Movatterモバイル変換


[0]ホーム

URL:


Vai al contenuto
WikipediaL'enciclopedia libera
Ricerca

Ducato di Parma e Piacenza

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Disambiguazione – "Ducato di Parma" rimanda qui. Se stai cercando il ducato longobardo, vediDucato di Parma (Longobardi).
Ducato di Parma e Piacenza
Ducato di Parma e Piacenza – Bandiera
Bandiera (1848-1859) (dettagli)
Ducato di Parma e Piacenza - Stemma
Stemma (1848-1859) (dettagli)
Motto: Dirige me Domine!
(trad: Guidami o Signore!)
Ducato di Parma e Piacenza - Localizzazione
Ducato di Parma e Piacenza - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completoDucato di Piacenza e Parma
Ducato di Parma e Piacenza
Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla (1748-1802, 1815-1847)
Nome ufficialeDucatus Placentiae et Parmae
Ducatus Parmae et Placentiae
Ducatus Parmae, Placentiae e Guastallae
Lingue ufficialilatino
italiano
Lingue parlateemiliano,italiano
CapitaleParma
Altre capitaliPiacenza,
Guastalla
Politica
Forma di governoMonarchia assoluta
(ducato)
Duca di Parma e PiacenzaElenco
Nascita1545 conPier Luigi Farnese
CausaCreazione e concessione del titolo di duca aPier Luigi Farnese da parte dipapa Paolo III
Fine15 settembre 1859 conLuisa Maria di Borbone (reggente) eRoberto I
CausaIncorporazione del ducato alleprovince Unite del Centro Italia e successiva annessione alRegno di Sardegna (1860)
Territorio e popolazione
Bacino geograficoEmilia occidentale
Territorio originaleParma ePiacenza
Massima estensione6114,46 km² nel 1858[1]
Popolazione500 603 ab. nel 1859[2]
Economia
Valutalira parmense,soldo,scudo,sesino,ducato,zecchino
Religione e società
Religioni preminentiCattolicesimo
Religione di StatoCattolicesimo
Religioni minoritarieEbraismo
L'Italia settentrionale nel 1815.
Evoluzione storica
Preceduto daStato Pontificio
Succeduto daImpero francese (bandiera) Impero francese

Italia (bandiera)Province Unite del Centro Italia

Ora parte diItalia (bandiera) Italia
Modifica dati su Wikidata ·Manuale

IlDucato di Parma e Piacenza, dal 1748Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, fu unoStato preunitario italiano esistito dal 1545 al 1859, con una pausa dal 1808 al 1814 quando fu annesso alPrimo impero francese e trasformato in undipartimento. Il ducato fu governato dapprima dalla dinastia deiFarnese e, dal 1748, da quella deiBorbone-Parma. Nel 1859 i territori ducali furono incorporati alleProvince Unite del Centro Italia e successivamente annessi alRegno di Sardegna tramite il plebiscito del 12 marzo 1860.

Geografia

[modifica |modifica wikitesto]

Unificati sotto iFarnese i dueDucati di Parma e diPiacenza, il territorio del ducato era composto da varie entità amministrative autonome che, secondo le caratteristiche del regime tardo feudale, mantenevano proprie magistrature e organi in unione personale con il duca sovrano.

Verso la metà delXVIII secolo lo stato era costituito da:[senza fonte]

Nel 1832 il ducato di Parma e Piacenza era formato da cinque territori amministrativi:[3]

Il ducato sotto il governo dei Farnese

[modifica |modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio:Farnese.

L'inizio travagliato

[modifica |modifica wikitesto]
Mappa cinquecentesca della città di Parma, agli inizi del ducato.

Fino al 1521 il territorio di Parma e Piacenza fu parte delducato di Milano sotto gliSforza (fino al 1499), quindi sotto la Francia (dal 1499 al 1512), tranne la breve occupazione pontificia fra il 1510-1511. Nel 1512Massimiliano Sforza riottenne il governo di Milano, ma lo Stato Pontificio annetté i territori a sud del Po fino al 1515, quando la Francia riottenne Milano e tutti i territori del ducato, comprese Parma e Piacenza fino al 1521, quando ritornarono nello Stato Pontificio.

Il 17 agosto 1545 ilpapa Paolo III creò ilducato diPiacenza eParma per destinarlo a suo figlioPier Luigi. A quella data Parma era considerata una città di medie dimensioni con 19.592 abitanti censiti; nel contado invece si contavano 97.123 anime e le 25.502 delloStato Pallavicino.[4]

Pier Luigi Farnese, preso possesso del suo dominio il 23 settembre del 1545, rimase a Parma un solo mese per poi trasferirsi a Piacenza scegliendola quale capitale e sede della corte. Considerando il merito della formazione del ducato tutto suo, non mostrò alcuna riconoscenza verso il papa e avrebbe anzi trasformato la dipendenza feudale che legava il suo stato allaSanta Sede invassallaggio imperiale se lo stessoCarlo V non vi si fosse opposto.

I primi provvedimenti a cui pose mano riguardarono l'apertura di numerose scuole (in cui si insegnavano la medicina, il diritto e la letteratura latina e greca), la costruzione di nuove vie di comunicazione per favorire il commercio, la riforma del sistema amministrativo prendendo spunto dal modello milanese e la riforma del sistema giudiziario con princìpi più garantisti (i giudici dovevano motivare gli arresti). Diede forte slancio all'agricoltura abolendo la tassa sul bestiame, riparando strade rurali, ricostruendo o restaurando ponti e migliorando il regime delle acque. Per l'industria e il commercio migliorò le comunicazioni all'interno del ducato e sviluppò il servizio postale. Per riassestare il bilancio assoggettò tutti gli abitanti al pagamento delle tasse e soppresse le esenzioni ingiustificate. A tale scopo ordinò ai preti di censire tutti i parrocchiani dai 10 ai 70 anni d'età: ogni parrocchia elesse tre rappresentanti, uno ricco, uno di modesta fortuna e uno povero, cui fu affidato il compito di censire i beni mobili, immobili e il bestiame di ogni parrocchiano. In questo modo il duca ebbe conoscenza delle ricchezze di ogni abitante e fu così in grado di ripartire equamente le cariche pubbliche e le tasse.

Pier Luigi Farnese, primo duca di Parma e Piacenza, in un ritratto diTiziano (Museo di Capodimonte - Napoli).

Per garantire la sicurezza dello Stato, Pier Luigi Farnese creò delle legioni composte da cinque compagnie di 200 fanti ciascuna e una guardia personale. Sapeva bene, infatti, che i nobili lo odiavano, ma anche la borghesia e il popolo non lo avevano molto in simpatia; perciò, per avere un controllo più saldo della situazione, decise che chiunque possedeva una rendita superiore a 200 scudi avrebbe dovuto risiedere in città, pena la perdita dei beni. Tutte queste precauzioni non erano inutili perché Carlo V, che nel frattempo aveva assunto posizioni ostili al papa, non aveva gradito la cessione del ducato al Farnese.

A causa di questa rottura, inoltre, erano ricominciate a formarsi le fazioni guelfa con il papa, laFrancia,Venezia, Parma eFerrara e quella ghibellina con l'imperatore, laSpagna,Genova, iMedici e iGonzaga. Fu proprioFerrante I Gonzaga, conosciuto come Don Ferrante,governatore di Milano, che, avendo appreso che l'imperatore voleva appropriarsi del ducato di Parma e Piacenza alla morte del papa, decise di colpire iFarnese verso cui covava un odio mortale.

