| Disturbo dissociativo | |
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| Specialità | psichiatria epsicologia clinica |
| Classificazione e risorse esterne (EN) | |
| MeSH | D004213 |
| Modifica dati su Wikidata ·Manuale | |
Idisturbi dissociativi sono condizioni che comportano una discontinuità della normale integrazione dellacoscienza,identità,memoria,emozioni,percezione,comportamento e del controllo motorio. I soggetti con disturbi dissociativi usano ladissociazione, comemeccanismo di difesa, in modo patologico e involontariamente. Tali disturbi possono essere innescati da untrauma psicologico, ma alcuni, come il disturbo dadepersonalizzazione oderealizzazione, possono essere preceduti dallo stress, dall'uso disostanze psicoattive o da nessuna causa identificabile.
Nonostante alcune riserve sull'opportunità di descrivere i disturbi dissociativi attraverso categorie descrittive o se preferire un approccio dimensionale, gli studi epidemiologici sinora svolti confermano una diffusione delle psicopatologie dissociative con percentuali che si attestano in un range compreso tra il 5 ed il 15% (Putnam, 2001). I disturbi dissociativi inseriti all'interno del manuale diagnosticoDSM-IV-TR sono:
I criteri diagnostici per ilDDI sono: presenza di due o più identità o stati dipersonalità distinte, ciascuna con i suoi modi relativamente costanti di percepire, pensare, relazionarsi nei confronti di sé stesso e dell'ambiente; almeno 2 o più di queste identità o stati di personalità assumono in modo ricorrente il controllo del comportamento della persona; incapacità di ricordare importanti nozioni personali non spiegabili con una banale tendenza alla dimenticanza; alterazione non dovuta agli effetti fisiologici diretti di una sostanza né a una condizione medica generale.
Il DDI sembra rappresentare il precipitato di un fallimento nei processi di integrazione tra i vari aspetti della memoria, della coscienza e dell'identità associata a gravi traumi (Kluft, 2003).[1] L'alternarsi dei diversi stati di personalità può essere causa di una confusione diagnostica per l'emergere di formazioni sintomatiche di discontinuità della coscienza comuni ad altre psicopatologie, oltre ad una vasta gamma di “sintomi secondari” (sintomiansiosi,ossessivo-compulsivi,depressivi,fobici, di abuso disostanze psicotrope, didisturbi del comportamento alimentare, di comportamentiantisociali etc.) su cui spesso i clinici si concentrano erroneamente (Steinberg, Schanll, 2001), giungendo inevitabilmente a diagnosi errate e improntando trattamenti che risultano inefficaci.
Al fine di evitare tali confusioni diagnostiche, il clinico si può avvalere dell'ausilio di interviste strutturate, come ad esempio laDissociative Disorders Interview Schedule (DDIS, Ross et al., 1989), laStructured Clinical Interview for DSM-IV Dissociative Disorders-Revised (SCID-D-R, Steinberg, 1994). Altri strumenti standardizzati disponibili per la valutazione del DD comprendono una scala di screening per la dissociazione patologica negli adulti, laDissociative Experience Scale - DES (Bernstein e Putnam, 1986), cui fa da pendant una scala per i bambini dai 5 ai 12 anni, laChild Dissociative Checklist - CDC (Putnam et al., 1993).
È un improvviso, inaspettato allontanamento dal proprio ambiente, con incapacità a ricordare il proprio passato,confusione riguardo alla propriaidentità e parziale o completa assunzione diuna nuova personalità.
È un disturbo molto raro, che appare connesso ad esperienze traumatiche (disastri naturali, guerre,violenze sessuali eabusi ripetuti durante l'infanzia, etc.) che producono uno stato di coscienza alterato "dominato dalla volontà di sottrarsi al trauma e dimenticare" (Putnam, 2006, p. 667).
Ha una durata molto limitata nel tempo, risolvendosi usualmente nel giro di ore o pochi giorni. Son stati descritti casi anche di molti mesi, con spostamenti anche di parecchi chilometri.
A volte può residuareamnesia per gli eventi traumatici che spesso precedono e sono, quindi, in stretta relazione con l'insorgenza del quadro clinico.
