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Duomo di Livorno

Coordinate:43°33′01.1″N 10°18′33.97″E43°33′01.1″N,10°18′33.97″E
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Cattedrale di San Francesco
L'esterno
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneToscana
LocalitàLivorno
Coordinate43°33′01.1″N 10°18′33.97″E43°33′01.1″N,10°18′33.97″E
Religionecattolica dirito romano
Diocesi Livorno
Consacrazione1606 e1953 (dopo la ricostruzione)
ArchitettoAlessandro Pieroni
Stile architettonicorinascimentale
Inizio costruzione1594
CompletamentoXVIII secolo (ricostruita dopo laseconda guerra mondiale)
Modifica dati su Wikidata ·Manuale

Ilduomo di Livorno, che ha anche il nome dicattedrale di San Francesco, è ilprincipale luogo di cultocattolico diLivorno,chiesa madre delladiocesi omonima.

Fu progettata contestualmente alla realizzazione della città pentagonale voluta daiMedici nelXVI secolo come coronamento del fronte meridionale dellapiazza Grande, di cui riprendeva il tema del loggiato in armonia con i portici adiacenti.Ampliata nel corso delSettecento e caratterizzata da un ricco arredo donato dalla famiglia granducale e dai personaggi a essa legati, subì danni ingentissimi durante i bombardamenti aerei dellaseconda guerra mondiale, a seguito dei quali fu in buona parte ricostruita.

Storia

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La costruzione

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Antica stampa conpiazza Grande e il duomo
Il duomo all'inizio del Novecento

Nel progetto della nuova città di Livorno elaborato daBernardo Buontalenti nella seconda metà delCinquecento prevalevano le opere a carattere militare e quelle legate al potenziamento delle strutture portuali, rispetto agli aspetti urbanistici: facendo perno sullafortezza diAntonio da Sangallo il Vecchio, il progetto tracciava una semplice maglia viaria regolare all'interno di un nucleo urbano a pianta pentagonale, al centro del quale, in prossimità delle vecchie mura del castello, era sommariamente indicata la presenza del duomo.Tale configurazione mutò sensibilmente con l'avvento diFerdinando I de' Medici, che, volendo dare impulso alla costruzione della città, fece apportare diversi cambiamenti al piano originario, tra cui la realizzazione di una vastapiazza d'armi che andava a modificare l'ubicazione del baricentro cittadino rispetto alle indicazioni riportate nel disegno del Buontalenti.La piazza, presumibilmente pensata come uno spazio quadrangolare chiuso sul lato meridionale dal prospetto della "nuova chiesa", assunse invece una configurazione rettangolare, spingendosi, sul fronte settentrionale, fino ai margini di una darsena destinata all'approdo dei navicelli (successivamente interrata).[1]

I lavori della nuova chiesa cominciarono nel1594 sulla base di un disegno del Buontalenti: una chiesa a pianta rettangolare, caratterizzata da porticati su tre lati e affiancata da fabbricati conventuali.Abbandonato il progetto buontalentiano, la costruzione dell'edificio fu portata avanti sotto la direzione diAlessandro Pieroni, il quale, recependo presumibilmente le disposizioni diDon Giovanni de' Medici, abbandonò lo schema conventuale, aumentando le dimensioni della chiesa. I lavori procedettero rapidamente: nel1596 la facciata, ancora priva del rivestimento marmoreo, era già stata innalzata, nel1599 fu ultimato ilcampanile a vela[2] e nel1606 la chiesa fu consacrata e intitolata a santa Maria, san Francesco e santa Giulia.[3]

Un disegno diRemigio Cantagallina permette di cogliere le caratteristiche principali dell'edificio ed in particolare della facciata: innalzata su una gradinata, è preceduta da un portico arricchito da colonne binate coperto da una terrazza, da cui si innalza un coronamento caratterizzato da specchiature che rimandano al disegno adottato da Don Giovanni de' Medici nella facciata della chiesa pisana diSanto Stefano dei Cavalieri.[4]

