PerDonazione di Sutri si intende la cessione, effettuata nel728 dal sovranolongobardoLiutprando apapa Gregorio II, di alcuni castelli delDucato romano importanti per la difesa diRoma, il maggiore dei quali era quello diSutri. Fu la prima delle due restituzioniper donationis titulo effettuate daLiutprando allaChiesa di Roma. La seconda si ebbe nel743.
Dopo essere stato elettore dei Longobardi (712),Liutprando, re di un popolo divenuto ormaicattolico[1], si trovò a fronteggiare una serie di problemi quali il forte potere delle principali famiglie dell'aristocrazia e la minaccia di secessione di alcuni grandiducati; tra questi in particolare i ducati diSpoleto e diBenevento, costituenti laLangobardia Minor, di fatto autonomi dal potere centrale e separati dal resto del regno dalCorridoio bizantino, che attraversava tutta l'Italia centrale dal Tirreno (Roma) all'Adriatico (Ravenna)[2].
A tal proposito iniziò dunque una politica di rafforzamento del potere centrale. Mentre, in una prima fase, cercò l'appoggio di parte del mondo ecclesiastico e romano, in seguito, una volta scoppiata ladisputa iconoclasta si volse contro l'impero bizantino, tentando la conquista di quei territori che dividevano in due tronconi il regno[2]. Liutprando seppe cogliere il momento propizio quando nei territori italiani governati dai bizantini si diffuse lo sdegno per l'appoggio dell'imperatoreLeone III Isaurico al movimentoiconoclasta. La sua campagna militare iniziò appunto da quei territori che dividevano in due laLangobardia, cioè l'area delDucato romano.
Quando il papa capì le intenzioni dei Longobardi - i quali erano probabilmente decisi a conquistare la stessaRoma - si sentì direttamente in pericolo, in quanto da molti anni l'impero bizantino aveva cessato di intervenire militarmente in favore di Roma, spendendo le proprie energie per difendere la sola Ravenna, capitale dell'Esarcato. Il corso degli eventi prese una direzione diversa da quella annunciata (la possibile presa di Roma) quando, nel728, i Longobardi conquistarono la fortezza diNarni, centro strategico lungo lavia Flaminia. Persa la via Flaminia, i bizantini concentrarono tutte le loro difese sullavia Amerina, unica altra strada romana che, partendo da Roma, attraversa l'Umbria e il Piceno.
A presidiare la via Amerina vi erano le fortezze diTodi,Amelia edOrte. Più a sud, icastra diBomarzo,Sutri eBlera erano a salvaguardia dellavia Cassia[3].Papa Gregorio II (715-731) si rivolse direttamente a reLiutprando chiedendogli di rinunciare ai territori già conquistati e di restituirli all'esarca bizantino cioè al legittimo possessore. Liutprando, che nel frattempo era riuscito ad ottenere la sottomissione dei duchi "ribelli" di Spoleto e Benevento, invece donò ilcastrum di Sutri aiSanti Apostoli Pietro e Paolo, con un gesto di grande significato simbolico.
A partire almeno dalVI secolo, conpapa Gregorio I (romano di nascita) la Chiesa era stata costretta suo malgrado a sostituirsi all'amministrazione bizantina provvedendo al vettovagliamento della popolazione dell'Urbe e dei dintorni. La popolazione era stata colpita da carestie e pestilenze, che si succedettero ripetutamente in quel periodo[4]. Dovendo far fronte all'assenza dell'intervento dell'Imperatore di Costantinopoli, legittimo sovrano, e dell'Esarca di Ravenna, ai quali ripetutamente e invano aveva fatto ricorso per ottenere aiuti, il pontefice amministrò sotto la sua responsabilità l'Annona civile e militare[5], attingendo anche ai beni della Chiesa. Non di rado inoltre, a difesa del territorio e in nome dell'Imperatore, lo stesso papa Gregorio dovette esercitare l'imperium per mezzo del duca (il comandante della guarnigione militare) sulle truppe bizantine stanziate a Roma.
