Fu dapprima accudita dalla governante tedesca Lilian Crown, e, intorno al 1878, le venne assegnata Louise Neukomm, di nazionalità svizzera, come insegnante e istitutrice.[4] Ebbe la madrelingua Eugénie Frejainger come insegnante delfrancese, la lingua utilizzata per volere del padre nelle conversazioni private a corte, dove la vita era austera e semplice.[1][3]
Elena crebbe con un carattere schivo e riflessivo, possedeva un forte senso della famiglia e di slancio umanitario verso le persone svantaggiate.[1][3] Dotata sin da giovane di sensibilità e amore per la vita all'aria aperta, ereditò la robustezza fisica del padre e già da bambina aveva un fisico alto e slanciato; tra le attività a cui si dedicava praticò sport come l'equitazione e il tennis.[3] I suoi interessi riguardavano anche la poesia e la storia del suo paese, era predisposta al disegno a penna, alla tecnica pittorica dell'acquerello e si dilettò nel disegno architettonico.[3][5]
Nell'autunno 1882 venne iscritta alcollegio Smol'nyj diSan Pietroburgo, studiandovi fino al 1890, quando fece ritorno a Cettigne.[4][6] Ebbe modo di frequentare con assiduità la famigliaRomanov e collaborò con la rivista letteraria russaNedelja pubblicando le proprie poesie.[1][5]
La scelta può essere vista come il tentativo di arginare gli effetti delle nozze fra consanguinei che affliggevano grande parte della nobiltà europea dell'epoca, favorendo il diffondersi di difetti genetici e di malattie come l'emofilia.Vittorio Emanuele III, figlio di cugini primi, non avrebbe potuto generare un erede sano con una sposa troppo vicina a lui per albero genealogico. Grazie almatrimonio con Elena, invece, ebbe come erede Umberto II, niente affatto simile al padre per quanto riguardava statura (il padre: 153 cm) e salute.
Dopo un altro incontro inRussia, in occasione dell'incoronazione dello ZarNicola II, Vittorio Emanuele formulò la richiesta ufficiale al padre di Elena, Nicola I. Il fidanzamento venne ufficializzato nel 1896.
Essendo di religioneortodossa, Elena, per motivi di opportunità politica e per assecondare la regina Margherita, madre di Vittorio Emanuele, lasciò il Montenegro e il 21 ottobre 1896 con Vittorio Emanuele sbarcarono a Bari[7], dove nellabasilica di S. Nicola, prima del matrimonio,abiurò il credo ortodosso e si convertì alla fedecattolica, anche se il padre Nicola di Montenegro avrebbe preferito che la conversione fosse proclamata dopo le nozze.[8]
Il matrimonio fu celebrato il 24 ottobre1896: la cerimonia civile si tenne alQuirinale, quella religiosa nella Basilica romanaSanta Maria degli Angeli alla quale la madre di Elena non partecipò perché ortodossa osservante. Elena indossava in capo un velo intessuto di fili d'argento che disegnavano migliaia di margherite. Il corteo era composto da sei berline di gran gala, alcune tirate da sei cavalli bai, precedute da corazzieri. A seguito dellasconfitta di Adua, non furono nozze sfarzose e non c'erano reali stranieri tra gli invitati.
Per l'evento fu ideato un francobollo speciale, noto comeNozze di Vittorio Emanuele III, che però non fu mai emesso, a parte rare copie circolate sotto forma di saggio. Tuttavia esistono numerose medaglie-ricordo con i busti della coppia di sposi.
In viaggio di nozze gli sposi si recarono con il panfilo Jela (Elena in lingua montenegrina) sull'isola di Montecristo dove vissero il loro amore semplicemente, evitando gli appuntamenti mondani. Elena assecondò il marito in tutto. La sua presenza accanto al sovrano si mantenne sempre umile e discreta, non fu mai coinvolta in questioni strettamente politiche, ma dedita e attenta ai bisogni del suo popolo adottivo. Predisposta particolarmente per lo studio delle lingue straniere, fece da traduttrice al marito per ilrusso, ilserbo e ilgreco moderno, tenendogli in ordine l'emeroteca dei giornali stranieri.
Ritratto della Regina d'Italia, Elena del Montenegro,1900
Nel1903 la sua passione per l'arte la portò a fare pressioni affinché fosse ideata una nuova serie di francobolli utilizzando come bozzettista il pittoreFrancesco Paolo Michetti a cui diede precise indicazioni grafiche. Dai bozzetti fu poi ricavato il francobollo noto comeMichetti a destra in quanto illustrava l'effigie di Vittorio Emanuele III rivolta a destra.
Il 28 dicembre1908Reggio Calabria eMessina furono colpite da un disastrosoterremoto e maremoto. La regina Elena si dedicò subito ai soccorsi, come mostrano fotografie dell'epoca; ciò contribuì ad aumentare la sua popolarità.