Alessandro Pieroni e, successivamente,Antonio Cantagallina, si occuparono anche della decorazione dell'aula interna: vi erano quattro altari laterali (di cui solo due sopravvissuti aibombardamenti della seconda guerra mondiale), due cantorie in marmo sorrette da mensoloni commissionate da donAntonio de' Medici, un coro ligneo e una pittura diAgostino Tassi dietro l'altare maggiore.Probabilmente al Pieroni si deve anche il disegno del preziosissimo soffitto ligneo intagliato, iniziato nel1604 daVincenzo Ricordati, detto l'Imperatore, uno dei più importanti intagliatori della regione; l'opera, che si avvicina a certe soluzioni veneziane, fu terminata almeno dieci anni più tardi.[5]

Il luogo di culto, configurandosi come chiesa madre cittadina, fu chiesa digiuspatronato regio.Nel1629, su richiesta delgranduca Ferdinando II, ilpapa Urbano VII le conferì il titolo diInsigne Collegiata e il suo pievano venne sostituito da un proposto avente funzioni di vicario dell'Arcivescovo di Pisa e di Primo Dignitario ecclesiastico della città.[6]

Successivi ampliamenti

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Giuseppe Maria Terreni, affresco dell'Apoteosi dell'Eucaristia nella cappella del Santissimo Sacramento, distrutto

NelSettecento la chiesa fu ampliata con l'aggiunta di due cappelle laterali, che mutarono la pianta rettangolare in una acroce latina.[7]La prima ad essere innalzata, tra il1716 e il1720, fu quella del Santissimo Sacramento grazie al contributo economico del capitano Francesco Vincenzi, direttore del lazzaretto di Livorno; progettata daGiovanni del Fantasia e successivamente restaurata daGiuseppe Salvetti, fu ornata con sculture della bottega diGiovanni Baratta e con pitture diGiuseppe Maria Terreni.Nel1727 fu la volta della cappella della Concezione di Maria, la quale fu posta in comunicazione con quella del battistero, realizzata alla metà del medesimo secolo.

Nel1770 furono aggiunti il cornicione e i pilastri della navata, mentreGiuseppe Gricci dipinse gli spazi a livello delle finestre (le pitture sono andate perdute).[8] Nello stesso periodo fu ampliato il coro: il pittore fiorentinoTommaso Gherardini vi realizzò alcuni affreschi (scomparsi durante la seconda guerra mondiale), che andarono a sostituire quelli diAgostino Tassi.[9] Il coro ligneo fu quindi traslato nellachiesa di Santa Caterina.

Nel1806 divenne "cattedrale"[10] e l'anno seguente si avviò la ristrutturazione della cappella della Concezione di Maria; i lavori furono diretti daRiccardo Calocchieri, mentre la volta fu completamente affrescata daLuigi Ademollo, la cui opera, oggi scomparsa, non riscosse tuttavia i pareri favorevoli dalla critica.[11]

Nel1817, su progetto diGaspero Pampaloni, fu aggiunto ilcampanile a pianta quadrata in sostituzione di quello avela seicentesco, che era rimasto danneggiato in conseguenza del terremoto del1814.[12]

Ne1856 si registra la demolizione dell'antico fregio in facciata e l'inserimento di un nuovo orologio che, con un ingegnoso meccanismo, azionava i quadranti posti neitimpani posti rispettivamente sulla facciata principale e sul fronte posteriore.

Altre modifiche di rilievo furono attuate durante il ventennio fascista, quando, con la riqualificazione dei palazzi di largo Duomo, l'abside della cattedrale fu rinnovata e dotata di una fontana in asse con lavia Cairoli.[13]

La seconda guerra mondiale e la ricostruzione

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In seguito aibombardamenti aerei del1943-1944 il duomo fu in buona parte distrutto: si salvarono solamente il muro perimetrale di destra, la zona delle cantorie, l'altare del Santissimo Sacramento, la cappella del Battistero, nonché diverse opere d'arte preventivamente messe al sicuro, mentre il soffitto ligneo e le pitture murali andarono irrimediabilmente perduti.