Per amnesia dissociativa o amnesia psicogena, si intende la perdita improvvisa di ricordi anche importanti, appartenenti alla propria storia personale.NelDSM-IV-TR sono distinti 5 tipi diamnesie:
Il processo mentale alla base dell'amnesia viene definito come un apprendimento stato-dipendente (Putnam, 1997), nel senso che l'informazione codificata in una certa condizione della mente può essere richiamata soltanto se la persona si ritrova in quello stesso stato.
Un esempio di apprendimento stato-dipendente è lo “stato ipnoide” descritto daJoseph Breuer, ovvero uno stato di coscienza analogo a quello provocato dall'ipnosi, in cui i contenuti di coscienza entrano poco o per nulla in un legame associativo con il resto della vita mentale; esso avrebbe come effetto la formazione di gruppi separati di associazione. In questo caso, i contenuti cognitivi ed affettivi tagliati fuori dai “rapporti associativi” per via della loro natura traumatica (sebbene non immediatamente ricordati durante gli stati di coscienza ordinaria) possono riemergere riproducendo la condizione mentale simile a quella originaria.
Altra condizione mentale che giustifica le difficoltà a richiamare alla memoria il ricordo di un evento traumatico (un abuso, un incidente etc.) è la dissociazione peritraumatica (Marmar et al., 1994), caratterizzata da senso di smarrimento, confusione, disorientamento, percezione alterata del tempo. Si tratta di una risposta finalizzata a rimediare al sentimento di impotenza e alle devastanti sensazioni ed emozioni che si accompagnano ad un evento traumatico, attraverso un processo di separazione delle memorie connesse a stati mentali dolorosi, rispetto alle quali il soggetto è in grado di produrre in seguito solo ricordi parziali.
L'amnesia dissociativa si declina quindi nel mancato recupero consapevole di contenuti affettivi, che vengono agiti o emergono a livello di coscienza procurando inspiegabili stati di iperattivazione fisiologica, o attraverso immagini intrusive (flashback). Tali emozioni sembrano essere responsabili di una tendenza compulsiva a ripetere le esperienze traumatiche (van der Kolk, McFarlane, Weisaeth, 1996).
In generale queste amnesie insorgono conseguentemente ad un eventostressante, sono di durata variabile; possono esservi delle recidive in presenza di circostanze traumatiche croniche.
Concettualizzato per la prima volta nelDSM-II (APA, 1968) come nevrosi da depersonalizzazione, il Disturbo daDepersonalizzazione rappresenta un tipico disturbo dissociativo caratterizzato da sentimenti di estraneità da sé, che si accompagnano all'esperienza di essere fuori dal corpo e ad un appiattimento emotivo cronico.
Diverse sono le forme attraverso cui si manifesta la sensazione di distacco da sé stessi (Steinberg, Schnall, 2001), tra le quali:
In relazione alla gravità ed intensità con la quale si manifestano i sintomi elencati si può distinguere una depersonalizzazione lieve, particolarmente diffusa presso la popolazione generale, da una depersonalizzazione grave (Steinberg, Schnall, 2001).
La depersonalizzazione lieve rappresenta una risposta transitoria, funzionale a contrastare intensi vissuti d'ansia in una situazione di stress o di pericolo di vita. Nelle condizioni gravi rappresenta invece una sindrome capace di procurare intensi stati di ansia e diangoscia legati proprio al deficit dell'integrazione delle emozioni traumatiche all'interno di un sistema associativo, tipico di un Sé stabile e coeso. È quanto avviene ad esempio in coloro che hanno subìto ripetuti abusi sessuali durante l'infanzia. Si è constatato che tra i pazienti psichiatrici la depersonalizzazione viene diagnosticata il più delle volte come sintomo associato con altri disturbi come laschizofrenia, il disturbo dissociativo d'identità, ladepressione, i disturbi d'ansia, piuttosto che come disturbo puro (Gabbard, 1994).
Molti autori ricorrono oggi ad un modello dimensionale, per concettualizzare lungo un continuum le esperienze dissociative "normali" e relativamente comuni, fino alle forme cliniche più disfunzionali dei Disturbi Dissociativi. L'esperienza dissociativa può essere raggiunta spontaneamente, attraverso l'assunzione di sostanze od anche esperita con esercizi comportamentali, quali lascrittura automatica, iltraining autogeno, gli esercizi di yoga o danze parossistiche, le pratiche ascetiche o le meditazioni trascendentali (Di Fiorino, Del Debbio, 2009).
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