Principe deiDardani, partecipò allaguerra di Troia dalla parte di Priamo e dei Troiani, durante la quale si distinse molto presto inbattaglia.Guerriero molto valente, fu un eroe troiano secondo solo aEttore, ma assume un ruolo di minor rilievo all'interno dell'Iliade diOmero. Enea è il protagonista dell'Eneide diVirgilio, poema in cui si narrano le vicende successive alla sua fuga da Troia, caratterizzate da lunghe peregrinazioni e da numerose perdite causate dall'ira diGiunone. La vicenda si conclude con il suo approdo sulle sponde delLazio e con il suo matrimonio con la principessaLavinia, figlia del re localeLatino.[1]
La figura di Enea,archetipo dell'uomo obbediente aglidei e umile di fronte alla loro volontà, è stata ripresa da numerosi autori antichi, posteriori a Virgilio e a Omero, comeQuinto Smirneo neiPosthomerica.
(italiano) «Diede la vita a Enea Citerèa dalla vaga corona, che con Anchise l'eroe si strinse d'amabile amore sopra le vette dell'Ida selvosa, solcata di valli.»
(Esiodo,Teogonia, versi 1008-1010. Traduzione di Patrizio Sanasi.)
Un tempo,Zeus, il padre degli dèi, che non aveva mai giaciuto con la figlia adottiva, stanco delle continue tentazioni che la magica cintura diAfrodite stimolava di continuo in lui, architettò di umiliare la dea, facendola innamorare perdutamente di un comune mortale.
Il prescelto fuAnchise, un giovane principepastorefrigio, figlio diCapi e diTemiste[2] (oppure, secondo altre leggende, diEgesta[3]), che di consueto faceva pascolare le sue vaste mandrie sui colli delmonte Ida.Afrodite, rimasta sedotta dalla sua straordinaria bellezza[4], dopo averlo scorto a compiere il suo lavoro, decise di ottenere subito i suoi favori.
Una notte, mentre egli giaceva nella sua capanna da mandriano, la dea assunse l'aspetto di una comune mortale e sotto tale travestimento si accostò a lui, sostenendo di essere una principessa, figlia del reOtreo, la quale, rapita dal dioErmes, di lei perdutamente invaghito, era stata poi trasportata dal dio sui pascoli dell'Ida.[5]
Indossato poi un seducente unpeplo di colore rosso smagliante, la dea riuscì nel suo intento e, sdraiatasi accanto al giovane, si accoppiò con lui in un giaciglio dipelli animali.[6][7][8] Accompagnati dal sereno ronzare delleapi, per tutta la notte i due amanti godettero delle passioni amorose e proprio da questo amplesso la dea dell'amore rimase incinta di un bambino.[9][10] Quando, al sorgere dell'alba, Afrodite rivelò all'uomo la sua vera natura, Anchise, temendo di essere punito per aver scoperto le nudità di una dea, la pregò di risparmiargli la vita.
Tuttavia la dea lo rassicurò, predicendogli la nascita di un bambino che sarebbe stato capace di regnare suiTroiani, acquistando un potere straordinario che si sarebbe mantenuto anche con i suoi discendenti.
Ma allo stesso tempo Afrodite mise in guardia il suo amante, esortandolo a nascondere la verità sulla nascita del bambino, ben sapendo che se Zeus ne fosse venuto a conoscenza, lo avrebbe senza dubbio fulminato.[11]
«Iam pridem inuisus diuis et inutilis annos demoror, ex quo me diuum pater atque hominum rex fulminis adflauit uentis et contigit igni.»
(italiano) «È molto che, in odio agli dèi, inutile, gli anni trascino, da quando il padre dei numi e sovrano degli uomini mi sfiorò con la vampa del fulmine, mi toccò col suo fuoco.»
(Commento di Anchise,Virgilio,Eneide, libro II, versi 647-649)
Alcuni giorni dopo, mentre Anchise si trovava presso una locanda in compagnia dei suoi amici, uno di essi gli chiese se avrebbe preferito passare una notte con una figlia di Priamo o con Afrodite. Il giovane troiano, dimentico della promessa e stordito dall'ebbrezza, si vantò affermando di essere andato a letto con entrambe e giudicando un tale paragone impossibile.
