Lacattedrale metropolitana di Santa Maria del Fiore, conosciuta comunemente comeDuomo di Firenze, è la principale chiesa fiorentina, simbolo della città ed uno dei più famosi d'Italia; quando fu completata, nelQuattrocento, era la più grandechiesa al mondo[1], e può vantare ancora oggi il primato assoluto della più grande cupola in muratura. Essa sorge sullefondazioni dell'antica cattedrale di Firenze, lachiesa di Santa Reparata, in un punto della città che ha ospitato edifici di culto sin dall'epoca romana.
La costruzione del Duomo, ordinata dallaSignoria fiorentina, inizia nel 1296 e termina dal punto di vista strutturale soltanto nel 1436. I lavori iniziali furono affidati all'architettoArnolfo di Cambio per poi essere interrotti e ripresi numerose volte nel corso dei decenni (daGiotto,Francesco Talenti eGiovanni di Lapo Ghini). Al completamento dellacupola del Brunelleschi seguì la dedicazione da parte dipapa Eugenio IV il 24 marzo 1436. L'intitolazione a Santa Maria del Fiore avvenne in corso d'opera, nel1412.
Il centro religioso di Firenze era nell'Alto Medioevo tutt'altro che baricentrico, essendosi sviluppato nell'angolo nord-est dell'antica cerchia romana. Come tipico dell'epoca paleocristiana le chiese erano state infatti costruite, anche aFlorentia, a ridosso dellemura e solo nei secoli successivi furono inglobate nella città. La prima cattedrale fiorentina fuSan Lorenzo, dal IV secolo, e successivamente, forse nel VII secolo, il titolo passò aSanta Reparata, la primitiva chiesa che si trova sotto il Duomo e che all'epoca era ancora fuori dalle mura. In epoca carolingia la piazza era un misto di potere civile e religioso, con la residenza delmargravio accanto alla sede del vescovo (più o meno sotto ilpalazzo Arcivescovile) e la cattedrale. Nel1078Matilde di Canossa promosse la costruzione dellacerchia antica (come la chiamòDante), inglobando anche Santa Reparata e la primitiva forma delBattistero di San Giovanni, risalente al IV o V secolo[5].
Alla fine delXIII secolo laPlatea episcopalis, il complesso episcopale fiorentino, presentava rapporti spaziali completamente differenti. Lapiazza San Giovanni era poco più di uno slargo tra ilpalazzo Vescovile e ilBattistero di San Giovanni, allora vero fulcro del complesso, appena completato con il suo attico e il tetto in marmo a piramide ottagonale. Ad est, a ridosso di quella che venne chiamata poiPorta del Paradiso, si trovava il portico dellachiesa di Santa Reparata, che disponeva all'estremità orientale di un vero e proprio coro armonico munito di duecampanili[5].
A nord-est sorgevano anche l'anticachiesa di San Michele Visdomini, poi spostata più a nord, che si trovava sullo stesso asse Duomo-Battistero, e il più antico "Spedale" fiorentino; a sud sorgevano le abitazioni dei Canonici, organizzate intorno a un chiostro centrale. Lo spazio religioso assolveva, come normale all'epoca, anche funzioni civiche, come le nomine dei cavalieri, le assemblee popolari, la lettura dei messaggi delle autorità, le consacrazioni alBattista dei prigionieri di guerra, ecc.[5]
Tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo Firenze visse un picco di fioritura politica e culturale, che culminò con vasti progetti urbanistici, quali la creazione di un nuovo polo civico legato al potere politico, poi dettopiazza della Signoria, l'ampliamento della cinta urbana (1284-1333) e la costruzione di una nuova cattedrale, di sufficiente grandezza e importanza rispetto al nuovo contesto cittadino[5]. Santa Reparata infatti, pur antica e veneranda, non era più adeguata alla città in fortissima espansione, ricca e potente, che aveva appena regolato i suoi conti con la rivaleSiena (Battaglia di Colle Val d'Elsa,1269) e imposto, sia pure a fatica, la sua egemonia nel caotico scacchiere toscano. Santa Reparata veniva descritta dal Villani come «molto di grossa forma e piccola a comparazione di sì fatta cittade» e nei documenti del comune come «Cadente per estrema età». Nel1294, dopo aver provato a ingrandire e consolidare Santa Reparata, infine il governo cittadino decise la ricostruzione completa della chiesa, con dimensioni tali da eclissare le cattedrali delle città avversarie, tra cuiPisa eSiena in primis. Sulla ricchezza della fabbrica venne dunque posto un particolare accento, in modo da rappresentare l'icona della potenza cittadina[5].
Schema dell'evoluzione della pianta di Santa Maria del Fiore basata sulle ipotesi diCamillo Boito
Fu incaricato del nuovo cantiereArnolfo di Cambio, l'architetto delle nuove mura, già impegnato in un vasto programma unitario di rinnovo degli edifici religiosi e civili della città (aveva probabilmente lavorato alla vastabasilica di Santa Croce e nello stesso torno di tempo dirigeva la costruzione delPalazzo della Signoria)[6]. Il cardinalePietro Valeriano Duraguerra, legato dipapa Bonifacio VIII, pose solennemente la prima pietra della nuova basilica nella festa dellaNatività dellaMadonna del1296 (8 settembre). IlVillani racconta che essa venne dedicata alla Madonna "del fiore"; il mosaico in controfacciata raffigurante l'Incoronazione di Maria e il ciclo scultoreo diArnolfo di Cambio sulla facciata esterna, con leStorie della Vergine, farebbero ritenere attendibile che sull'esempio delle Cattedrali gotiche francesi la nuova Cattedrale fosse stata intitolata a Maria, ma dai documenti d'Archivio Opera risulta che il vecchio titolo di Santa Reparata fu usato ufficialmente fino al XV secolo e anche i cittadini continuarono a chiamarla con il vecchio titolo almeno fino al 1412, quando un decreto della Signoria impose l'obbligo della nuova denominazione.[6][7] Ambiguo è il significato del "fiore": forse è un riferimento al giglio dell'Annunciazione dell'Angelo alla Madonna, forse allo stemma di Firenze o all'origine stessa del nome latino della città "Fiorenza". Se la dedicazione a Maria "del Fiore" fosse successiva all'inizio del cantiere, si potrebbe pensare a una citazione dei versi 7-9 del XXXIII Canto della terza Cantica (Paradiso) dellaDivina Commedia diDante Alighieri (1321 ca.): "Nel ventre tuo si raccese l’amore,/ per lo cui caldo ne l’etterna pace/ così è germinato questo fiore". Il fiore sarebbe quindi un riferimento alla rosa dei beati o al Salvatore.
