Efrem ha scritto moltissimi inni, poesie e omelie in versi e commentari biblici in prosa. Questi ultimi sono opere di teologia pratica, per l'edificazione della Chiesa, scritti in un momento di grande incertezza attorno alla fede. Furono così famosi e apprezzati che venivano persino usati nella liturgia come testi diScrittura ispirata assieme alPastore di Erma e alleEpistole diPapa Clemente I. Per secoli dopo la sua morte, autori cristiani scrissero centinaia di opere pseudo-epigrafiche su di lui. Gli scritti di Efrem testimoniano una fede cristiana ancora primitiva ma vibrante, poco influenzata dal pensiero occidentale e più vicina al modo di pensare orientale.
Efrem nacque attorno al306, nella città di Nisibi, attualeNusaybin (Turchia sud orientale), inMesopotamia. Basandosi sulle sue opere si deduce che i suoi genitori facevano parte della crescente comunità cristiana della città. In alcune agiografie si dice che suo padre era un sacerdote pagano che, visto il figlio convertito al cristianesimo, lo avrebbe cacciato di casa, versione improbabile visto anche il nome di origine ebraica di Efrem. Ai suoi tempi si parlavano molte lingue nella sua città natale, in particolare dialetti armeni. La comunità cristiana utilizzava invece ilsiriaco. A Nisibi erano presenti anche molti altri culti: oltre alle religioni pagane era presente anche una comunità di ebrei e alcune correnti della nascente chiesa cristiana, in particolare le comunità note come "Figli e Figlie del Patto"[1]. Quell'epoca fu contraddistinta da una grande tensione religiosa e politica. Nel298 l'imperatore romanoDiocleziano aveva stipulato un trattato con il re persianosasanideNarseh (Narsī), con il quale aveva ottenuto il trasferimento della città sottoRoma. Questa annessione ebbe come conseguenza che la giovane comunità cristiana dovette subire la persecuzione romana: si ricordi la storia emblematica diSanta Febronia, membro di una delle comunità cristiane presenti nella città; il ricordo della stessa era perciò molto vivo nei cristiani durante la giovinezza di Efrem.
Giacomo, il primo vescovo di Nisibi, che venne nominato nel308, partecipò nel325 alPrimo concilio di Nicea. Efrem venne battezzato all'età di 18 anni e quasi sicuramente entrò in un convento. Divennediacono e il suovescovo lo volle come professore (in sirianomalp̄ānâ, titolo che è ancora molto diffuso presso la chiesa siriana). Compose inni e scrisse dei commentari biblici, nell'ambito delle sue mansioni educative. Nei suoi inni parla di sé come di un "pastorello" (`allānâ), chiama il suo vescovo "pastore" (rā`yâ) e indica la sua comunità (dayrâ) "gregge". La tradizione vede in Efrem il fondatore dellascuola di Nisibis, che nei secoli successivi fu il centro educativo della Chiesa d'oriente.
Alla morte diCostantino I, nel337, il sovrano persianoSapore II cercò di approfittare della situazione per riconquistare laMesopotamia romana con una serie di attacchi. Nisibi venne assediata a più riprese nel338,346 e350. Efrem afferma che furono le preghiere del vescovoGiacomo a salvare la città dal primo assedio. Poco dopo questo assedio respinto, il vescovo morì e gli succedette Babu. Durante l'ultimo assedio del 350, ipersiani deviarono il fiumeMigdonius per giungere fin sotto le mura della città, con gli elefanti dei persiani che caricavano per abbatterle: il terreno fangoso e molle frenò però la loro carica e gli assediati riuscirono a chiudere le falle apertesi nelle mura, salvandosi ancora una volta. Questo evento fu di nuovo visto dalla comunità cristiana come miracoloso e celebrato da Efrem in un inno dove compara la sua città all'Arca di Noè salva al disopra dell'inondazione.