Gonzaga incominciò a far spiare Pier Luigi e a mandare rapporti continui aMadrid e a Carlo V mentre Pier Luigi, da parte sua, consapevole che, alla morte del padre la bufera si sarebbe abbattuta su di lui, non rimase con le mani in mano: il 4 giugno 1547 fece sposare la figlia Vittoria con ilduca di Urbino,Guidobaldo II della Rovere; alla fine dello stesso mese stipulò il contratto di fidanzamento tra il figlio Orazio e la figlia del re di Francia,Enrico II, Diana; e continuò alacremente i lavori di fortificazione del suo ducato. Carlo V, preoccupato per il procedere dei lavori a Parma, si convinse a lasciare mano libera a Don Ferrante per organizzare una congiura contro il duca e Don Ferrante sperava anche di poter contare sull'appoggio della ricca famiglia dei nobiliCantadori, molto potente in città, ma non ricevette l'aiuto sperato. Già il marchesePallavicini diCortemaggiore, fuoriuscito aCrema, aveva offerto il suo braccio e quello dei suoi amici al Gonzaga, ma questi rifiutò perché costui era sotto la stretta sorveglianza delle spie dei Farnese. Preferì invece affidarsi al suo lontano parenteLuigi Gonzaga, signore diCastiglione, e al di lui cognato conteGiovanni Anguissola, governatore diComo, che si impegnò a trovare altri congiurati tra la nobiltà parmense. L'Anguissola riuscì a convincere il conte Agostino Landi, il marchese Giovan Luigi Confalonieri e i marchesi Girolamo e Alessandro Pallavicini.

«Nel fatal giorno 10 settembre 1547, trovandosi Pierluigi nella vecchia cittadella di Piacenza, furono presi i posti, trattenute le poche guardie tedesche, ed alcune uccise dai congiurati. Il conte Anguissola entrò risoluto nella stanza ov'era il duca, a cui tante pugnalate si calarono sinché diè segno di vita. Aperta la finestra che più riguarda verso la piazza egli, l'Anguissola, ed il Landi mostrarono il cadavere al popolo gridando libertà e Impero, e quindi lo piombarono giù nella fossa. Questa tragedia compiuta, furono introdotti in città i soldati imperiali che stavano in aspetto nelle vicinanze, e il giorno di poi D. Ferrante Gonzaga venne a prenderne possesso per Cesare.[5]»

L'occupazione spagnola e la restaurazione dei Farnese

[modifica |modifica wikitesto]
Statua equestre di Alessandro Farnese a Piacenza.

Dopo la morte del figlio, il papa riunì il concistoro e accusò Don Ferrante della sua morte, ridicolizzando le motivazioni che adduceva per l'occupazione di Piacenza.

Dopo la morte del duca infatti, Piacenza fu occupata dalle truppe dell'Imperatore Carlo V sotto la guida delGonzaga che incominciò a marciare su Parma con il pretesto che anche questa città doveva sottomettersi alducato di Milano, arrivando a impossessarsi di tutti i territori a ovest delfiume Taro dopo una guerra durata cinque anni. Nel frattempo il figlio di Pier Luigi,Ottavio veniva acclamato duca dagli anziani e dal popolo.[6]

In questa situazione di stallo, Ottavio dovette far fronte dapprima al rifiuto di Carlo V di rendere i territori occupati e in seguito ai rimproveri del nonnoPaolo III il quale, ormai convinto che il ducato fosse prossimo alla fine, inviò truppe della Chiesa per invadere Parma ingiungendo al nipote di tornare a Roma rinunciando al potere. Il bellicoso Ottavio reagì duramente e non accettò di piegarsi alla volontà del Gonzaga, dell'Imperatore e del Papa stesso, rifugiandosi nel castello diTorrechiara, a pochi chilometri dalla città occupata. Con la morte di Paolo III, un altro membro della famiglia Farnese favorevole al mantenimento del ducato, l'influente cardinaleAlessandro, riuscì nell'impresa di far eleggereGiulio III, che per riconoscenza ordinò alle truppe di liberare Parma, riconoscendone nel 1550 la reggenza a Ottavio.

Il ducato era salvo ma Piacenza e molti territori erano ancora sotto il dominio di Carlo V e di Don Ferrante Gonzaga che non volevano accettare il nuovo status quo a loro sfavore. Per riunire tutti i territori del ducato, la famiglia Farnese cambiò strategia nel 1551, stringendo un'alleanza con il re di Francia Enrico II il quale si impegnava ad aiutare il duca Ottavio con truppe e finanze.

Fu l'inizio di un'altraguerra, che durò fino alla tarda primavera del 1552 causando prostrazione e carestie alle popolazioni, ma che non produsse alcun risultato per le due parti belligeranti. Nemmeno l'elezione avvenuta nel 1555 di un nuovo papa,Paolo IV, favorevole alla riunificazione del ducato servì allo scopo. Con l'avvento del nuovo sovrano spagnolo,Filippo II, figlio di Carlo V, le cose incominciarono a cambiare e i Farnese capirono che solamente un'alleanza con la Spagna poteva risolvere la questione territoriale.

Il cambio strategico di alleanze si concretizzò il 15 settembre 1556, Ottavio firmò la pace diGand tornando in possesso di tutti i territori precedentemente perduti, il ducato era di nuovo riunito e la capitale trasferita definitivamente a Parma, ma nelle clausole il duca si impegnava a consegnare, quasi come ostaggio, il suo unico figlioAlessandro, alla corte di Spagna.

Il consolidamento del ducato

[modifica |modifica wikitesto]
Lareggia di Colorno, costruita agli inizi del XVIII secolo dal duca Francesco Farnese sui resti della rocca di Colorno. Maria Luigia d'Austria ne fece una delle sue residenze preferite aggiungendo un ampiogiardino alla francese.
Statuti e decreti di Piacenza (Statuta et decreta antiqua civitatis Placentiae), 1560
Le costituzioni di Parma e Piacenza (Constitutiones Parmae et Placentiae), 1619

Ottavio si sforzò di rendere prospero il ducato, di accattivarsi la benevolenza del popolo applicando le sagge misure già prese dal padre e di blandire la nobiltà locale usando più moderazione di Pier Luigi: seppe consolidare il ducato promuovendone l'economia e gli scambi finanziari, commerciali e culturali, diede inizio all'espansione territoriale con l'annessione di alcuni feudi. Nel 1573 il numero degli abitanti della nuova capitale era notevolmente aumentato raggiungendo i 26.000.

Alessandro, succedendo alla guida del ducato, proseguì l'indirizzo paterno e valorizzò anche l'inclinazione della madreMargherita d'Austria perPiacenza, cui fu attribuito un ruolo internazionale con lo spostamento daBesançon delle fiere annuali, che rappresentavano il primo luogo di negoziazione finanziaria internazionale[7]; ma - poiché il Re di Spagna non voleva privarsi dell'abile e valoroso generale - Alessandro fu costretto da Filippo II a nominare reggente il figlio diciassettenneRanuccio (1569-1622).Alessandro morì lontano da Parma, il 3 dicembre 1592 per lagangrena provocata da una palla di archibugio durante l'assedio aCan de Bec, un anno prima della scomparsa ordinò la costruzione della fortezza della Cittadella con lo scopo di affermare il potere della famiglia ma anche per fornire lavoro a una manovalanza di 2.500 persone composta per lo più dalle fasce povere della popolazione cittadina. Ranuccio I, appassionato di arti e musica, rende la corte ducale la prima in Italia nelle arti musicali.