Udita la temeraria vanteria, Zeus dall'alto dell'Olimpo si affrettò a punire un così sfrontato mortale, scagliando unafolgore con l'intenzione di incenerirlo.[9]Ma Afrodite, postasi in difesa del suo amato, lo protesse grazie alla sua cintura magica, di fronte alla quale la terribile arma di Zeus nulla poté fare; la folgore raggiunse comunque Anchise, ma invece di incenerirlo, scoppiò innocuamente sotto i suoi piedi. Il giovane mortale provò comunque un incredibile spavento alla vista di quellescintille, tanto che da allora egli non riuscì più a raddrizzare la schiena, traumatizzato dall'ira divina, e la stessa Afrodite perse ogni interesse per lui dopo aver generato Enea.[12] Si racconta anche che Zeus lo punì privandolo della vista.
Afrodite diede alla luce Enea sul monte Ida, e qui lo allevarono le ninfe nei primissimi anni di vita. Fu poi educato, secondo alcuni, dal centauroChirone. A cinque anni fu affidato dal padre al giovaneAlcatoo, che di Enea era cognato per aver sposato la sorellastraIppodamia. Qui Enea fu cresciuto sino alla maggiore età. Enea non fu l'unico figlio che Anchise generò: qualche autore vuole infatti che dall'unione della dea con il mandriano nascesse ancheLirno (o Liro), morto senza figli. Virgilio racconta che Enea sarebbe stato allevato sin dalla tenera età da una nutrice chiamataCaieta, alla quale l'eroe era molto affezionato e quando ella morì le riservò ogni sorta di riguardo. SposòCreusa, figlia del rePriamo, cugino di suo padre, e da lei ebbeAscanio.Pausania racconta che dalla moglie Enea avrebbe generato anche un'altra figlia,Etia.
Prima dello scoppio della guerra contro gli Achei, Enea partecipò ad alcune spedizioni militari nell'ambito della politica espansionistica intrapresa daPriamo, legando in particolare il suo nome alla conquista dell'isola diLesbo (la cui capitale allora eraArisbe), che divenne un avamposto strategico dei troiani.
Secondo le fonti più antiche della saga troiana, Enea avrebbe avuto una parte nel ratto diElena: fu sua madre Afrodite a ordinare all'eroe di rapire la regina di Sparta, che era sposata conMenelao, che era il premio che la dea aveva fatto aParide per averle consegnato il pomo della bellezza:
Enea era molto amico diEttore, ebbe invece spesso contrasti conPriamo, come è detto più volte nell'Iliade. Nel canto XIII, l'eroe siede sul campo di battaglia rancoroso per il trattamento che il re aveva nei suoi riguardi. Era contrario alla guerra e inizialmente si rifiutò di combattere ma una volta indossate le armi non si tirò indietro.
Enea partecipò allaguerra di Troia ponendosi a capo di un contingente diDardani. L'Iliade racconta che, durante un periodo di fittizia pace, l'eroe era allora mandriano del bestiame paterno sul monte Ida quando, nel corso di una scorreria nei pascoli dellaTroade,Achille riuscì a separarlo dai suoi armenti di buoi, li depredò e lo inseguì lungo le pendici boscose dell'Ida ma il troiano riuscì a sfuggirgli.
Fu eroe valoroso, secondo solo aEttore, e spesso supportato dagli dèi. Nella battaglia che seguì al duello fraParide eMenelao, combatté sul carro da guerra in compagnia di Pandaro. Quest'ultimo venne ucciso daDiomede, ed Enea lasciò incustodito il carro (che verrà poi portato al campo greco daStenelo, fedele compagno d'armi e auriga di Diomede) per difendere il corpo dell'amico dagli assalti greci.
«Balzò a terra Enea, con la lunga lancia e lo scudo, temendo che gli Achei gli strappassero il morto. Gli si mise accanto come un leone che della sua forza si fida; teneva davanti a sé la lancia e lo scudo rotondo, pronto a uccidere chiunque gli venisse di fronte, e gridava in modo terribile.»