La chiesa diSan Giacomo di Nisibi, primo vescovato dove Efrem svolse il suo ministero
Il battistero di Nisibis, ancora visibile oggi, porta la data del359: edificato sotto il vescovo Vologese, resta una viva testimonianza di quella comunità. In quell'annoSapore II ricominciò a devastare la regione. Le città dei dintorni vennero una dopo l'altra distrutte e i loro abitanti uccisi o espulsi. La lotta di potere traCostanzo II eGiuliano indebolì il fianco orientale. Alla morte del primo, Giuliano intraprese una campagna marciando con i suoi eserciti verso la Mesopotamia. Durante la campagna arrivò sino aCtesifonte, ma, costretto alla ritirata, perse la vita e al suo posto venne nominato imperatoreGioviano, cristiano niceano. Egli fu costretto a concordare un armistizio con Sapore, per il quale Nisibi venne ceduta alla Persia con la clausola che la comunità cristiana potesse lasciare la città. Sotto il vescovo Abramo, successore di Vologese, la comunità partì in esilio.
Efrem dapprima si portò ad Amida, attualeDiyarbakır, e nel363 si insediò definitivamente aEdessa, attualeŞanlıurfa. Efrem, allora sessantenne, si rimise al lavoro nella nuova comunità e sembra abbia continuato a insegnare, forse nella Scuola di Edessa. In questo nuovo ambiente operavano numerosi filosofi e religiosi rivali. Efrem ci informa che i cristiani di fede ortodossa venivano chiamati "palutiani", dal nome di un vescovo precedente. Vi si trovavano ancheariani,marcionisti,manichei, seguaci diBardesane egnostici. Tutti proclamantisi la "vera chiesa". Contro queste eresie Efrem compose numerosi inni: un autore siriaco tardivo,Giacomo di Serugh, scrive come Efrem facesse cantare questi inni da cori di voci femminili su arie di musica popolare siriana. Rimase fino alla fine dei suoi giorni in questa città, morendo dipeste il 9 giugno373.
I dettagli aggiunti più tardi dagli agiografi siriaci sono di dubbio valore ed è impossibile separare la verità storica dall'agiografia.
Efrem si sarebbe recato inEgitto, permanendovi otto anni, periodo durante il quale egli avrebbe confutato pubblicamente alcuni portavoce dell'ereticoArio.
Le relazioni fra sant'Efrem eBasilio Magno sono raccontate da autori che alcuni ritengono affidabili, comesan Gregorio di Nissa eSozomeno, secondo cui l'eremita di Edessa, attratto dalla grande reputazione di Basilio, decise di fargli visita aCesarea. Fu accolto calorosamente e fu ordinato diacono da Basilio; quattro anni dopo egli rifiutò sia ilsacerdozio, sia l'episcopato che Basilio gli offriva mediante delegati mandati a questo scopo ad Edessa. Sebbene sembri che Efrem conoscesse pochissimo ilgreco, questo incontro con Basilio non è improbabile; alcuni critici, comunque, ritengono la prova insufficiente e perciò la rifiutano.
Le sottili meditazioni di Efrem sui simboli della fede cristiana e la sua posizione contro le eresie, hanno fatto delle sue opere una fonte popolare d'ispirazione nelle varie Chiese. Si svilupparono molte agiografie, in buona parte leggendarie. Alcune di esse sono composte in versi che riprendono i suoi distici. Molte sono scritte in greco tardivo. I ricercatori spesso le fanno risalire a un solo compositore che chiamanoEphraem Graecus per distinguerle da quelle composte dal vero Efrem.
