Sono inoltre notevoli in quanto ultime elezioni regionali a seguire l'originario carattere di elezioni generali, coinvolgenti nella stessa data tutte (o comunque quasi tutte, come in questo caso e nel 2005) le 15 regioni ordinarie, mentre in seguito tale consultazione elettorale assunse un calendario sfalsato.
LaLegge Tatarella regola il voto in molte regioni, e si basa su un sistema misto per quattro quinti proporzionale, e per un quinto maggioritario plurinominale. Tuttavia laToscana, leMarche, laPuglia, laCalabria e laCampania si sono separate dalla normativa nazionale e organizzano da sé le proprie elezioni, con una normativa locale.
Situazione alla vigilia delle elezioni. I colori si riferiscono al partito del Presidente della Regione: blu (PdL) e celeste (MpA) di coalizioni di centro-destra; arancio (PD) e rosso (SEL) di coalizioni di centro-sinistra.Situazione dopo le elezioni. I colori si riferiscono al partito del Presidente della Regione: blu (PdL), verde (LN) e celeste (MpA) di coalizioni di centro-destra; arancio (PD) e rosso (SEL) di coalizioni di centro-sinistra.
Nel luglio2008, un'inchiesta giudiziaria riguardante l'allora presidente della regioneAbruzzo,Ottaviano Del Turco, provocò in questa regione il ricorso a elezioni anticipate, in seguito alle quali la regione passò al centro-destra con l'elezione diGiovanni Chiodi.
Nel novembre2009, il presidente della regioneLazio,Piero Marrazzo, rassegnò le dimissioni a causa di alcuni episodi scandalistici; le elezioni anticipate furono in tal caso evitate vista la vicinanza di tempo con la tornata generale.
Inoltre, dopo il 2005 hanno già tenuto elezioni regionali ilMolise nel2006, ilFriuli-Venezia Giulia, laSicilia, laValle d'Aosta e ilTrentino-Alto Adige nel2008 e laSardegna nel2009. In Molise, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia e Sardegna si è avuta la vittoria del centro-destra, in Trentino-Alto Adige quella dei partiti autonomisti locali appoggiati dal centro-sinistra e in Valle d'Aosta si è riconfermata al governo della regione l'Union Valdotaine, che non faceva riferimento a nessuna delle due coalizioni maggiori.
Rispetto alle elezioni del 2005 viene meno il sistema imperniato sulla presentazione, in tutto il territorio nazionale, di coalizioni aventi la medesima articolazione interna. I poli entro i quali si registrano gli accordi elettorali sono i due partiti maggiori: ilPopolo della Libertà e ilPartito Democratico.
LaLega Nord eIl Popolo della Libertà costituiscono un'alleanza fissa in tutto il centronord. In talune realtà il PdL raccoglie poi anche alcuni alleati minori.
La Destra si presenta con il suo simbolo in appoggio ai candidati di centrodestra in Piemonte, in Lombardia, in Liguria, in Emilia-Romagna, nelle Marche, nel Lazio e in Campania.
L'Alleanza di Centro appoggia il centrodestra in Piemonte, Veneto, Lazio, Campania e Puglia, formando un'unica lista con laDemocrazia Cristiana in Piemonte, Puglia, Veneto e Campania, mentre si presenta con una lista autonoma nel Lazio.
IlPartito Pensionati è alleato del centrodestra in Piemonte, Liguria, Lazio e Puglia, mentre sostiene il centrosinistra in Lombardia e in Emilia-Romagna.
L'UDEUR appoggia il candidato Renzo Rabellino in Piemonte, mentre sostiene il centrodestra nel Lazio, in Campania, in Basilicata, in Puglia e in Calabria; in particolare si presenta con il suo simbolo Lazio, Campania e Puglia, mentre si presenta in lista con altri partiti in Basilicata (conNoi Sud,PLI,CPR eCristianamente Riprendiamo a Dialogare), in Calabria (con ilPRI e ilNuovo PSI) e in Piemonte (con Nuova Era Socialista, Lega Italia eDC).