I lavori iniziarono con lo scavo delle fondazioni, poi con l'elevazione dei muri delle navate laterali; si procedette così per lasciare il più a lungo possibile la chiesa di Santa Reparata in grado di funzionare come cattedrale. Sono ancora in discussione sia la questione della reale esistenza di un progetto di Arnolfo di Cambio, sia della sua visibilità nella struttura odierna: alla luce dei pochi ed incompleti scavi condotti non è possibile dare una risposta certa, ma nel complesso è innegabile che alcuni caratteri della cattedrale attuale paiano fortemente arnolfiani anche se furono eseguiti da altri capomastri, quindi l'esistenza di un progetto originario è probabile[6].
Santa Maria del Fiore secondo il presunto progetto di Arnolfo, o forse dello stesso autore degli affreschi, Andrea di Bonaiuto, affreschi del1369 - 50 anni prima della realizzazione della cupola (Cappellone degli Spagnoli,Santa Maria Novella)
Esiste una rappresentazione particolarmente antica del progetto della nuova cattedrale nell'affresco dellaChiesa trionfante diAndrea di Bonaiuto nelCappellone degli Spagnoli inSanta Maria Novella; l'edificio, già provvisto di cupola e con le absidi rispecchia forse il modello ligneo presentato da Arnolfo. Non mancano, comunque, le perplessità: il campanile, troppo simile a quello veramente realizzato, è più tradizionalmente "spostato" nell'area absidale; la cupola, seppure gotica nell'ornamentazione, è una tradizionale cupola semisferica, senzatamburo; forse riflette, più che il modello di Arnolfo, quello presentato all'Opera dallo stesso autore dell'affresco.
Arnolfo quindi doveva aver già pensato a una chiesa dotata di una grande cupola, ispirata al modello romano diSanta Maria della Rotonda (il Pantheon), e con l'intento di superare le dimensioni del Battistero. Nonostante alcune incertezze dei critici, gli scavi hanno confermato che le prime fondazioni che sia possibile attribuire a Santa Maria del Fiore si trovano sotto l'attuale facciata (il cosiddettomuro 100) e sotto i muri laterali, estendendosi poi a sud della facciata. Viene così confermata l'ipotesi che Arnolfo avesse progettato una chiesa larga quanto l'attuale, seppur con asse ruotato pochi gradi più a sud, e munita di un campanile isolato a sud della facciata. Il prospetto di Santa Reparata appariva allargato di circa dieci metri e inglobava a destra alcune case dei canonici e a sinistra l'antico campanile, che venne completamente demolito solo nel1356[6]. L'esiguo spessore di queste fondazioni rende probabile un'altezza progettata assai inferiore a quella poi raggiunta. La facciata fu subito iniziata, nonostante secondo la prassi fosse un elemento generalmente posposto rispetto alla costruzione di altre parti della chiesa, perché con la demolizione della prima campata di Santa Reparata, decisa per lasciare maggiore spazio al Battistero, si rese necessario chiudere l'antica chiesa in modo da garantirne un uso provvisorio più lungo possibile.
Anche il grande ballatoio sporgente, pur essendo stato eseguito materialmente daFrancesco Talenti, è un indizio di carattere tipicamente arnolfiano. I critici lo accostano al cornicione diSanta Croce (tradizionalmente attribuitogli) ed a quello di altre opere analoghe come ilDuomo di Orvieto e quello diSiena. In particolare, Angiola Maria Romanini sottolineò come il cornicione-ballatoio sia unacostante immancabile [...] in tutte le architetture arnolfiane.
Alla morte di Arnolfo (1302), contemporanea a quella di altri promotori del cantiere, come ilVescovo Monaldeschi e ilcardinaleMatteo d'Acquasparta, legato papale, i lavori subirono un rallentamento e furono in seguito sospesi per circa 30 anni.
La costruzione del campanile e del corpo basilicale
Dopo la morte diArnolfo di Cambio i lavori si arrestarono a tempo indeterminato. Nel1330 il ritrovamento sotto Santa Reparata dellereliquie del venerato vescovo di Firenze,san Zanobi, diede nuovo impeto alla costruzione. L'Arte della Lana, che aveva ricevuto l'incarico di sovrintendere alla costruzione, nel1334 affidò la direzione dei lavori aGiotto, assistito daAndrea Pisano. Giotto si concentrò sulCampanile di cui fornì un progetto (un disegno conservato nell'Opera delDuomo di Siena ne è probabilmente un riflesso; anche il programma iconografico dei rilievi basamentali è almeno in parte suo) e riuscì ad iniziare la costruzione, ma morì dopo soli 3 anni nel1337.Andrea Pisano continuò i lavori, anch'egli soprattutto sul campanile, ma morì con l'arrivo dellapeste nera nel1348 e i lavori furono di nuovo bloccati[6].
Non si aspettò molto per riprendere i lavori e già nel1349 il progetto passò aFrancesco Talenti, al quale si deve il completamento del campanile e, dal1356, la ripresa dei lavori alla basilica. Un anno prima l'Opera aveva richiesto all'architetto un modello per vedere «come deono istare le cappelle di dietro», ed è a quella data che si attribuisce l'ingrandimento del progetto arnolfiano: senza modificare la larghezza della navata, già in larga parte abbozzata, fu ridotto il numero delle campate, facendole a pianta pressoché quadrata, in luogo delle tradizionali campate a pianta rettangolare di matrice gotica, quindi ora più grandi e più alte. Il Talenti realizzò entro il1364 le prime tre, prima di essere dimesso dai lavori, a causa di critiche, dibattiti e minacce con gli Operai (i responsabili dell'Opera del Duomo), che proposero di multarlo per costringerlo ad essere più presente sul cantiere[6].
Nel1364 una commissione in cui partecipavano, fra gli altri,Neri di Fioravante,Benci di Cione Dami eAndrea di Cione,Taddeo Gaddi eAndrea di Bonaiuto, approvò il progetto definitivo della zona absidale, aumentando il diametro della cupola da 36 a 41 metri e prevedendo il tamburo con grandi occhi, su proposta diGiovanni di Lapo Ghini. Quest'ultimo ottenne il ruolo di responsabile della costruzione dopo il Talenti e a lui è riferita la costruzione di quasi tutta la struttura delle navate[6].
Il Talenti venne tuttavia richiamato comecapomastro nel1370, quando ormai anche la forma e la misura delle absidi era stata decisa. Le navate furono completate con la copertura nel1378 di quella centrale nel1380 di quelle laterali[6]. Entro il1421 vennero eseguite le tribune e il tamburo; restava solo da costruire la cupola[6].
Lo schema della cupola secondo la ricostruzione arbitrariamente regolarizzata da Giovan Battista Nelli
Era rimasta nella cattedrale una enorme cavità, larga 43 metri e posta su un tamburo ad un'altezza di circa 60 metri[8], per la cui copertura nessuno, fino ad allora, si era ancora posto il problema di trovare una soluzione concreta, sebbene per tutta la seconda metà del Trecento si fosse sviluppato un appassionato dibattito[6].