La tradizione lo presenta come un uomo austero. Non si trovano, nelle sue opere letterarie, accenni alle disputeteologiche contemporanee, caratterizzate dalle controversietrinitarie: questo probabilmente perché non conosceva lalingua greca. La piena ortodossia cristiana di Efrem si rivela attraverso il suo metodo di divulgazione preferito: lapoesia. A questo riguardo, è stato definito "lacetra (o l'arpa) delloSpirito Santo". Nella sua epoca si andava organizzando ilcanto religioso cosiddetto "alternato" nelle chiese, del quale gli iniziatori sono statiAmbrogio aMilano eDiodoro adAntiochia. Efrem compose nella lingua nativa poesie di contenuto didattico o esortativo, con un forte lirismo e particolarmente idonee al canto collettivo. La grande diffusione di questi canti (dalla Siria raggiunsero l'Oriente mediterraneo, grazie anche a precise ed accurate traduzioni in greco) fu favorito soprattutto dal carattere popolare delle sue poesie.Efrem si serviva della poesia come di un eccellente mezzo pastorale perfino nelle omelie e nei sermoni, dove risaltava la sua profonda conoscenza dellaSacra Scrittura. Dedicò 20 inni allaMadonna, della quale era molto devoto.
Il siriaco originale degli scritti di Efrem è mantenuto in molti manoscritti, uno dei quali risale alV secolo. Attraverso molte trascrizioni, comunque, i suoi scritti, in particolare quelli usati nelle varie liturgie, hanno subito non poche interpolazioni. Inoltre molte delle sue opere esegetiche si sono deteriorate, o almeno non si trovano più nelle biblioteche dell'Oriente.
Numerose versioni, comunque, compensano la perdita degli originali. Efrem viveva ancora, o almeno era morto da poco, quando fu cominciata la traduzione delle sue opere in greco. Gli scrittori armeni sembrano aver intrapreso la traduzione dei suoi commentari biblici. IMechitaristi hanno pubblicato in parte questi commentari e ritengono la versione armena molto antica (V secolo). I Monofisiti, è ben noto, erano abituati tradurre o adattare le opere siriache. Gli scritti di Efrem furono infine tradotte in arabo ed etiopico (traduzioni fino ad oggi non pubblicate). Nel medioevo alcune delle sue opere minori furono tradotte dal greco in lingua slava e latina. Alla fine da queste versioni furono fatti adattamenti degli scritti ascetici di Efrem in francese, tedesco, italiano ed inglese.
La prima edizione stampata (in latino) si basava su una traduzione dal greco fatta daAmbrogio Traversari e pubblicata dalla stamperia di Bartolomeo Guldenbeek diSultz, nel1475. Un'edizione molto migliore fu eseguita daGerardo Vossius (m.1619), il dotto prevosto diTongres, per richiesta diPapa Gregorio XIII. Nel1709Edoardo Thwaites pubblicò, dai manoscritti dellaBiblioteca Bodleiana, il testo greco, fino a quel momento conosciuto solo per frammenti. L'originale siriaco rimase sconosciuto in Europa fino al fruttuoso viaggio in oriente (1706-1717) dei maroniti Gabriele Eva, Elia, e in particolareGiuseppe Simone Assemani, che si concluse con la scoperta di una preziosa raccolta di manoscritti nel monastero nitriano (Egitto) di Nostra Signora. Questi manoscritti trovarono subito la loro collocazione nellaBiblioteca apostolica vaticana. Nella prima metà delXIX secolo ilBritish Museum fu notevolmente arricchito da simili fortunate scoperte di Lord Prudhol (1828), Curzon (1832) e Tattam (1839,1841).Tutte le edizioni recenti degli scritti siriaci originali di Efrem sono basate su questi manoscritti. NellaBiblioteca nazionale di Francia e Bodleiana (Oxford) ci sono alcuni frammenti siriaci di minore importanza. Giuseppe Simeone Assemani si affrettò a fare il miglior uso possibile dei suoi nuovi manoscritti e propose subito aPapa Clemente XII un'edizione completa delle opere di Efrem nell'originale siriaco e nella versione greca, con una nuova versione latina dell'intero materiale. Da parte sua egli prese l'edizione del testo greco. Il testo siriaco fu affidato al gesuita Pietro Mobarak (Benedetto), in quanto maronita. Dopo la morte di Mobarak, i suoi lavori furono continuati da Stefano Evodio Assemani. Alla fine questa monumentale edizione dell'opera di Efrem fu pubblicata a Roma (1732-1746) in sei volumi in folio, in mille copie per ogni volume. Per finanziare la stampa dei volumi il cardinaleAngelo Maria Querini, Bibliotecario dellaBiblioteca apostolica vaticana, utilizzò per diversi anni i fondi destinati all'accquisto di nuovi volumi della biblioteca, donando in cambio alla stessa il suo ricco patrimonio librario personale.[2] L'edizione del testo greco fu completata dai lavori di Overbeck (Oxford,1865) e Bickell (Carmina nisibena,1866), mentre altri studiosi pubblicarono frammenti ritrovati (Zingerle, P. Martin, Rubens Duval). Una edizione (Mechlin,1882-1902) degli inni e sermoni di S. Efrem si deve a monsignorThomas Joseph Lamy.