A questo quadro drammatico si aggiunsero i piani urbanistici presentati alla fine del1945, che prevedevano lo spostamento della cattedrale sul lato nord dipiazza Grande; tuttavia, temendo che lo spostamento della chiesa avrebbe comportato ritardi, l'ipotesi fu scartata.[14]In ogni caso, la piazza, con la realizzazione diPalazzo Grande e di nuovi edifici di contorno, mantenne ben poco dell'assetto originario, mentre il duomo fu ricostruito riproponendo, seppur in modo semplificato e approssimativo, le strutture originarie e le componenti di arredo: per ragioni di economia, il magnifico soffitto intagliato fu solo abbozzato; due altari laterali non furono ricostruiti, la statua del vescovoGirolamo Gavi realizzata daVincenzo Cerri non fu ripristinata, né ricollocata.Tra le principali modifiche si ricorda la realizzazione dell'esedra posta alle spalle dell'abside e l'aggiunta di portici sui due bracci deltransetto; nel campanile furono installate 5 campane in bronzo, ottenute dalla fusione delle campane recuperate dalle rovine e col bronzo di una campana donata dall'arciconfraternita della Purificazione.[9]

Il duomo, ancora incompleto, fu solennemente consacrato il 20 dicembre1953 dal vescovo Giovanni Piccioni.[15]

Descrizione

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Il retro del duomo

Esterno

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L'edificio, rivestito in laterizio, presenta una facciata marmorea acapanna, con un loggiato a tre arcate a tutto sesto, che alcune guide storiche, per la sua armonia, hanno impropriamente attribuito aInigo Jones, il padre dell'architettura rinascimentale inglese.[16]L'accesso principale della cattedrale è schermato da una porta monumentale, eseguita dallo scultoreAntonio Vinciguerra, in cui sono raffigurati gli episodi più significativi nellastoria di Livorno e della sua Chiesa.[17]

Lo schema della facciata viene riproposto all'altezza deltransetto, in cui si innalzano i loggiati in marmo degli ingressi laterali.Sul fronte ovest, in adiacenza alla cappella della Concezione di Maria, si segnala la presenza della cappella del battistero, la cui facciata, rimasta indenne ai disastri della guerra, presenta un paramento in pietrame misto, contimpano triangolare alla sommità.Il fronte posteriore della chiesa, rivolto versoMontenero, è caratterizzato da una grandeesedra, in cui si inseriscono l'abside e, più in basso, il corridoio anulare di collegamento tra i diversi locali della curia; su questi domina il ricostruito campanile, alto quasi 50 m e dotato di orologio pubblico, il cui restauro è stato avviato nel 2018.[18]

Interno

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Navata

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Interno

L'interno è acroce latina, con un'unica navata affiancata dalle cappelle del Santissimo Sacramento e della Concezione di Maria (oggi Madonna di Montenero).La navata era originariamente coperta da un preziosissimo soffitto ligneo intagliato e dorato; in esso erano inseriti sette dipinti, salvati dai bombardamenti e ricollocati in una struttura fortemente semplificata, ma che ripropone la ripartizione dello spazio dell'opera originaria. Per il soffitto, tra il1619 e il1623,Jacopo Ligozzi,Domenico Cresti detto il Passignano, eJacopo Chimenti detto l'Empoli realizzarono tre grandi dipinti raffigurantiSan Francesco che riceve il Bambino dalla Vergine, l'Assunzione della Madonna, l'Apoteosi di Santa Giulia. Ai loro aiuti fu affidata l'esecuzione delle quattro tele minori superstiti.[19]

Al centro della controfacciata, dove nel1922 si era proposto di affrescare un imponenteGiudizio finale, sono poste le tele riproducenti ilSacrificio di Isacco e ilMosè, entrambe diFrancesco Pascucci, che originariamente si trovavano lungo le pareti dell'abside e che erano state commissionate dal proposto della collegiata Antonino Baldovinetti.[20]

