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Dialetto reggiano

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Reggiano
Arzân
Parlato inItalia (bandiera) Italia
RegioniProvincia di Reggio Emilia
Parlanti
Totalecirca 250.000
ClassificaNon nelle prime 100
Altre informazioni
TipoSVO
Tassonomia
FilogenesiIndoeuropee
 Italiche
  Romanze
   Italo-occidentali
    Occidentali
     Galloiberiche
      Galloromanze
       Galloitaliche
        Emiliano-romagnolo
         Emiliano
          Dialetto reggiano
Statuto ufficiale
Ufficiale in-
Regolato daNessuna regolazione ufficiale
Codici di classificazione
ISO 639-1-
ISO 639-2roa
ISO 639-3eml (EN)
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1
Tót al cheriatûri umâni e nâsen lébri e cumpâgn in dignitê e dirét. Chilòur j'în pruvésti ed cunisiòun e'd cunsînsia, e e gh'ân da cumpurtêres ciaschedóna vêrs cl'êtra cun ûn sentimèint ed fradlânsa.
Manuale

Ildialetto reggiano[1] (nome nativodialèt arzân) è una varietàdialettale dellalingua emiliana parlata, nelle sue declinazioni locali, nellaprovincia di Reggio Emilia; più specificamente, è articolato in unsottogruppo di parlate che, con ilmodenese e ilbolognese occidentale ad ovest delReno, forma un complesso più ampio definitoemiliano centrale.

Diffusione e varianti

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Localmente denominatodialèt arzân, il dialetto reggiano è parlato in una zona che corrisponde abbastanza bene all'attualeprovincia di Reggio Emilia.

Non si può parlare tuttavia di una variante unica parlata all'interno di tutto il territorio provinciale. Si pensi che fino allaSeconda guerra mondiale nel solo centro storico della città diReggio Emilia erano parlate ben quattro varianti dialettali: quella del centro, del quartiere di San Pietro, del quartiere di Santo Stefano e del quartiere di Santa Croce. In quest'ultima zona era inoltre parlato un altro dialetto, il cosiddetto reggiano arvarsè. Nel centro storico della città era parlato dalla popolazione ebraica il giudeo-reggiano; formatosi nel Ghetto, con l'abolizione di quest'ultimo, venne col tempo abbandonato e già quasi dimenticato agli inizi del Novecento. In provincia, esclusi i comuni e le ville orbitanti sul capoluogo, il dialetto si sfuma con altri. Nella bassa reggiana i comuni rivieraschi risentono in maniera più o meno marcata, a seconda del luogo, dell'influenza mantovana.

È più lieve aBoretto eGualtieri dove si mantengono comunque i suoni ö ed ü tipici della Lombardia. Risulta invece molto accentuata aGuastalla,Luzzara eReggiolo dove è parlato, con leggere sfumature tra i paesi, ildialetto guastallese, sottogruppo del dialetto mantovano e notevolmente diverso dal reggiano. Nella zona del Correggese il dialetto è pressoché simile aldialetto carpigiano, mentre nel Montecchiese ed in generale nella Val d'Enza forte è l'influsso deldialetto parmigiano. Nell'Appennino reggiano, in particolar modo dalla lineaVetto-Baiso verso l'alto crinale, sono parlati un insieme di dialetti che presentano molte somiglianze coldialetto lombardo occidentale ma che presentano caratteristiche differenti da paese a paese. Si stima che circa la metà della popolazione dellaprovincia di Reggio Emilia sia almeno in grado di comprendere il dialetto parlato.

Guastalla e dintorni

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La parlata di cinque dei sette comuni più a nord della provincia (Boretto,Gualtieri,Guastalla,Luzzara eReggiolo) perde varie caratteristiche del dialetto reggiano, andando così a formare un'area dialettale di transizione. Nei primi due centri rimane linguisticamente più rivolta al reggiano, mentre a Guastalla, Luzzara e Reggiolo è nettamente affine all'area dialettale mantovana, al cui contesto appartiene. La palatalizzazione della A, tipicamente emiliana, si mantiene infatti a Boretto e Gualtieri, mentre nei rimanenti centri manca:màr, sàl, al làva, al parlàva anzichémèr, sèl, al lèva, al parlèva (mare, sale, lui lava, lui parlava). In quest'area mancano anche i dittonghi èi/òu in ogni posizione:méla, bén, vént, fiur,témp anzichémèila, bèin, vèint, fiòur, tèimp (mela, bene, vento, fiore, tempo). La più forte influenza mantovana è tuttavia rappresentata dalla presenza delle vocali [y-ø]:mür, bö, fiöla, düra, incö, nüàtar (muro, buoi, figlia, dura, oggi, noi); in reggiano al posto di questi suoni si trovano le vocali lunghe [uː-oː]. Secondo laclassificazione dialettale diDaniele Vitali è proprio Gualtieri che determina il confine tra il sistema dialettale reggiano e quello mantovano.

La pianura

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Le varianti della pianura a nord della Via Emilia possono rientrare nella denominazione didialetti rustici settentrionali. Di questo areale fa parteBrescello, che, pur confinando direttamente con il Po e l'area guastallese, non presenta influenze mantovane significative. In tutta la zona sono sconosciute le vocali turbate [y-ø], e al loro posto si trovano le vocali lunghe [uː-oː]; risulta interessante l'esito in [eː] anziché in [oː], tipico del dialetto diPoviglio: [keːr - fjeːl - skeːla] (cuore, figlio, scuola). I dittonghi [ɛi-ɔu] sono presenti in alcune località, mentre mancano in altre, comeNovellara, sostituiti da [eː-oː]; questi dittonghi sono comunque più diffusi in contesto nasale: galèina, matèina, bèin, pasiòun (gallina, mattina, bene, passione). Nella parte occidentale dell'area ci sono alcuni influssi parmensi, e in generale è sistematico il mantenimento delle [o] atone, che già dalla periferia orientale di Reggio tendono a chiudersi in [u] come in Modenese, Ferrarese, Bolognese e Romagnolo. Nella parte orientale dell'area, il vago confine tra le province di Reggio e Modena (che a nord di Rubiera non è delimitato da fiumi o particolari ostacoli naturali) favorisce reciproci contatti con leparlate carpigiane.Rolo, nonostante la vicinanza con l'area guastallese, fa parte dellaDiocesi di Carpi e non risente di particolari influssi mantovani.

La montagna alta

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I dialetti delle aree più elevate dell'Appennino sono molto conservativi e si distanziano significativamente dal reggiano urbano. Notevole è il mantenimento di una vocale indistinta in fine di parola:bassə, sciömmə, tlarə, tüttə, primmə, tèrzə (basso, scemo, telaio, tutto, primo, terzo); tale suono, che viene meno nella catena parlata, testimonia una fase intermedia della perdita di -o finale, ormai generalizzata nelle varietà linguistiche emiliano-romagnole, lombarde e piemontesi. Alcuni esiti possono essere limitati a singoli centri abitati: le A in sillaba aperta, per esempio, subiscono una certa velarizzazione a Sologno, frazione di Villa Minozzo Nel dialetto di Civago molti vocaboli unici con U accentata alla francese ' Angu'ta - niente oppure la Z chiusa 'Guarze'ta ' - Bambina o la gh morbida ' ghiesa' chiesa.

Ortografia, dizionari ed opere generali

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Nella sezione conservazione della biblioteca Panizzi di Reggio Emilia esistono, a livello di bozza, vari manoscritti di progetti divocabolari reggiano-italiano; tuttavia solamente due opere sono state date alle stampe '. La prima è il datato dizionario reggiano-toscano di (Giovan Battista Ferrari, 1832), che non può essere usato acriticamente come riferimento, perché, come rilevato da alcuni autori, non è fedele nella trascrizione e spesso non è coerente nell'accentazione. L'opera più recente è il dizionario di (Luigi Ferrari e Luciano Serra, 1989), che invece si sforza di affrontare il problema dellagrafia in maniera sistematica. Nella prefazione si può anche trovare una discussione delle convenzioni precedentemente adottate da alcuni autorivernacolari. Nel dicembre del 2006 è infine uscito il primo vocabolario italiano-reggiano, ad opera degli stessi autori (L. Ferrari e L. Serra, 2006), che contiene circa trentamila parole ed una riccafraseologia.

Alcune considerazioni interessanti, anche se non sempre coerenti, si possono inoltre trovare anche nell'ultima raccolta di versi di (Giuseppe Davoli, 1974)[2]. Una panoramica molto esaustiva della letteratura vernacolare reggiana si trova nell'opera in più volumi diBellocchi (Ugo Bellocchi, 1976; 1999). La fraseologia e leespressioni proverbiali sono ampiamente documentate in (Mario Mazzaperlini, 1976).