Affrontò dunque Diomede, rimanendo ferito a causa di un masso scagliato dal greco. Venne salvato dalla madre che lo avvolse nel suo velo. Diomede, non temendo l'ira della dea, ferì anche lei e la costrinse alla fuga. Apollo scese dunque in soccorso del troiano, contro di lui non poterono nulla neanche i colpi di Diomede. Enea venne ricoverato nel tempio di Apollo e curato daArtemide eLatona. Al suo posto combatté sul campo un fantasma con le sue sembianze.
Enea combatté valorosamente anche in altre battaglie, come quella presso le navi greche, soccorrendo Ettore, ferito da un masso scagliato daAiace Telamonio, e uccidendoMedonte, fratellastro diAiace Oileo, eIaso, condottiero ateniese. In questa circostanza perse però sia i suoi luogotenenti,Archeloco eAcamante, che erano due dei tanti figli diAntenore, sia il cognatoAlcatoo.
Dopo la morte diPatroclo, Achille decise di tornare a combattere. Enea volle affrontarlo a duello, scagliò la sua lancia contro il greco ma non riuscì a colpirlo.
«Achille a sua volta scagliò l'asta dalla lunga ombra e colpì Enea nello scudo rotondo al bordo estremo dove il bronzo è più sottile e più sottile la pelle di bue. Da parte a parte passò, il frassino del Pelio, e lo scudo risuonò sotto il colpo.»
Achille balzò contro Enea:Poseidone, che pur essendo divinità ostile ai troiani apprezzava Enea per la reverenza che aveva verso gli dèi, decise di salvare il figlio diAnchise avvolgendolo in una spessa nebbia e ponendolo fra le ultime file dell'esercito. Poseidone infatti sapeva che Enea avrebbe dovuto perpetuare la sua stirpe dopo la fine di Troia.
La notte in cui i greci sarebbero usciti dal cavallo di legno, gli apparve in sogno Ettore, terribile d'aspetto, che gli annunciò l'inevitabile caduta di Troia e il suo arrivo in terra italica. Durante l'incendio della città tentò, insieme a pochi uomini, di difenderla ma dopo aver capito che tutto ciò era ormai inutile, decise di fuggire portando con sé il padre Anchise sulle spalle e il figlio Ascanio. Durante la fuga perse però la moglie Creusa che, sotto forma di fantasma, gli rivelò il suo futuro di fondatore di un grande popolo.
NellaIliou persis, invece, Enea scappava da Troia con i suoi seguaci subito dopo la fine diLaocoonte, avendo intuito grazie a quell'episodio l'imminente caduta della città.
SecondoOmero Enea divenne fondatore di un grande regno nella Troade; la versione di Stesicoro, invece, consacrata da Virgilio, è quella più conosciuta.
Enea fuggì da Troia via mare: insieme a lui si aggregarono molti troiani e anche vari guerrieri provenienti da altre regioni che avevano preso parte al conflitto come alleati. Giunse dapprima nelChersoneso Tracico, dove venne a conoscenza della terribile fine diPolidoro, figlio diPriamo, ucciso daPolimestore, che voleva appropriarsi delle sue ricchezze. ADelo, Enea chiese responso adApollo, che ordinò al troiano di recarsi nella terra natia del fondatore diTroia,Dardano. Ma Anchise pensò che si riferisse aTeucro, un altro capostipite del loro popolo, originario di Creta. Si fece dunque rotta verso l'isola. Lì i troiani vennero colpiti da una pestilenza, Enea ordinò di muovere verso Corito-Tarquinia (III, 170), in Italia, la terra di Dardano. Decisi a fare rifornimenti i troiani si fermarono nelleisole Strofadi dove vennero attaccati dalle Arpie che devastarono la loro mensa e li costrinsero alla fuga. Giunsero nell'Epiro dove incontraronoEleno eAndromaca, fondatori della città diButroto
«M'incammino dal porto, lasciata la flotta e il lido, proprio mentre per caso nel bosco, davanti alla città, accanto all'onda d'un falso Simoenta,Andromaca libava annuali vivande e mesti doni ai morti e ne invocava i mani sopra il tumulo d'Ettore, che con un verde cespo, aveva, se pur vuoto, consacrato, e con due altari, causa di pianto.»