La città si arricchisce di monumenti unici, quali ilPalazzo della Pilotta e ilTeatro Farnese, viene varata una legislazione moderna, che resero Parma un centro d'eccellenza sia nello stile di vita, sia come modello architettonico, elevandola quale capitale culturale allo stesso livello diLondra eParigi. Il suo governo si macchiò della pubblica esecuzione di oltre 100 cittadini parmensi accusati da aver cospirato contro di lui. Nel 1628, alla morte di Ranuccio I il ducato viene trasmesso al figlio legittimo appena sedicenneOdoardo il quale l'11 ottobre dello stesso anno sposa aFirenze la quindicenneMargherita de' Medici, figlia del granduca di ToscanaCosimo II de' Medici.

Furono anni difficili per il ducato, oltre alla terribile peste del 1630 che decimò la popolazione, il nuovo duca manteneva un esercito di 6.000 fanti e per finanziarlo costringeva i suoi sudditi a forti privazioni arrivando a indebitarsi con banchieri e mercanti. Nonostante le forti spese sostenute, la sua prima campagna fu negativa: Piacenza fu occupata dalle truppe spagnole, le sue truppe furono sbaragliate in territorio parmense daFrancesco I d'Este e il duca costretto a firmare un trattato di pace con la Spagna che, una volta sciolta l'alleanza con la Francia avrebbe sgomberato Piacenza.

Alla sua morte, avvenuta a Piacenza l'11 settembre 1646 all'età di 34 anni, il ducato passò al figlioRanuccio II e per due anni la reggenza fu assicurata dalla moglie Margherita de' Medici e dallo zio cardinaleFrancesco Maria Farnese, fino al compimento del diciottesimo anno. Nel 1691 il ducato di Parma fu invaso dalle truppe imperiali, e depredato, dai quattromila soldati giunti nel parmense con donne e bambini; non solo il loro mantenimento ricadde sui sudditi, ma stupri, soprusi e violenze si succedettero senza tregua. Ranuccio II fece molte opere per migliorare la situazione dei suoi sudditi, ma il contrasto tra la spensierata vita di corte e le casse dell'erario era veramente notevole e per mantenere tutti i personaggi che ruotavano alla corte di Parma, il duca fu costretto a tassare ogni cosa, evitando, però, di toccare le rendite ecclesiastiche. Durante il suo regno Ranuccio II acquistò dipinti e volumi preziosi, trasferì a Parma la maggior parte delle opere appartenenti alle collezioni di famiglia conservate nelle residenze romane e nel 1688 venne inaugurato il nuovo Teatro Ducale. Ranuccio II ebbe un figlio destinato a succedergli,Odoardo, che premorì al padre e pertanto non governò mai il ducato.

Tre anni prima del decesso, grazie alla mediazione dell'ambasciatore conte Fabio Perletti, Odoardo aveva sposatoDorotea Sofia di Neuburg, dalla quale aveva avuto due figli: Alessandro, morto a soli otto mesi edElisabetta. L'11 dicembre 1694, alla morte improvvisa di Ranuccio II, il ducato passò quindi nelle mani dell'appena sedicenne secondogenitoFrancesco, che sposò la vedova di suo fratello Dorotea.

Il Governo di Francesco Farnese

[modifica |modifica wikitesto]
Parma agli inizi del XVIII secolo.

L'opera di Francesco riportò a pieno titolo i Farnese nel centro della grande politica. Avendo ereditato una situazione finanziaria disastrosa, per cercare di sanarla tagliò tutte le spese inutili della corte licenziando gran parte della servitù, dei musici, dei buffoni e nani. Abolì inoltre spettacoli, feste di corte e banchetti. Per ottemperare alle clausole delTrattato di Torino e delTrattato di Vigevano del 1696 il ducato fu costretto al mantenimento delle truppe tedesche acquartierate nelle sue piazzeforti e quando nel 1702 il principeEugenio di Savoia, al comando delle truppe imperiali, invade il ducato, Francesco è costretto a chiedere aiuto alpapa Clemente XI, il quale invia truppe a occupare Parma e Piacenza. Per il ducato fu comunque un periodo illuminato, oltre a cercare la pace a tutti i costi, Francesco favorì l'annona e distribuì più equamente il carico fiscale.

Venne costruita un'opera idraulica per difendere la città di Piacenza dall'erosione delPo, si favorì l'ampliamento dell'Università di Parma e delCollegio dei Nobili, incoraggiando lo studio del diritto pubblico, della storia, delle lingue e della geografia. Artisti, letterati, musicisti e drammaturghi godevano della protezione della Corte. Nel 1712 incominciarono i lavori di ristrutturazione dellarocca di Colorno, terminati nel 1730.

Elisabetta Farnese, regina di Spagna.

Nel 1714 il ducato conseguì un importante successo diplomatico quando Francesco, grazie agli uffici del suo ambasciatore in SpagnaGiulio Alberoni, riuscì a dare in moglie sua nipoteElisabetta al reFilippo V di Borbone, divenuto in quell'anno vedovo diMaria Luisa di Savoia. In seguito, attraverso la regina Elisabetta e Alberoni, il duca acquisì influenza presso la corte spagnola e incoraggiò un intervento militare di Filippo V in Italia contro l'Austria, che con iltrattato di Utrecht aveva sostituito la Spagna come potenza egemone della penisola.

Le successive invasioni spagnole della Sardegna (1717) e della Sicilia (1718) determinarono lo scoppio di un conflitto europeo, laguerra della Quadruplice Alleanza, in cui la Spagna fu sconfitta. Caduto in disgrazia, Alberoni fu esiliato, mentre negli anni successivi la capacità di Elisabetta di determinare la politica estera spagnola aumentò notevolmente, ponendo il ducato farnesiano al centro della scena europea.

Poiché il matrimonio tra suo zio Francesco e sua madre Dorotea era sterile, Elisabetta incominciò trattative diplomatiche con le potenze europee per assicurare la successione del ducato al suo primogenitoCarlo di Borbone, a cui il trono di Spagna sembrava precluso dalla presenza dei figli di primo letto di Filippo V, e che avrebbe dovuto ereditare anche ilGranducato di Toscana in caso di estinzione deiMedici. La prospettiva di tramandare Parma a un principe di sangue reale era auspicata dallo stesso Francesco, che a questo scopo non favorì in alcun modo il matrimonio del fratello minoreAntonio.

La fine della dinastia

[modifica |modifica wikitesto]
Antonio Farnese, ultimo duca della dinastia.

Poiché Francesco non ebbe eredi, alla sua morte, il 26 febbraio 1727, il ducato passò al fratelloAntonio che, quarantottenne emondano, si trovò improvvisamente catapultato al centro della scena. Il suo fu un governo di breve durata, appena quattro anni; tra i provvedimenti dell'ultimo Farnese si notano: incentivi alle piantagioni di gelso al fine di potenziare l'industria della seta e sovvenzioni per l'apicoltura oltre che la ripresa della Fiera delle Mercanzie di Piacenza. Con Antonio, morto senza prole legittima, si chiuse la dinastia deiFarnese: governarono il ducato dal 1545 fino al 1731, la loro magnificenza favorì la progettazione e la realizzazione di opere architettoniche che trasformeranno Parma da capitale di un piccolo ducato nato dal nepotismo papale a capitale di respiro italiano.

