| Reggino Riggitanu | |
|---|---|
| Parlato in | Comunità di emigrati reggini all'estero (Germania,Svizzera,Francia,Belgio,Regno Unito,Canada,Stati Uniti,Brasile,Argentina,Australia) |
| Regioni | Calabria meridionale (Città metropolitana di Reggio Calabria) Comunità di emigrati reggini nell'Italia settentrionale |
| Parlanti | |
| Totale | più di 565.000 in provincia di Reggio a cui vanno aggiunti gli emigrati nel mondo. |
| Tassonomia | |
| Filogenesi | Lingue indoeuropee Italiche Romanze Siciliano |
| Estratto in lingua | |
| Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Tutti i cristiani nàsciunu lìbbiri e ntâ stessa manera 'i l'autri pi dignità e diritti. Iḍḍi ànnu ognunu u so ciriveḍḍu mi 'rraggiùnunu e nd'ànnu mi càmpunu unu cull'autru comu si fùssiru frati râ stessa matri. | |
| Manuale | |
Ildialetto reggino[1] (nome nativou riggitanu) è una variantediatopica appartenente al gruppomeridionale estremo dellelingue italo-romanze, parlato nella città diReggio Calabria e in parte dellaCalabria meridionale.
Il reggino - la cui variante più caratterizzante è parlata traScilla eBova, dove presenta un'assenza delle consonanti "dure", tipiche nellacadenza del resto dellaCalabria - è uno dei dialetti ditipo siciliano, solitamente classificato come appartenente algruppo meridionale deidialetti della Calabria. Tuttavia, il dialetto ad esso più vicino è, per ovvie ragioni storiche e geografiche, quellomessinese; per questo, infatti, il reggino risulta essere più prossimo alle parlate dellaSicilia che non a quelle della Calabria centro-settentrionale[2][3][4][5].
Nel dialetto reggino sono presenti alcune caratteristiche tipiche delle varianti diatopiche dellalingua siciliana, oltre ad alcune peculiarità specifiche condivise con ildialetto messinese:
Estratti:
| Reggino | Italiano |
|---|---|
| —'Mpari brigghiu scaravagghiu, | —Compare briglio scarafaggio |
| —cu so jènnuru e so figghiu, | —con suo genero e suo figlio |
| —a nuvena, araggiu, araggiu, | —la novena, adagio, adagio |
| —si facìvunu nta Riggiu. | —si facevano a Reggio. |
Il dialetto reggino affonda le sue origini nell'antichità, quando il territorio era dominato dalle popolazioniitaliche parlati lingue dell'omonimo gruppo, le quali costituirono ilsubstrato linguistico dell'attuale reggino, derivato, in particolar modo, dalle parlate italiche di ceppoosco-umbro. Le più antiche testimonianze delle popolazioni autoctone ci vengono da antiche monete reggine, sulle quali l'uso di caratteri inlingua osca fa pensare che tale idioma fosse un elemento caratterizzante della lingua parlata nella zona.[6]
La posteriore colonizzazione deigreci vide affiorareRhegion non solo come una delle principali città dellaMagna Grecia, ma anche come centro culturale, artistico, poetico e teatrale; da ciò ne è derivato un notevole influsso linguistico, sia dal punto di vista lessicale che morfo-sintattico. Questi influssi sono ancora oggi notabili in parole di origine greca, quali:
L'introduzione di una ulteriore lingua italica, illatino, avvenne in maniera alternata ed in più fasi, poiché Reggio, inepoca romana, godette del diritto di mantenere lingua e cultura greca - sebbene nella pratica coesistente indiglossia con quella latina - rimandando la sua vera e propria latinizzazione effettiva al posteriore periodo normanno e svevo, anche se una significativa presenza della lingua ellenica si prolungò fino al periodo angioino e aragonese, epoca nella quale iniziò il decadimento definitivo della lingua greca inCalabria.[9]
Durante ilMedioevo, con l'arrivo deibizantini, la città divenne uno dei principali centri politici e religiosi dell'Impero d'Oriente in Italia meridionale; in questo contesto l'idioma reggino ebbe un'ulteriore spinta rafforzando il legame con il greco. Alternativamente alla presenza bizantina, Reggio fu per un certo periordo dominiosaraceno, con la conseguente introduzione di alcuni vocaboliarabi, come:
QuandoRoberto il Guiscardo, aiutato dal fratelloRuggero, riuscì ad impadronirsi della città di Reggio, la Calabria centro-meridionale entrò in una fase di seconda latinizzazione. Attraverso questo processo alcunitermini normanni vennero assorbiti dalla lingua reggina. Inormanni portarono con sé un esiguo numero di loro parenti francofoni, ma soprattutto molti soldati di ventura dall'Italia meridionale, specialmente dallaCampania, così come da altre zone dellaPenisola.