(Virgilio, Eneide, Canto III)
Eleno, dotato del dono della profezia, annunciò all'amico di recarsi in Italia, cercando di evitare la terra di Sicilia, patria dei ciclopi e diScilla eCariddi. Consigliò invece di sbarcare pressoCuma per chiedere responso alla sibilla che lì abitava. I troiani si salvarono per un pelo da quella minaccia e sbarcarono vicino l'Etna, dove si unì alla loro flottaAchemenide, un compagno diUlisse abbandonato in quella terra. Enea sbarcò in Italia nell'attualeSalento, aCastro. Dopo aver assistito al terribile arrivo del ciclopePolifemo, Enea e i suoi uomini si fermarono inSicilia, aTrapani (Eneide libro-3-vv-692-718: ... hinc Drepani me portus accipit ... ), benevolmente accolti dal reAceste, dove il vecchio Anchise morì e fu sepolto.Era, piena d'odio per i troiani, scatenò una tempesta contro la flotta che venne trascinata verso l'Africa.
Le passioni di Enea e Didone, affresco romano daPompei, Casa del Citarista, III stile, 10 a.C. - 45 d.C.
Lì Enea e i suoi uomini vennero accolti dalla reginaDidone, a Cartagine dove l'eroe narrò le sue dolorose vicende. I due si innamorarono perdutamente ma, per ordine di Zeus, Enea dovette ripartire. Seppure a malincuore dovette dire addio a Didone. Fu un terribile colpo per la povera regina
«Le ancelle la accolgono, e riportano sul talamo marmoreo il corpo svenuto e lo adagiano sui cuscini. Ma il pio Enea, sebbene desideri calmare la dolente, e confortarla, e allontanare con parole le pene, molto gemendo e con l'animo vacillante per il grande amore, tuttavia esegue i comandi degli dèi, e ritorna alla flotta.»
(Virgilio, Eneide, Canto IV)
Didone, guardando in lontananza la nave di Enea che si allontanava, si uccise. La flotta troiana sbarcò di nuovo aDrepana (odierna Trapani), dove per l'anniversario della morte di Anchise furono celebrati alcuni giochi in suo onore, iludi novendiali, ai quali parteciparono sia atleti troiani sia atleti siciliani (libro V).Nella città diDrepanon, alcune donne, fra le esuli, stanche per il peregrinare, decisero di dare fuoco alle navi. Enea ordinò dunque che chi non voleva continuare il viaggio sarebbe rimasto a Drepano, mentre gli altri avrebbero continuato il tragitto. Giunto aCuma, Enea incontrò laSibilla con la quale scese vivo nel regno dei morti. Lì incontròCaronte eCerbero, che cadde addormentato per un inganno della Sibilla. Giunto ai campi del pianto vide poi il triste spirito di Didone.
«Tra di esse, fresca della ferita, la fenicia Didone errava nella vasta selva; appena l'eroe troiano le ristette vicino e la riconobbe tra le ombre, indistinta, quale si vede sorgere la luna al principio del mese, o si crede di averla veduta tra le nubi, gli sgorgarono lacrime e parlò con dolce amore.»
(Virgilio, Eneide, Canto VI)
Incontrò in seguito l'anima di Deifobo, il cui cadavere era stato sfregiato da Menelao. Infine venne accolto dal padre Anchise che gli presentò le anime di coloro che avrebbero fatto grande il regno promesso a Enea in Italia.