Si può far risalire quindi almeno a questo periodo l'acquisizionede facto da parte del papato di un nuovo ruolo politico-istituzionale sul territorio di Roma e dei dintorni, non in virtù di una formale sovranità territoriale, ma in base al riconoscimento ottenuto dalla popolazione stessa. Inoltre, l'accresciuto peso politico-istituzionale della Chiesa, che andava oltre l'autorità religiosa, comportò una ristrutturazione della stessastruttura ecclesiastica al fine di metterla in grado di fare fronte alle accresciute, ed impreviste, funzioni cui si era vista chiamata.
Le donazioni longobarde dei primi castelli nell'VIII secolo, formalmente destinate "agli apostoli Pietro e Paolo", non possono pertanto prescindere da un riconoscimento ormai consolidato di un ruolo politico della Chiesa a cui gli stessi sovrani longobardi guardavano ormai come necessario interlocutore negli equilibri politici della penisola. Una soggettività che ormai andava oltre la sua forza principale data dalla "superiorità" spirituale conferitagli dalprimato di San Pietro ed in virtù dellasuccessione apostolica (preminenza ribadita più volte nei concili ecumenici dei secoli III e IV, e già testimoniata nel I secolo durante il pontificato dipapa Clemente I[6]), autorità morale che veniva ormai riconosciuta anche dai popoli germanici: iFranchi, iVisigoti diSpagna, iBurgundi, gliAnglo-sassoni d'Inghilterra e gli stessiLongobardi.
D'altra parte la Santa Sede era già proprietaria di numerosi territori, iPatrimonia[7], storicamente documentati e mediante i quali venivano donati chiese e monasteri, e che erano pervenuti sin dalla fine del III secolo, come già testimoniato nell'Editto di Milano mediante il quale Costantino e Licinio ordinavano che alla Chiesa venissero anche restituiti i beni ad essa in precedenza confiscati, per accrescersi ulteriormente come descritto nelLiber Pontificalis. Già in anni precedenti inoltre erano avvenute altre restituzioni di patrimoni già appartenenti alla Chiesa e sottratti dai Longobardi come il patrimonio delleAlpi Cozie[8] e la città diCuma recuperata dallo stesso Gregorio II.
La Donazione di Sutri, pur non rappresentando l'atto formale della concessione di una sovranità statuale e pur ricevendola papa Gregorio II solo come rappresentante dell'Imperatore, costituisce comunque un riconoscimento formale dell'esercizio di alcuni poteri giurisdizionali in capo alla Santa Sede che questa già da tempo esercitava ormai di fatto, sostanzialmente diverso quindi dalla mera gestione amministrativa deiPatrimonia, e segno di una autorità politica che era venuta accentuandosi negli ultimi decenni[9].
Tale riconoscimento di una autorità anche civile e giurisdizionale (che fino ad allora era stata esercitata solo di fatto ma non di diritto sui territori romani), andrà accentuandosi negli anni di poco seguenti con gli immediati successori di Gregorio II (Gregorio III e Zaccaria), dovuto anche al progressivo disinteresse e allontanamento degli imperatori bizantini.
La donazione di Sutri, che avveniva nel pieno della rivolta ai decreti bizantiniiconoclasti, vedeva inoltre la popolazione romana al fianco del papa contro i rappresentanti degli imperatori di Costantinopoli: l'Esarca e ilDuca romano, che già si erano resi protagonisti di un fallito attentato ai danni di papa Gregorio II[6]. Ciò rese maggiormente significativo il fine politico dell'atto della donazione da parte del re longobardo, che si ritagliò un ruolo di primo piano nel ristabilimento, seppur transitorio, dell'ordine e della pace nella penisola.
Va ricordato, comunque, che riguardo alle questioni storiografiche relative alla nascita di uno Stato della Chiesa e del potere temporale del papato, spesso le interpretazioni degli storici sugli atti - come quello di Liutprando - hanno valutazioni divergenti.