Nel1418 fu indetto un concorso pubblico per la progettazione della cupola, o anche solo di macchine atte al sollevamento di pesi alle altezze mai raggiunte prima da una costruzione avolta, cui parteciparono numerosi concorrenti. Il concorso, generalmente considerato come l'inizio dei lavori alla cupola, non ebbe alcun vincitore ufficiale: il cospicuo premio messo in palio non fu infatti assegnato. Si misero tuttavia in luce due artisti emergenti che si erano già scontrati nelconcorso per la porta nord del battistero del1401:Filippo Brunelleschi eLorenzo Ghiberti. Tracce d'archivio riportano come Brunelleschi predispose un modello e fece una prova generale per la costruzione della cupola senzacentina nellachiesa di San Jacopo Soprarno. Si stabilì dunque che si cominciasse a costruire la cupola fino all'altezza di trentabraccia e poi si decidesse come continuare, in base al comportamento delle murature. L'altezza indicata non era casuale, ma era quella alla quale i mattoni avrebbero dovuto essere posati ad un angolo tale (rispetto all'orizzontale) da non poter essere trattenuti al loro posto dalle malte a lenta presa conosciute dai muratori dell'epoca (la tecnica romana della "pozzolana" non era più in uso) con conseguente rischio di crolli.
Ricostruzione dei ponteggi interni della cupola, in un disegno di Giovan Battista Nelli
Brunelleschi adottò una soluzione altamente innovativa, predisponendo una doppia calotta autoportante durante la costruzione, senza ricorrere alla tradizionale centina. Dopo essersi liberato del rivale con uno stratagemma[9], Brunelleschi ebbe il campo libero per occuparsi del grandioso progetto, risolvendo via via tutte le difficoltà che questo comportava: dalla costruzione di gru e carrucole, alla predisposizione di rinforzi, dall'organizzazione del cantiere alla decorazione esterna, che venne risolta con la creazione dei suggestivi 8costoloni in marmo[10].
La cupola interna appare di spessore enorme (due metri e mezzo alla base), mentre quella esterna è più sottile (inferiore ad un metro), con l'unica funzione di proteggere la cupola interna dalla pioggia e farla apparire, secondo le parole dell'architetto,più magnifica e gonfiante all'esterno. La disposizione dei mattoni aspina di pesce serviva soprattutto a creare un appiglio per le file dei mattoni in modo da impedirne lo scivolamento fino alla presa della malta. Per la complessità dell'impresa e lo straordinario risultato ottenuto, la costruzione della cupola è considerata la prima, grande affermazione dell'architettura rinascimentale[10].
Per realizzare lalanterna fu bandito un nuovo concorso, vinto anche questa volta da Brunelleschi, con un progetto sempre basato sulla forma ottagonale che si ricollega con le colonne e gli archi alle linee dei costoloni bianchi della cupola. La costruzione della lanterna iniziò nel1446, pochi mesi prima della scomparsa dell'architetto. Dopo un lungo periodo di stallo, durante il quale vennero anche proposte numerose modifiche, fu terminata definitivamente daMichelozzo nel1461. In cima alla copertura a cono fu posta nel1468 una grande sfera dorata opera diVerrocchio. La croce fu poi applicata tre anni dopo[10].
La sfera cadde nel1492 e di nuovo durante una tempesta la notte del 17 luglio1600. Un disco di marmo bianco sul retro diPiazza del Duomo ricorda ancora il punto dove si arrestò la sfera, che fu sostituita con quella, più grande, che si può ammirare ancora oggi (ricollocata nel1602)[12].
La decorazione con ilballatoio, visibile solo sullo spicchio di sud-est, fu progettata tra il1502 e il1515 daBaccio d'Agnolo eAntonio da Sangallo il Vecchio. Prima di realizzare gli altri sette spicchi si chiese un parere aMichelangelo, in quel periodo a Firenze. Il maestro disapprovò però il progetto dichiarando che faceva sembrare la cupola "unagabbia pe' i grilli", e infatti non venne più continuato, lasciando quelle pareti murarie tuttora incompiute[13].
Nel1441Leon Battista Alberti, approfittando della presenza in città della corte pontificia diEugenio IV e di molti dotti, tenne ilCertame Coronario in difesa della letteratura involgare[14]. Il momento più tragico della storia del Duomo si ebbe con laCongiura dei Pazzi, quando fu teatro del brutale assassinio diGiuliano de' Medici e del ferimento di suo fratello maggioreLorenzo, il futuro "Magnifico". Il 26 aprile1478, dei sicari si appostarono durante la messa per colpire i rampolli di casaMedici, su mandato della famiglia dei Pazzi appoggiata dapapa Sisto IV e da suo nipoteGirolamo Riario, tutti interessati a bloccare l'egemonia medicea.Giovan Battista da Montesecco però, che avrebbe dovuto uccidere Lorenzo, si rifiutò di agire in un luogo consacrato e fu sostituito da un sicario di minor esperienza. Mentre Giuliano cadeva sotto le numerose coltellate, Lorenzo riuscì a fuggire nella sacrestia barricandovisi dentro. La popolazione fiorentina, favorevole ai Medici, si accanì dunque contro gli assassini e sui loro mandanti. In giornate molto drammatiche, la folla inferocita linciò e fece impiccare sommariamente la maggior parte dei responsabili.
A partire dal1491, inoltre,Girolamo Savonarola, frate delconvento di San Marco, pronunciò in Santa Maria del Fiore le sue famose prediche, improntate all'assoluto rigorismo morale e ispirate da un grande fervore religioso, durante le quali esprimeva tutto il suo disgusto per la decadenza dei costumi, per il rinato paganesimo e per la sfrontata ostentazione della ricchezza.
Santa Maria del Fiore colpisce per le dimensioni monumentali e per il suo apparire come monumento unitario, soprattutto all'esterno, grazie all'uso degli stessi materiali:marmo bianco di Carrara,verde di Prato,rosso di Maremma e il cotto delle tegole. A un'analisi più accurata ciascuna delle parti rivela notevoli diversità stilistiche, dovute al lunghissimo arco di esecuzione temporale, dalla fondazione al completamento ottocentesco[15].
La facciata della cattedrale era rimasta incompiuta, essendo presente solo la parziale costruzione decorativa risalente adArnolfo di Cambio. Già nel1491Lorenzo il Magnifico aveva promosso un concorso per il completamento, ma non fu trovata attuazione. Nel 1587, sottoFrancesco I de' Medici, la parte decorativa esistente venne distrutta su proposta diBernardo Buontalenti, che avanzò un suo progetto più "moderno", tuttavia mai realizzato. Nei secoli successivi la cattedrale venne dotata di facciate effimere in occasione di importanti celebrazioni, e fu solo nel1871 che, dopo un concorso internazionale, vivaci discussioni e aspri dibattiti, si iniziò a costruire una facciata vera e propria, su progetto diEmilio De Fabris che alla sua morte fu continuato daLuigi del Moro fino alla conclusione dei lavori nel 1887[10].