Convenzioni di scrittura

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Fino a tempi relativamente recenti non è esistita un'ortografia esatta del dialetto reggiano. La pubblicazione dei due dizionari di L. Ferrari e L. Serra, nel 1989 dal reggiano all'italiano e nel 2006 dall'italiano al reggiano (vedere bibliografia) ha portato ad una proposta di convenzione di scrittura, anche se è ancora in dubbio quanto ampiamente questa convenzione verrà adottata da altri autori. Il Ferrari ed il Serra sostanzialmente introduconosegni diacritici per specificare laquantità e l'apertura delle vocali toniche, e la pronuncia di alcune consonanti. Le convenzioni ortografiche che non si trovano anche nell'italiano standard sono riportate nella tabella sottostante. Esse vengono utilizzate nel seguito di questo articolo. (Nota: lai e lau toniche brevi non sono utilizzate nel dialetto reggiano moderno.)

Vocali toniche lungheVocali toniche breviConsonanti e semiconsonanti
descrizionepronunciasegnodescrizionepronunciasegnodescrizionepronunciasegno
a//âa/a/ài intervocalica e finale/j/j
i//îi/i/ìs sorda emiliana[3]~ /s/s
u//ûu/u/ùs sonora emilana~ /z/ - /dz/ṣ (ş) - z
e aperta/ɛː/êe aperta/ɛ/ès+c(palatale)/sʧ/s'c
e chiusa//ēe chiusa/e/éc(palatale)+l (~ṣl)/ʧl/c'l
o aperta/ɔː/ôo aperta/ɔ/òc(palatale)+r/ʧr/c'r
o chiusa//ōo chiusa/o/ódoppia s iniziale//'ss
c finale (velare - palatale)/k/ - /ʧ/ch - c
g finale (velare - palatale)/g/ - /ʤ/gh - g

Esempi di dialetto reggiano

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Il testo delPadre Nostro in grafia moderna

Pêder nòster, che t'é int al cēl,
c'al sia santifichê al tó nòm,
c'al vègna al tó règn,
c'la sia fata la tó volontê,
cme in cēl, acsé anch'in tèra.

Das incō al nòster pan,
e scanşèla i nòster dèbit
cme nuêter e j scanşlòm ai nòster debitōr,
e an lasêr mia ch'e cascòm in tentasiòun,
e lébres dal mēl.

Amen.

Un sonetto di Giovanni Ramusani in grafia originale

Amilcare, guardè el cumbinazion,
Ch'el g'ha domilla franch int el cassett,
Ai depon da n'amigh, ch'el gh'imprumett
D'restituirghi seinza provvigion.

Ma l'amigh, ch'l'è un sgnurazz propia da bon,
E el sa che i sold en gh'farann mai difett,
Ai presta a d'j'etr, e ai fa fruttèr el sett,
E el dà indrè el capitèl a la stagion.

An omnia bene? -- Optime, e rispond!
Però d'Amilcar, seinza fergh ingiuria,
An s'è mai vist un mèrel più rotond.

Ma in mezz el cojonisem, meno mel,
Ch'an j'ha depositè int la nostra Curia,

Ch'an vdiva più nè frutt nè capitèl!

(da "I ches del congregazioun", 29/12/1899)

Fonologia

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Vocalismo tonico

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Esempi di vocali toniche distintive
vocale tonica lungavocale tonica breve
epêla/pε:la/palapèla/pεla/pelle
pēla/pe:la/abetepéla/pela/pila
ocôl/kɔ:l/collocòl/kɔl/quello
rōl/ro:l/ruoloról/rol/rullo

Il dialetto reggiano, così come l'italiano standard, possiede 7 suonivocalici: /a/, /ε/ (e aperta o grave), /e/ (e chiusa o acuta), /i/, /ɔ/ (o aperta), /o/ (o chiusa), /u/. Tuttavia, diversamente dall'italiano, laquantità della vocale può esseredistintiva per unavocale tonica; in altri termini, cambiando una vocale tonica lunga in una breve si può talvolta modificare il significato del vocabolo. Più precisamente, sono distintive le vocali che possono essere sia aperte che chiuse, ovvero /ε/, /e/, /ɔ/, e /o/ lunghe e brevi, mentrei edu brevi sono decadute rispettivamente ine edo chiuse brevi, come inpór (pure) esés ("liquame").

Esempi di mutazionea >ê
latinoreggianoitalianotipo di sillaba
CĂ-PRAMchêvracapraaperta breve
FĀ-TAMfêdafataaperta lunga
CĂR-NEMchêrnacarnechiusa (r/l+cons.)
CĂT-TUMgâtgattochiusa

Per quanto riguarda le mutazioni fonetiche, nel reggiano ha destato l'interesse di molti studiosi il passaggio /a/ > /ε/ insillaba libera, che sembra essere avvenuto a partire dal XVI secolo (per questa mutazione si è fatto spesso ricorso alla spiegazione del “sostratoceltico[4]. Da notare che /r/ o /l/ seguite da consonante non sempre “chiudono” la sillaba, motivo per cui si hanno esiti comechêrna eêlt. In altre parole, una sillaba accentata che in latino termina in-a, (talvolta-al o-ar) si trasforma in reggiano in (-êl o-êr), mentre laa rimane invariata se la sillaba termina per consonante.

Esempi di dittongazione inèi edòu
vocale anteriorevocale posteriore
VĪ-NUMvèinvino
PĬ-LUMpèilpeloCRŬ-CEMcròuṣcroce
DĔN-TEMdèintdenteBŎ-NUMbòunbuono
NŎ-VUMnōvnuovo
ACĒ-TUMaṣèjaceto–Ō-SUM-òuṣ/-ōṣ-oso

Molto diffusa è anche la formazione didittonghi discendenti, che riguarda sia le vocalianteriori (e edi) che leposteriori (o edu), in sillaba libera e, frequentemente, anche in presenza di unaconsonante nasale postonica (es. DĔN-TEM). Quindi, -i ed -e possono così avere come risultatoèi, mentre -u ed-o dannoòu. Ladittongazione inòu in sillaba libera non è tuttavia presente presso tutti i parlanti e in tutti i contesti fonetici; il risultato è alloraō. Per esempio, in montagna si tende a pronunciarealòura (allora), mentre a Reggio è più comunealōra.

Vocalismo atono

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Le vocali postoniche dal latino al reggiano
latinoreggianoitaliano
FĚR-RUMfèrferro
(AE) RŪ-GI-NEMróşnaruggine
PŎE-NApèinapena
NĬG-RUM/RAnîgh(e)r /nîgranero/a
PĚ-DEM/ES /piede/i

Il reggiano semplifica ilvocalismo atono latino in modo molto diverso dall'italiano. Le vocalipostoniche, (cioè, le vocali che si trovano dopo la vocale accentata) sia finali che mediane, tendono praticamente sempre a cadere, a meno che non si tratti della vocale /a/ che resiste. Le vocali atone che non cadono sono comunque delle specie di appoggi per la pronuncia, e non sono distintive (non servono mai a distinguere una parola dall'altra); per questo motivo la quantità è indefinita (solitamente intermedia o breve), e così pure l'apertura (e edo aperte e chiuse tendono a confondersi).

Le vocali pretoniche dal latino al reggiano
latinoreggianoitaliano
PA-RĬE-TEMparèidaparete
CON-STĀ-REcustêrcostare
SEP-TI-MĀ-NAMstmânasettimana
PEN-SĀ-REpinsêrpensare

Passando alle vocalipretoniche (quelle che si trovano prima della sillaba accentata) si nota che resiste ancora la /a/, che rimane tale, mentre le altre hanno una tendenza alla chiusura. Infatti, le vocali posteriori (o edu) si riducono ad /u/, mentre le vocali anteriori (e edi) tendono a cadere o a ridursi ad /i/. La trasformazione delle vocali pretoniche è evidente inlemmi che hanno una forma semplice dove la vocale è tonica ed una diminutiva dove non lo è più, come inlôdra (imbottatoio) eludrèt (imbuto).

Le vocali prostetiche in reggiano
latinoreggianoitaliano
DE MĀNE(e)dmândomani
NEPŌTEManvòudnipote
LEVĀREalvêrlevare
HOROLŎGIUMarlòjorologio
VĪCĪNUS(a)ṣvèinvicino

Un fenomeno che si ricollega alla copiosa caduta delle vocali atone, è quello dello sviluppo delle cosiddettevocaliprostetiche, cioè nonetimologiche, a scopoeufonico. Può accadere infatti che, in seguito alla caduta di una vocale pretonica, si trovi all'inizio della parola un gruppo consonantico di difficile o almeno non comune pronuncia, comenv,lv orl. In tal caso in reggiano si ha la tendenza ad inserire una vocale iniziale (/a/ oppure /e/) di appoggio allo scopo di renderlo più facilmente pronunciabile. Questa può essere assente se la parola precedente già termina in vocale, come "E t'al dégh edmân" (te lo dico domani) vs. "Fòmia dmân?" (facciamo domani?)