Studiò medicina e ne ebbe lalaurea honoris causa; finanziò opere benefiche a favore degliencefalitici, per madri povere, per itubercolotici, per gli ex combattenti ecc. Il 15 aprile 1937,papa Pio XI le conferì laRosa d'oro della Cristianità, la più importante onorificenza possibile a quei tempi per una donna da parte dellaChiesa cattolica; nel messaggio di condoglianze inviato al figlioUmberto II per la morte di Elena, Pio XII la definì "Signora della carità benefica".
L'impegno contro le malattie era un dovere che sentiva profondamente, promosse infatti negli anni iniziative per la formazione e l'aggiornamento professionale dei medici e degli operatori sanitari, per la ricerca contro lapoliomielite, per lamalattia di Parkinson e soprattutto contro ilcancro sostenendo la fondazione del primo Istituto in Italia e in Europa per la ricerca e la cura del cancroRoma. Fondato e da lei inaugurato nel 1933 fu a lei intitolato, ancora vivente, nel 1938.
La regina Elena, nel corso del suo regno, visse entrambe le guerre mondiali: l'11 agosto1900, infatti, in seguito all'assassinio del padre, Vittorio Emanuele dovette improvvisamente salire al trono. Elena assunse tutti i titoli del marito Vittorio Emanuele III:Regina d'Italia e, con l'avvento dell'Impero,Regina d'Albania e Imperatrice d'Etiopia. La coppia reale si trasferì a Roma, al Quirinale.
Elena a fianco al marito che sventola il tricolore dal Quirinale durante laprima guerra mondiale
Durante laprima guerra mondiale Elena fece l'infermiera a tempo pieno e, con l'aiuto della Regina Madre, trasformò inospedali sia il Quirinale sia Villa Margherita; per reperire fondi lei stessa inventò la "fotografia autografata" che veniva venduta nei banchi di beneficenza, mentre alla fine del conflitto propose la vendita dei tesori della corona per estinguere i debiti di guerra.
Ciò nonostante, Elena era a fianco del marito quando questi dichiarò l'entrata in guerra dell'Italia il 10 giugno 1940. Nelle sue memorie, la Regina scrive di essere stata presente il 25 luglio a Villa Ada quando Vittorio Emanuele fece arrestare Mussolini: il fatto che l'arresto del Duce fosse avvenuto nella residenza reale provocò grande indignazione in lei, che rimproverò al marito di aver compiuto un atto indegno di un sovrano, affermando che suo padre Nicola non avrebbe mai approvato un atto simile: l'arresto di un ospite era inconcepibile secondo il culto dell'ospitalità tipico della tradizione montenegrina. Il 9 settembre del 1943 seguì il marito nella suafuga aBrindisi, doveil re si rifugiò lasciando Roma subito dopo che fu reso noto al pubblicol'armistizio con gliAlleati che la Monarchia aveva segretamente firmato aCassibile il 3 settembre per porre fine alla guerra. Il 23 settembre la figliaMafalda venne arrestata dai nazisti e portata nel lager diBuchenwald, dove morì nel1944.
Subito dopo che Vittorio Emanuele III ebbe abdicato a favore del figlio Umberto assumendo il titolo diConte di Pollenzo, Elena andò inesilio col marito il 9 maggio del1946.
La coppia reale si ritirò a Villa Jela, adAlessandria d'Egitto, ospite di reFarouk I d'Egitto, che ricambiò così l'ospitalità data a suo tempo dal regno italiano a suo nonno,Isma'il Pascià. Durante l'esilio i due coniugi festeggiarono, il 24 ottobre 1946, il cinquantesimo anniversario di matrimonio. Elena rimase col marito inEgitto fino alla morte di quest'ultimo, avvenuta il 28 dicembre1947.
Malata di tumore, si trasferì in Francia per ricevere cure dall'oncologo Paul Lamarque,[4] e nel novembre1952 si sottopose a un difficile intervento chirurgico nella clinica diSaint Cóm aMontpellier, dove morì il 28 novembre. Fu sepolta, com'era suo desiderio, in una comune tomba del cimiteroSaint-Lazare a Montpellier. L'intera città si fermò per assistere e partecipare al suo funerale. La municipalità di Montpellier ha intitolato il viale che porta al cimitero alla regina Elena e le ha innalzato un monumento.
Sessantacinque anni dopo la sua morte, il 15 dicembre2017, la salma della regina è stata rimpatriata daMontpellier e sepolta nelsantuario di Vicoforte[11], nella cappella di San Bernardo (la stessa dov'è sepolto il ducaCarlo Emanuele I), dove, due giorni dopo, sono stati tumulati anche i resti del consorte Vittorio Emanuele III, rimpatriati da Alessandria d'Egitto.