Il tema iconografico delladecorazione riprende sia il ciclo mariano dell'antica facciata arnolfiana che quello del campanile con il tema del Cristianesimo come motore del mondo. Nelle nicchie dei contrafforti si trovano, da sinistra, le statue del cardinale Valeriani, del vescovoAgostino Tinacci, dipapa Eugenio IV che dedicò la chiesa nel1436 e di sant'Antonino Pierozzi, vescovo di Firenze[10]. Nel timpano della cuspide centrale laGloria di Maria diAugusto Passaglia e nella galleria laMadonna col Bambino diTito Sarrocchi e iDodici Apostoli. Alla base del coronamento, oltre il rosone, i riquadri con i busti dei grandi artisti del passato e al centro deltimpano un tondo con ilPadre Eterno, pure del Passaglia[19].
Le tre grandi porte bronzee diAugusto Passaglia (la maggiore centrale e quella laterale sinistra) e diGiuseppe Cassioli (quella di destra) risalgono al periodo dal1899 al1903 e sono decorate con scene della vita della Madonna. Quella di Cassioli in particolare fu opera molto sofferta: avendo nei lunghi anni di lavoro subìto vessazioni, disgrazie e miseria, nel lasciarci il suoautoritratto in una delle testine del battente destro, volle raffigurarsi con una serpe intorno al collo nell'atto di soffocarlo.
Le lunette a mosaico sopra le porte furono disegnate daNicolò Barabino e raffigurano:La Carità fra i fondatori delle istituzioni filantropiche fiorentine (sinistra),Cristo in trono con Maria e san Giovanni Battista (centro) eArtigiani, mercanti e umanisti fiorentini rendono omaggio alla Vergine (destra). Il coronamento delfrontone è a doppio spiovente ed è costituito da un ballatoio con balaustra traforata.
Il lato meridionale (a destra della facciata, lato campanile), fu il primo ad essere innalzato, fino alle prime due campate. Qui una lapide ricorda la fondazione del1296. Le finestre della prima campata, identiche a quelle corrispondenti sul lato settentrionale, sono tre, accecate, con frontoni ornati sormontati da edicole con statue, alcune delle quali sono calchi degli originali. Ciascuna corrisponde alle tre campate originariamente previste nel progetto di Arnolfo, di forma rettangolare, che avrebbe dato luogo a un maggiore affollamento di pilastri e quindi un aspetto più gotico. Sotto la seconda di queste finestre, in corrispondenza di un rilievo con l'Annunciazione, si trova la data1310, poco prima della morte di Arnolfo. La seconda campata mostra un'altra finestra e un primo portale detto "Porta del campanile": nella lunetta ha unaMadonna col Bambino e nel timpano della cuspide unCristo Benedicente, opere della cerchia diAndrea Pisano. Sopra le edicole le statue dell'Angelo annunciante e dellaVergine annunciata sono attribuite aNiccolò di Luca Spinelli. Nelle due campate successive, tra poderosi contrafforti, si trova una solabifora, che risale a dopo il1357 e mostra i ritmi più distesi del gotico fiorentino[19].Segue la Porta dei Canonici, vicina allo snodo della tribuna, in stilegotico fiorito con fini intagli marmorei diLorenzo di Giovanni d'Ambrogio ePiero di Giovanni Tedesco; la lunetta (Madonna col bambino, 1396) è attribuita aNiccolò di Pietro Lamberti o aLorenzo di Niccolò, mentre gli angeli sono del Lamberti (1401-1403)[19].
Uno degliocchi della navata centrale
Le finestre superiori della navata centrale sono inveceocchi circolari, una caratteristica dettata dalla volontà di evitare di alzare troppo la navata maggiore e assicurare comunque una buona illuminazione. Le aperture circolari, inoltre, erano meno problematiche dal punto di vista strutturale. Le necessità statiche resero indispensabile il ricorso adarchi rampanti per scaricare parte del peso delle volte della navata centrale sui muri esterni. Tali espedienti, già previsti forse da Arnolfo (si ritrovano, bene in vista, nel dipinto di Andrea da Bonaiuto), non dovevano proprio andar giù ai fiorentini, che alla fine decisero di occultarli rialzando le pareti laterali con un attico a rettangoli di pietra verde appena riquadrati di bianco: la soluzione univa la volontà di imitare l'attico del Battistero con una coloritura scura che rendeva meno evidente l'espediente.
Tale attico è generalmente (ed erroneamente) indicato come la prova del fatto che i muri esterni furono cominciati secondo un progetto arnolfiano e poi furono rialzati dal Talenti. La prova definitiva della falsità di questo assunto è stata data dalla scoperta che le fittelesene che caratterizzano il muro delle navate laterali a partire da ovest erano inizialmente previste anche per la navata maggiore (sono ancora visibili nei sottotetti) che sappiamo progettata e in parte eretta dal Talenti.
Il fianco settentrionale ha lo stesso carattere di quello meridionale. Nelle campate di Arnolfo si apre la Porta di Balla o dei Cornacchini, degli anni 1350-1360 circa, che prende il nome da un'antica porta urbica nelle mura altomedievali. Due leoni stilofori sorreggono colonne tortili, culminanti con pinnacoli su cui si trovano due statuette di angeli. Nella lunetta unaMadonna col Bambino[20] (1359-1360) che, restaurata nel 2022, ha rivelato ampie tracce di policromia superstiti[21]. Una leggenda popolare narra che ai primi del Quattrocento, un certo Anselmo, abitante in via del Cocomero (oggivia Ricasoli), proprio di fronte alle case della famiglia Cornacchini, sognasse di essere sbranato dal leone che, stranezza del sogno, era precisamente quello della porta. Quando però, quasi a sfida dell'innocua belva decorativa, volle metterle una mano in bocca, unoscorpione lì annidato lo punse a un dito, uccidendolo nel giro di ventiquattr'ore[22].
La zona absidale della cattedrale è composta dallacupola a piantaottagonale e dalle treabsidi.
Le tre absidi, o tribune, sono disposte lungo i punti cardinali, prismatiche dotate di semicupole con suggestivi contrafforti a forma diarchi rampanti impostati sulle pareti divisorie delle tribune stesse. Le eleganti finestre dei lati sud ed est sono attribuite aLorenzo Ghiberti. Più in alto, in corrispondenza delle sagrestie e delle scale di accesso alla cupola, si trovano le "tribune morte", a pianta semicircolare, disegnate dalBrunelleschi. Sopra di esse corre un ballatoio continuo su beccatelli con parapetto traforato a quadrilobi. Doccioni a forma di teste zoomorfe sporgono sotto di esso.