Consonantismo

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Esempi di palatalizzazione di /k/ e /g/
latinoreggianoitaliano
CIVITĀTEMsitêcittà
COENAREsnêrcenare
CENTUMsèintcento
GĔNERUMzèner / ṣènergenero

Tutte le parlate di area italica derivate dallatino volgare sono soggette al fenomeno dellapalatalizzazione dei fonemi /k/ e /g/, che diventano prestissimo leaffricate /ʧ/ e /ʤ/ quando sono seguite da vocali anteriori (i ode); solo ilsardo, a causa del suo isolamento, mantiene leocclusive. Il reggiano compie un passo ulteriore ed indebolisce le affricate infricative. L'evoluzione si può dunque schematizzare con /k/ > /ʧ/ > /s/ ed /g/ > /ʤ/ > /z/ (quest'ultima oscilla con /ʣ/)

Esempi di palatalizzazione di /j/ + vocale
latinoreggianoitaliano
IŌCUMzōgh/ṣōghgioco
IANUĀRIUMznêr/ṣnêrgennaio
JŪNĬUMzóign/ṣóigngiugno

Come le vocali, anche leconsonanti tendono ad essere meglio conservate in posizione iniziale. Tuttavia, il reggiano presenta un altro esempio di palatalizzazione: la combinazione di /j/ iniziale seguita da vocale, che in italiano standard si risolve sempre in /ʤ/ (come in IŪNIUS > giugno), ha in reggiano un esito oscillante fra /z/ e la /ʣ/. Questa seconda palatalizzazione sembra resistere meglio della prima al ritorno dell'esito italiano standard.

Esempi di palatalizzazione di /kl/ e /gl/
latinoreggianoitaliano
CLĀRUMcêrchiaro
ŎC(Ŭ) LUMôcocchio
GLĂNDEMgiândaghianda
C(Ŏ) ĀG(Ŭ) LUMcâg*cagghio
> caglio

Infine, la tendenza allapalatalizzazione completa si verifica anche per i nessi consonantici latini /kl/ e /gl/, che in reggiano danno rispettivamente leaffricate /ʧ/ e /ʤ/. Questo è in contrasto con l'italiano dove la palatalizzazione ha luogo solo per la /l/ e si ha l'esito più meridionale /kj/ e /gj/. Così si ha GLĀRĔA > *ghiara > ghiaia in italiano, ma GLĀRĔA > *ghiara >giâra >gêra in reggiano. Si noti che in posizione interna in italiano si ha un raddoppiamento (MĂCŬLA > *macla > macchia), ma il reggiano non presenta maiconsonanti geminate (cioè doppie), e coerentemente dàmâcia.

Esito di /lj/ + vocale latino in reggiano
latinoreggianoitaliano
(DE) MĒLIUSdmèjmeglio
FŎLIAfòjafoglia
ĂLIUMâjaglio

La combinazione intervocalica latina /lj/, che in italiano ha portato all'innovazione dellaconsonante laterale /λ/, assente in latino, porta in reggiano regolarmente all'elisione della /l/, che lascia lasemivocale /j/, talvolta in posizione intervocalica, talvolta in posizione finale; questo suono viene quindi sempre scritto con la letteraj.

Esito di /re/ > /rj/ latino in reggiano
latinoreggianoitaliano
ĀREAêraaia
GLĀREAMgêraghiaia
-ĀRIUM-êr-aio

In reggiano, la combinazione intervocalica /re/ > /rj/ ha la tendenza ad eliminare il suono /j/ (si noti che in toscano, e quindi in italiano è invece la /r/ a scomparire). Questa trasformazione è di particolare importanza per i nomi delle professioni, che spesso derivano da unsuffisso agentivo latino -ĀRIUM: in italiano, dal toscano, si ha regolarmente -aio (come in macellaio, mastellaio, calzolaio, ...), mentre in reggiano -âr > -êr (pchêr,sujêr,calsulêr, ...), in accordo con il pansettentrionale -aro.

Lenizione consonantica in reggiano
latinoreggianoitaliano
LŬPUSlóvlupo
RŎTArōdaruota
FĪCUSfîghfico
*CŬTICAcòdgacotica
SICCAREschêrseccare
SECAREsghêrsegare

Un altro fenomeno, che riguarda in misura diversa tutte le lingue romanze occidentali (tra cui il reggiano), è quello dellalenizione, cioè l'indebolimento delle consonanti intervocaliche, principalmente quelleocclusive /p/, /t/, /k/. A questo fenomeno è collegata la riduzione delle consonantigeminate (o doppie), che infatti sono assenti in reggiano, mentre l'italiano tende a mantenerle ed anzi in alcuni casi ad estendere il loro utilizzo (es.: lat. FĂCIAM > it. faccia). Si noti tuttavia che i due fenomeni non avvengono insieme (giacché la sonorizzazione delle consonanti intervocaliche è avvenuta prima della riduzione delle doppie): se la consonante etimologica è doppia, essa viene resa singola ma non ulteriormente indebolita. In questo modo le parole che si distinguono per una occlusiva singola/doppia in latino non collassano in un'unica parola in reggiano.

Rispetto all'italiano, in reggiano si nota l'assenza dellafricativa postalveolare sorda /ʃ/ (ovvero, il gruppo -sc(i)-, come in “sciopero”, “scena”), e, come già detto, della laterale /λ/ (“figlio”) e delle affricate /ts/ (“pezzo”) e /dz/ (“mezzo”). È importante inoltre ricordare che il suono /z/, che in italiano è unallofono di /s/, è in reggiano un vero e propriofonema (es.:snêr, “cenare” -ṣnêr “gennaio”).

Grammatica

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Morfologia nominale: sostantivi e aggettivi

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Singolare e plurale del maschile
latinoreggianoitaliano
sing.plur.
AMĪCUM/OSamîghamîghamico/i
HŎMO/-ĬNESòmòmuomo/ini
NĬGRUM/OSnîghernîghernero/i
GRĂNDEM/ESgrândgrândgrande/i
MALEal mêli mêlmale/i

In reggiano esistono solo igeneri maschile e femminile, perché il neutro cade durante la transizione da latino a volgare, come nella maggior parte dellelingue romanze. Inoltre, la caduta di tutte le vocali finali, ad eccezione della /a/, ha fatto sì che i sostantivi maschili si siano trovati senza unadesinenza propria, che l'italiano ha invece mantenuto. Nella grandissima maggioranza deisostantivi maschili non vi è quindi nessuna differenza tra la forma singolare e quella plurale. Lo stesso discorso vale per gliaggettivi in forma maschile. Il numero dei sostantivi viene quindi marcato solo dall'articolo (al ol' per il singolare,i oj per il plurale).

Esempi di plurali maschili irregolari
latinoreggianoitaliano
sing.plur.
PĔDEM/ESal pèi pēpiede/i
FĪLIUM/OSal fiōli fiōfiglio/i
(Ă) NĬMĂL/ĬAal nimêli nimêmaiale/i

Fanno eccezione alla regola precedente i sostantivi (accentati sull'ultima sillaba) terminanti in -ōl,èl, -êl, che regolarmente al plurale perdono la /l/ e allungano la vocale accentuata se è corta al singolare (es.: fradèl - fradē, fratello/-i), e pochi altri casi, sempre sostantivi di uso molto comune, che modificano la vocale finale. A parte questi fenomeni, è sconosciuto ilplurale metafonetico deldialetto bolognese.

Singolare e plurale del femminile
latinoreggianoitaliano
sing.plur.
DŎMĬNAM/ASla dònaal dòn(i)donna/e
DURAM/ASdûradûr(i)dura/e(agg.)
CLĀVEM/ESla cêvaal cêvichiave/i
*CĂMBAla gâmbaal gâmbigamba/e

La /a/ dei sostantivi e degli aggettivi femminili invece, oltre a mantenersi, si è anche diffusa alla maggior parte di quei sostantivi (e di quegli aggettivi) femminili che non la possedevano nella loro forma latina. La caduta della vocale del plurale femminile ha comunque garantito la distinzione, che in seguito è stata rafforzata con l'aggiunta di una /i/ non etimologica; il plurale –Ø, cioè senza la terminazione /i/, è in ogni caso ancora presente, e talvolta anche preferibile se non c'è il rischio di confusione con il corrispondente aggettivo maschile.

Numerali

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I numerali cardinali sono riportati nella tabella sottostante; si noti che, a differenza dell'italiano, il reggiano distingue tra la forma maschile e quella femminile fino al tre. Come in italiano, il suffisso "dieci" diventa un prefisso fra il sedici ed il diciassette.

