemia di COVID-19 del 2020, il gruppo ENI ha supportato i costi di realizzazione del "Columbus Covid-19 Hospital", il secondo ospedale per malati COVID della capitale creato all'interno delPoliclinico Agostino Gemelli.[116][117][118]
Il patrimonio documentario prodotto dall'ENI è conservato a Pomezia (Roma) nell'Archivio storico[120] e comprende 5 chilometri di documenti, 400.000 immagini fotografiche e 5.000 unità audiovisive, divise nei fondi seguenti:
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