Per uno dei contrafforti della tribuna nord era stato originariamente scolpito ilDavid di Michelangelo che tuttavia, una volta completato, venne collocato nellaPiazza dei Priori, in maniera che fosse più facilmente visibile; altre statue avrebbero dovuto decorare tutta la zona absidale.
Una delle tre absidi
Una delle "tribune morte"
Particolare
Particolare di una finestra
Installazione del novembre 2010 di una replica delDavid nella collocazione originariamente prevista
La cattedrale è costruita sul modello dellabasilica, ma non è provvista delle tradizionali absidi assiali, bensì le navate si innestano all'estremità orientale in una rotonda triconca, con un effetto in pianta simile ad un trifoglio. Il corpo basilicale è a tre navate, divise da grandi pilastri compositi, dalle cui basi si dipanano le membrature architettoniche che culminano nelle volte ogivali. Le dimensioni sono enormi: 153 metri di lunghezza per una larghezza di 38 metri. Le absidi nord e sud del triconco distano fra loro 90 metri. L'altezza dell'imposta delle volte nella navata è di 23 metri, al sommo dell'estradosso delle volte di circa 45 metri e il dislivello dal pavimento alla cima della cupola interna è di circa 90 metri[20].
L'interno, piuttosto semplice ed austero, dà una forte impressione di vuoto aereo. Le immense campate fiorentine (appena tre metri più basse delle volte dellaCattedrale di Beauvais, le più alte del gotico francese) dovevano coprire un immenso spazio con pochissimi sostegni. La navata era, quindi, pensata come una sala in cui i vuoti prevalevano sulle pur ragguardevoli strutture architettoniche. Il ritmo dei sostegni era decisamente diverso dalla "foresta di pietra" tipica del gotico d'oltralpe, o di chiese fedeli a quel modello, come ilDuomo di Milano. Non vi sono precedenti per dimensioni e struttura che possano essere citati come antefatti di questo progetto.
Lungo tutto il perimetro della chiesa corre un ballatoio interno su beccatelli, all'altezza dell'imposta della crociera. Il pavimento in marmi policromi fu disegnato daBaccio d'Agnolo e continuato, dal1526 al1560, da suo figlioGiuliano, daFrancesco da Sangallo e altri maestri (1520-1526). Durante i restauri effettuati in seguito all'alluvione del1966 si scoprì che nel pavimento furono usati, capovolti, alcuni marmi presi dalla facciata incompiuta, demolita in quegli anni[20].
Il ballatoio e le volte
Il complesso delle vetrate figurate, per antichità, numero, qualità e dimensioni delle vetrate, è il più ricco d'Italia, con ben 44 vetrate a fronte di 55 finestre: a parte le quattro bifore laterali, databili alla fine del Trecento, il resto delle vetrate fu costruito in massima parte tra il1434 e il1455 con la predominanza diLorenzo Ghiberti come fornitore dei disegni[14]. Le bifore della navata e del transetto ritraggonoSanti e personaggi del Vecchio e Nuovo Testamento, mentre i grandi occhi circolari sul tamburo rappresentano scene mariane. I principali artisti rinascimentali del tempo disegnarono i cartoni per queste finestre, fra i qualiDonatello (l'Incoronazione della Vergine, unica visibile dalla navata),Lorenzo Ghiberti (Assunzione della Vergine in facciata,San Lorenzo in trono tra quattro angeli,Santo Stefano in trono tra quattro angeli,Ascensione,Orazione nell'orto,Presentazione al Tempio),Paolo Uccello (Natività eResurrezione) eAndrea del Castagno (Deposizione). Sopra la porta centrale, nella lunetta, un mosaico probabilmente qui trasferito da un'ubicazione precedente, raffiguraCristo incorona Maria attribuito al mitico pittoreGaddo Gaddi (fine Duecento - inizio del Trecento). La vetrata ovest del tamburo, visibile solo dall'altare e dall'estremità del transetto è la sola rimasta non istoriata.
La decorazione interna del Duomo, già alterata durante laControriforma e nel1688, quando vennero smontate le cantoriedi Luca della Robbia edi Donatello, fu molto alleggerita nel corso del restauro purista del1842, quando vennero rimosse la maggior parte delle tracce del passato[14], oggi per lo più nel vicinoMuseo dell'Opera del Duomo.
Al centro dellacontrofacciata l'orologio italico ha teste di evangelisti, affrescate negli angoli daPaolo Uccello (1443). L'orologio, di uso liturgico, è uno degli ultimi funzionanti che usa la cosiddettahora italica, un giorno diviso in 24 "ore" di durata variabile a seconda delle stagioni, che comincia al suono dei vespri, in uso fino al XVIII secolo. I ritratti degli evangelisti non sono identificabili con il tradizionale ausilio degli animali-simbolo, ma attraverso i tratti fisionomici che richiamano l'animale (o, nel caso di Matteo, l'angelo) simbolico[14].
Nella lunetta del portale centrale si trova il mosaico dell'Incoronazione della Vergine, attribuito aGaddo Gaddi. Ai lati del portale angeli in stile arcaizzante forse dipinti daSanti di Tito alla fine del Cinquecento. A destra del portale centrale si trova poi latomba del vescovo Antonio d'Orso (1343) diTino di Camaino. Il pilastro attiguo ha una tavola a fondo oro conSanta Caterina d'Alessandria e un devoto riferibile alla scuola diBernardo Daddi (1340 circa)[14].
Alcune opere della cattedrale rispecchiano la sua funzione pubblica, con monumenti dedicati a illustri uomini e a comandanti militari di Firenze. Nel Quattrocento, infatti, il cancelliere fiorentinoColuccio Salutati vagheggiava il progetto di trasformarla in una sorta diPantheon dei fiorentini illustri, con opere d'arte celebrative. A quel programma decorativo risalgono essenzialmente:
Dante con la Divina Commedia diDomenico di Michelino su cartone diAlesso Baldovinetti (1465), interessante anche per la veduta cittadina che mostra la cupola con il rivestimento ancora incompiuto e una veduta delleporte urbiche prima della demolizione degli avancorpi e del taglio del primo e secondo piano successivo all'avvento dell'artiglieria.
Affreschi staccati deicondottieri, sulla parete sinistra, raffiguranti i monumenti a due figure eroiche in cavalcatura trionfante. Entrambi presentano una prospettiva incerta, con due punti di fuga diversi per il piedistallo e la statua equestre, e, inoltre, i cavalli non potrebbero in realtà stare in piedi dato che hanno entrambe le zampe alzate dallo stesso lato. Lo strappo è stato fatto nel XIX secolo.