1ûn - von (m.) – óna (f.)11óndeṣ/vùndeṣ21vintûn100sèint
2dû (m.) – dòu (f.)12dòdeṣ22vintedû200duṣèint
3trî (m.) – trèj (f.)13trèdeṣ23vintetrî300terṣèint
4quâter14quatôrdeṣ30trèinta400quatersèint
5sînch15quéndeṣ40quarânta500sincsèint
6sê(s)16sèdeṣ50sinquânta600sesèint
7sèt17dersèt60'ssanta1000mél
8ôt18deṣdôt70stânta2000duméla
9nōv19deṣnōv80utânta10000deṣméla
10dēṣ20vînt90novânta1000000un miliòun

Articoli

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tipo di articolodavanti a consonantedavanti a vocale
esempiotraduzioneesempiotraduzione
determinativisingolaremasch.alal bòschil boscol’l'êlberl'albero
femm.lala càla casal’l'ôral'ombra
pluralemasch.ii léberi librijj òmgli uomini
femm.alal mânle manial j-al j-êrtle arti
indeterminativisingolaremasch.unun déun giornon’n'insòniun sogno
femm.nana bâlauna bugian’n'ōraun'ora
partitivisingolaremasch.daldal furmâjdel formaggiodl’dl'ôlidell'olio
femm.dladla gîntadella gentedl’dl'âcvadell'acqua
pluralemasch.didi lavōrdelle cosed'j-d'j-ândegli anni
femm.daldal vôltidelle voltedal j-dal j-ôchidelle oche

Pronomi ed aggettivi dimostrativi

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Ipronomidimostrativi in dialetto reggiano hanno una forma semplice, che declina regolarmente a partire dalle due radicicòst ecòl che indicano rispettivamente vicinanza e lontananza da chi parla (solo il maschile plurale dicòl ha seguito un'evoluzione non banale). Questo è in contrasto con l'italiano letterario derivato daltoscano, che invece presenta un sistema a tre valori in cui, oltre a "questo" e "quello", esiste anche un dimostrativo, "codesto" che indica vicinanza a chi ascolta ma non a chi parla (anche se quest'ultimo è quasi sconosciuto al di fuori della Toscana al giorno d'oggi).

I pronomi dimostrativi reggiani corrispondenti a "questo" e "quello"
pronomevaloreesempiotraduzione
sing.masch.còstquestoCòst l'è al mē.Questo è il mio.
femm.còstaquestaCòsta l'è chêra.Questa è cara.
plur.masch.còstquestiCòst i vōlen fât incō.Questi vanno fatti oggi.
femm.còstiquesteÉ-t vést còsti?Hai visto queste?
sing.masch.còlquelloCòl l'é d'ôr.Quello è d'oro.
femm.còlaquellaCòla l'é'd Pēder.Quella è di Pietro.
plur.masch.quîquelliQuî j în tō.Quelli sono tuoi.
femm.còliquelleCòli j în mìa dréti.Quelle non sono dritte.

Gli stessi pronomi dimostrativi hanno anche una forma composta (con accento sulla seconda componente, “qui“) che rafforza il valoredeittico, ovvero lo stretto legame fra l'enunciato e la sua collocazione in un certocontesto (in questo caso, tipicamente, il contesto spaziale del locutore). Siccome l'interpretazione di questi pronomi non è possibile senza la conoscenza di tale contesto, essi possono essere usati solo in undiscorso diretto oindiretto.

La forma rafforzata dei pronomi dimostrativi reggiani
pronomevaloreesempiotraduzione
sing.masch.cuschéquestoCusché l'è dmèj.Questo è meglio.
femm.custachéquestaCustaché l'è bòuna!Questa è buona!
plur.masch.cuischéquestiCuisché j în mêrs.Questi sono marci.
femm.custichéquesteCustiché i gh'arân dēṣ ân.Queste avranno dieci anni.
sing.masch.cul-léquelloCul-lé l'é nōv.Quello è nuovo.
femm.cula-léquellaCulalé la vōl pió côta.Quella deve essere cotta di più.
plur.masch.qui-léquelliQuilé i ân mìa vést gnînt.Quelli non hanno visto niente.
femm.culi-léquelleCulilé j în bòuni!Quelle sono buone.

Gliaggettividimostrativi si formano normalmente con un aggettivo vero e proprio (atono, che precede il sostantivo) e unavverbio (tonico, che segue il sostantivo), di nuovo con valoredeittico, nella fattispecieché (qua) e (là). Gli aggettivi atoni possono anche essere utilizzati senza il loro avverbio nel caso che la loro contestualizzazione si realizzi in altro modo, per esempio con una frase relativa, come in "Cal léber ch'j îva vést l'êter dé l'é andê a fêr vìa" (Quel libro che avevo visto l'altro ieri non è più disponibile).

Gli aggettivi dimostrativi reggiani corrispondenti a "questo" e "quello"
aggettivovaloreesempiotraduzione
sing.masch.cal/cl' ... chéquestoCal léber ché l'é'd Zvân.Questo libro è di Giovanni.
femm.cla/cl' ... chéquestaCla mâchina ché ē-la tóva?Questa macchina è tua?
plur.masch.chi ... chéquestiChi putîn ché i têṣen mai.Questi bambini non tacciono mai.
femm.cal ... chéquestePêrl-et tóti cal léngvi ché?Parli tutte queste lingue?
sing.masch.cal/cl' ... léquelloCal ṣugadōr lé l'é bòun dabòun.Quel giocatore è davvero forte.
femm.cla/cl' ... léquellaCl'âcva lé l'é vècia.Quell'acqua è vecchia.
plur.masch.chi ... léquelliChi ragâs lé i vân tót a scōla.Quei ragazzi vanno tutti a scuola.
femm.cal ... léquelleCal fnèstri lé i vōlen cambiêdi.Quelle finestre vanno cambiate.

Per il primo gruppo di aggettivi dimostrativi, cioè i corrispondenti di ”questo”, esiste anche una forma semplice, più simile all'uso dell'italiano standard, ma il suo uso è più ristretto.

La forma debole dell'aggettivo dimostrativo "questo" in reggiano
aggettivovaloreesempiotraduzione
sing.masch.ste/st’questoSte ragâs l'em fa murîr!Questo ragazzo mi fa morire!
femm.sta/st’questaCsa fê-t st'istê?Cosa fai quest'estate?
plur.masch.stiquestiSti ragâs i fân sèimper fugarōla.Questi ragazzi marinano sempre.
femm.stiquesteCsa vōln-i stal dòni!Cosa vogliono queste donne!

La negazione

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Il reggiano, partendo da unmorfema lessicale, in questo caso il sostantivo latino MĪCAM > mica (con il significato di minuzzolo di pane), ha sviluppato lanegazione pospostamìa, da unire alla negazione propria derivata dal latino NŌN, ovveroan, con una vocale che tende all'elisione. Il fenomeno è simile, per esempio, a quello che è avvenuto infrancese, dove la negazione propriane ad un certo punto è stata percepita come troppo debole, ed è stata rinforzata con espressioni ad hoc, comeje ne bouge pas (non muovo "passo"),je ne bois goutte (non bevo "goccia") eje ne mange mie (non mangio "mica"). In francese ha alla fine prevalsopas, mentre in reggianomìa.

Costruzione della negazione in dialetto reggiano
reggianoitaliano
T’an (o Et) vînmìa dimòndi despès.Non vieni molto spesso.
An vōlmìa dîrNon implica necessariamente
Chilōr 'n înmìa di nèsi(Loro) non sono stupidi

La negazione posposta ha poi finito col soppiantare quella propria, dal momento chean è talvolta pronunciato troppo flebilmente per svolgere il suo ruolo. Delle due quindi,mìa è la parte obbligatoria, mentrean quella facoltativa (lo stesso fenomeno si osserva nel francese popolare del giorno d'oggi).

Cme 'ndòm-ja?An gh'è mêl!Come andiamo? Non c'è male!
Vin-et anca té?An gh'è dóbi!Vieni anche tu? Senz'altro!
An t'in tōr!Non te la prendere!

Vi sono tuttavia alcune frasi fatte di uso molto frequente che testimoniano una fase precedente del processo, in cuian manteneva il suo ruolo di negazione emia non era obbligatorio.

Negazione con locuzioni negative: (assenza di) ripetizione
reggianoitaliano
Al (oan)g'amai tèimp.Non ha mai tempo.
(An) vō-tgnân cusché?Non vuoi neanche questo?
(An) j ó véstnisûn.Non ho visto nessuno.
Al (oan)g'agnînt da fêr.Non ha niente da fare.

