A seguito delle scorrerie di varie popolazioni nelbacino orientale delMediterraneo, tra cui ipopoli del Mare, che causarono la fine diMicene e di altre importanti entità statali quali l'Impero Ittita, per quattro secoli, a partire dal1200 a.C. circa, la Grecia attraversò un periodo di assestamento, chiamato dagli storiciMedioevo ellenico, caratterizzato da una commistione dei tratti peculiari sopravvissuti della precedenteciviltà micenea e da alcune innovazioni, quali: l'introduzione dell'uso delferro, dell'incinerazione dei morti, la produzione della ceramica detta "ceramica lucida non tornita" (handmade burnished ware)[2] e dellaceramica protogeometrica egeometrica, nonché la costruzione dei primitempli.
Distribuzioni dei dialetti della Grecia classica. Gli insediamenti dorici sono generalmente quelli in cui si parlava il dialetto dorico.
Secondo alcuni studiosi i Dori non sarebbero di stirpeellenica, ma essi fecero del loro dioeponimoDoro un figlio (il quarto) diElleno, il capostipite degli Elleni[senza fonte]. Il nome dei Dori deriva infatti da quello di Doro, il loro leggendario capostipite[3]. Il nome di Doro, a sua volta, è probabilmente ricollegabile al termine δῶρονdṑron, "dono"[3]. Dal nome di questa tribù sono derivati inomi propri di uso modernoDoriano eDoris.
La storiografia moderna ha formulato tre possibili spiegazioni circa l'origine dei Dori. Secondo la teoria della "migrazione corta", i Dori sarebbero stati presenti in Grecia già in epoca micenea, insediati nelle regioni periferiche e montuose della Grecia centro-occidentale a nord del Golfo di Corinto[4], e avrebbero successivamente preso il sopravvento grazie alla crisi interna che coinvolse il mondo miceneo[5]. Nella tradizione antica questa migrazione è rappresentata dallaleggenda del ritorno degliEraclidi. Secondo la teoria della "migrazione lunga", ormai screditata[6], i Dori, forse genti dellacultura dei campi di urne delmedio Danubio[7] o una popolazioneillirica[1], penetrarono in Grecia da nord e contribuirono alla distruzione della civiltà micenea espandendosi poi principalmente nelPeloponneso e aCreta. Le genti doriche rappresenterebbero pertanto l'ultima ondata delle tribù che da nord e da est invasero la penisola e leisole greche. V'è anche una terza teoria, anche'essa ormai screditata, secondo cui i Dori sarebbero stati già presenti nella Grecia meridionale micenea, occupando una posizione politica di subalternità, e per tale ragione si sarebbero "manifestati" soltanto dopo il collasso di questa civiltà[8]. Tale ipotesi anti-migrazionista, proposta inizialmente da Chadwick nel 1976 ma priva di solidi fondamenti scientifici, fu confutata da Thompson[9][10] e da altri. La visione "standard" degli studiosi è dunque quella della "migrazione corta"[11].
A partire da Martin Bernal[12] si tende a riconoscere in questa ipotesi una connotazione ideologica. Fu infatti formulata nel XIX secolo, quando era in corso l'espulsione della civiltà greca dal contesto levantino, mediterraneo e aperto alle culture anatoliche, medio-orientali, fenicio-semite ed egizie (il cui debito era invece riconosciuto dai greci stessi e dagli studiosi precedenti, dai romani al Settecento, secondo il principioex oriente lux) per renderla non solo tipicamente ed esclusivamente europea, ma connessa "razzialmente" con le civiltà nord-europee ed "ariane".