Nella prima campata a destra, entro una grande edicola cinquecentesca che maschera l'antica apertura verso il campanile, si trova la statua del profetaIsaia, diNanni di Banco. Essa era originariamente destinata a un contrafforte della tribuna settentrionale. Al primo pilastro a destra l'acquasantiera di scuola toscana risale al Trecento: angelo e vasca sono oggi copie (originali nel museo dell'Opera del Duomo). La vicina tavola cuspidata conSant'Antonino è delPoppi conpredella ottocentesca diAntonio Marini[14]. A sinistra invece si trova la statua diGiosuè (1415) già sulla facciata, avviata daDonatello (per la testa, che presumibilmente ritraePoggio Bracciolini), portata avanti daNanni di Bartolo e completata daBernardo Ciuffagni. Sul vicino pilastroSan Zanobi che calpesta l'Orgoglio e la Crudeltà con predella, diGiovanni del Biondo[24].
A destra, nella seconda campata si trova l'ingresso agli scavi diSanta Reparata e una tavola diSan Bartolomeo in trono diJacopo di Rossello Franchi, entro una cornice cinquecentesca[14].
Le vetrate della terza campata a destra e a sinistra fanno parte del gruppo antico e vennero disegnate daAgnolo Gaddi nel1394. Nell'edicola la statua diIsaia è diBernardo Ciuffagni (1427), scolpita originariamente per il campanile. Ai lati affreschi staccati con i monumenti sepolcrali dipinti di fra'Luigi Marsili (1439) e del vescovoPietro Corsini (1422): vennero dipinti daBicci di Lorenzo[14]. Nella navata sinistra la statua diRe David diBernardo Ciuffagni, già sull'antica facciata (1434)[24].
Anche la quarta campata ha una vetrata conSanti diAgnolo Gaddi[14]. Sul lato destro si trova la tavola cuspidata con iSanti Cosma e Damiano diBicci di Lorenzo[24].
Lo spazio dagli amplissimi volumi al di sotto della cupola è impostato entro un ottagono che si irradia poi nelle tre tribune, all'incrocio delle quali si trovano le due sagrestie. Le arcate in stile neogotico che si aprono sopra le porte delle sagrestie vennero aggiunte daGaetano Baccani nel1842, per contenere gli organi e le nuove, semplici cantorie. Nei pilastri che sorreggono la cupola si aprono una serie di nicchie, in cui si trova la serie di statue cinquecentesche degliApostoli. Questa serie doveva essere scolpita daMichelangelo ma, dopo aver trionfato con l'impresa delDavid l'artista fece in tempo a sbozzare solo unSan Matteo (oggi allaGalleria dell'Accademia) prima di venire chiamato a Roma daGiulio II. Dopo aver atteso invano la ripresa della commissione gli Operai del Duomo affidarono infine il ciclo ad altri artisti. Da destra in senso antiorario si incontranoSan Matteo diVincenzo de' Rossi,San Filippo eSan Giacomo Minore diGiovanni Bandini,San Giovanni diBenedetto da Rovezzano,San Pietro diBaccio Bandinelli,Sant'Andrea diAndrea Ferrucci,San Tommaso del de' Rossi, eSan Giacomo Maggiore diJacopo Sansovino[25].
Il coro fu realizzato su progetto diBaccio Bandinelli e diGiuliano di Baccio d'Agnolo tra il1547 e il1572 in luogo di uno costruito nel1520 daNanni Unghero e Domenico di Francesco Baccelli, che a sua volta ne sostituiva uno più antico opera diFilippo Brunelleschi e risalente al1437-1439, e nel corso dei secoli il coro è stato oggetto di diverse modifiche e alterazioni che l'hanno portato all'attuale conformazione, delle quali l'ultima risalente alla metà delXIX secolo, quando su progetto del Baccani venne demolita l'articolata architettura del recinto, inmarmo di Carrara ebreccia medicea, della quale rimane solo il piedistallo, ornato con bassorilievi raffigurantiApostoli, Profeti e Santi in prevalenza diGiovanni Bandini (1563-1564).[26] All'interno del coro trovano luogo gli stalli lignei cinquecenteschi già riservati ai canonici, e ilpresbiterio; quest'ultimo è rialzato di alcuni gradini rispetto al piano di calpestio della navata ed ospita al centro l'altare maggiore (posto nel1973 in seguito all'adeguamento liturgico), con mensa poggiante su quattro coppie di anfore marmoree;[27] alle sue spalle, lacattedra lignea delXV secolo e il dossale cinquecentesco, sormontato da unCrocifisso ligneo policromo diBenedetto da Maiano (1495 circa). Il modernoambone (2015) è opera diEtsurō Sotoo,[28] mentre il candelabro del cero pasquale, con base marmorea e fusto ligneo, risale al1477.
Modello del coro di Brunelleschi
Modello del coro di Baccio Bandinelli e Giuliano di Baccio d'Agnolo
Ciascuna delle tribune ha cinque cappelle laterali disposte a raggiera, illuminate da alte bifore con vetrate quattrocentesche in massima parte ascrivibili al disegno delGhiberti. Sotto le finestre molte cappelle hanno figure di santi attribuiti aBicci di Lorenzo (1440), tranne nelle cappelle della tribuna centrale che sono invece opera moderna diArturo Viligiardi. I tabernacoli dipinti sono riferibili alla maniera diPaolo Schiavo[29].
La tribuna centrale, chiamata anche di San Zanobi, ha al centro la cappella in cui sono conservate le reliquie delsanto e vescovo fiorentino. La suaarca bronzea è diLorenzo Ghiberti (completata nel1442). Il comparto centrale raffigura il miracolo della resurrezione di un bambino, avvenuto in città inBorgo Albizi dove una targa sul cosiddettoPalazzo dei Visacci commemora tuttora l'episodio; l'epigrafe sul retro (non visibile) fu dettata dall'umanistaLeonardo Bruni. Il dipinto sovrastante è un'Ultima cena diGiovanni Balducci, mentre il mosaico in pasta di vetro delBusto di san Zanobi, un tempo qui, si trova nel Museo dell'Opera del Duomo. A questo singolare lavoro, frutto dell'effimerorevival del mosaico patrocinato da Lorenzo il Magnifico, nel momento in cui si immaginava di rivestirne l'interno della cupola, si ricollegano le decorazioni a mosaico e globi di pasta vitrea che incrostano i costoloni della volta della cappella diMonte di Giovanni di Miniato e risalgono al1490 circa[29]. Gli angeli reggicandela interracotta policroma invetriata sono diLuca della Robbia (1448)[29]. Al di sotto della cappella di San Zanobi vi è unacripta, a pianta quadrangolare, che ospita le sepolture di alcuniarcivescovi di Firenze (tra i qualiSilvano Piovanelli edErmenegildo Florit), i sarcofagi disan Podio e dei santi Andrea e Maurizio, le reliquie dei santiEugenio e Crescenzio, e l'antica urna che accoglieva le spoglie mortali di san Zanobi.[30]
Nella tribuna di destra, detta della Santissima Concezione, spicca la cappella centrale, con altare diMichelozzo[29].