Libertà e Autonomia - Noi Sud appoggia il centrodestra in Campania, Basilicata e Calabria, precisamente, appoggia il centrodestra con il suo simbolo in Campania e in Calabria, mentre in Basilicata si presenta nella Lista per Pagliuca affiancato all'UDEUR e ad altri partiti minori.
L'Unione di Centro decide di allearsi con ilPartito Democratico in Piemonte, Liguria, Marche e Basilicata; colPdL in Lazio, Campania e Calabria; da sola o con altre forze minori nelle altre regioni.
L'Italia dei Valori di Di Pietro si presenta in coalizione con ilPD, tranne che in Calabria.
IRadicali Italiani decidono di formare laLista Bonino Pannella, che si presenta con un candidato autonomo in Toscana; colPD in Piemonte, Lazio, Campania e Puglia; con l'IdV in Calabria.
IlPartito Socialista Italiano (PSI) si presenta nell'ambito del centro-sinistra. In ogni regione in cui si vota supporta i candidati presidenti di questa coalizione. Si presenta con il proprio simbolo e in autonomia nell'ambito della sopraccitata alleanza nel Lazio, in Lombardia, in Piemonte, in Umbria, in Basilicata. In alleanza conSinistra Ecologia Libertà (simbolo misto PSI+SEL) in Puglia, in Calabria, in Campania e in Veneto. Con un'alleanza riformista in cui compare anche il simbolo del PSI nelle Marche. Con propri candidati consiglieri è presente nella lista civica che appoggia il candidato presidente Burlando in Liguria. Infine è presente in alleanza con propri candidati consiglieri nelle liste delPD e diToscana Democratica e Riformista in Emilia-Romagna e Toscana.
LaFederazione della Sinistra si presenta in autonomia in Lombardia e in Campania, con Sinistra Ecologia Libertà nella Marche e fa un accordo tecnico colPD in Lazio, Piemonte e Basilicata mentre nelle altre regioni è in coalizione col PD.
Sinistra Ecologia Libertà si è alleato colPD in tutta Italia tranne che nelle Marche dove corrono insieme alla Federazione della Sinistra; in Puglia in particolare l'intero centro-sinistra corre con un suo candidato.
IlMovimento per le Autonomie appoggia Caldoro in Campania, Loiero in Calabria, la Poli Bortone in Puglia e il centrodestra con Pagliuca in Basilicata.
IlMovimento 5 Stelle ispirato da Beppe Grillo si presenta in Campania, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto e Lombardia.
Forza Nuova presenta propri candidati alla presidenza in Lombardia, Veneto e Toscana, mentre è in coalizione con il candidato Renzo Rabellino in Piemonte.
LaFiamma Tricolore appoggia il candidato Renzo Rabellino in Piemonte, e il centrodestra con Giuseppe Scopelliti in Calabria
In alcune regioni, le forze politiche del centro-sinistra hanno promosso elezioni primarie per la scelta dei candidati alla presidenza di regione e dei candidati consiglieri regionali.
In Toscana, vista la presenza di una sola candidatura, le primarie hanno riguardato soltanto l'individuazione dei candidati consiglieri regionali; ad esse hanno preso parte il PD e Sinistra Ecologia Libertà.
In Puglia si sono svolte primarie di coalizione tra il presidente uscente, leader di Sinistra Ecologia Libertà,Nichi Vendola (70%) eFrancesco Boccia (30%), candidato ufficiale del PD. Il caso ha avuto rilevanza nazionale in quanto, in caso di vittoria di Boccia, la coalizione avrebbe ricevuto anche il sostegno dell'UDC.
Esiste una controversia sulla ricandidatura ad un terzo mandato deipresidenti della giunta regionale eletti con suffragio universale e diretto già prima dell'entrata in vigore della legge 165/2004. In tale condizione versanoRoberto Formigoni eVasco Errani.
La loro ricandidatura è contestata a livello accademico[2][3], in quanto in violazione della legge 165/2004, art. 2[4], che stabilisce la non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo delpresidente della giunta regionale eletto asuffragio universale e diretto.