Questi ultimi si occuparono di diffondere ulteriormente nella Calabria meridionale illatino volgare da loro parlato, il quale, essendo costituito da varietà linguistiche appartenenti al gruppoitalo-romanzo, presentava di conseguenza tratti comuni colvolgare toscano medievale, idioma alla base di quello che, a partire dalXVI secolo - con il nome diitaliano - diverrà lingua ufficiale e amministrativa di tutti iRegni e gli Stati italiani preunitari (con l'unica eccezione delRegno di Sardegna insulare, dove l'italiano standard assunse tale posizione a partire dalXVIII secolo).[10]
Il reggino, come qualsiasi altra varietà linguistica, presenta influenze e prestiti diadstrato derivanti, oltre che dalle restanti continuitàitalo-romanze delle quali forma parte, ed ai prestiti mutuati dalle già menzionate continuità linguistiche non romanze (come quellagreco-bizantina edaraba-medievale), anche da altre continuità linguisticheneolatine distanti da essa, come quellegallo-romanze edibero-romanze.
Alcuni esempi di prestiti gallo-romanzi sono:
Mentre tra i prestiti ibero-romanzi possiamo trovare:
Negli ultimi due secoli, il dialetto reggino è stato oggetto di continui studi, non solo per capirne la complessità fonetica e morfologica, ma soprattutto per riuscire a dargli una collocazione definitiva in mezzo agli innumerevoli dialetti meridionali. Il reggino è infatti uno dei dialetti italiani che più di altri ha attirato l'attenzione degli studiosi per le sue peculiarità e le sue radici in tempi antichi. Il rapporto tra impronta greca (grecanica) e storia della Calabria, la più o meno precoce latinizzazione e irelitti lessicali di altre lingue sono oggi argomento di studio e discussione di glottologi e linguisti, soprattutto per il forte contrasto esistente tra questo dialetto e quello parlato nell'altra estremità della regione.
Tra gli altri, vi fu lo studioso tedescoGerhard Rohlfs, convinto assertore di una tarda latinizzazione dell'estremità meridionale della Calabria, che percorse per quasi cinquant'anni la regione, studiandone le varie sfaccettature linguistiche. Stabilendo dunque che«il fondo principale del lessico calabrese è il latino»: non si può negare infatti che nella Calabria meridionale è quasi sconosciuto l'uso del passato prossimo, sostituito dal passato remoto, e che dopo i verbi modali viene escluso l'infinito:
Dunque secondo il Rohlfs questi due fenomeni si rivelano come manifesti riflessi di una lunga fase di bilinguismo greco-latino.
La grammatica reggina è alquanto diversa da quella dell'italiano standard. Essa presenta molti costrutti di carattere tipicamente greco e latino.
Il dialetto reggino ha duegeneri, maschile e femminile.
Gliarticoli determinativi in reggino sono'u per il maschile singolare,'a per il femminile singolare,lu ola per il maschile e femminile singolare davanti a nomi che iniziano per vocale, mentre per il plurale vi è l'unica forma 'i. Gli articoli indeterminativi sono'nu per il maschile e'na per il femminile. Non esistono partitivi.