La porta della sagrestia di destra, detta dei Canonici o Vecchia, presenta una lunetta con l'Ascensione diLuca della Robbia (1450 circa) e all'interno un lavabo delBuggiano e diPagno di Lapo (1445); alle pareti alcune tavole tra cui ilRedentore (1404) e iSanti e dottori della Chiesa, entrambe diMariotto di Nardo, treEvangelisti diLorenzo di Bicci, l'Arcangelo Raffaele e Tobiolo diFrancesco Botticini, l'Arcangelo Michele diLorenzo di Credi (1523)[29].
All'interno della sagrestia delle Messe, o dei Servi, tarsie lignee dal forte valore prospettico ed illusionistico furono disegnate, sul lato frontale, daAlesso Baldovinetti,Maso Finiguerra eAntonio del Pollaiolo e messe in opera daGiuliano eBenedetto da Maiano. Sono tra le prime manifestazioni in Italia di questa tecnica, legata agli studi sulla prospettiva. La decorazione è importata su due registri coronati da un fregio di putti e festoni scolpiti a tutto tondo. Nel pannello centrale si vedono san Zanobi e i suoi discepoli Eugenio e Crescenzio, tra personaggi e fatti dell'Antico Testamento. Il lavabo marmoreo, con due putti seduti su un otre è delBuggiano ed è gemello a quello nella sagrestia dei Canonici. L'altro, con testa d'angelo, è diMino da Fiesole. È in questa sagrestia cheLorenzo il Magnifico trovò scampo dallacongiura dei Pazzi, il 26 aprile1478. I dodici pannelli bronzei dei battenti della porta di questa sacrestia, a scomparti con laMadonna col Bambino,San Giovanni, Evangelisti eDottori della Chiesa tra angeli, furono realizzati daLuca della Robbia (con la collaborazione diMichelozzo eMaso di Bartolomeo), autore anche della lunetta in terracotta policroma con laResurrezione (1444)[29].
Interno della cupola con l'affresco delGiudizio universale, iniziato daGiorgio Vasari e per la maggior parte completato daFederico Zuccari e collaboratori
Inizialmente la cupola sarebbe dovuta essere decorata da mosaici dorati, per riflettere al massimo la luce proveniente dalle finestre del tamburo, come suggerito dal Brunelleschi. La sua morte mise da parte questo costoso progetto e si provvide semplicemente a intonacare in bianco l'interno[25].
Il granducaCosimo I de' Medici scelse il tema delGiudizio Universale per affrescare l'enorme calotta, e affidò il compito aGiorgio Vasari, affiancato da donVincenzo Borghini per la scelta del tema iconografico. I contenuti da seguire erano quelli emersi dalConcilio di Trento, che aveva revisionato la dottrina cattolica medievale ordinandola in una sistemazione chiara. La cupola è così divisa in sei registri e 8 spicchi. Ogni spicchio comprende dall'alto verso il basso a partire dalla finta lanterna centrale circondata dai 24 vegliardi dell'Apocalisse (tre in ogni spicchio), quattro scene:
un coro angelico con strumenti della Passione (secondo registro);
una categoria di santi ed eletti (terzo registro);
una triade di personificazioni, raffiguranti undono dello Spirito Santo, le sette virtù, e le sette beatitudini;
Sullo spicchio est, quello di fronte alla navata centrale, i quattro registri diventano tre per far posto al grande Cristo in Gloria fra la Madonna e san Giovanni che poggia sulle treVirtù Teologali (Fede, Speranza e Carità) seguite in basso da figure allegoriche del Tempo (personaggio con la clessidra, e due bambini che rappresentano la natura e le stagioni) e della Chiesa trionfante.
Il 27 giugno 1574 Vasari però moriva, dopo aver realizzato solo un terzo dell'opera e fece in tempo solo a disegnare il cerchio deiVentiquattro anziani dell'Apocalisse più vicino alla lanterna. I lavori, che durarono dal1572 al1579, furono quindi assunti daFederico Zuccari e collaboratori, comeDomenico Cresti. Alla maestosa figura del Cristo, visibile dall'interno della chiesa, fa da contrappunto la scena infernale conSatana nella superficie opposta; altre porzioni rappresentanoCoro di angeli,Cristo, Maria e i santi, leVirtù, i doni delloSpirito Santo e le Beatitudini; nella parte inferiore l'Inferno e i sette vizi capitali. Zuccari abbandonò la pittura vasariana "a fresco" per lavorare con il metodo "a secco" (più semplice ma più facilmente deperibile) e mutò i tipi fisici dei personaggi, i costumi, il linguaggio stilistico e la gamma pittorica. Negli Eletti raffigurò una viva galleria di personaggi contemporanei: i committenti medicei, l'Imperatore, il re di Francia, Vasari, Borghini, Giambologna e altri artisti, e perfino se stesso e molti suoi parenti e amici; mette anche la sua firma con la data.
Questi affreschi, se visti da vicino durante il percorso della salita alla cupola, mostrano le deformazioni prospettiche e di colore usate per ottimizzare la veduta dal basso. La tecnica usata è mista: affresco per il Vasari, tecniche a secco per lo Zuccari, che qui ha eseguito il suo capolavoro.
All'interno della cupola corrono due giri di ballatoi, oltre a quello che percorre le tribune, proveniente dalla navata[25].
Le vele orientali
IVegliardi dell'Apocalisse di Giorgio Vasari
IlCristo in Trono di Federico Zuccari
AlcuniStrumenti della Passione (croce e colonna) di Federico Zuccari
Le due cantorie con ilGrand'Organo (a sinistra) e l'Espressivo (a destra) dell'organo
Nellacattedrale, si trova l'organoMascioniopus 805. Esso venne costruito a partire dal1961 e più volte ampliato fino a raggiungere le sue attuali caratteristiche.[31]
L'organo è atrasmissione elettronica ed ha 7551canne per un totale di 128registri. Lo strumento si compone di più corpi, così distribuiti all'interno della chiesa:[32]
ilPositivo mobile aperto (primo manuale) è generalmente posto sul lato sinistro dell'ottagono;
ilPositivo corale aperto (primo manuale) si trova all'interno del recinto delpresbiterio, sulla destra, ed è privo di mostra;
ilGrand'Organo (secondo manuale) si trova sulla cantoria di sinistra;
l'Espressivo (terzo manuale) si trova sulla cantoria di destra;
l'organo della cappella (quarto manuale) è costituito dall'organo della cappella di San Jacopo Maggiore, nella tribuna di sinistra, che si compone di due sezioni, una aperta e una espressiva;
l'Eco (quinto manuale) è costituito dall'organo della cappella di San Matteo, nella tribuna di destra, che si compone di due sezioni, una aperta e una espressiva;
ilPedale è distribuito fra i vari corpi.