Nel739papa Gregorio III indirizzò una lettera aCarlo Martello, maestro di palazzo delre dei Franchi, in cui comparve per la prima volta la locuzionepopulus peculiaris beati Petri, riferita alle popolazioni delDucato Romano, del Ravennate e dellaPentapoli[10], che vivono insieme in unarespublica di cuisan Pietro è il protettore e l'eroe eponimo.
Tra il739 e il741 a Sutri si aggiunsero:Gallese (per riscatto) e per donazione icastra diAmeria (Amelia),Orte,Bieda (Blera), ePolimartium (Bomarzo) e ancora nel743 reLiutprando restituiva al Ponteficepapa Zaccaria[11]per donationis titulo quattro città da lui occupate (Vetralla,Palestrina,Ninfa eNorma) e una parte dei patrimoni della Chiesa inSabina, ad essa sottratti oltre trent'anni prima dai duchi diSpoleto. Liutprando, dal canto suo, aveva temporaneamente sfumato le tensioni con gli altriducati longobardi, soprattutto con i ducati periferici - e quindi più autonomi - di Spoleto e Benevento, evitando così una guerra civile.
Di poco successiva è laPromissio Carisiaca, sottoscritta aPavia dalre dei FranchiPipino il Breve nel754.
Con i patti stretti con i sovrani franchi sin dalla seconda metà dell'VIII secolo larespublica di San Pietro non è più solo da intendere come "Patrimonio del vescovo di Roma", ma come un ente avente soggettività giurisdizionale riconosciuta ormai da più parti e a cuiPipino il Breve nel 754 garantirà protezione militare contro le aggressioni dei re longobardi. Le successive restituzioni dei re longobardi al pontefice (774) indotte dai patti con i Franchi, tra cui Ravenna e la Pentapoli, parlano espressamente di unarestitutio allaRespublica Romanorum di cui il vescovo di Roma veniva riconosciuto capo[12].
Uno degli eventi successivi alla donazione di Sutri è anche la redazione delfalso storico dellaDonazione di Costantino (inlatinoConstitutum Constantini). Secondo il documento, retrodatato al321, l'imperatore romanoCostantino I avrebbe ceduto alla Chiesa diPapa Silvestro I lagiurisdizione civile sulla città di Roma, sull'Italia e sull'Impero Romano d'Occidente[13]. Il documento fu redatto in forma di resoconto supergamena[14] di precedenti editti costantiniani[15].
L'autenticità della donazione costantiniana, così come descritta nelConstitutum, venne molto dibattuta tracanonisti e legisti già nei primi secoli dopo il Mille e messa in discussione dai membri delle cancellerie germaniche e franche che, pur non potendo ancora mettere in dubbio l'autenticità del documento, avevano tuttavia evidenziato sul piano del diritto l'incongruenza delle prerogative reclamate dalla Chiesa[16]. Tale argomento venne confermato nelXV secolo dall'umanistaLorenzo Valla, che ne dimostrò la falsità su base linguistica efilologica: la Donazione di Costantino sarebbe stata approntata oltre cinquecento anni dopo la morte dell'imperatore e sarebbe quindi da collocare tra l'VIII ed il IX secolo, più probabilmente durante il pontificato dipapa Paolo I[6].
Se si valuta il contesto storico in cui venne concepito (caratterizzato dall'incertezza sulla titolarità del potere giurisdizionale dei territori che la Santa Sede amministrava), si può affermare che ilConstitutum Constantini rappresentasse una rivendicazione non del tutto arbitraria del ruolo acquisito fino a quel momento dalla Chiesa di Roma e dello status giuridico che essa intendeva mantenere, soprattutto riguardo a Roma. Una rivendicazione indirizzata in particolare ai nuovi rappresentanti delSacro Romano Impero, che poté nascere (nell'anno 800) solo grazie all'appoggio del pontefice romano[17].