Se ilsostantivo che segue l'articolo comincia con una vocale, questo si apostrofa, a meno che esso non abbia una consonante iniziale precedentemente caduta:
Ipronomi dimostrativi sono:
Più usate nel parlato sono le forme abbreviate:'stu,'sta,'sti,'ḍḍu, 'ḍḍa,'ḍḍi.
Ipronomi personali sono:
| persona | funzione soggetto | funzione complemento | ||
|---|---|---|---|---|
| forma tonica | forma atona | |||
| 1ª singolare | jèu-eu | mìa | m' | |
| 2ª singolare | tu | tìa | t' | |
| 3ª singolare | maschile | iḍḍu | chiḍḍu | s', 'nci |
| femminile | iḍḍa | chiḍḍa | s' | |
| 1ª plurale | nui | nui | ndi | |
| 2ª plurale | vui | vui | v' | |
| 3ª plurale | iḍḍi | chiḍḍi | s', nci | |
Il pronome di seconda persona singolaretu si può trovare nella lingua parlata col presentativo encliticoni, quindi cometuni. Il presentativo-ni si può trovare anche con 'ḍḍa (lì) quindi 'ḍḍani, con 'cca (qui) quindi 'ccani.
Se la forma dativa del pronome soggetto è seguita da un pronome oggetto, a differenza dell'italiano, la forma dativa si omette lasciando posto solo per il pronome oggetto:
Volendo si può specificare il soggetto mediante l'aggiunta di un pronome personale:
Per la"forma di cortesia" il reggino adopera il "Voi".
Quando ilpronome riflessivo della prima persona plurale è seguito da pronome oggetto (in italiano reso conce) e si trova alla forma negativa, esso divieneno'ndi in dialetto reggino:
Ipronomi relativi sono:
Per esempio:
Gliaggettivi possessivi sono:
| persona | maschile singolare | femminile singolare | plurale indistinto |
|---|---|---|---|
| 1a singolare | meu | mea | mei |
| 2a singolare | toi | toi | toi |
| 3a singolare | soi | soi | soi |
| 1a plurale | nostru | nostra | nostri |
| 2a plurale | vostru | vostra | vostri |
| 3a plurale | soi | soi | soi |
In dialetto reggino l'aggettivo possessivo va sempre posto dopo il nome al quale si riferisce (es. 'a màchina mea, la mia automobile). Questo perché in realtà gli aggettivi possessivi del dialetto reggino non derivano direttamente dai possessivi latini, come in italiano e nelle altre lingue romanze, ma dai genitivi dei pronomi personali. Es:tui latino (di te) diventa il regginotoi esui latino (di lui o di loro) diventa il regginosoi. Ecco perchétoi esoi sono uguali sia per il maschile sia per il femminile, senza variare al plurale: in realtà è come se fossero dei genitivi, e, come in latino, vengono posposti al nome a cui si riferiscono. Nella 1ª persona singolare si può usare anche la formamei (dal latinomei, di me) per tutti i generi al plurale e singolare (es.beḍḍu mei, bello mio). Spesso però, nella lingua parlata, si usa più facilmente una forma contratta di questo aggettivo,mè (es. 'a mè machina, la mia macchina, oi mè figghji, i miei figli). Questo vale anche pertoi, che diventato (es.to' figghja, tua figlia,tò patri, tuo padre, 'i to cosi, le tue cose) e persoi che diventaso (es. sò mamma, sua mamma,so frati, suo fratello,i so amici, i suoi amici).
Lepreposizioni semplici sono:
Possono fare anche da preposizioni:
Lepreposizioni articolate sono:
| u | a | li | |
|---|---|---|---|
| ri, ra | rû | râ | rî |
| a | ò | â | é |
| i | i'lu | i'la | di li |
| nta, nda | 'nt'ô | 'nt'â | 'nta li |
| cu | c'û | c'â | ch'i |
| supra | supr'ô | supr'â | supra li |
| pi' | p'û | p'â | p'i |
Chi (lat.quia) può avere valore di:
Ilpartitivo in reggino non esiste, e per tradurlo vengono adoperate due forme:
Per esempio:
Il sistema verbale reggino è molto complesso e differente da quello italiano. Esso si basa su costrutti di tipica origine latina e greca e conosce solo due coniugazioni, che sono: -ári ed -íri.