Tornato nel mondo dei vivi, Enea sbarcò finalmente alle rive del Tevere, dopo aver visitato anche il Circeo: qui morì Caieta, la sua nutrice, ed egli la fece seppellire nel luogo che si sarebbe poi chiamatoGaeta in suo ricordo. Il re diLaurento,Latino, decise di affidargli la mano della figliaLavinia, scatenando però così l'ira diTurno, il re deiRutuli, cui la fanciulla era stata promessa.[1] Durante una battuta di caccia Ascanio, senza saperlo, uccise una cerva domestica e per questo venne inseguito dai pastori del luogo. I troiani corsero in aiuto del figlio di Enea e uccisero uno degli inseguitori, l'aitanteAlmone, giovanecortigiano del re Latino. Questa fu la scintilla che fece scoppiare la guerra. Turno radunò i suoi uomini e mosse contro i troiani. Enea invece risalì il fiume Tevere, giungendo così nel territorio di Evandro, re degli Arcadi. Quest'ultimo consigliò inoltre all'eroe troiano di recarsi fra gli Etruschi per chiedere aiuto a Tarconte. Fra gli alleati di Turno vi era infattiMezenzio, ex sovrano degliEtruschi, cacciato per la sua crudeltà. Durante l'assenza di Enea il campo troiano venne assediato da quattordici giovani condottieri italici, ognuno dei quali era seguito da altri cento giovani.Eurialo e Niso, due inseparabili amici troiani, decisero di raggiungere Enea, per avvertirlo del pericolo. Usciti di notte, penetrarono tra le linee nemiche dove uccisero con le spade molti italici addormentati, in particolare Niso colpì il reRamnete, recise la testa al condottieroRemo e fece subire la stessa sorte al giovinettoSerrano; i due eroi quindi ripresero il loro cammino, ma intercettati da una pattuglia nemica vennero accerchiati e messi a morte. Dopo una dura battaglia, durante la quale Turno fece strage di troiani, Enea, tornato via mare da Corito-Tarquinia assieme agli Etruschi comandati da Tarconte, ai Liguri diCunaro eCupavone, e agli Arcadi guidati da Pallante, figlio di Evandro, riuscì ad accorrere in aiuto dei compagni. Ma proprio Pallante, in quello scontro, cadde per mano di Turno. Enea andò su tutte le furie e venne meno alla sua famosa pietà, decapitando il giovane semidio etruscoTarquito, che vinto da lui in duello lo implorava di essere risparmiato, e gettando il suo busto in acqua. Allora Giunone, temendo per la vita di Turno, riuscì ad allontanarlo dal campo di battaglia. Enea affrontò Mezenzio a duello ferendolo: quindi uccise Lauso, il figlio del tiranno, intervenuto in sua difesa. Commosso per il coraggio del giovane, Enea riconsegnò la salma e le armi a Mezenzio che, in uno scontro successivo, cadde sotto la spada del troiano. L'eroe, dopo aver sepolto il giovane Pallante, ordinò ai suoi uomini di marciare contro la città deiLatini. Turno eCamilla, regina guerriera deiVolsci, schierarono le proprie truppe. Il re rutulo assalì la fanteria troiana, Camilla la cavalleria etrusca. Nello scontro che ne seguì Camilla rimase uccisa. Turno decise allora di affrontare a duello Enea. Il troiano ebbe presto il sopravvento e per qualche attimo si trattenne dall'uccidere il nemico; ma riconoscendo addosso a Turno le armi di Pallante e ricordando il dolore di Evandro per la morte del figlio, gli conficcò la sua spada nel petto (...vitaque cum gemitu fugit indignata sub umbras).
«Dicendo così gli affonda furioso il ferro in pieno petto; a quello le membra si sciolgono nel gelo, e la vita con un gemito fugge sdegnosa tra le ombre.»
Le prime versioni del mito di Enea sono antiche, tanto che sono già note in Etruria prima delVI secolo a.C. e inGrecia nelV secolo a.C. e farebbero derivare il nome di "Roma" da quello di una donna troiana con il significato di "forza".
Enea è un principe Troiano, nativo delle falde del monte Ida nellaTroade, e partecipa solo alla fase finale della guerra di Troia; è imparentato con il rePriamo avendone sposato la figlia Creusa e in quanto il padreAnchise è cugino del re. Enea piace ai Romani quale capostipite perché permette loro di affondare le radici in una civiltà dal passato fulgido pur distinguendosi dai Greci.
Anche la leggenda diRomolo e Remo, all'inizio separata da quella di Enea, viene successivamente integrata nel suo mito. In un primo momento i due gemelli vengono indicati come suoi figli o nipoti.
Eratostene di Cirene si accorge tuttavia che, essendo la data della caduta di Troia all'incirca il1184 a.C., né Enea né i suoi più diretti discendenti potevanoaver fondato Roma nel753 a.C., data alla quale la mitologia fa risalire la nascita di Roma.