In generale anche l'obbligatorietà dimia viene meno qualora nella frase siano presenti pronomi oavverbi di significato negativo, ad esempiomai (mai),gnân (neanche),nisûn (nessuno) ognînt(o) (niente). Queste locuzioni sono sufficienti a specificare per intero il senso negativo della frase, generalmente rimpiazzano ilmìa e talvolta anche l'an.

L'enfasi nelle frasi negative in dialetto reggiano
reggianoitaliano
Un lavōr acsé
a(n) l'îvamìa mai vést!
Una cosa del genere
non l'avevo mai vista!
Stà bòun, l'è (oan é)
mìa sucèsgnînt!
Sta' calmo, non
è successo niente!

Tuttavia, anche in presenza dilocuzioni che rendono palese il significato negativo della frase, è talvolta possibile reintrodurre ilmia con senso rafforzativo. In questo caso non ci sono vere regole, tutto dipende dal grado dienfasi che il parlante vuole utilizzare.

Il sistema verbale

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Verbi irregolari

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Come in italiano, vi è naturalmente un gruppo diverbi irregolari di uso molto comune che quasi sempre hanno forme differenti per tutte le persone anche all'indicativo presente. I verbi irregolari sono:èser (essere),avèir (avere),andêr (andare),gnîr (venire),prèir (potere),vrèir (volere),savèir (sapere),fêr (fare),tgnîr (tenere, dovere),dîr (dire),tōr (prendere),dêr (dare),stêr (stare),bèver (bere).

Verbi regolari

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In dialetto reggiano esistono treconiugazioni regolari che si distinguono per la terminazione dell'infinito:-êr (corrisponde alla prima italiana in -are),-èir o-er atono (corrisponde alla seconda italiana in -ere), e-îr (che corrisponde alla terza italiana in -ire). Gli schemi che seguono presentano i suffissi dei verbi regolari per le forme non composte. Il passato remoto, che era ancora abbastanza utilizzato cent'anni fa, è comunque attualmente quasi sparito dall'uso comune. Il segno indica l'assenza di una terminazione specifica (es.:mâgn-Ø significamâgn).

Prima coniugazione
verbi in–êr (tonico) all'infinito (es.:magnêr “mangiare”)
IndicativoCongiuntivoCondizionale
presenteimperfettofuturoperfettopresenteimperfettopresente
1a s.mâgn-Ømagn-êvamagn-arómâgn-amagn-ésamagn-aré
2a s.mâgn-Ømagn-êvmagn-arêmâgn-Ømagn-ésmagn-arés
3a s.mâgn-amagn-êvamagn-aràmâgn-amagn-ésamagn-aré
1a pl.magn-òmmagn-êvenmagn-aròmmagn-òmamagn-ésenmagn-arén
2a pl.magn-êmagn-êvovmagn-arîmagn-êdimagn-ésimagn-arési
3a pl.mâgn-enmagn-êvenmagn-arânmâgn-enmagn-ésenmagn-arén
Infinito:magn-êr;participio passato:magn-ê;imperativo:mâgn-a,magn-ê.
Seconda coniugazione
verbi in–èir e–er (atono) all'infinito (es.:taṣèir “tacere” epiânṣer “piangere”)
IndicativoCongiuntivoCondizionale
presenteimperfettofuturoperfettopresenteimperfettopresente
1a s.têş-Øtaş-îvataş-ròtêş-ataş-ésataş-ré
2a s.têş-Øtaş-îvtaş-rêtêş-Øtaş-éstaş-rés
3a s.têş-Øtaş-îvataş-ràtêş-ataş-ésataş-ré
1a pl.taş-òmtaş-îventaş-ròmtaş-òmataş-ésentaş-rén
2a pl.taş-îtaş-îvitaş-rîtaş-îditaş-ésitaş-rési
3a pl.têşentaş-îventaş-rântêş-entaş-ésentaş-rén
Infinito:taş-èir;participio passato:taş-û;imperativo:têş-Ø,taş-î.
Terza coniugazione
quasi tutti i verbi in–îr all'infinito (es.:partîr “partire”)
IndicativoCongiuntivoCondizionale
presenteimperfettofuturoperfettopresenteimperfettopresente
1a s.part-éspart-îvapart-irópârt-apart-ésapart-iré
2a s.part-éspart-îvpart-irêpârt-Øpart-éspart-irés
3a s.part-éspart-îvapart-iràpârt-apart-ésapart-iré
1a pl.part-òmpart-îvenpart-iròmpart-òmapart-ésenpart-irén
2a pl.part-îpart-îvipart-irîpart-îdipart-ésipart-irési
3a pl.part-ésenpart-îvenpart-irânpârt-enpart-ésenpart-irén
Infinito:part-îr;participio passato:part-î;imperativo:pârt-Ø,part-î.
Nota: vi sono poi pochissimi verbi in–îr, comedurmîr (“dormire”) esintîr (“sentire”), che non rientrano in quest'ultimo schema, poiché non aggiungono il suffisso–és nelle tre persone del singolare e nella 3ª plurale dell'indicativo presente; in questi casi si coniugano come i verbi della seconda coniugazione.

Alternanza vocalica

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L'alternanza vocalica del sistema verbale, che dipende dalla presenza dell'accento sullaradice o sulladesinenza, è molto estesa e varia in reggiano. Osservando i verbi reggiani della prima e seconda coniugazione, nonché i verbi irregolari, si nota come lo spostamento dell'accento non influisca solo sulla lunghezza e sull'intensità della vocale radicale, ma frequentemente anche sulla sua qualità. Al contrario, quasi tutti i verbi della terza coniugazione (verbi in–îr) hanno sempre l'accento sulla desinenza, e la vocale radicale rimane perciò sempre atona. Le possibili alternanze vocaliche sono riportate nella seguente tabella.

vocale
atona
lat.muta
in
radicale
atona
radicale
tonica
verbo
a
atona
a|a > âmagnêral mâgnamangiare
a(r)|a > êparlêral pêrlaparlare
a-a > ēpaghêral pēga ?pagare
ĕ-a > èsarêral sèra ?chiudere
e
atona
ĭ-

e|

e > èsembrêral sèmbrasembrare
ĕ-e > èiperghêral prèigapregare
ē-e > ēsperêral spērasperare
ĕ(r)|e > êa perdòma pêrdperdere
nullaĭ|Ø > èinsgnêrl'insègnainsegnare
ĕ-Ø > ēzlêral zēlagelare
ĭ-Ø > èianvêra nèivanevicare
vocale
atona
lat.muta
in
radicale
atona
radicale
tonica
verbo
i
atona
ĭ-i > îpighêral pîgapiegare
ī|i > épicêral péciapicchiare
ĕ-i > ēa lizòmal lēz ?leggere
ē|i > èipinsêral pèinsapensare
ē|i > èa vindòmal vènd ?vendere
u
atona
?u > ûbruzêral brûzabruciare
ū-u > ófumêral fómafumare
ŏ-u > ōzughêral zōgagiocare
ō|u > òcustêral còstacostare
ŏ(r)|u > ôarcurdêresal s'arcôrdaricordare
ŏ|u > òucuntêral còuntacontare

Il gerundio e la perifrasi progressiva

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Esempi di perifrasi progressiva in reggiano
reggianoitaliano
Al ciâma sèimper quand
a sûn drē a durmîr
.
Chiama sempre quando
sto dormendo.
(C)s'ê-t drē a dîr?Cosa stai dicendo?
(C)sasrâ-l drē a fêr?Cosa starà facendo?
J'în sèimperdrē a bruntlêr.Si lamentano in continuazione.
sî-v incòradrē a magnêr?Ma state ancora mangiando?

In reggiano, l'uso del modogerundio è quasi completamente scomparso, essendo limitato a registri alti, come la poesia, o a modi di dire arcaici. Tuttavia, anche in reggiano esiste la possibilità di unaperifrasi progressiva (come nell'espressione "sto mangiando" in italiano), che viene costruita posponendo ad una forma finita dièser la costruzionedrē a seguita da un infinito. Costruzioni simili si trovano in altre lingue europee, come "je suis en train de manger" in francese, e "ich bin dabei zu essen" in tedesco

Verbi modali o servili

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Verbi modali e posizione dei clitici in reggiano
reggianoitaliano
A vòj fêrel subét.
A'l vòj fêr subét.
Voglio farlo subito.
Lo voglio fare subito.
J'an mia savû spieghêrel.
El'an mia savû spieghêr.
Non hanno saputo spiegarlo.
Non l'hanno saputo spiegare.
Vê-t a tōrel adès?
Al vê-t a tōr adès?
Vai a prenderlo adesso?
Lo vai a prendere adesso?
L'è dmèj s'et tòuren a fêrel.
L'è dmèj se t'al tòuren a fêr.
È meglio se torni a farlo.
È meglio se lo torni a fare.