Iverbi principali e le loro coniugazioni all'indicativo presente sono:
Caratteristica tipica è l'uso frequente della prostesi della vocale-a-, che porta ad una doppia forma verbale:
Se l'infinito segue un verbo di desiderio o d'ordine, viene tradotto con la congiunzionemi (omu oma) seguita dal presente indicativo del verbo:
Le desinenze per formare l'indicativo presente sono le seguenti:
Nei verbi monosillabici compare la desinenza-ju (oiu) per le prime persone:
Nell'imperfetto troviamo le seguenti desinenze:
Per il tempoperfetto le desinenze sono:
In dialetto reggino non esiste una forma univerbale difuturo, che perciò viene spesso sostituito dal presente indicativo oppure viene espresso mediante la perifrasi futurale derivata dal latinohabeo ab + infinito, caratteristica questa che è comune ad altre lingue, tra cui lalingua sarda:
Questo costrutto è usato anche per esprimere il senso di necessità:
Ilcongiuntivo presente ha tutta una sua forma particolare, tipica poi dei dialetti meridionali estremi; si rende con la congiunzionemi seguita dal presente indicativo:
Al contrario, ilcongiuntivo imperfetto ha delle desinenze proprie:
Altro tempo verbale inesistente è ilcondizionale, sostituito dall'imperfetto indicativo o dall'imperfetto del congiuntivo:
L'imperativo è formato semplicemente con l'aggiunta della desinenza-a per la seconda persona singolare,-àmu o-ímu per la prima persona plurale, e-àti o-íti per la seconda persona plurale:
Ilgerundio si ottiene aggiungendo la desinenza-àndu per i verbi del primo gruppo, e-èndu per i verbi del secondo:
A volte per tradurre il gerundio si fa ricorso ad unapreposizione relativa:
Ilparticipio passato è formato con l'aggiunta del suffisso-átu per i verbi appartenenti al primo gruppo, e del suffisso-útu per i verbi appartenenti al secondo.
| persona | Indicativo presente | Imperfetto | Perfetto | Congiuntivo presente | Congiuntivo imperfetto |
|---|---|---|---|---|---|
| (J)èu | sugnu | êra | fùj(a) | chi fùssi | fùssi |
| Tu(ni) | sì | êri | fùsti | chi fùssi | fùssi |
| Iḍḍu, Iḍḍa/Iju, Ija | êsti | êra | fu' | chi fùssi | fùssi |
| Nu(i) | símu | êrumu/eramu | fùmmu/fumma | chi fùssimu | fùssimu |
| Vu(i) | síti | êruvu/eravu | fùstu/fustivu | chi fùstu/fustivu | fùstivu |
| Iḍḍi/Iji | ennu/sunnu | êrunu/eranu | fúru | chi fùssiru | fùssiru |
| persona | Indicativo presente | Imperfetto | Perfetto | Congiuntivo presente | Congiuntivo imperfetto |
|---|---|---|---|---|---|
| (J)èu | nd'haju | aìva | èppi | chi aìssi | aìssi |
| Tu(ni) | nd'hai | avivi | aìsti | chi aìssi | aìssi |
| Iḍḍu, Iḍḍa/Iju, Ija | nd'havi | aìva | èppi | chi aìssi | aìssi |
| Nui | nd'avìmu | avìumu | èppimu | chi aìssimu | aìssimu |
| Vui | nd'avíti | avìuvu | avistivu | chi aìssivu | aìssivu |
| Iḍḍi/Iji | nd'hannu/avinu | avìvunu | èppiru | chi aìssiru | aìssiru |
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