Comunque, un'edizione completa della vasta opera di Efrem deve essere ancora prodotta.
Efrem scrisse commentari sull'intera Bibbia, sia l'Antico che ilNuovo Testamento, ma molte delle sue opere sono andate perdute. Esiste ancora in siriaco il suo commentario sullaGenesi e un'ampia parte dell'Esodo: per gli altri libri dell'Antico Testamento abbiamo una sintesi siriana, tramandata dal monaco siriano Severo (851). I commentari suRut,Esdra,Neemia,Ester, iSalmi, iProverbi, ilCantico dei cantici e l'Ecclesiaste sono perduti. Il canone scritturale di Efrem somiglia moltissimo al nostro. Sembra incerto che egli accettasse gli scrittideuterocanonici; almeno nessuno di questi commentari è arrivato fino a noi. D'altra parte accettava come canonica l'apocrifa Terza epistola ai Corinti, e scrisse un commentario su di essa. Il testo scritturale usato da Efrem è il siriano Peshito, lievemente differente, comunque, dal testo stampato di quella antichissima versione. Il Nuovo testamento era noto a lui ed a tutti i siriani, sia orientali che occidentali, prima del tempo di Rabulas, nelDiatessaron armonizzato diTaziano. Il suo testo degliAtti degli Apostoli sembra essere stato strettamente collegato a quello chiamato "Occidentale".
L'esegesi di Efrem è quella degli scrittori siriani in generale, sia ellenizzati che non, ed è strettamente collegato a quella diAfraate, essendo, come l'ultimo, abbastanza rispettosa della tradizione ebraica e spesso basata su di essa. Come esegeta Efrem è sobrio, mostra una preferenza per il senso letterale, è discreto nell'uso dell'allegoria; in poche parole, inclina fortemente alla Scuola Antiochena, e ci richiama in particolareTeodoreto di Cirro. Egli ammette nella Scrittura solo pochi passaggi messianici nel senso letterale, molti di più, comunque, profetici diCristo nel senso tipologico, che deve essere attentamente distinto dal senso allegorico. Non è improbabile che la maggior parte dei suoi commentari fosse scritta per la scuola cristiana persiana (Schola Persarum) di Nisibi, della quale fu uno dei fondatori e anche uno dei più distinti professori.
La maggior parte dei sermoni e delle esortazioni sono in versi, sebbene si siano conservati alcuni sermoni in prosa. Tolti i suoi scritti esegetici, il resto delle sue opere si può dividere in omelie ed inni. Le omelie (in sirianomemrê, cioè discorsi) sono scritte insettenari, spesso divisi in due parti di tre e quattro sillabe rispettivamente. Egli vi celebra la festa di "Nostro Signore e dei santi"; a volte interpreta un racconto scritturale o tratta un tema spirituale o edificante. In Oriente le Lezioni per iservizi ecclesiastici erano spesso tratte dalle omelie di Efrem. Gli inni (in sirianomadrashê, cioè istruzioni) offrono una grande varietà sia di stile che di ritmo. Erano scritti per il servizio corale delle suore, ed erano destinati ad essere da loro cantati; da qui la divisione in strofe, poiché gli ultimi versi di ogni strofa venivano ripetuti in una sorta di ritornello. Questo ritornello è indicato all'inizio di ogni inno, alla stregua di un'antifona; c'è anche un'indicazione della chiave musicale in cui l'inno deve essere cantato. Il seguente può servire come esempio. È preso da un inno per l'Epifania (ed. Lamy, I, p. 4).