Anche in reggiano vi sono verbi modali (oservili) che hanno le stesse caratteristiche di quelli italiani. Questi verbi, quando usati in congiunzione con l'infinito di un altro verbo, non hanno più un significato proprio ma servono a caratterizzare la modalità dell'azione specificata dall'altro verbo (es.: voglio mangiare, soglio pensare). I casi più comuni, in reggiano, si hanno con i verbiprèir,vrèir,savèir,andêr a,gnîr a,turnêr a,cumincêr a. Questi verbi (detti anche "verbi a ristrutturazione") autorizzano due posizioni diverse dei clitici nella frase (come in italiano, "voglio vederlo" e "lo voglio vedere")

Utilizzo degli ausiliarièser /avèir con i verbi modali
reggianoitaliano
J'ó prû dêregh na mân.Ho potuto dargli una mano.
A sûn mia prû gnîr.Non ho/sono potuto venire.
Al l'à vrû fêr da per ló.L'ha voluto fare da solo.
L'é vrû partîr l'istès.È/Ha voluto partire comunque.

I verbi modali autorizzano anche il cambio dell'ausiliare, in quanto acquistano l'ausiliare che propriamente avrebbe il verbo retto. In altre parole, per i verbi modaliavèir diventaèser se l'infinito che segue il verbo modale è quello di un verbo che si coniuga conèser. Questo è simile all'italiano dove "ho mangiato" implica "ho voluto mangiare", ma "sono sceso" implica "sono/ho voluto scendere"

Uso di vrèir per esprimere il senso di necessità
reggianoitaliano
Cl'êlber lé al vōl tajê.Quell'albero dev'essere tagliato.
La scrâna la vrés justêda.La sedia andrebbe aggiustata.
I fiō e vōlen educhê.Bisogna educare i figli.
Al piânti e vrîven spuntêdi.Si sarebbero dovute spuntare le piante.

Un esempio del tutto peculiare di verbo modale del dialetto reggiano èvrèir, che oltre ad avere grosso modo le stesse funzioni di "volere" in italiano ha anche un altro uso modale (in italiano normalmente riservato al verbo "andare") nella costruzione in cui una forma finita divrèir è seguita da unparticipio passato (declinato) per esprimere la necessità, anche ipotetica, di una certa azione.

Verbi frasali

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Esempi di verbi frasali in dialetto reggiano
reggianoitaliano
Vê-t fōra ânca stasîra?Esci anche questa sera?
Cla cà lé lagnirà ṣò prèst.Quella casa crollerà presto.
Ânca quând al fa gnînt,
chiló alciâpa sèimper
.
Anche quando non fa nulla,
viene sempre rimproverato.
Al l'àtôt só e l'é andê via
sèinsa dîr gnînt
.
L'ha raccolto e se n'è andato
senza dire niente.
Ladîṣ sèimper a tót.Si lamenta sempre con tutti.
T'é sōlfât só dal caṣèin.Hai solo creato confusione.

Iverbi frasali, ovvero l'unione di un verbo ed un avverbio o una preposizione a dare un costrutto verbale con un altro significato, fenomeno frequentissimo intedesco edinglese, esistono anche in italiano, ma il loro uso è molto più diffuso nel reggiano. I più comuni sono:

  • andêr fōra /gnîr fōra: uscire;
  • gnîr ṣò: crollare;
  • tōr só /ciapêr só: essere rimproverato;
  • dîr só: lamentarsi;
  • fêr só: creare, provocare, causare;
  • lavêr ṣò: lavare i piatti;
  • andêr adrê: continuare, insistere

Il sistema pronominale

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Come in italiano, il dialetto reggiano presenta due serie di pronomi personali, quelli tonici e quelli atoni. Il loro uso è però sostanzialmente diverso; la caratteristica che più balza all'occhio è che il reggiano non sopporta, in generale, che il soggetto rimanga non espresso, ed il pronome obbligatorio è quello atono. Questo fenomeno è in comune con moltidialetti galloitalici; sull'argomento si vedano i contributi di Laura Vanelli (1987) e Paola Benincà (1994)[5]. Esiste inoltre una peculiare sequenza di pronomi interrogativi, che sono obbligatori e si fondono con le forme verbali nelle interrogative dirette.

Pronomi personali soggetto tonici

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I pronomi personali tonici in dialetto reggiano
personageneresingolareplurale
1amasch.nuêter
femm.nuêtri
2amasch.(v)u(v)êter
femm.(v)u(v)êtri
3amasch.(chi)ló(chi)lōr
femm.(chi)lē

Ipronomi tonicisoggetto e quellicomplemento sono sempre identici in reggiano, al contrario dell'italiano dove si distinguono le prime due persone del singolare (cioè "io" e "tu" sono solo soggetti, mentre "me" e "te" sono solo complementi oggetti). In dialetto reggiano, la prima e seconda persona plurali hanno delle forme rafforzate che includonoêter (corrispondenti all'italiano "noialtri", "voialtri"). Le terze persone infine possono essere precedute dal dimostrativo atonochi.

Esempi di uso obbligatorio dei pronomi tonici
reggianoitaliano
Al l'à vést, mìa!L'ha visto lui, non io!
E l'ó fât per.L'ho fatto per te.
E m'l'î détuêter!Me l'avete detto voi!

Questi pronomi, così come quelli italiani, sono usati solo in particolaricircostanze pragmatiche che richiedono la loro presenza, ma non sono mai obbligatori sintatticamente. In altre parole, non sono mai obbligatori in accompagnamento ad un verbo, ma se usati isolatamente, o retti da unapreposizione, non possono essere sostituiti da quelli atoni

Pronomi personali soggetto atoni (clitici)

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I pronomi clitici in reggiano
personasingolareplurale
1aa /ea /e
2aet /t'a /e
3amasch.al /l'i /a /e
femm.la /l'

Una caratteristica che distanzia il reggiano dall'italiano è la presenza di un'altra serie di pronomi, questa voltaclitici, in funzione disoggetto. I pronomi clitici hanno la caratteristicasintattica di essere legati ad una posizione fissa nelsintagma; non possono cioè essere usati in isolamento ma solo in una posizione immediatamente adiacente al verbo, dal quale possono essere separati solo per mezzo di un altro clitico. Fonologicamente, i pronomi clitici sonoatoni. Vi sono oscillazioni fra i parlanti per i pronomi clitici costituiti da una sola vocale (a/e e talvolta anchei al plurale). I clitici tendono ad fondersi con altre particelle atone come la negazionean , o i riflessivi

Esempi di uso dei pronomi clitici in reggiano
reggianoitaliano
A/E vâgh a cà.Vado a casa.
A/E gnòm ânca nuêter.Veniamo anche noi.
A/E prî pasêr stasîra.Potete passare stasera.
I/A/E vrén gnîr edmân.Vorrebbero venire domani.
Et drōv sèimper la mé mâchina.Usi sempre la mia macchina.
T’é té chet’vō andêregh, mìa mé.Sei tu che vuoi andarci, non io.
Al dîṣ ch’l’é trôp têrdi.Dice che è troppo tardi.
Al vîn ânca ló.Viene anche lui.
l’gh'à mâi tèimp.Lui non ha mai tempo.
Al putînal mâgna al pòm.Il bambino mangia la mela.
Còla ch’la pulésla vîn a meṣdé.Quella delle pulizie (lett.: che pulisce) viene alle 12.

Per quanto riguarda la prima persona singolare e le tre persone del plurale, va detto che l'uso dei pronomi clitici soggetto è molto diffuso (soprattutto alla terza persona plurale), ma non è strettamente obbligatorio, specie in frasi affermative con soggetto pronominale (cioè, non è completamente scorretto direVâgh a cà invece diE vâgh a cà).

Il discorso è diverso per la seconda e terza persona singolare, poiché la presenza del clitico soggetto è qui quasi sempre obbligatoria, anche in presenza di un pronome soggetto libero (cioè,Té t'é vèc non può mai diventareTé é vèc oÉ vèc.), così come di un soggetto lessicale o di un pronome relativo (cioè, le frasiGîgi mâgna ... eGîgi che mâgna ... sono sempre scorrette in dialetto reggiano, mentre la loro traduzione letterale sarebbe grammaticale in italiano)

Limitazioni all'uso nella terza persona
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La regola generale che il pronome clitico non si può mai omettere davanti ad un verbo presenta numerose eccezioni, specie alla terza persona. Alcune di queste sono idiomatiche, altre possono essere comprese attraverso un piccolo numero di regole supplementari.