Il ducato tra le Guerre di Successione

[modifica |modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio:Guerra di successione polacca, Battaglia di Colorno e Battaglia di San Pietro.

Nel 1731 il ducaAntonio Farnese morì senza lasciare discendenti. Iltrattato di Londra del 2 agosto 1718 aveva previsto di assicurare a Don Carlo di Borbone (Carlo III),infante di Spagna, la successione del ducato. Carlo infatti era figlio diElisabetta, la nipote di Antonio Farnese e dal 1714 moglie delre di Spagna,Filippo V di Spagna. La reggenza passò aDorotea Sofia di Neuburg che ne assunse il potere in nome di Don Carlo. Con Elisabetta Farnese il ducato fu quindi trasmesso direttamente aiBorbone e il 9 ottobre 1732 il nuovo duca Don Carlo di Borbone entrò in Parma. Fu un regno di breve durata, con la conquista delRegno di Napoli nel 1734, Carlo I cedette nel 1736 il ducato all'imperatoreCarlo VI d'Asburgo, per effetto dei preliminari di pace stipulati durante gli accordi di Vienna, senza prima dimenticarsi di spogliare Parma e Piacenza di tutte le raccolte di famiglia conservate nei palazzi per portarle con lui a Napoli.[8]

Intermezzo asburgico

[modifica |modifica wikitesto]

Con Carlo VI d'Asburgo, il ducato passa quindi per la prima volta nelle mani degliAsburgo che di fatto posero il ducato alle dipendenze diMilano. Alla morte dell'imperatore Carlo VI, il ducato venne retto dalla figlia,Maria Teresa d'Asburgo, che governò come duchessa regnante fino alla conclusione dellaGuerra di successione austriaca.

Il secondo periodo borbonico

[modifica |modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio:Borbone di Parma.
Léon Guillaume du Tillot, Ministro del ducato. Grazie a lui nacquero l'Accademia delle Belle Arti, il Museo d'antichità, la Stamperia reale, il giornaleGazzetta di Parma. Si circondò di intellettuali e di artisti.
Maria Amalia d'Austria, duchessa di Parma. Fin dal suo arrivo nel ducato italiano entrò in aperto contrasto con Du Tillot. Alla fine, grazie alla sua influenza sul debole marito, riuscì a farlo destituire e a diventare la vera governante di Parma.

Nel 1748, con ilTrattato di Aquisgrana, i ducati di Parma e Piacenza, con annessa Guastalla, vengono dati a don Filippo di Borbone,Filippo I, fratello di don Carlo di Borbone, che già aveva governato il ducato dal 26 febbraio 1731 al 1735. Questo periodo borbonico fu caratterizzato da una forte presenza in città di artisti, artigiani e uomini di cultura che rendono Parma una città internazionale e multilingue. Viene soppresso ilTribunale della Inquisizione e molti beni appartenenti al clero sono assegnati a istituti di beneficenza e di istruzione pubblica. La città conta in questi anni il più grande numero di abbonati all'Encyclopédie diDiderot ed'Alembert dopoParigi e 4.000 abitanti, su una popolazione complessiva di 40.000, sono francesi. L'illuminato ministro borbonicoGuillaume du Tillot affida all'architettoEnnemond Alexandre Petitot il compito di intervenire sull'intero tessuto urbano con una volontà rappresentativa che puntava a Parma quale mito di una nuova Atene d'Italia. Nel 1765 alla morte del Duca Filippo I succederà, appena quattordicenne, il secondo (e unico maschio) figlio,Ferdinando I, che muterà la politica filofrancese del padre rivolgendosi verso Vienna, dove regnava la suocera e poi i potenti cognati. Il 19 luglio 1769, Ferdinando si era sposato conMaria Amalia l'ottava figlia di Maria Teresa d'Austria e dell'imperatore Francesco I, che in questo modo mantenevano una componente influente della famiglia asburgica alla corte ducale. Maria Amalia cominciò a interferire con la politica, inizialmente con l'appoggio e i consigli della madre, che pensava che la figlia dovesse prendere parte attiva alla politica parmense, ma solo per aiutare Ferdinando. La duchessa però seguì le direttive della madre portandole agli estremi, e la corte di Parma divenne una ridicola esagerazione di quella viennese. Maria Teresa convinse le corti reali di Francia e Spagna a dare supporto finanziario e aiuto politico alla corte di Parma, ma criticò l'operato del Du Tillot, costringendolo prima agli arresti domiciliari aColorno (dove risiedeva) e poi alla fuga il 19 novembre del 1771 verso la Spagna, dove il brillante ministro caduto in disgrazia si ritirò, per poi tornare nella sua cara Francia, dove morì nel 1774. Il ministro Du Tillot fu sostituito dallo spagnoloJose de Llano nel ruolo di primo ministro del ducato.

Il periodo napoleonico

[modifica |modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio:Dipartimento del Taro.
Il dipartimento del Taro (in rosa al centro dell'immagine).

Il1796 segnò la conquista napoleonica del ducato, con la casata borbonica mantenuta provvisoriamente sul trono solo come paravento alle pesanti spoliazioni transalpine ma sempre più mal tollerata dai repubblicani. Il 21 marzo 1801 con il Trattato di Aranjuez,Napoleone Bonaparte ottenne dallaSpagnaborbonica, l'annessione del ducato di Parma e dellaLouisiana allaFrancia (come concordato con il trattato di San Ildefonso del 1800), mentre il figlio diFerdinando I di Parma il principeLudovico avrebbe ottenuto ilRegno di Etruria appena sottratto agli Asburgo. Sennonché di tutti questi scambi nessuno chiese l’autorizzazione al duca in carica, che divenne uno scomodo ingombro perché dalla loro parte i francesi pagarono subito la loro parte insediando Ludovico sul trono aFirenze. Dopo un tentativo diomicidio sventato dal suocane che morì avvelenato al suo posto, Ferdinando defunse in circostanze sospette nell’ottobre del1802. Sua moglieMaria Amalia d'Asburgo-Lorena, dimostrando scarso realismo politico, si illuse di installare unareggenza, ma venne subito arrestata ed esiliata dai francesi.

Amministrazione generale degli Stati parmensi

[modifica |modifica wikitesto]

L'Amministrazione generale degli Stati parmensi instaurata daNapoleone in un primo momento mantenne in carica le autorità locali vigenti.[9] Il nuovo governo produsse riforme importanti, sviluppando l'industria, l'agricoltura e il commercio, e venne affidato in un primo momento aMédéric Louis Élie Moreau de Saint-Méry, che protesse le scienze, le arti e le lettere. Moreau de Saint-Méry venne in seguito destituito da Napoleone per non aver represso subito, con fermezza, la rivolta della Val di Nure. Il nuovo prefetto Nardon, con decreto del 20 marzo 1806, divise il territorio in tredicimairies (comuni), nominandoStefano Sanvitale primo sindaco di Parma. Nel 1808 gli Stati parmensi, con l'esclusione del guastallese, divennero ilDipartimento del Taro e parte integrante dello Stato francese. Il 13 febbraio del 1814 il generaleLaval Nugent von Westmeath occupò Parma in nome degli austriaci, cacciando i francesi i quali, dopo un'effimera riconquista della città (2-9 marzo 1814), abbandonarono definitivamente gli ex ducati borbonici.