È tra le personalità diCasa Savoia ricordate in modo positivo dall'opinione pubblica, anche dopo l'avvento della Repubblica. Per la sua vicinanza ai malati e per la sua grandissima umanità, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua scomparsa, il Ministero delle Comunicazioni ha emesso unfrancobollo commemorativo che la ritrae, associando la sua figura alla lotta contro il cancro[12]. Nel1960, a ricordo del suo aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto, le fu innalzato aMessina, con pubblica sottoscrizione, un grande monumento inmarmo bianco di Carrara, opera delloscultoreAntonio Berti.
AMontpellier nel1989, è stato innalzato un busto costruito con i fondi raccolti dall’Associazione Internazionale Regina Elena, mentre si possono trovare tre altri busti in onore della Regina Elena aSanremo nei giardini della Chiesa russo ortodossa, aCetinje nel giardino dell’ospedale Danilo I eValdieri, Frazione Sant'Anna, nella Pineta Reale, inaugurato il 24 agosto 1996. APodgorica nell’area tra il castello di Petrović a Kruševac e il parco dei bambini, è stato innalzata una statua in ricordo della Regina Elena a opera dello scultore accademico montenegrino Adin Rastoder. Un rilievo in bronzo dedicato a Elena del Montenegro si trova nel Museo Nazionale di Palazzo Reale, collezione di Casa Savoia, aPisa.[13]
L’amaro Montenegro, una famosa bevanda alcolica, venne così chiamato in onore della Regina in occasione delle sue nozze nel1896.
Alla Regina Elena del Montenegro è dedicata la rosa 'Principessa di Napoli', un ibrido ottenuto in Italia nel 1897 da Massimiliano Lodi (1863-1930) per Gaetano Bonfiglioli di Bologna che lo introdusse nel commercio.
La tenerina, detta anche torta regina del Montenegro o Montenegrina in onore della Regina Elena, è un dolce di forma arrotondata tipico del Ferrarese.
La figura di Elena colpì anche l'immaginario discrittori, comeAntonio Fogazzaro,Luigi Capuana,Vittorio Bersezio e anche dipoeti comeGiovanni Pascoli.Gabriele D'Annunzio la cantò nella IV "Preghiera per l'Avvento" delle "Laudi del Cielo, del Mare, della Terra e degli Eroi", eDiego Calcagno la rievocò al momento della morte: "Bruna e severa nell'oleografia/della seconda classe elementare/illuminavi la mia fantasia/con il diadema dalle perle rare./San Rossore, Sant'Anna di Valdieri,/canne da pesca sopra la marina/i figli piccoletti, sembra ieri:/Giolitti, il terremoto di Messina./...Alta, serena, pare ancor che sali/sopra la nave nella dolce brezza,/Regina della nostra fanciullezza/e dei vegliardi risorgimentali:/Te ne sei andata, ma con Te scompare/tutta un'Italia dentro la voragine,/ ci specchiavamo nella Tua immagine/dignitosa, felice e familiare./Le tube, la fanfara, i bersaglieri/ col fiocco, la sirena del vapore,/ erano i tempi del bel suol d'amore,/del Polo Nord, dei limpidi pensieri./Tutto è finito. Come nella vita/fosti discreta, silenziosa e assorta/così, Regina mia, Tu sei partita/e così, nell'esilio, Tu sei morta./Il passato che odora di cedrina/oramai vibra dell'amor per Te.../Ma se si vive male senza il Re,/come si vive senza la Regina?".
AncheAda Negri ha ricordato la Regina Elena neL'anello d'acciaio; "...Le tue donne,/Italia: dalla grande incoronata/all'umile che d'erba s'inghirlanda".Giacomo Puccini dedicò alla regina Elena "Madama Butterfly". Al suo nome venne intitolato aMilano nel1909 un reparto ostetrico autonomo inizialmente chiamato Asilo Regina Elena: oggi tale reparto è diventato l'Istituto di Ostetricia-Ginecologia e Pediatria Regina Elena, noto ai milanesi come "Clinica Regina Elena" e incluso nella fondazione dell'Ospedale Maggiore di Milano.Il 12 luglio1941, aCettigne,Sekula Drljević, proclamando la restaurazione dell'indipendenza del Montenegro, identificava Elena con "la fata delle loro montagne, la mitica Viela, ponendo in rilievo la felicità e la fortuna dei montenegrini".
In riconoscimento alla sua grande fede e alle attività benefiche da lei sostenute, il ponteficePio XI le conferì la più alta onorificenza prevista a quei tempi per una donna, la “Rosa d'oro della cristianità”.
Nel2013 il Montenegro ha emesso un francobollo in suo onore.
^Elena Petrovic njegoš, regina d'Italia,di Giuseppe Sircana, in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 42 (1993)
^L'invasione tedesca dellaPolonia e la dichiarazione di guerra dellaGran Bretagna e dellaFrancia allaGermania furono di fatto in seguito riconosciuti dagli storici come la causa dell'inizio della seconda guerra mondiale.