L'organo possiede quattroconsolle, tutte indipendenti e mobili: una a cinque manuali, situata al di fuori del coro, e una quattro manuali, situata presso il corpoPositivo corale aperto, che comandano tutti i corpi; una a tre nella cappella di San Jacopo Maggiore; una a due nella cappella dei Santi Simone e Giuda.[32]
Nella cattedrale si trova anche unorgano positivo a cassapanca costruito da Nicola positivo Puccini nel2012 (opera 031), con 5registri.[33]
Sono attualmente organisti titolari della cattedrale i maestri Daniele Dori[34] e David Jackson.[35]
Sotto la cattedrale furono realizzati dei difficili lavori di scavo fra il1965 e il1974. La zona sotterranea della cattedrale fu usata per la sepoltura dei vescovi fiorentini per secoli. Recentemente è stata ricostruita la storia archeologica di quest'area, dai resti di abitazioni romane, ad una pavimentazione paleocristiana, fino alle rovine della vecchia cattedrale diSanta Reparata. Si accede agli scavi da una scala nella navata sinistra dove, vicino all'entrata, si trova la tomba diFilippo Brunelleschi, a riprova della grande stima dei fiorentini verso il grande architetto della cupola.
La cupola del Brunelleschi ospita anche uno strumentoastronomico per lo studio delsole, rappresentato dal grandegnomone creato daPaolo Toscanelli e restaurato daLeonardo Ximenes. Più di uno gnomone vero e proprio, inteso come asta che proietta un'ombra su una zona illuminata, si tratta di un foro gnomonico presente sulla lanterna ad un'altezza di 90 metri, che dà una proiezione del sole su una superficie in ombra, in questo caso il pavimento della cattedrale.
Osservazione del solstizio d'estate, 21 giugno 2012
Uno strumento del genere esisteva anche nelBattistero di San Giovanni già attorno all'anno Mille (il foro è stato poi chiuso), ma nel1475 l'astronomo Toscanelli approfittò del completamento della cupola per installare una lastra bronzea con un foro circolare di circa 4centimetri didiametro, che desse un'immagine ottimale dell'astro. Studiando infatti il rapporto tra altezza e diametro del foro si ottenne una vera e propria immagine solarestenopeica, capace di mostrare anche lemacchie solari o l'avanzare delle eclissi in corso, oppure il raro passaggio diVenere tra il sole e la terra. L'utilizzo più importante dello gnomone al tempo della sua creazione fu quello di stabilire ilsolstizio esatto, cioè la massima altezza del sole nel cielo a mezzogiorno durante l'anno e, quindi, la durata dell'anno stesso, osservazioni che porteranno insieme ad altre analoghe rilevazioni, come quella del1510 ricordata da un disco di marmo nel pavimento della cappella Della Croce nell'abside destra della cattedrale, a convincerepapa Gregorio XIII circa la necessità di riformare il calendario, allineando la data solare con quella ufficiale e creando ilcalendario gregoriano (1582).
Nei secoli successivi, lo strumento ebbe modo anche di essere usato per indagini più ambiziose, come quella promossa dall'astronomo della corte granducaleLeonardo Ximenes nel1754, che si propose di studiare se l'inclinazione dell'asse terrestre variasse nel corso del tempo, una questione molto dibattuta dagli astronomi del tempo. Le sue osservazioni, confrontate con quelle del1510 furono incoraggianti e, ripetute per più anni, gli permisero di calcolare un valore dell'oscillazione terrestre congruente con quello odierno. Fu lui che tracciò la linea meridiana in bronzo sul pavimento della stessa Cappella dove è presente il disco di Toscanelli. Pochi decenni dopo, però, lo gnomone di Santa Maria del Fiore divenne obsoleto sia per la scoperta di nuove strumentazioni che permettevano osservazioni più precise, con un ingombro ridotto a pochi metri, sia perché ci si accorse che le misurazioni erano influenzate dai piccoli movimenti della cupola dovuti alla temperatura esterna.
La rievocazione di tali osservazioni ha un carattere prettamente storico e spettacolare, ed ha luogo ogni anno il 21 giugno alle 12.00 ora solare (le 13.00 da quando è in vigore l'ora legale)[36].
Nella grande chiesa e nei suoi annessi si riunirono (soprattutto nei sotterranei) nel tempo molte Compagnie oconfraternite. Tra le più importanti ci fu laCompagnia di San Zanobi.
^Nel 1939 accurate rilevazioni permisero di conoscere le dimensioni effettive del tamburo: il lato massimo misura 17,60 m, mentre quello minimo è pari a 16,98 m. Cfr.Il restauro della cupola di Santa Maria del Fiore, in "Enciclopedia Curcio di Scienza e Tecnica", annuario, 1982, pp. 94-98.
^Brunelleschi non si presentò per alcuni giorni in cantiere, lasciando Ghiberti a sovrintendere i lavori; fu però presto richiamato perché il rivale non aveva le competenze tecniche e di architettura necessarie per portare avanti l'opera. Cfr.:Elena Capretti, Brunelleschi, Giunti Editore, Firenze, 2003, p. 42.ISBN 88-09-03315-9
^Franco Ciarleglio,Lo struscio fiorentino, Polistampa, Firenze 2003.
^il bassorilievo fu erroneamente attribuito aUlisse Cambi, ma la firma e i documenti d'archivio ne attestano la vera paternità al Costoli (Fortune di Arnolfo, pp.103-105)
Francesco Gurrieri (a cura di),La cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, vol. I, Firenze, Cassa di risparmio di Firenze, 1994, ISBN non esistente.
Cristina Acidini Luchinat (a cura di),La cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, vol. II, Firenze, Cassa di risparmio di Firenze, 1995, ISBN non esistente.
Giuseppe Rocchi Coopmans de Yoldi (a cura di),Santa Maria del Fiore. Piazza, Battistero, Campanile, Firenze, Università degli Studi, 1996, ISBN non esistente.
Alessandro Bicchi e Alessandro Ciandella,Testimonia Sanctitatis. Le reliquie e i reliquiari del Duomo e del Battistero di Firenze, Firenze, La Mandragora, 1999,ISBN88-85957-31-5.
Francesca Corsi Masi,Il ballatoio interno della Cattedrale di Firenze, Pisa, Pacini, 2005,ISBN88-7781-725-9.
Antonio Cadei,Il triconco, l'ottagono e altri ascendenti medievali del progetto di Santa Maria del Fiore, inArnolfo di Cambio e la sua epoca: costruire, scolpire, dipingere, decorare, Roma, Viella, 2006, pp. 35-45,ISBN978-88-8334-242-4.
Guida d'Italia, Firenze e provincia, Milano, Touring Club Italiano, 2007,ISBN978-88-365-4345-8.