Pure escludendo il mandato 1995-2000, in cui Formigoni venne eletto dalConsiglio regionale, e non a suffragio universale e diretto, Formigoni ha governato i successivi due mandati (2000-2005 e 2005-2010). Chi sostiene la candidabilità di Formigoni per un quarto mandato si giustifica sostenendo che il mandato in corso nel 2004 non sarebbe computabile, perché già iniziato all'entrata in vigore della legge 165/2004. Ciò posticiperebbe al 2015 l'effettiva operatività del divieto di rielezione, facendo così cadere laratio della norma, volta ad evitare il formarsi di rendite politiche e di accumulo di potere personale[5]. Nelle stesse condizioni si trovaVasco Errani[6].
Una sentenza dellaCassazione (n. 2001 del 2008) ha escluso la possibilità di ricandidatura per isindaci in una fattispecie analoga[3].
Anche il MinistroRaffaele Fitto si è espresso per la fattibilità di un terzo mandato[7].
Il Popolo della Libertà ha presentato in ritardo le liste per il collegio dellaprovincia di Roma, restando escluso dalla competizione elettorale in tale provincia[8], nonostante disposizioni ministeriali dicessero[9] "Il cancelliere non può rifiutarsi di ricevere le liste dei candidati, irelativi allegati e il contrassegno o contrassegni di lista neppure se liritenga irregolari o se siano presentati tardivamente". Il Tribunale di Roma ne ha respinto l'istanza di ricorso[10].
Nella stessa regione il 2 marzo è stata rifiutata anche l'ammissione dellistino della candidata governatrice del centro-destraRenata Polverini a causa della presentazione come allegato di un documento inesistente, e della mancanza di una firma[11], poi riammesso due giorni dopo[12].
Il 1º marzo 2010 la Corte d'Appello di Milano ha decretato la non ammissione del listino di Formigoni per mancanza del numero minimo di firme necessarie alla presentazione, a seguito di 514 firme riscontrate irregolari[13]. Il 3 marzo la Corte d'Appello ha respinto il ricorso della stessa lista, rilevando un numero ancora minore di firme valide[14][15]. Come conseguenza sarebbero state escluse dalla competizione elettorale tutte le liste collegate al candidato Formigoni, compresePopolo della Libertà eLega Nord. Il 6 marzo il TAR della Lombardia ha accolto il ricorso di Formigoni e riammesso le liste in quanto ha trovato infondate le presunte irregolarità[16]. La riammissione non si basa dunque sul decreto-legge interpretativo.
Il 5 marzo 2010, a ridosso delle attese pronunce dei TAR, il governo ha emanato undecreto legge al fine di suggerire ai tribunali una interpretazione autentica della normativa e così garantire l'ammissione al voto delle liste escluse[17][18]. Tale decreto è stato giudicato incostituzionale da più parti[19][20], in quanto infrange esplicitamente la legge 400 del 23 agosto 1988, la quale sottrae la materia elettorale a qualsiasi possibile effetto dei decreti legge. Nonostante questo decreto-legge le liste escluse dalla competizione elettorale nel Lazio non sono state riammesse.
i termini di presentazione delle liste si basino anche sul fatto che con qualsiasi mezzo si dimostri la circostanza che si era presenti nel luogo di consegna nei termini stabiliti dalla legge.
la documentazione possa essere verificata anche in un secondo momento, per la parte che attiene ai timbri e alle vidimazioni.