Sulla parete destra della navata si trova il monumento funebre aMarco Alessandro del Borro, governatore di Livorno, opera settecentesca diGiovan Battista Foggini che, seppur gravemente danneggiata nel corso dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, costituisce il più grande monumento funebre realizzato nella Toscana diCosimo III de' Medici.[21]Proseguendo, nello spazio originariamente occupato da un altare finanziato dal primo cameriere del granduca Biagio Pignatta (trasferito sulla parete sinistra durante le fasi della ricostruzione postbellica), è posto il dipinto diFrancesco Curradi,Crocefissione e Santi, che originariamente ornava un altare (andato distrutto) sul lato sinistro.Seguono: un confessionale in marmo, sormontato dal monumento sepolcrale diCarlo Ginori, che fu governatore di Livorno intorno alla metà del XVIII secolo; un altare finanziato dal primo gonfaloniere della città, Bernadetto Borromei, con un dipinto del Passignano raffiguranteL'adorazione della Vergine, forse eseguito con l'aiuto del suo allievoPietro Sorri;[22] il sepolcro del citato Borromei, sopra il quale si scorgono i pochi resti del monumento onorario al governatore Filippo Bourbon del Monte; chiude la navata, prima della cappella della Concezione di Maria, il sepolcro di Biagio Pignatta.

Cappella del Santissimo Sacramento, con altare attribuito alla bottega delBaratta e ilCristo coronato di spine diBeato Angelico

Sulla parete sinistra: laTrasfigurazione di Cristo, diTommaso Gazzarrini (prima della guerra nella cappella della Concezione di Maria); un confessionale in marmo sovrastato dall'Immacolata concezione diGiuseppe Bottani; il secondo altare finanziato dal Pignatta proveniente dalla parete di destra, con la tela del Passignano raffigurante l'Estasi di santo Stefano con i santi Gregorio, Benedetto e Francesco, quest'ultimo prelevato da un altare andato distrutto; il pulpito a forma poligonale, donato dal medesimo Pignatta e ricomposto dopo la guerra.

Transetto

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La cappella della Madonna di Montenero, a destra, era originariamente dedicata alla Concezione di Maria; perdute le decorazioni neoclassiche, l'altare e gli affreschi diLuigi Ademollo e trasferita nella navata laTrasfigurazione di Gazzarrini, le pareti conservano dipinti che lo stesso Gazzarrini consegnò tra il1818 e il1824 (Riposo durante la fuga in Egitto,L'istituzione dell'Eucaristia,Apparizione di Cristo a Santa Margherita Alacoque), oltre ad unaImmacolata concezione di artista ignoto della seconda metà del XVIII secolo.[23] Sopra l'altare una riproduzione dellaMadonna diMontenero proveniente da un tabernacolo collocato all'angolo tra via del Giglio e via dei Cavalieri.

Nella cappella del Santissimo Sacramento, sul lato sinistro, sono presenti quattro tele diGiuseppe Maria Terreni (Sant'Agostino,San Gregorio,San Girolamo,Sant'Ambrogio), mentre sono andati perduti a causa degli eventi bellici gli affreschi della volta.[24] L'altare della cappella, in marmi policromi della scuola delBaratta, è caratterizzato da un tabernacolo al centro del quale nel2006 è stato collocato ilCristo coronato di spine diBeato Angelico, in sostituzione di unSacro cuore di Gesù di autore minore.

Altare maggiore e coro

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L'altare maggiore, realizzato nella sua versione attuale solo nel1766, rappresenta un'opera di raffinata fattura destinata all'ostensione delle argenterie; ai lati due teste di cherubini in marmo bianco, in passato attribuite aFrançois Duquesnoy, ma forse opere settecentesche diAndrea Vaccà.[25]

Nel 2022 la cattedrale è stata ornata con nuovi arredi liturgici, realizzati dall'artistaPaolo Grigò: una nuova sede in bronzo con sedile di marmo, un ambone traforato, l'altare con tre gruppi scultorei riproducenti episodi della vita di Santa Giulia (il rapimento, il martirio e il ritrovamento del corpo da parte dei benedettini dellaGorgona) e il cero pasquale.[26][27]

Nel coro retrostante si trovano due grandi tele:San Francesco resuscita un annegato presso Narni, diGiuseppe Bezzuoli;Traslazione del corpo di Santa Giulia di Tommaso Gazzarini.