Proprio per questo Bernal la definì "modello ariano" e la tacciò non solo di astoricità, ma anche, consciamente e inconsciamente, di derivazione da teorie pseudoscentifiche di carattere razzista fortemente in voga tra il XIX e il XX secolo nel mondo accademico (non solo tedesco, anche se qui ebbe origine). Bernal propose, con qualche perplessità da parte del mondo accademico (più propenso ad accettare lapars destruens della sua tesi) un recupero ragionato del modello antico, una rivisitazione dei miti delle origini greche (pieni per altro di riferimenti a fondatori venuti dalla Fenicia o dall'Egitto) in cui il dato mitologico venisse confrontato con altri (storici, archeologici, linguistici) senza più preconcetti arianocentrici.
In questo caso, i Greci ritenevano che i Dori (ma non i loro sovrani, imparentati con i Micenei e con dinastie straniere) fossero originari del nord, ma non dellaMitteleuropa (come non a caso piaceva pensare agli accademici filoelleni tedeschi di inizio '900), bensì, più banalmente, del nord-ovest della Grecia. In particolare di una regione nota comeDoride (tra l'Etolia e laLocride) e in cui in epoca classica esistevano piccole città doriche (come Erineo, Bois, Citinio, Akyptias, tutte attorno al Pindo), oppure (comeErodoto eTucidide) in varie località tra la Doride e la vicina Tessaglia, o anche nella vicina zona delmonte Eta (anch'essa ai margini occidentali della Tessaglia, ed indicata come sede più probabile dell'origine dei Dori tra la fine dell'età classica e Pausania) o da lì fino a lambire leTermopili e ilmonte Olimpo (per altro località legate dal mito ad Ercole).
Comunque in un'area non eccessivamente ampia posta a nord delgolfo di Corinto e nord-ovest diDelfi e dellaBeozia, mentre immediatamente a sud-ovest dellaTessaglia e a sud dellaDolopia (che per altri autori classici era comunque patria antica, se non ancestrale dei Dori), diDodona, dell'Epiro e della Grecia nord-occidentale.Apollonio[non chiaro] estende questa regione unendo alla Doride arcaica tutta la riva settentrionale del golfo di Corinto, in modo che la Doride pre-invasione dorica del Peloponneso sarebbe stata molto più ampia, e sarebbe poi stata in buona parte riempita da altre popolazioni greche (del resto anche Erodoto parla di varie espansioni etoliche in questa zona in epoca arcaica). Per altro questa localizzazione ben si presta alle interpretazioni linguistiche che vedono il Dorico strettamente connesso con i dialetti greci nord-occidentali, con l'epirota e non troppo lontano dalla lingua semigreca macedone: ovvero, tutti gruppi che vivevano attorno alla casa ancestrale dei Dori, "veri" greci, e quindi mediterranei, tra tutti gli altri greci.
^Tale varietà di ceramica, che presenta alcune somiglianze con quelle contemporanee dei Balcani, fece la sua comparsa nei siti tardo-micenei ed è stata associata da alcuni studiosi, assieme ad altri elementi di possibile derivazione settentrionale (spade, punte di lancia, ecc.) alla migrazione dorica. -Jonathan M. Hall, pp. 115-116 /Carl Waldman e Catherine Mason, p. 348.
(EN) Geoffrey Horrocks,Greek: A History of the Language and its Speakers, Wiley-Blackwell, 2010,ISBN1118785150.
(EN) Richard Janko,The Greek Dialects in the Palatial and Post-Palatial Late Bronze Age, in AA. VV.,Studies in Ancient Greek Dialects: From Central Greece to the Black Sea, De Gruyter, 2017,ISBN978-3-11-053081-0.
(EN) Leonidas Vokotopoulos, The Dark Ages꞉ The Archeological Evidence, in Anastasios-Fivos Christidis,A History of Ancient Greek: From the Beginnings to Late Antiquity, Cambridge University Press, 2007,ISBN0-521-83307-8.
Rupert J. E. Thompson,Dialects in Mycenaean and Mycenaean among the dialects, inMinos, 1996/7.
Rupert J. E. Thompson,Special vs. normal Mycenaean revisited, inMinos, 2002/3.