Ellen Jane Willis (New York,14 dicembre1941 –New York,9 novembre2006) è stata unasaggista,critica musicale egiornalistastatunitense.
Una raccolta del 2014 dei suoi saggi,The Essential Ellen Willis, ha ricevuto ilNational Book Critics Circle Award for Criticism.
Willis nacque aManhattan da una famiglia ebraica e crebbe nei distretti delBronx e delQueens a New York.[1] Suo padre era un tenente deldipartimento di polizia di New York City. Willis frequentò il Barnard College e studiòletteratura comparata all'Università della California - Berkeley.
Al momento della sua morte era professoressa nel dipartimento di giornalismo dellaNew York University e capo del suo Center for Cultural Reporting and Criticism.[2]
Morì nel 2006 dicancro ai polmoni.[2]
Alla fine degli anni '60 e '70 fu la prima critica di musica pop perThe New Yorker, e in seguito scrisse per ilVillage Voice,The Nation,Rolling Stone,Slate eSalon, nonché perDissent, dove fu anche in redazione.
Willis era nota per le sue politichefemministe e fu un membro di New York Radical Women e successivamente co-fondatrice all'inizio del 1969 conShulamith Firestone del gruppo femminista radicaleRedstockings.[3] Fu una delle poche donne a lavorare nella critica musicale durante i suoi anni inaugurali, quando il campo era prevalentemente maschile. A partire dal 1979 scrisse una serie di saggi che erano molto critici nei confronti del femminismo anti-pornografico, criticandolo per quello che vedeva come il suopuritanesimo sessuale eautoritarismo morale, nonché la sua minaccia allalibertà di parola. Questi saggi furono tra le prime espressioni di opposizione femminista al movimento anti-pornografia in quelle che divennero note comeguerre sessuali femministe. Il suo saggio del 1981Lust Horizons: Is the Women's Movement Pro-Sex? è l'origine del termine "femminismo pro-sesso".[4]
In diversi saggi e interviste scritti dopo gliattacchi dell'11 settembre, sostenne cautamente l'intervento umanitario e, pur contraria all'invasione dell'Iraq del 2003,[5] criticò alcuni aspetti del movimento pacifista.[6][7]
Scrisse una serie di saggi sull'antisemitismo e fu particolarmente critica nei confronti dell'antisemitismo di sinistra. Di tanto in tanto trattò ilgiudaismo stesso, scrivendo un saggio particolarmente degno di nota sul viaggio spirituale di suo fratello comeBaal Teshuva perRolling Stone nel 1977.[8]
Vedeva l'autoritarismo politico e la repressione sessuale come se fossero strettamente legati, un'idea avanzata per la prima volta dallo psicologoWilhelm Reich: gran parte degli scritti di Willis porta avanti un'analisi reichiana ofreudiana radicale di tali fenomeni. Nel 2006 stava lavorando a un libro sull'importanza del pensieropsicoanalitico radicale per le attuali questioni sociali e politiche.[2]
The Essential Ellen Willis ha vinto ilNational Book Critics Circle Award nel 2014.[9]
Ellen Willis è presente nel film di storia femministaShe's Beautiful When She's Angry.[10][11]
Willis fu la prima critica musicale popolare perThe New Yorker, tra il 1968 e il 1975. In quanto tale, fu una dei primi critici musicali americani a scrivere per un pubblico nazionale. Ottenne il lavoro dopo aver pubblicato un solo articolo sulla musica popolare intitolatoDylan nella rivista undergroundCheetah nel 1967. Inoltre pubblicò recensioni sulla musica popolare inRolling Stone,The Village Voice e per note di copertina e antologie di libri, in particolare il suo saggio suiVelvet Underground per l'antologia "desert island disc" di Greil MarcusStranded (1979). Richard Goldstein ha definito il suo lavoro come "liberazionista" nel suo cuore e ha detto che "Ellen,Emma Goldman eAbbie Hoffman fanno parte di una tradizione perduta: i radicali del desiderio".[12]
Fu amica di molti critici contemporanei, tra cuiRobert Christgau (con il quale ebbe una relazione[13]),Georgia Christgau,Greil Marcus eRichard Goldstein. Christgau,Joe Levy,Evelyn McDonnell,Joan Morgan eAnn Powers l'hanno citata come un'influenza sulle loro carriere e stili di scrittura.[14] Nel 2011 fu pubblicata la sua prima raccolta di recensioni musicali e saggi intitolataOut of the Vinyl Deeps, curata da sua figliaNona Willis-Aronowitz. Ellen Willis "ha celebrato la serietà del piacere e ha assaporato il piacere di pensare seriamente", recita una recensione delNew York Times .[15]
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