Il XIX secolo

[modifica |modifica wikitesto]

Il secondo periodo asburgico

[modifica |modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio:Maria Luisa d'Asburgo-Lorena.
Il Congresso di Vienna (1815) ridisegnò la carta dell'Italia. Venne ristabilito il ducato di Parma e Piacenza.
La duchessaMaria Luigia d'Austria.

Le misure stabilite daltrattato di Fontainebleau dell'11 aprile 1814, confermate dalCongresso di Vienna, restaurano il ducato comeDucato di Parma, Piacenza e Guastalla sotto la protezione dell'Austria, affidandolo, in seguito all'abdicazione di Napoleone, a sua moglie,Maria Luigia d'Austria, figlia dell'imperatoreFrancesco I.

«I Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla apparterranno in tutta proprietà e sovranità a sua Maestà l'Imperatrice Marie-Louise (Maria Luigia). Questi andranno a suo figlio alla sua discendenza in linea diretta. Il principe, suo figlio, prenderà a partire da questo momento il titolo di Principe di Parma, Piacenza e Guastalla...»

(Art.5 del Trattato di Fontainebleau dell'11 aprile 1814)

Contrariamente a quanto stabilito a Fontainebleau, a Vienna la successione del ducato è sospesa a profitto deiBorbone di Parma, escludendo il figlio di Maria Luigia e Napoleone, ilre di Roma.

Francesco I d'Asburgo, padre della nuova sovrana, affida momentaneamente le sorti del ducato a un nobile irlandese di appena trent'anni,Filippo Francesco Magawly Cerati, che nel luglio 1814 assunse il pieno potere con il compito di preparare l'amministrazione ducale. Il conte Magawly Cerati governa con saggezza, riuscendo a mantenere le conquiste civili ottenute con la precedente amministrazione francese e contribuendo con la sua opera alla realizzazione di quello che più tardi si concretizzò con il Codice Civile promulgato da Maria Luigia. Nel contempo riesce a far rientrare a Parma i capolavori trafugati da Napoleone e ad avviare la costruzione delponte sul Taro.

Maria Luigia entrò nella capitale ducale attraversando a piedi il ponte di barche, lungo 363 metri, posto sulPo aCasalmaggiore. Dopo aver sostato aColorno, il giorno seguente il suono delle campane di tutte le chiese di Parma annunciò l'arrivo della sovrana. La nuova duchessa depose il conte irlandese per sostituirlo con il proprio amante, divenuto in seguito il maritomorganatico, il conteAdam von Neipperg. La sovrana diede impulso alla costruzione di numerose opere, inaugurò i ponti sui fiumiTaro eTrebbia, fece costruire il cimitero della Villetta, restaurare l'Università che Napoleone aveva retrocesso al ruolo più modesto di Accademia, inaugurò ilTeatro Ducale e istituì ilConservatorio.

Fin dall'inizio del suo governo dimostrò di essere una sovrana illuminata e sotto la sua reggenza, nel 1820, venne pubblicato ilCodice Civile per gli Stati Parmensi, di grande importanza per la storia del diritto italiano. Si interessò subito, in modo molto attento, della prevenzione e della lotta alle epidemie, con una serie di regolamenti del 4 marzo 1817 che dovevano servire a contrastare un'epidemia di tifo e provvedette di persona al fabbisogno di poveri, indigenti e ammalati.

Moneta del ducato di Parma e Piacenza, raffigurante Maria Luisa d'Asburgo.

Maria Luigia dedicò anche un particolare interesse alla condizione femminile e nel settembre del 1817 inaugurò l'Istituto di maternità e la Clinica Ostetrica Universitaria. Pensò anche ai malati di mente, che fece trasferire in un ambiente ampio e confortevole, chiamato l'Ospizio dei Pazzerelli, che fu ubicato in un convento cittadino.

Nel 1830 nominò ministro delle FinanzeVincenzo Mistrali, che mantenne la carica fino alla morte nel 1846. Il nuovo ministro riuscì a riassestare una difficile situazione finanziaria, permettendo l'esecuzione di numerose opere pubbliche, tra cui i ponti sull'Arda, sulNure e sulTrebbia. Ottenne inoltre dalla duchessa, che lo volle anche come consigliere di fiducia, di scorporare il suo appannaggio dall'erario dello Stato.

Nel 1831, a seguito deimoti rivoluzionari di febbraio e marzo, indirizzati più contro il suo primo ministro, l'odiato baroneJoseph von Werklein impostole dalMetternich, la duchessa fu costretta ad abbandonare la capitale, che nel frattempo insediava un governo provvisorio affidandolo al conte Filippo Linati. Il 18 febbraio Maria Luigia decretò che fino a nuova disposizione si sarebbe stabilita, con il governo, aPiacenza. In questa città la sovrana venne accolta calorosamente, ma temendo una rappresaglia dei parmensi, si decise di rinforzare la cinta muraria. Maria Luigia chiese rinforzi militari al padre e in agosto le truppe austriache entrarono in Parma e ristabilirono l'ordine con la forza. Questo intervento militare permise alla sovrana di far ritorno nella capitale ribelle e tanto amata, ma stavolta, dal governo nuovamente insediato scomparve la figura del barone Werklein, dismesso dal ruolo di Primo Ministro e cacciato dal ducato.

«Spesso tutto questo mi sembra un brutto sogno dovuto alla febbre. Da ieri pomeriggio sono terribilmente sconvolta per via di Parma dove hanno preso parecchi ostaggi, tutti poveri tedeschi che avevo in casa: il mio giardiniere di Colorno, il mio confessore, addirittura anche un vescovo»

(Da uno scritto della Duchessa di Parma - Maria Luigia d'Austria)

La duchessa più amata

[modifica |modifica wikitesto]

Nell'immaginario piacentino e soprattutto parmense, Maria Luigia gode tuttora di un'aura di magnificenza, tanto da essere ricordata quale la reggente più amata dal popolo e il suo governo considerato tra i migliori della storia ducale.

A Parma si organizzano regolarmente ogni anno convegni e mostre che raccontano e documentano le opere della sovrana. Sulla tomba di Maria Luigia, nellaCripta dei Cappuccini aVienna, vengono sempre deposte dai parmigiani in visita i fiori di violetta, uno dei simboli della città.

Il ritorno dei Borbone, gli ultimi duchi

[modifica |modifica wikitesto]
Luisa Maria d'Artois e suo figlio Roberto I. Luisa Maria fu l'ultima duchessa prima dell'annessione del ducato al Regno d'Italia. Negli ultimi cinque anni del ducato fu duchessa regnante.