possano ricorrere al TAR le liste non ammesse, mentre per le liste ammesse sulle quali è stato fatto ricorso ci si può rivolgere al tribunale amministrativo solo dopo il voto (ciò in opposizione ad una pronuncia delConsiglio di Stato che aveva precedentemente previsto che non si potessero esaminare ricorsi in materia elettorale nel mese che precede il voto)
l'applicazione del decreto alle elezioni regionali 2010
L'utilizzo del decreto, per quanto di tipo interpretativo, ha sollevato diversi rilievi di tipo giuridico:
l'effettivo effetto interpretativo piuttosto che innovativo delle nuove norme, e la retroattività del provvedimento, che potrebbe attuare unafictio per introdurre una nuova norma. Il concetto didecreto interpretativo supera infatti le ordinarie leggi diinterpretazione autentica; tali leggi, che hanno valore di per séretroattivo, si devono basare su una precedente interpretazione della legge da far valere "una delle possibili interpretazioni del testo" contro altre interpretazioni difformi[23]. Secondo ilpolitologo e senatorePDStefano Ceccanti, il decreto interpretativo del governo non rispetterebbe tale condizione, in quanto fa valere una interpretazione che non è possibile trarre dal testo originario della legge elettorale del 1968[24].
la disparità di trattamento tra le liste escluse per diversi motivi: le liste delPDL, escluse per i motivi elencati nel decreto, rientrano in gioco, mentre altre liste di partiti minori (Verdi,Radicali Italiani) restano escluse.
il conflitto con testi normativi di diverso ordine:
la legge 400/1988 sul potere normativo del governo, secondo il cui art. 15, II comma, il governo non può provvedere nelle materie indicate nell'articolo 72, quarto comma della Costituzione (materia costituzionale e elettorale), che ribadisce la necessità di seguire "la procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera"[22];
Per giustificare il provvedimento, da ambienti governativi e della maggioranza si è fatto riferimento come precedente alla legge 29 marzo 1995, n. 90, che spostava in avanti di due giorni i termini (non ancora scaduti) per la presentazione delle liste, accorciando la campagna elettorale. Taledecreto Dini non fu convertito in legge perché, intervenendo a procedimento già aperto, fu ritenutoincostituzionale da tutti i gruppi parlamentari; venne invece approvata per via parlamentare una leggina di sanatoria, la n. 102/1995[25].In tale occasione il centrodestra si mostrò compattamente contrario al decreto, nel rispetto intransigente della normativa puntuale. SecondoGustavo Selva (presidente della I Commissione alla Camera) esiste "un interesse preminente dell'ordinamento a che le regole elettorali siano assolutamente certe per cui non è possibile tener conto delle situazioni contingenti e particolari che si verificano quando è in corso il relativo procedimento"[25]. SecondoLeopoldo Elia, in tale occasione: "si vorrebbe alludere ad una nozione di indisponibilità, sia per il Parlamento sia per il Governo, ad intervenire in un procedimento elettorale già in corso, per evitare che si possa anche oggettivamente alterare l'andamento delle elezioni, favorendo alcuni e danneggiando altri, o comunque mettendo in posizione di disparità i diligenti, cui dovrebbe soccorrere l'insieme delle regole elettorali, ed i meno diligenti o meno avveduti. Tutto ciò è evidentemente inammissibile e deve perciò essere escluso dall'orizzonte futuro della decretazione d'urgenza"[26].
Il 13 aprile 2010 la Camera dei Deputati approvò un emendamento soppressivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 5 marzo 2010, n. 2920. A seguito della reiezione del decreto-legge fu presentato un disegno di legge per la sanatoria degli effetti del decreto legge non convertito. Il disegno di legge fu approvato dalla Camera il 15 aprile 2010 ed il 20 aprile 2010 dal Senato, divenendo la legge 22 aprile 2010, n. 60, quando oramai le elezioni si erano già svolte senza le liste escluse.
N.B.: Nel periodo intercorso fra le elezioni regionali del 2005 e quelle del 2010, le forze politiche sono state notevolmente attraversate da fenomeni di scissioni, fusioni e confluenze, tali da rendere inevitabili delle forzature nei confronti. Pertanto, per il PdL si è considerata la somma FI+AN, per il PD Uniti nell'Ulivo e DS+DL, per la FdS PRC+PdCI, per il PSI lo SDI.
^all'art. 17 delleIstruzioni per le presentazioni e le ammissioni delle candidaturenelle ragioni a statuto ordinario , a pag. 24 del seguente documento,:[2]