Battistero

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Nella cappella del Battistero, rimasta illesa dai bombardamenti, si segnala la presenza del fonte secentesco che fino alla metà del XVIII secolo si trovava nella navata e che era stato eseguito a spese del Pignatta; su una parete, ilBattesimo di Cristo diGerardo Ferri, commissionato dal proposto della collegiata,Filippo Venuti.[28]

Organo

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Nella cattedrale si trova l'organo a canneMascioniopus 804, costruito nel1961. Lo strumento, atrasmissione elettrica, si articola in 44registri ed è disposto in tre corpi distinti: sulle due antiche cantorie, ai lati dell'abside, e in quest'ultima, dietro l'altare maggiore. Laconsolle, ha tre tastiere di 61 note ciascuna epedaliera concavo-radiale di 32 note.Lo strumento è stato restaurato nel 2019.[29]

  • Monumento funebre di Alessandro del Borro, eseguito da Giovan Battista Foggini
    Monumento funebre di Alessandro del Borro, eseguito daGiovan Battista Foggini
  • Altare Borromei, con l'Estasi di santo Stefano con i santi Gregorio, Benedetto e Francesco di Passignano
    Altare Borromei, con l'Estasi di santo Stefano con i santi Gregorio, Benedetto e Francesco diPassignano
  • Sepolcro di Bernadetto Borromei
    Sepolcro di Bernadetto Borromei
  • Altare Pignatta, L'adorazione della Vergine, di Passignano e Pietro Sorri
    Altare Pignatta,L'adorazione della Vergine, diPassignano ePietro Sorri

Cronotassi dei proposti della collegiata

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Note

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  1. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 12.
  2. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 14.
  3. ^d'Aniello 2000, p. 71.
  4. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 15.
  5. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 19.
  6. ^Piombanti 1903, p. 167.
  7. ^Piombanti 1903, p. 169-171.
  8. ^Piombanti 1903, p. 172.
  9. ^abLazzarini, Paliaga 2007, p. 153.
  10. ^Piombanti 1903, p. 169.
  11. ^Piombanti 1903, p. 170.
  12. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 135.
  13. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 150.
  14. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 151.
  15. ^Stamani la cattedrale sarà aperta ai fedeli, in "Il Tirreno" del 21 dicembre 1953.
  16. ^Volpi 1846, p. 92.
  17. ^ Il Tirreno,Antonio Vinciguerra, suiltirreno.gelocal.it.URL consultato il 15 agosto 2013.
  18. ^Restauro del campanile, sudecorartesnc.it.URL consultato il 19 gennaio 2023.
  19. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 22.
  20. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 86.
  21. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 56.
  22. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 31-32.
  23. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 88-93.
  24. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 79-84.
  25. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 44.
  26. ^Nuova veste per il Duomo di Livorno, sulasettimanalivorno.it.URL consultato il 17 gennaio 2023.
  27. ^L'arte contemporanea entra in duomo, suiltirreno.it.URL consultato il 17 gennaio 2023.
  28. ^Lazzarini, Paliaga 2007, p. 85.
  29. ^Restauro dell'organo del duomo di Livorno, suchichiorgani.com.URL consultato il 19 gennaio 2023.

Bibliografia

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  • V. Campedrer e F. Paliaga,Il Duomo di Livorno, Livorno, 2006.
  • S. Ceccarini,Il Duomo di Livorno: storia e architettura, inIl Pentagono, n. 12, dicembre 2008, pp. 6-8.
  • A. d'Aniello,Livorno, la Val di Cornia e l'Arcipelago, collanaI Luoghi della Fede, Calenzano, 2000.
  • M.T. Lazzarini e F. Paliaga,Duomo di Livorno. Arte e devozione, Ospedaletto (PI), 2007.
  • G. Piombanti,Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno, Livorno, 1903.
  • P. Volpi,Guida del forestiero per la città e contorni di Livorno, Livorno, 1846.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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