Il clitico di 3a persona singolare conquelchidûn enisûn
reggianoitaliano
Quelchidûn (al) gh'à da gnîr.Qualcuno deve venire.
Nisûn (al) vōl paghêr.Nessuno vuole pagare.
Vō-t che nisûn (al) i drōva?.Credi che nessuno li adoperi?

Mentre, come già detto, il clitico soggetto è sempre obbligatorio alla seconda persona singolare, alla terza persona singolare in alcuni casi si può o si deve omettere (o sostituire con un altro pronome). La sua presenza è per esempio facoltativa conquantificatori comequelchidûn (“qualcuno”) onisûn (“nessuno”)

L'uso dell'"a espletivo" alla terza persona
reggianoitaliano
A rîva un putîn.Arriva un bambino.
A câsca dal fòj.Cadono delle foglie.
A vîn ânca di pramṣân.Vengono anche dei parmensi.
A gh'é dimòndi gînta.C'è molta gente.
A gh'é di putîn.Ci sono dei bambini.
A’s dîṣ acsé.Si dice così.
A('n)'s pōl mìa fêr acsé.Non ci si può comportare così.

Quando al posto della più comune costruzione “soggetto-verbo” si ha l'ordinesintattico marcato “verbo-soggetto (lessicale)” (cioè, un verbo seguito da un nome, non un pronome, come in "viene mia madre") il clitico di terza persona singolare viene sostituito da un “a espletivo” (esiste anche la variantee); in questo caso viene a mancare anche l'accordo col verbo, che rimane sempre alla terza persona singolare. La stessa situazione si presenta anche conégh (il “ci presentativo” dell'italiano, come in "c'è gente") edes (il “si impersonale” dell'italiano, come in "si mangia bene")

La costruzione delle espressioni impersonali "atmosferiche"
reggianoitaliano
A piōv.Piove.
A fa chêld incō.Fa caldo oggi.

Con verbi elocuzioni verbali “atmosferiche”, che normalmente non hanno un soggetto, è pure normale usarea, ed è in ogni caso escluso l'uso dei clitici soggetto di terza persona singola singolare. Quindi si può direa piōv, maal piōv ola piōv sono sicuramente errori

Il clitico di terza persona conèser,avèir edavèiregh
reggianoitaliano
Nisûnl’à magnê la mnèstra.Nessuno mangiò la minestra.
L’é rivê un putîn.È arrivato un bambino.
L’é piuvû tót al dé.È piovuto tutto il giorno.
Al gh'à tóta la cà da spasêr.Deve spazzare tutta la casa.

Eccezione nell'eccezione, non rientrano in alcune delle limitazioni precedenti i verbièser,avèir usati come ausiliari, che richiedono sempre la presenza del clitico soggetto alla terza persona singolare. Si noti che il verboavèiregh ("averci", col significato di "possedere" o nell'espressioneavèiregh da "avere l'incombenza di, dovere"), che non è mai ausiliare, si comporta regolarmente.

I pronomi personali soggetto interrogativi

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Pronomi soggetto interrogativi
personasingolareplurale
1a-ja-ja
2a-et-v
3a masch.-el-i
3a femm.-la

In reggiano è presente anche una serie di pronomi clitici soggetto usati obbligatoriamente nellefrasi interrogative, che sono sempreatoni esuffissi. Tale fenomeno è quasi sconosciuto in italiano, dove comunque è sempre facoltativo e suona spesso pomposo (Volete voi ... prendere in sposa/o ... ?), ma è tipico di lingue in cui il soggetto è obbligatorio, come ilfrancese (Voudrez-vous ...?), iltedesco (Möchten Sie ...?) e l'inglese (Would you like ...?); tuttavia, in reggiano i pronomi interrogativi differiscono da quelli "affermativi" non solo per la posizione ma anche per alcune trasformazioni fonetiche. Questi pronomi sono elencati nella tabella

Esempi d'uso dei pronomi soggetto interrogativi
reggianoitaliano
Vègn-ja ânca mé?Vengo anch'io?
Quânt ân gh'ê-t?Quanti anni hai?
Indó vâ-la la Medéa?Dove va l'Amedea?
Andòm-ja al bâr?Andiamo al bar?
An ridî-v mai uêter?Voi non ridete mai?
T'ân-i vést?Ti hanno visto?
Tó pêder ē-l malê?Tuo padre è malato?

I clitici interrogativi sono convenzionalmente segnati ponendo un trattino fra di essi ed il verbo precedente; molti autori non pongono nemmeno il trattino e fondono verbo e pronome in un'unica parola.

Questi pronomi suffissi sono sempre obbligatori, anche quando il soggetto lessicale della frase (che può essere posto prima o dopo il verbo) è esplicito. Un esempio d'uso per ogni forma di questi pronomi è presentato nella tabella

Eccezioni nell'uso dei pronomi interrogativi
reggianoitaliano
Chi vîn tégh?Chi viene con te?
Csa sucèd?Cosa succede?
Es sà quèl?Si sa qualcosa?

L'uso dei pronomi clitici interrogativi (di terza persona singolare) ha due importanti limitazioni; essi vengono eliminati

  • quando il soggetto della domanda è unpronome interrogativo;
  • quando la frase è impersonale, cioè quando si usaes come ”si impersonale”

Complemento diretto e indiretto

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I pronomi complemento in dialetto reggiano
personadirettoindiretto
-eliso-eliso
1a sing.(e)mm'(e)mm'
2a sing.(e)tt'(e)tt'
3a sing. masch.all'eghgh'
3a sing. femm.lal'
1a plur.(e)ss'(e)ss'
2a plur.(e)vv'(e)vv'
3a plur.ij'eghgh'

Come in italiano, anche in reggiano i pronomi atoni diretti (cioè quelli che vengono utilizzati per ilcomplemento oggetto, come in "Ioti vedo") e quelli indiretti (cioè quelli che vengono utilizzati per ilcomplemento di termine, come in "Ioti mando una lettera") hanno la stessa forma per tutte le persone, eccezion fatta per la terza singolare e plurale, che usanoegh.

È importante non confondereegh complemento indiretto (Egh'ó dê dal cujoùn, "gli ho detto stupido") conegh locativo (Egh'ó catê na panarâsa, "ci ho trovato uno scarafaggio) o suffisso nel verboavèiregh. Ed anchees complemento (E's ciâmen tèstiquêdri, "ci chiamano teste-quadre") cones impersonale (Es dîṣ acsé, "si dice così")

Numerosi esempi di uso dei pronomi atoni diretti (inaccusativo cioècomplemento oggetto)
personapronomereggianoitaliano
1a sing.emT'em branchêv pr'al gâmbi.Mi prendevi per le gambe.
m'Alm'a gnân guardê!Non m'ha nemmeno guardato!
2a sing.etLa't guêrda d'ascòuṣ.(Lei) ti guarda di nascosto.
t'At'iva mia vést.Non ti avevo visto.
3a sing. masch.alTé t'al turés luntēra.Tu lo prenderesti volentieri.
l'El'ân mìa catê.Non l'hanno trovato.
3a sing. femm.laEla ciâp pri cavî.La prendo pei capelli.
l'El'ân magnêda tóta.L'hanno mangiata tutta.
1a plur.esE's ciâpen per di cujòun.Ci prendono per stupidi.
s'Es'ân casê fōra subét.Ci hanno buttato fuori subito.
2a plur.evAnev vòj mia vèder.Non vi voglio vedere.
v'Ev'îva vést pasêr.Vi avevo visti passare.
3a plur.iT'i squâs sèimper trôp!Li/Le scuoti sempre troppo!
j'T’j'é cumprêdi l'an pasê.Le hai comprate l'anno scorso.
Numerosi esempi di uso dei pronomi atoni indiretti (indativo cioècomplemento di termine)
personapronomereggianoitaliano
1a sing.emEtem dîṣ dal cujunêdi.Mi dici delle stupidate.
m'Enm'é gnân indivîṣ.Non ci faccio una piega.
2a sing.etE gnòm a purtêret dal furmâj.Veniamo a portarti del formaggio.
t't'j ó bèle dê.Io te li ho già dati.
1a plur.esL'é impurtânt purtêres rispèt.È importante portarci rispetto.
s'Es'còunten dal fôli.Ci dicono delle balle.
2a plur.evAnev dâgh mia tót incō.Non vi do tutto oggi.
v'Anv'l'ésa mai dét!Non ve l'avessi mai detto!
3a (ogni genere e numero)eghEgh î-v bèle dê di bèsi?Gli/le avete già dato dei soldi?
Girêregh mìa datōrna!Non girarle/gli/ loro attorno!
gh'Egh' vrîva dîr un lavōr cumpâgn.Volevo dirgli/le una cosa del genere.
(C)sagh'ê-t cumprê?Cosa (le/gli) hai (/loro) comperato?
Modifica diem,ev inom,ov dopo un verbo
reggianoitaliano
Gh'ê-t quèl da dîrom?Hai qualcosa da dirmi?
A'n vrîva mia spavintêrov.Non volevo spaventarvi.