Aria:Guarda il mese.
Ritornello:Gloria a Te dal tuo gregge nel giorno della tua manifestazione.
Strofa:
Egli ha rinnovato i cieli, perché i pazzi avevano adorato tutte le stelle
Egli ha rinnovato la terra che aveva perduto il suo vigore a causa di Adamo
Una nuova creazione è stata fatta dalla sua saliva
ed Egli che è l'Onnipotente ha fatto retti sia il corpo che la mente.
Monsignor Lamy, editore degli inni, notò settantacinque differenti ritmi ed arie. Alcuni inni sonoacrostici, cioè, a volte, ogni strofa comincia con una lettera dell'alfabeto, come nel caso di parecchi pezzi metrici dellaBibbia (ebraici), o, ancora la prima lettera di un numero di versi o strofe forma una data parola. In quest'ultimo modo Efrem firmò parecchi dei suoi inni. Egli non è, tuttavia, l'inventore della poesia siriaca, questo onore sembra appartenere al sopracitato ereticoBardesane di Edessa. Lo stesso Efrem ci dice che nelle vicinanze di Nisibi ed Edessa le poesie di questognostico e di suo figlio Armonio contribuirono efficacemente al successo dei loro falsi insegnamenti. In effetti, se Efrem entrò nello stesso campo, fu con la speranza di sconfiggere l'eresia con le stesse armi perfezionate da lui stesso. Il lettore occidentale degli inni di Efrem è portato a meravigliarsi per l'entusiasmo dei suoi ammiratori dell'antica chiesa siriana. Il suolirismo non è affatto quello che noi intendiamo con questo termine. La sua poesia può sembrare prolissa, noiosa, incolore, mancante di note personali, ed in generale priva di fascino. Per essere giusti, tuttavia, bisogna ricordare che le sue poesie sono conosciute dalla maggior parte dei lettori solo in traduzioni, da cui, ovviamente, il ritmo originale è scomparso ed in particolare il fascino e la maggior parte degli aspetti della sua poesia che potrebbero colpire di più. Questi inni, inoltre, non erano scritti per la lettura privata, ma si prevedeva che fossero cantati da cori alternati. Vale il paragone fra i salmi latini come vengono cantati dal coro di un monastero benedettino e la loro lettura privata da parte di un sacerdote che recita il Breviario.
Hymni et Sermones, quos e codicibus Londinensibus, Parisiensibus et Oxoniensibus descriptos edidit, Latinitate donavit, variis lectionibus instruxit, notis et prolegomenis illustravitThomas Josephus Lamy, 4 voll., Mechliniae, H. Dessain, 1882-1902.
Commentaire de l'Évangile concordant, Version arménienne, éditée et traduite par Louis Leloir, 2 voll., Louvain, Imprimerie orientaliste L. Durbecq, 1953-1954 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium, 137 e 145).
Hymnen contra Haereses, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain, 1957 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 169-170).
Hymnen de Paradiso und contra Julianum, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain, 1957 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 174-175).
Hymnen de Nativitate (Épiphania), Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain, 1959 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 186-187).
Hymnen de Ecclesia, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain, 1960 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 198-199).
Sermones de Fide, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain, 1961 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 212-213).
Carmina Nisibena. I, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck Secrétariat du CorpusSCO, Louvain, 1961 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 218-219).
Hymnen de Verginitate, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain, 1962 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 223-224).
Carmina Nisibena. II, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain, 1963 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 240-241).
Hymnen de Ieiunio, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain, 1964 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 246-247).
Paschahymnen (de azimis, de crucifixione, de resurrectione), Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain 1964 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 248-249).