Alla morte di Maria Luigia d'Austria, avvenuta nel 1847, il ducato venne riassegnato alla linea parmense deiBorbone.Carlo II nel frattempo, prima ancora di divenire duca, nel 1844, per risanare le proprie magre finanze e ripianare i debiti contratti da un tenore di vita dispendioso, aveva firmato unaccordo segreto con il Duca diModena, con il quale si impegnava a cedere alDucato di Modena il territorio diGuastalla, incorporando però il circondario diPontremoli dalGranducato di Toscana e ricavando una forte rendita in denaro. Da quel momento il ducato cambierà nome inDucato di Parma, Piacenza e Stati annessi. I cittadini ducali, per nulla soddisfatti dello scambio tra la fertile terra di Guastalla e le montagnose zone di Pontremoli, arrivarono a storpiare il nome dello Stato in "Ducato di Parma, Piacenza e sassi annessi". Il nuovo duca fece pubblicare la convenzione con cui l'Austria si impegnava a intervenire a favore del trono parmense per sedare ogni tentativo di rivoltaliberale.

Dal 1848 alla fine del Ducato

[modifica |modifica wikitesto]

Moti del 1848

[modifica |modifica wikitesto]

La reazione dei parmigiani sfociò neimoti del marzo 1848, che costrinsero Carlo II a collaborare addirittura con i Savoia e a cedere il potere allaSuprema Reggenza, un organo composto da notabili locali di ispirazione liberale e che mirava a proclamare la Costituzione. Carlo II fu costretto a fuggire da Parma, ritirandosi nelcastello di Weistropp inSassonia e questo allontanamento permise alla città, arringata dalle parole diVincenzo Gioberti, di proclamare l'annessione alPiemonte il 17 maggio 1848 tramite un plebiscito. Su 39.703 votanti, ci furono 37.250 voti favorevoli e un editto dei Savoia proclamò l'annessione della parte parmense e del guastallese, poiché quella piacentina era già stata annessa con il precedente plebiscito del 10 maggio.

Con lasconfitta piemontese di Custoza e l'armistizio Salasco, venne ripristinato il ducato sotto il dominio degli austriaci e già un anno dopo i moti del '48 la situazione era tornata sotto controllo, a parte un breve ritorno delle truppe dei Savoia durante la seconda fase della guerra di Indipendenza. La ripresa della guerra tra Austria e Piemonte infatti permise alla città, abbandonata dai militari austriaci, di proclamare per la seconda volta l'annessione del ducato al Regno di Sardegna, ma ladisfatta di Novara obbligò le truppe sabaude ad abbandonare nuovamente la capitale ducale.

Dopo i moti

[modifica |modifica wikitesto]

Il 24 marzo 1849 Carlo II abdicò a favore del figlio, che assunse il nome diCarlo III. Dopo un breve governo provvisorio austriaco, retto prima dal generale D'Aspre e successivamente dal barone Sturmer, il 25 agosto 1849 Carlo III assunse ufficialmente la reggenza e nel 1852 il ducato di Parma emise i suoi primi francobolli raffiguranti il giglio borbonico sormontato dalla corona ducale. Poco amato dalla popolazione, a causa delle spese militari eccessive, e dai liberali, Carlo III venne ferito mortalmente cinque anni dopo dal sellaioAntonio Carra. Il potere passò nelle mani del figlioRoberto I di Parma (1854-1859) ma la reggenza venne assicurata dalla madreLuisa Maria di Berry che soffocò nel sangue un'ennesima rivolta popolare.

La fine del ducato

[modifica |modifica wikitesto]

Nel maggio 1859, vi furono forti moti popolari per l'unione del ducato al regno sabaudo. Il 9 giugno 1859, la duchessa reggente Luisa Maria e il figlio Roberto I furono costretti ad abbandonare il ducato, non senza aver prima esposto il proprio disappunto tramite una lettera di protesta.
Il 15 settembre 1859 venne dichiarata decaduta la dinastia borbonica, e il 30 novembre Parma entrò a far parte delleRegie province dell'Emilia, rette daCarlo Farini.[10] Nel 1860 l'ex ducato passò tramiteplebiscito alRegno di Sardegna e la città diPiacenza, che nel 1848 era stata la prima a votare per l'annessione allo stato sabaudo, meritò così il titolo di "Primogenita del regno d'Italia".

La fine del ducato fu per molti anni la causa di declino demografico, effetto della chiusura dello Stato e della corte ducale; il cambiamento di sistema provocò la perdita di molte attività economiche, causando un conseguente decadimento sociale ed economico.

«...il pubblico ricorre col pensiero a quei tempi in cui abbondavano gli uffici e la Corte spendeva, tempi che si ricordano da molti non senza qualche compiacenza, poiché del passato si sogliono ripetere le cose liete piuttosto che le tristi e dolorose... La città di Parma, come altre volte si è osservato, è forse quella fra tutte le italiane, che nel nuovo ordine di cose, per esser spoglia di propri spedienti e di forze locali, ebbe più a soffrire ne' materiali interessi. Il visibile e continuo deperimento rattrista e commuove questa popolazione...»

(Lettera di doglianza indirizzata alMinistero dell'interno scritta nel 1865 dal prefetto di Parma avv.Carlo Verga)

Suddivisione amministrativa

[modifica |modifica wikitesto]

Il ducato risultava suddiviso in cinque province e 105 comuni[11]:

Variazioni territoriali

[modifica |modifica wikitesto]

Il territorio piacentino al1796 comprendeva anche i territori di:Monticelli, al giorno d'oggi inprovincia di Pavia;San Rocco,Mezzana,Guardamiglio,Fombio,Mezzano Passone eCaselle Landi, oggi inprovincia di Lodi. Tutte queste località anticamente si trovavano a sud delPo, ma in seguito a devastanti piene il corso del fiume venne deviato. Caselle invece si ritrovò dalla parte opposta del Po in seguito allo spostamento artificiale dell'argine, avvenuto nel 1590. Tuttavia queste località rimasero parte del Ducato fino all'intervento francese, che le unì alDipartimento dell'Alto Po dellaRepubblica Cisalpina nel 1798, con l'eccezione di Monticelli che venne aggregato alRegno Lombardo Veneto in seguito alCongresso di Vienna.

Il territorio fidentino invece comprendevaBrancere,Polesine con Gibello eBosco anch'essi anticamente a sud del Po e in seguito a mutamenti dell'alveo fluviale, ritrovatesi dalla sponda opposta. La prime due località furono aggregate all'attualeprovincia di Cremona nel 1798, l'ultima nel 1805.

Nel 1847 il territorio Guastallese e i comuni parmensi diCiano,Gattatico ePoviglio passarono alDucato di Modena, a seguito dell'applicazione delTrattato di Firenze del 1844. In cambiò il Ducato aggregò l'alta Lunigiana staccata in gran parte dalGranducato di Toscana, e in minor parte dal Ducato di Modena. Questo territorio costituì la nuova Provincia di Pontremoli.

Sinossi dei governatori degli Stati di Parma, Piacenza e Guastalla

[modifica |modifica wikitesto]

16 febbraio 1814 - 14 giugno 1814

[modifica |modifica wikitesto]
Commissione amministrativa del Circondario di Parma
  • Gallani P.L., 16 febbraio 1814 - 14 giugno 1814
  • Barozzi Labaro, 16 febbraio 1814 - 14 giugno 1814
  • Tarchioni Ferdinando, 16 febbraio 1814 - 14 giugno 1814
Commissione amministrativa del Circondario di Piacenza
  • Gabbi Giuseppe, 16 febbraio 1814 - 14 giugno 1814
  • Scotti Daniele, 16 febbraio 1814 - 14 giugno 1814
  • Canepari, 16 febbraio 1814 - 14 giugno 1814
Commissione amministrativa del Circondario di Borgo S. Donnino
  • Bergamini Marcantonio, 16 febbraio 1814 - 14 giugno 1814
  • Ferrari Gian Francesco, 16 febbraio 1814 - 14 giugno 1814
Commissione di Borgotaro
  • Ravazzoni Gaetano, 17 maggio 1814 - 14 giugno 1814 (delegato dal Governo Provvisorio a prendere possesso dei territori di Borgotaro, Berceto, Compiano).