Catone il Censore rende plausibile la storia. Secondo la sua versione, accettata poi come definitiva, Enea fugge da Troia e giunge nel Lazio. Qui, dopo aver sposato Lavinia, fondaLavinio. Ascanio è invece il fondatore diAlba Longa e i suoi successori danno origine alla dinastia dalla quale, dopo varie generazioni,Rea Silvia darà alla luceRomolo eRemo e in seguito lagens Giulia, conGiulio Cesare e il primo imperatoreAugusto.
Secondo la leggenda, dopo quattro anni di regno, Enea sarebbe stato assunto in cielo trionfante tra lampi e tuoni durante una battaglia contro gli Etruschi nelle vicinanze del fiumeNumico e ricevuto nell'Olimpo insieme agli dèi. È interessante notare che anche a Romolo viene decretata la stessa sorte, permettendo successivamente di deificare anche Giulio Cesare e Augusto, suoi lontani discendenti. Ciò serviva a rendere incontrovertibile la tesi delle origini divine dei fondatori di Roma.
Esiste poi una versione completamente diversa, secondo cui il cosiddettoHeroon di Enea, situato aPratica di Mare (nella provincia di Roma), viene identificato come la sua tomba.
Nelle leggende più arcaiche, Romolo non ha un gemello ed è figlio di Zeus; le successive elaborazioni sono analoghe, ponendo Romolo e Remo come figli di Marte e Rea Silvia, (in alcune versioni lei era una sacerdotessa) e perciò di discendenza divina.
Un'ulteriore versione della leggenda, indica Rea Silvia come figlia di Enea e un suo nome aggiuntivo sarebbeIlia, per ricordare il collegamento di Roma con Troia ("Ilio" in greco).
Per la versione romana tramandataci daEnnio, ebbe due figlie daCreusa, come si ricava dal frammento da cui è trattoIl sogno di Ilia[13].
DaBruto di Troia (oppure daPrima e da suo maritoProculo Giulio) si genera lagens Iulia storica.Silvio è considerato in alcune versioni il figlio di Ascanio e sarebbe quindi nipote di Enea, in altre il figlio secondogenito di Enea.
Enea uccise ben 69 nemici traAchei eLatini: un bilancio di poco inferiore a quello dell'acheoAchille che fece in tutto 77 vittime fra Troiani e loro alleati.
Cretone, guerriero acheo, gemello diOrsiloco e figlio diDiocle, discendente del fiumeAlfeo. (Omero,Iliade, libro V, versi 541-560.)
Orsiloco, guerriero acheo, gemello diCretone e figlio diDiocle, discendente del fiumeAlfeo. (Omero,Iliade, libro V, versi 541-560.)
Afareo, valoroso guerriero acheo, figlio di Caletore e fedele compagno diIdomeneo. (Omero,Iliade, libro XIII, versi 541-545.)
Medonte, capitano acheo, figlio illegittimo diOileo e fratellastro diAiace Oileo. SostituìFilottete alla guida della sua flotta. (Omero,Iliade, libro XV, verso 332.)
Iaso, capo di un contingente diAteniesi a Troia, figlio di Sfelo e nipote di Bucolo. (Omero,Iliade, libro XV, verso 332.)
Leiocrito, guerriero acheo, figlio di Arisbante, fedele compagno del capitanoLicomede. (Omero,Iliade, libro XVII, versi 344-345.)
Alcimedonte, comandante di un contingente diMirmidoni, figlio di Laerce, aveva aiutatoAutomedonte, auriga di Achille, a uccidereAreto. (Quinto Smirneo,Posthomerica, libro X, versi 448 ss.)
Anfione, compagno diEpeo, il mitico acheo costruttore delCavallo di Troia. (Quinto Smirneo,Posthomerica, libro X, verso 111.)
Andromaco, guerriero acheo proveniente daCreta. (Quinto Smirneo,Posthomerica, libro XI, verso 41.)
Antimaco, guerriero cretese, compagno diIdomeneo nella guerra di Troia. (Quinto Smirneo,Posthomerica, libro VI, verso 622.)
Aristoloco, guerriero acheo. (Quinto Smirneo,Posthomerica, libro VIII, verso 93.)
