Eforo (Cuma eolica,400 a.C. circa –330 a.C. circa) è stato unostoricogreco antico, incluso nell'elenco degli ottostorici esemplari delCanone alessandrino.
Nato aCuma eolica, inAsia Minore, Eforo visse adAtene ed ebbe come maestro diretoricaIsocrate, studiando conTeopompo[1]. Suo figlio Demofilo seguì le sue orme come studioso ed erudito, aggiungendo ai 29 libri storici del padre un XXX sulla guerra sacra del 356 a.C.[2]. A parte tali notizie, è certo che raggiungesse una tale notorietà da essere invitato daAlessandro Magno come storico ufficiale della sua spedizione contro iPersiani: tuttavia, Eforo avrebbe rifiutato, probabilmente per la tarda età, a favore diCallistene di Olinto[3].
L'opera più importante di Eforo furono leStorie[4].
Redatte in 29 libri, leStorie trattavano il lungo periodo che va dal ritorno degliEraclidi nelPeloponneso (nel 1104 a.C.) fino allaterza guerra sacra (356 a.C.), ovvero l'inizio del regno diFilippo II; un XXX libro, che copriva gli anni dal 356 al 340 (ovvero l'assedio diPerinto da parte di Filippo II), fu completato dal figlio Demofilo[5].
LeStorie furono la prima opera storica divisa in libri dall'autore. A ciascun libro, Eforo premise un proemio[6]. DelleStorie si sono conservati brevi, ma numerosi, frammenti[7] e la traccia cheDiodoro Siculo utilizzò per la propriaBibliotheca Storica.
Dall'opera, che era anchegeografica eetnografica, furono esclusi tutti gli avvenimenti considerati mitici dall'autore, compresa laGuerra di Troia, poiché, come riportava l'autore nel proemio:
(F 9 J. - trad. A. D'Andria)
Oltre alla descrizione degli avvenimenti di Grecia, Eforo narrava anche gli eventi relativi ad altri popoli allora conosciuti, soffermandosi, nei libri IV e V, a descrivere la geografia del mondo conosciuto[8]; i libri dal VI al XV andavano dall'età più remota, con il ritorno degliEraclidi, all'inizio del V secolo a.C.[9], mentre nei restanti 15 libri Eforo trattava del periodo compreso tra il404 e il358 a.C.[10].
Eforo si dedicò, oltre che alla storia "universale", ad altri generi, a metà tra erudizione e retorica.Nell'Ἐπιχώριος λόγος, un "discorso locale", Eforo doveva celebrare, in linea con le tendenze isocratee, la sua patria, visto che uno dei due frammenti rimasti riguarda la teoria secondo la qualeOmero sarebbe stato di Cuma: l'unico frammento sicuro pervenuto, infatti, istituisce un rapporto di parentela con Esiodo, raccontando che il nonno di Omero, Apelle, era fratello del padre di Esiodo, Dios[11].
IlΠερὶ λέξεως era un trattato sullo stile[12] che doveva porsi in modo abbastanza diverso dalle tendenze di Isocrate, che non stimolava tali discussioni teoriche, mentre nei due libri diΕὑρημάτων ὧν ἕκαστος εὗρε il cui titolo è citato in tal modo daSuda, mentre di solito è citato, in altri autori, come Περὶ εὑρημάτων, Eforo, si occupava del tema topico delprotos heuretes[13].
Secondo alcuni studiosi, le sue opere mostrano mancanza di passione, nonostante il suo particolare interesse per lo stile e la partigianeria politica, ad eccezione del suo entusiasmo per Cuma; in effetti, anche gli autori antichi gli riputavano un certo rispetto come abile storiografo, anche se monotono.
Particolare attenzione riveste, proprio sulla scorta di quanto ci è rimasto di Eforo in Diodoro, un artificio della tecnica narrativa, che può essere osservata la prima volta in Eforo, ossia la duplicazione[14]. Eforo, infatti, utilizzava artifici retorici con cui riempire gli spazi vuoti ed estendere la narrazione del modello, spesso duplicandone una particolare narrazione: così, per esempio, il dibattito prima della battaglia diMicale[15] era una povera imitazione del più famoso dibattito prima di Salamina, o ancora, il discorso sulle costituzioni diSparta eCreta, riportato, rispettivamente, daPolibio e daStrabone, risultava improntato alla reduplicazione convariatio di alcuni stilemi.
Il suo stile era aulico e artificiale, probabilmente influenzato dall'ambito isocrateo, e sacrificava a volte la verità per un effetto retorico; infatti, secondo lostorico anticoDionigi di Alicarnasso, Eforo eTeopompo erano gli unici storici la cui lingua fosse accurata e rifinita[16].
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