15 giugno 1814 - 5 agosto 1814

[modifica |modifica wikitesto]
Delegato della reggenza provvisoria in Parma
  • Bondani Luigi, 15 giugno 1814 - 24 luglio 1814
  • Cornacchia Ferdinando, 24 luglio - 5 agosto 1814
Delegato della reggenza provvisoria in Piacenza
  • Anguissola Gian Battista, 15 giugno 1814 - 5 agosto 1814
Delegato della reggenza provvisoria in Guastalla
  • Sanviti Decio, 15 giugno 1814 - 5 agosto 1814
Delegato della reggenza provvisoria in Borgo S. Donnino
  • Cesarini Filippo, 15 giugno 1814 - 5 agosto 1814
Delegato della reggenza provvisoria in Borgotaro
  • Picenardi Silvio, 15 giugno 1814 - 5 agosto 1814

6 agosto 1814 - 30 giugno 1821

[modifica |modifica wikitesto]
Governatore di Parma e Guastalla
  • Mistrali Vincenzo, 6 agosto 1814 - 30 giugno 1821
Governatore di Piacenza
  • Cornacchia Ferdinando, 6 agosto 1814 - 7 settembre 1814
  • Scotti Douglas conte Alberto, 8 settembre 1814 - 3 novembre 1814
  • Maggi Gianbattista, 3 novembre 1814 - 28 dicembre 1816
  • Scotti Douglas conte Alberto, 1º gennaio 1817 - febbraio 1818
  • Bondani conte Luigi, 3 febbraio 1818 - 8 novembre 1818
  • Nasalli conte Gaetano, 8 novembre 1818 - 30 giugno 1821
Delegato ducale del Valtarese [Istituito il 3 febbraio 1818]
  • Picenardi Silvio, 3 febbraio 1818 - 30 giugno 1821

1º luglio 1821 - 8 giugno 1831

[modifica |modifica wikitesto]

Delegato del Governo di Parma

  • Mistrali Vincenzo, 1º luglio 1821 - 8 giugno 1831
  • Pizzetti Ignazio, 15 marzo 1831 - 8 giugno 1831

Delegato del Governo di Piacenza

  • Nasalli conte Gaetano, 30 giugno 1821 - 17 agosto 1825 [deceduto in carica]
  • Bianchi cav. Luigi, 17 agosto 1825 - riconfermato conSovrano Decreto il 17 febbraio 1831

9 giugno 1831 - 3 novembre 1849

[modifica |modifica wikitesto]

Governatore di Parma

  • Rugarli Alessandro, 10 giugno 1831 - 15 luglio 1849
  • Dall'Asta Edoardo, 21 luglio 1849 - 3 novembre 1849

Governatore di Piacenza

  • Bianchi cav. Luigi, 17 febbraio 1831 - 5 dicembre 1849
  • Pallavicino Gianfranco, 5 dicembre 1846 - 3 novembre 1849

4 novembre 1849 - 15 giugno 1859

[modifica |modifica wikitesto]

Governatore della provincia di Parma

  • Dall'Asta Edoardo, 4 novembre 1849 - 9 giugno 1859

Governatore della provincia di Piacenza

  • Pallavicino Gianfranco, 4 novembre 1849 - 3 maggio 1850
  • Zileri Giulio, 3 maggio 1850 - 29 marzo 1854
  • Cigala Fulgosi Francesco, 29 marzo 1854 - 1º maggio 1854
  • Scotti Douglas Paolo, 1º maggio 1854 - 12 giugno 1859

15 giugno - 29 dicembre 1859

[modifica |modifica wikitesto]

Intendente generale della Provincia di Parma

  • Marco Domenico, 15 giugno - 30 agosto 1859
  • Massari Stefano, 31 agosto - 20 settembre 1859
  • Cavallini Gaspare, 26 settembre - 29 dicembre 1859

Intendente generale della Provincia di Piacenza

  • Rocci Enrico, 15 giugno - 8 luglio 1859
  • Visone Giovanni, 8 luglio - 12 agosto 1859
  • Sbruzzi Cristoforo, 12 agosto - 21 settembre 1859
  • Gongaza Guerrieri Anselmo, 21 settembre - 29 dicembre 1859

30 dicembre 1859

[modifica |modifica wikitesto]

Intendente generale della Provincia di Parma

  • Cavallini Gaspare, 30 dicembre 1859

Intendente generale della Provincia di Piacenza

  • Guerrieri Anselmo Gonzaga, 30 dicembre 1859

Esercito

[modifica |modifica wikitesto]

L'11 giugno 1859, durante laseconda guerra d'indipendenza italiana, pressoGualtieri, nel territorio del confinanteducato di Modena e Reggio, leTruppe Reali Parmensi furono sciolte dal giuramento di fedeltà alladuchessa reggente[15].

Unità di misura

[modifica |modifica wikitesto]
Voce da controllare
Questa voce o sezione sull'argomento storia d'Italia è ritenutada controllare.
Motivo:Sezione completamente pruva di fonti e del tuttofuori standard

Partecipa alladiscussione e/ocorreggi la voce.Segui i suggerimenti delprogetto di riferimento.

Leunità di misura in vigore nel ducato erano le seguenti:

  • Lunghezze
    • Braccio = 12 once x 12 punti = 0,5452 m
    • Pertica = 6 braccia
    • Braccio di sete = 0,5878 m
    • Braccio di tela = 0,6395 m
  • Superfici
    • Biolca = 72 tavole = 30,8144 aree = 3.081,439 m²
    • Tavola = 12 piedi = 42,80 m²
    • Piede = 144 once = 3,57 m²
    • Oncia = 0,29750 m²
    • Staio = 12 tavole x 4 pertiche al quadrato

Utilizzata anche oltre i confini dell'Emilia, labiolca era un'unità di misura molto differente tra una regione e l'altra, in quanto corrispondeva alla superficie che un paio di buoi poteva lavorare in un paio di giorni, ossia dai 3.000 ai 6.000 m².