Bremone, guerriero acheo, proveniente da Licto, città diCreta. (Quinto Smirneo,Posthomerica, libro XI, versi 41 ss.)
Deileonte, compagno di Epeo, il mitico acheo costruttore del Cavallo di Troia. (Quinto Smirneo,Posthomerica, libro X, verso 111.)
Demoleonte, guerriero acheo, di cui poi Enea prese la corazza. (Virgilio,Eneide, libro V).
Androgeo e tredici achei ai suoi ordini, entrati aTroia nella notte della sua distruzione.
Terone: guerriero latino, primo assalitore di Enea, sulla battigia delTevere.
Lica: giovane guerriero latino. Ferito mortalmente dal colpo di spada di Enea, rimane a lungo agonizzante.
Cisseo: guerriero latino armato di clava, come l'anticoEracle.
Gia: guerriero latino, fratello di Cisseo, anche lui armato di clava.
Faro: guerriero latino ucciso in maniera efferata. Mentre avanza verso Enea, sulle rive delTevere, questi gli scaglia contro unalancia che penetra nella suabocca spalancata.
Anxure: guerriero latino. Enea gli tronca lamano sinistra con laspada, dopo avergli trapassato loscudo.
Tarquito: giovanesemidio, figlio della ninfaDriope e del mortaleFauno, omonimo del dio italico. Dopo essere stato sconfitto in duello, chiede a Enea di essere risparmiato, ma il capo troiano per tutta risposta lo decapita con laspada e getta testa e busto nelle acque del fiumeTevere, privando così la sua vittima di ogni rito funebre da parte dei genitori e dellapatria.
Lucago: guerriero latino, gettato a terra dalcarro con lalancia piantata nell'inguine.
Ligeri: guerriero latino, fratello di Lucago, gettato a sua volta a terra dal carro e trafitto da un colpo dispada alpetto.
Lauso: figlio del tiranno etruscoMezenzio, ucciso dall'eroe nel tentativo di difendere il genitore, ferito dallo stesso Enea.
Mezenzio: il tiranno etrusco, ucciso da Enea in un formidabile duello dopo la morte di Lauso.
Sucrone: ucciso da Enea in maniera selvaggia, dopo cheTurno, per la seconda volta, gli era sfuggito. Ferito dapprima alfianco con la lancia, viene trucidato da un colpo dispada che gli disintegra ognicostola del petto.
Murrano: guerriero latino, imparentato conTurno, e intimoamico di quest'ultimo. Enea gli scaraventa addosso un macigno e lo catapulta aterra giù dal carro; Murrano viene finito dagli zoccoli dei suoi stessi cavalli, che, scambiandolo per un nemico caduto, lo dilaniano.
Cupenco: guerriero e sacerdote latino. Il suo petto viene trapassato da unaspada, dopo che questa ha oltrepassato loscudo dibronzo.
Turno: l'antagonista principale di Enea nella guerra tra troiani e italici, uccisore diPallante e di tanti altri guerrieri. Duella con Enea e viene ferito dapprima a unacoscia dalla lancia del nemico, e infine ucciso con un colpo dispada in pieno petto.
Nifeo: guerriero latino sbalzato dal suo cocchio a opera di Enea, non per sua mano, ma indirettamente a causa del suo arrivo; questo avviene nei pressi delTevere subito prima della morte di Lucago e Ligeri.
Quattro guerrieri rutuli, figli di Sulmone, da lui immolati sulrogo di Pallante.
Quattro guerrieri equi, figli di Ufente, uguale come sopra.
^La bellezza di questo giovane era tale da attirare il desiderio di varie divinità.Igino stesso nomina nell'elenco dei mortali più belli anche il nome del giovane troiano (Fabula 270).
^La storia d'amore sorta tra la dea Afrodite e il bellissimo mortale, di stirpe reale, è raccontata sommariamente da autori antichi, i quali a loro volta presero lo spunto della vicenda dal bellissimoInno omerico ad Afrodite, V inno, versi 45-200. Ogni particolare della vicenda (tra cui la trasformazione della dea in mortale, la descrizione del giaciglio di Anchise e la predizione di un figlio eroico) è infatti tratto da tale poema.
^Commento di Servio a Virgilio,Eneide, libro II, 649.