Hymnen de Fide, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain 1965 (Texte) 1967 (Version) (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 154-155).
Sermo de Domino Nostro, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain 1966 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 269-270).
Sermones. I, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck Secrétariat du CorpusSCO, Louvain 1970 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 305-306).
Sermones. II, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain 1970 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 311-312).
Sermones. III, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain 1972 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 320-321).
Hymnen auf Abraham Kydunaya und Julianos Saba, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain 1972 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 322-323).
Sermones. IV, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secréetariat du CorpusSCO, Louvain 1973 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 334-335)
Nachträge, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain 1975 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 363-364).
Sermones in Hebdomadam Sanctam, Herausgegeben und übersetzt von E. Beck, Secrétariat du CorpusSCO, Louvain 1979 (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium 412-413).
Le arpe del Signore. Inni sulla verginità 27-30, introduzione, traduzione e note a cura di E. Vergani, Qiqajon, Magnano (BI) 1996 (Testi dei padri della chiesa 24).
L'arpa dello Spirito. 19 poemi di Sant'Efrem, a cura di S. Brock, Lipa, Roma 1999 (Pubblicazioni del Centro Aletti 22).
Inni pasquali. Sugli azzimi, sulla crocifissione, sulla resurrezione, introduzione, traduzione e note a cura di I. De Francesco, Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 2001 (Letture cristiane del primo millennio 31).
La gioia della mensa, introduzione, traduzione e note a cura di I. De Francesco, Qiqajon, Magnano (BI), 2002 (Testi dei padri della chiesa 57).
Inni sulla natività e sull'Epifania, introduzione, traduzione e note a cura di I. De Francesco, Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 2003 Paoline, (Letture cristiane del I millennio 35).
Il dono della perla, introduzione, traduzione e note a cura di E. Vergani, Qiqajon, Magnano (BI) 2005 (Testi dei padri della chiesa 78).
Inni sul Paradiso, introduzione, traduzione e note di I. De Francesco, Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 2006 (Letture cristiane del I millennio 39).
Giona. Inni sulla verginità 42-50, introduzione, traduzione e note a cura di D. Cerbelaud, Qiqajon, Magnano (BI) 2007 (Testi dei padri della chiesa 90).
Durante la sua vita, Efrem fu molto influente fra i cristiani di Edessa; la sua memoria fu venerata daortodossi,monofisiti enestoriani, che lo chiamavanosole dei siriani,colonna della chiesa,arpa dello Spirito Santo. Ancora più straordinario è l'omaggio che gli tributarono i greci, che ben raramente menzionavano scrittori siriani. Fra le opere diGregorio di Nissa (P. G. XLVI, 819) c'è un sermone (benché non riconosciuto da alcuni) che è un vero e proprio panegirico di sant'Efrem. Vent'anni dopo la morte di quest'ultimo,san Gerolamo lo menziona come segue nel suocatalogo di cristiani illustri:
«Efrem, Diacono della chiesa di Edessa, scrisse molte opere [opuscola] in siriano, e diventò così famoso che i suoi scritti sono letti pubblicamente in alcune chiese dopo le Sacre Scritture. Io ho letto in greco un suo volume sullo Spirito Santo; sebbene fosse solo una traduzione, vi ho riconosciuto il genio sublime dell’uomo»
(De viris illustr., c. cxv)
AncheTeodoreto di Cirro elogiava il suo genio poetico e la sua conoscenza teologica (Hist. Eccl., IV, xxvi).Sozomeno sostiene che Efrem abbia scritto 3 milioni di versi e registra il nome di alcuni dei suoi discepoli, alcuni dei quali rimasero ortodossi, mentre altri caddero nell'eresia (Hist. Eccl., III, xvi). Dalle chiese siriana e bizantina la fama di sant'Efrem si estese fra tutti i cristiani. IlMartirologio Romano lo menziona il1º febbraio. Nei loromenologi esinassi, greci e russi, giacobiti, caldei, copti e armeni onorano il santo diacono di Edessa.
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