  • Capacità
    • Staio = 2 mine = 16 quartaroli = 47,040 litri
    • Brenta = 36 pinte x 2 boccali = 71,672 litri
  • Pesi
    • Libbra = 12 once x 24 denari = 328 g
    • Rubbo = 25 libbre

Ordini equestri

[modifica |modifica wikitesto]

Medaglie e decorazioni

[modifica |modifica wikitesto]

Note

[modifica |modifica wikitesto]
  1. ^Castiglioni, 1862, p. 79
  2. ^Castiglioni, 1862, p. 86
  3. ^Molossi Lorenzo,Vocabolario topografico dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla, Parma, 1832.
  4. ^Dati del censimento disposto dallo stesso Pier Luigi Farnese nel 1545 e riportati nel libro di Luigi AlfieriParma, la vita e gli amori (ed. Artegrafica Silva 1993).
  5. ^dal Vocabolario topografico dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, di Lorenzo Molossi, Parma, dalla tipografia ducale, 1832-34, pag. 317-8
  6. ^Luigi Alfieri,Parma la vita e gli amori, edizione Artegrafica Silva, 1993, paragrafo LV
  7. ^A partire dal trasferimento operato nel1579, "le fiere di Piacenza sono fortemente sostenute dai Farnese, che se ne servono per disporre di una maggiore liquidità attraverso i prestiti":Una città allo specchio. Piacenza tra terra e acque, a cura di Raimondo Sassi, Quaderni di educazione ambientale, 2017, p. 34.
  8. ^(la cosiddetta "salutare rapina" che permise il mantenimento in Italia delle collezioni Farnese). Nel 1926 furono trasferiti a Parma, presso laGalleria nazionale e la sede del municipio, e a Piacenza, alPalazzo Farnese, 138 dipinti farnesiani provenienti dalMuseo di Capodimonte di Napoli come risarcimento delle presunte spoliazioni operate da Carlo di Borbone due secoli prima. Cfr. Nicola Spinosa,Museo di Capodimonte, Napoli, Electa Napoli, 2001, p. 18.
  9. ^beniculturali, sudati.san.beniculturali.it.
  10. ^Raccolta degli atti del Dittatore delle province modenesi e parmensi e Governatore delle Romagne.
  11. ^ Colonnello ConteLuigi Serristori (a cura di),Saggio statistico dell'Italia, Vienna, Tipografia Mechitaristica, 1833, pp. 112-114.
  12. ^abcfino al 1847
  13. ^Comprendente l'attuale comune diFarini
  14. ^Comprendente l'attuale comune diBore
  15. ^Cesare Corradini,Gualtieri vide sciogliersi le truppe ducali parmensi, pp. 63-64 inReggio Storia, n. 27, anno VII, aprile-giugno 1985

Bibliografia

[modifica |modifica wikitesto]
Statuti

Voci correlate

[modifica |modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica |modifica wikitesto]

Altri progetti

Collegamenti esterni

[modifica |modifica wikitesto]
V · D · M
Stati italiani allaPace di Cateau-Cambrésis (1559)
Stati delDucato di FirenzeDucato di Firenze ·Ducato di Siena
Stati delSacro Romano ImperoRepubblica di Genova ·Ducato di Mantova ·Ducato di Modena ·Ducato di Parma ·Ducato di Savoia ·Principato vescovile di Trento ·Marchesato di Finale ·Marchesato di Fosdinovo ·Contea di Mirandola ·Contea di Novellara ·Marchesato di Torriglia ·Signoria di Correggio ·Contea di Santa Fiora ·Principato di Oneglia ·Repubblica di Lucca ·Pietrasanta ·Signoria di Piombino
Stati dellaSanta SedeStato Pontificio ·Ducato di Castro ·Ducato di Ferrara ·Ducato di Urbino
Stati indipendentiRepubblica di Venezia ·Repubblica di Ragusa ·San Marino ·Repubblica di Cospaia
Domini degli Asburgo di SpagnaStato di Milano ·Stato di Napolie Presidi ·Sicilia ·Sardegna
V · D · M
Stati italiani ai trattati diUtrecht eRastatt (1714)
Stati delRegno di NapoliStato dei Presidi ·Ducato di Sora
Stati delSacro Romano ImperoRepubblica di Genova ·Ducato di Massa ·Ducato di Modena ·Ducato di Parma ·Granducato di Toscana ·Vescovado di Trento ·Ducato di Guastalla ·Repubblica di Lucca ·Principato di Piombino ·Stato di Milano ·Stato di Mantova
Feudi imperiali:Marchesato di Fosdinovo ·Marchesato di Torriglia
Stati dellaSanta SedeStato Pontificio ·Principato di Masserano
Stati indipendentiRegno di Sardegna ·Principato di Monaco ·Repubblica di Ragusa ·San Marino ·Repubblica di Venezia ·Regno di Sicilia
V · D · M
Stati italiani allaPace di Aquisgrana (1748)
Stati della Repubblica di GenovaRepubblica di Genova ·Marchesato di Torriglia ·Contea di Loano
Stati della Repubblica di VeneziaRepubblica di Venezia ·Repubblica di Poglizza ·Federazione dei Sette Comuni
Stati delGranducato di ToscanaDucato di Firenze ·Ducato di Siena
Stati delSacro Romano ImperoPrincipato vescovile di Trento ·Principato vescovile di Bressanone
Stati indipendentiRegno di Sardegna ·Repubblica di Ragusa ·Ducato di Parma e Piacenza ·Ducato di Modena e Reggio ·Marchesato di Fosdinovo ·Ducato di Massa e Carrara ·Repubblica di Lucca ·San Marino ·Repubblica di Cospaia ·Stato Pontificio ·Regno di Napoli (coi Presidi) ·Regno di Sicilia
Dipendenzeimperiali :Stato di Milano ·Stato di Mantova
V · D · M
Stati italiani altrattato di Campoformio (1797)
Repubbliche sorelleRepubblica Cisalpina ·Repubblica Ligure
Stati satelliti dellaFranciaRegno di Sardegna ·Ducato di Parma
Stati indipendentiRepubblica di Lucca ·Repubblica di San Marino ·Granducato di Toscana
Invasionifrancesi successive
(1798)
Repubblica Romana (exStato Pontificio) ·Repubblica Napoletana (exRegno di Napoli)
Dipendenzeasburgiche e/oimperiali:Ducato di Venezia ·Vescovato di Trento
V · D · M
Stati italiani dopo ilCongresso di Vienna (1815)
Stati dell'Impero austriacoRegno Lombardo-Veneto
Stati dellaConfederazione ElveticaCanton Ticino
Stati indipendentiRegno di Sardegna ·Principato di Monaco ·Ducato di Parma e Piacenza ·Ducato di Modena e Reggio ·Ducato di Massa e Principato di Carrara ·Ducato di Lucca ·Granducato di Toscana ·Repubblica di San Marino ·Repubblica di Cospaia ·Stato Pontificio ·Regno di Napoli eRegno di Sicilia (1735-1816) poiRegno delle Due Sicilie (dal dicembre 1816)
V · D · M
Stati italiani nel1848-49
Stati dell'Impero austriacoRegno Lombardo-Veneto
Stati dellaConfederazione ElveticaCantone Ticino
Stati indipendentiRegno di Sardegna ·Principato di Monaco ·Repubblica di San Marino ·Stato Pontificio ·Regno delle Due Sicilie ·Granducato di Toscana ·Ducato di Parma e Piacenza ·Ducato di Modena e Reggio
Stati provvisoriGoverno provvisorio di Milano ·Governo provvisorio di Genova ·Repubblica di San Marco ·Governo provvisorio di Parma ·Governo provvisorio di Modena ·Repubblica Toscana ·Repubblica Romana ·Regno di Sicilia·Città libere di Mentone e Roccabruna
Controllo di autoritàVIAF(EN146578889 ·LCCN(ENn80072441 ·J9U(EN, HE987007550206505171
Estratto da "https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Ducato_di_Parma_e_Piacenza&oldid=147785374"
Categorie:
Categorie nascoste:

[8]ページ先頭

©2009-2025 Movatter.jp