Quando le forme pronominali, sia dirette che indirette, di prima persona singolare e di seconda persona plurale vengono utilizzate in posizione postverbale (come in "dirmi, dirvi") la loro vocale d'appoggio non è più /e/ ma /o/ (probabilmente a causa dellalabializzazione imposta da /m/ e /v/ in finale di frase).

Ordine soggetto - oggetto indiretto - oggetto diretto in reggiano
reggianoitaliano
Al m'l'îva mia dét.Non me l'aveva detto.
T'gh'al dê dmân.Glielo dai domani.

Nella stessaproposizione possono naturalmente essere presenti tutti e tre i pronomi atoni, cioè soggetto (S), oggetto diretto (OD) e oggetto indiretto (OI), in questi casi l'ordine sarà sempre S-OI-OD, come negli esempi qui mostrati

Note

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  1. ^Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle normeISO 639-1,639-2 o639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
  2. ^Si veda in particolare l'appendicePiccola guida alla grafia in dialetto.
  3. ^Si veda lapagina di fonetica delsit bulgnais che descrive la "s bolognese", identica a quella reggiana.
  4. ^vedereRohlfs, 1970, vol. I, p. 41.
  5. ^Vedere anche la pagina"espansioni del soggetto"Archiviato l'8 giugno 2007 inInternet Archive. delsit bulgnais.

Bibliografia

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Opere scelte sul dialetto reggiano:

  • Giovan Battista Ferrari,Vocabolario reggiano-italiano, Bologna, Arnaldo Forni, 1996.
    Riproduzione anastatica dell'edizione in due volumi del 1832 (Tipografia Torreggiani e compagno, Reggio Emilia).
  • Luigi Ferrari e Luciano Serra,Vocabolario del dialetto reggiano, Reggio Emilia, Tecnograf, 1989.
  • Luigi Ferrari e Luciano Serra,Dizionario italiano-reggiano, Reggio Emilia, Società reggiana di studi storici (SRSS), 2006.
  • Giuseppe Davoli,Doù sgnazzèdi (e un quèlch sangiòtt), Parma, Battei, 1974.
  • Ugo Bellocchi,Il volgare reggiano : origine e sviluppo della letteratura dialettale di Reggio Emilia e provincia, Reggio Emilia, Poligrafici, 1976.
    In 2 vol. + 1 vol. con cinque dischi in vinile con letture di estratti dal testo.
  • Ugo Bellocchi,Il volgare reggiano. Alle soglie del terzo millennio,Albinea (RE), Tecnograf, 1999. 319p. + 2CD.
  • Mazzaperlini Mario,As fa per mod ed dir. Proverbi e modi di dire del dialetto reggiano, Reggio Emilia, Bizzocchi, 1976.
  • Denis Ferretti,Grammatica del dialetto reggiano, Corsiero editore, 2016

Studi generali:

  • Laura Vanelli,I pronomi soggetto nei dialetti italiani settentrionali dal Medio Evo a oggi, inMedioevo Romanzo, vol. 12, 1987, pp. 173-211.
  • Benincà Paola,La variazione sintattica. Studi di dialettologia romanza, Il Mulino, 1994,ISBN 88-15-04624-0.
  • Rohlfs Gerhard,Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino, Einaudi, 1970.
    In tre volumi:ISBN 978-88-06-30635-9,ISBN 978-88-06-30643-4 edISBN 978-88-06-30650-2.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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V · D · M
Sistema linguistico emiliano-romagnolo
Lingua emilianaCarrarese eLunigianese ·Piacentino eBobbiese ·Ferrarese eComacchiese ·Mantovano ·Basso mantovano (Guastallese) ·Reggiano ·Parmigiano ·Modenese (Carpigiano ·Mirandolese ·Frignanese) ·Bolognese (cittadino ·dialetti montani medi ·montani alti ·rustici occidentali ·rustici orientali ·rustici settentrionali)
Lingua romagnolaSammarinese
Dialetti di crocevia lombardo-emilianiPavese ·Oltrepadano ·Tortonese
Dialetti gallo-piceniSenigalliese
V · D · M
Italia (bandiera)Lingue e dialetti d'Italia
Legislazione italiana a tutela delle minoranze linguistiche
Gruppo galloitalico
PiemonteseAlessandrino ·Astigiano ·Biellese ·Cairese ·Canavesano ·Cuneese ·Langarolo ·Monregalese ·Novarese Occidentale ·Valsesiano ·Vercellese
LigureFinalese ·Intemelio (Brigasco) ·Novese ·Savonese ·Spezzino ·Tabarchino
EmilianoBasso mantovano (Guastallese) ·Bolognese ·Carrarese ·Ferrarese (Comacchiese) ·Lunigianese ·Mantovano ·Modenese (Carpigiano ·Mirandolese ·Frignanese) ·Parmigiano ·Piacentino (Bobbiese) ·Reggiano
LombardoOccidentale (Milanese ·Comasco ·Lodigiano ·Varesotto ·Brianzolo ·Novarese ·Lecchese ·Monzese ·Lomellino) ·Orientale (Bergamasco ·Bresciano ·Cremonese ·Cremasco ·Alto mantovano) ·Alpino
AltriRomagnolo ·Gallo-piceno (Senigalliese) ·Gallo-italico di Sicilia ·Gallo-italico di Basilicata · Dialetti liguri-piemontesi (Altarese) · Dialetti lombardo-emiliani (Tortonese ·Pavese ·Oltrepadano)
VenetoBisiacco ·Centrale ·Coloniale (Goriziano ·Pordenonese ·Triestino ·Udinese) ·Gradese ·Settentrionale(Lamonese ·Primierotto) ·Veneziano (Chioggiotto) ·Veronese ·Pavano
Lingua italiana
edialetti toscani
Italiano regionale (meridionale ·settentrionale ·siciliano ·sardo) ·Italiano popolare ·Biturgense ·Gallurese ·Lucchese(Viareggino) ·Massese ·Sassarese ·Versiliese ·Capraiese
Gruppo mediano
UmbroPerugino ·Tifernate ·Viterbese
Marchigiano centraleAnconitano ·Jesino ·Osimano
AltriLaziale centro-settentrionale (Alatrense ·Marinese) ·Romanesco ·Sabino (Aquilano)
Gruppo meridionale intermedio
AbruzzeseAbruzzese orientale (Teramano) ·Marchigiano meridionale (Ascolano) ·Teatino
CampanoBeneventano ·Cilentano ·Irpino (Arianese) ·Laziale meridionale (Sorano) ·Napoletano
PuglieseAndriese ·Barese ·Foggiano ·Lucerino
LucanoArea appenninica lucana ·Area apulo-lucana ·Area Lausberg (Marateota) ·Metapontino
AltriMolisano
Gruppo meridionale estremo
SicilianoOccidentale (Palermitano ·Agrigentino (Bivonese) ·Pelagio) ·Pantesco ·Centrale ·Orientale (Catanese) ·Sudorientale ·Messinese ·Eoliano ·Reggino
AltriSalentino (Brindisino ·Leccese) ·Cilentano meridionale ·Cosentino ·Catanzarese ·Crotonese
SardoCampidanese (Cagliaritano) ·Logudorese
Gruppo retoromanzo
LadinoBadioto ·Gardenese ·Fassano ·Livinallese ·Ampezzano ·Noneso ·Solandro ·Cadorino
FriulanoOccidentale ·Centro-orientale (Orientale) ·Carnico ·Tergestino ·Muglisano
Altrelingue romanzeDialetti apulo-salentini (Tarantino) · Dialetti ladino-veneti (Agordino ·Zoldano) · Dialetti lombardo-veneti (Trentino (Pinetano)) ·Francese (francese valdostano) ·Francoprovenzale (Faetano ·Valdostano) ·Occitano (Guardiolo ·Vivaro-alpino) ·Catalano algherese ·Lingue giudeo-italiane (Giudeo-piemontese ·Bagitto)
Lingua tedescaWalser ·Bavarese (Cimbro ·Mocheno ·Sappadino ·Saurano ·Sudtirolese ·Timavese)
Lingue slaveSloveno (Resiano ·Po nasen) ·Croato molisano
Altrelingue indoeuropeeAlbanese d'Italia ·Dialetti greco-italioti (Grecanico ·Grico) ·Romanì (Romaniska)
Lingue dei segniLingua dei segni italiana
Lingued'immigrazione recenteAlbanese ·Arabo ·Bengalese ·Cinese ·Inglese ·Polacco ·Serbocroato ·Spagnolo ·Rumeno ·Russo ·Ucraino
† =lingua estinta
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