L'emirato di Bukhara venne costituito ufficialmente nel 1785, con la presa del potere da parte dell'emiroShah Murad, il quale istituì la dinastia dei Manghit e divenne primo sovrano locale.[1]
Uno dei pochi Stati dell'Asia centrale dopo l'Impero mongolo a non essere governato da un discendente di Genghis Khan, basava la propria legittimazione sui principi islamici e per questo prese il titolo islamico di emiro anziché khan.[2]
Nel corso delXVIII secolo, gli emiri riuscirono ad ottenere l'effettivo controllo su tutto ilKhanato di Bukhara, dalla loro posizione diataliq; dagli anni '40 del Settecento, quando il khanato venne conquistato daNadir Shah diPersia, era comunque chiaro che gli emiri detenessero il pieno potere. Nel 1747, dopo la morte di Nadir Shah, l'ataliq Muhammad Rahim Bi uccise Abulfayz Khan e suo figlio, ponendo così fine alla dinastia dei Janidi, ponendo al suo posto un sovrano fantoccio sino a quando, dopo la morte di Abu l-Ghazi Khan, Shah Murad non ottenne il trono per sé.
Nel 1868, l'emirato perse la guerra contro l'Impero russo che aspirava a conquistare la regione. La Russia annetté gran parte del territorio dell'emirato, inclusa l'importante città diSamarcanda.[4] Nel 1873, il restante territorio divenne unprotettorato russo,[5] e venne ben presto circondato dal governatorato generale delTurkestan.
I riformisti nell'emirato trovarono l'emiro troppo conservatoreMohammed Alim Khan ed in un tentativo di compiere una vera e propriarivoluzione popolare si rivolsero aibolscevichi russi chiedendo loro assistenza militare. l'Armata Rossa lanciò un attacco allo stato nel marzo del 1920, e poi un secondo nel settembre di quello stesso anno.[6] L'emirato di Bukhara venne conquistato dai bolscevichi e rimpiazzato dallaRepubblica Sovietica Popolare di Bukhara. Attualmente, il territorio del defunto emirato è perlopiù compreso nell'Uzbekistan, con parti nelTagikistan, nelTurkmenistan e nelKazakistan.[7]
^Soucek, Svat.A History of Inner Asia (2000), p. 180.
^Bregel, Y. The new Uzbek states: Bukhara, Khiva and Khoqand: C. 1750–1886. In N. Di Cosmo, A. Frank, & P. Golden (Eds.), The Cambridge History of Inner Asia: The Chinggisid Age (pp. 392-411). Cambridge: Cambridge University Press 2009