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Dialetto bergamasco

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Bergamasco
Bergamàsch
Parlato inItalia (bandiera) Italia
Brasile (bandiera) Brasile
Regioni  Lombardia
(  Bergamo  Cremona  Lecco)
  Santa Catarina (Botuverá)
Parlanti
Totale~725.000[senza fonte]
ClassificaTra 100° e 1000°
Tassonomia
FilogenesiIndoeuropee
 Italiche
  Romanze
   Italo-occidentali
    Lingue occidentali
     Galloiberiche
      Galloromanze
       Galloitaliche
        Lombardo
         Lombardo orientale
          Dialetto bergamasco
Statuto ufficiale
Ufficiale inprovincia di Bergamo (L.R. 25/2016)
Regolato daDucato di Piazza Pontida[1]
Codici di classificazione
ISO 639-2roa
Linguist Listlmo-ber (EN)
Glottologberg1241 (EN)
Linguasphere51-AAA-odc
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1
Töcc i òm i nàs lìber e compàgn in dignità e derécc. Töcc i gh'à la resù e la cusciènsa e i gh'à de cumpurtàs i ügn 'nvèrsa i óter cóme s'i födèss fradèi.
Distribuzione geografica dettagliata delDialetto bergamasco. Legenda: in rosso scuro il dialetto bergamasco, in rosso la zona dove si parla ilDialetto cremasco, dialetto fortemente influenzato dal bergamasco, in rosa i restanti dialetti lombardi orientali ed in rosa chiaro la restante parte dellaLingua lombarda.
Manuale

Ildialetto bergamasco[2] (nome nativodialèt bergamàsch) è undialetto dellalingua lombarda appartenente al ramolombardo orientale (transabduano), afferente al ceppo delle linguegallo-italiche; è parlato, nelle sue diverse varietà, nel territorio dellaprovincia di Bergamo, nel territoriocremasco, e neicomuni lecchesi dellaValle San Martino[3][4].

Il bergamasco è derivato dallatino volgare innestato sulla precedentelingua celtica parlata daiGalli. Nei secoli subì alterazioni, le più importanti delle quali avvennero con le immigrazioni deiLongobardi, che lasciarono terminologie e forme tipiche delgermanico entrate a fare parte del linguaggio comune (ad esempio,trincà = "bere",[5]gregnà = "ridere",[6]tus etusa = "ragazzo" e "ragazza",s-cèt = "figlio",bütér = "burro", numerosiverbi sintagmatici, ecc.).

I parlanti illombardo occidentale e altre linguegallo-italiche considerano il bergamasco poco comprensibile poiché, nonostante le somiglianze lessicali e morfologiche, possiede una fonetica molto stretta e diversa da quella di lingue e dialetti circostanti.

Il dialetto bergamasco è stato a lungo oggetto di studio, di commenti e di confronti con l'italiano e con altri dialetti. Vari autori l'hanno dileggiato riducendolo, in maniera superficiale, a parlata macchiettistica esclusiva della gente più incolta e umile.

Dante Alighieri, poco indulgente verso le parlate lombarde, ne criticava la tendenza all'apocope così come quelle che riteneva asprezze:

«Post quos Mediolanenses atque Pergameos eorumque finitimos eruncemus, in quorum etiam improperium quendam cecinisse recolimus
Enter l'ora del vesper, ciò fu del mes d'occhiover»

(Dante,De vulgari eloquentia, I, XI, 5)

«Dopo di questi tiriamo via Milanesi e Bergamaschi e loro vicini; anche su di loro ricordiamo che un tale ha composto un canto di scherno: Enter l'ora del vesper, ciò fu del mes d'ochiover.»

Il dialetto bergamasco (più precisamente alcune sue varianti parlate nellabassa bergamasca) è la lingua in cuiErmanno Olmi ha girato il suo filmL'albero degli zoccoli, vincitore delfestival di Cannes nel1978, in cui si racconta la vita di una comunità dimezzadri della pianura bergamasca alla fine delXIX secolo.

Espressione idiomatica tipica del bergamasco èpòta[7], dal latino "post ea"[senza fonte], intercalare che significa "dopo ciò", usato ancora oggi come esclamazione principalmente per esprimere senso di rassegnazione davanti all'inevitabile. Il termine esiste anche inbresciano,cremasco e nell'antico padovano (Ruzante) nel senso diinsomma.

Origine

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Il dialetto bergamasco ha origini antiche, è attestato nelBasso Medioevo da diversi atti di transazioni private, ma anche da alcuni componimenti poetici fatti risalire alla prima metà delXIII secolo. Questi tuttavia si discostano dal vernacolo parlato perché subiscono l'influenza della mediazione culturale degli scrittori, notai o comunque uomini di cultura che li hanno trascritti. Si hanno così espressioni comeunam colcedram opeciis panni bergamini sgrigis in cui i terminicolcedram esgrigis rappresentano rispettivamente adattamenti dei termini dialettalicocèta esgrèse.[8]

AlXIV secolo risalgono un glossario e alcuni eserciziari usati per facilitare la traduzione dal dialetto allatino e viceversa

«[...] hec mulier id est la fomna et dicitur mulier, [...] hoc ignifer id est ol bernaz et dicitur ignifer [...]»
(latino)
«Petrus dominatur mihi. Et Martinus insequitur me, [...] calamo quem quis male moderatus est non potest fieri bona littera»
(lombardo)
«E fì senorzat da Peter e incalzat da Martì, [...] cola pena mal temprata no po fì bona letra.»

(E. Zerbini,Note storiche sul dialetto bergamasco ex B. Belotti,op. cit. in note)

Tra i componimenti poetici sono ricordati unDecalogo e unaSalve Regina di chiara ispirazione religiosa contenuti in codici del tutto analoghi per struttura e forma ad altri duecenteschi[8].

«A nomo sia de Crist ol dì present
Di des comandament alegrament
I qua de de pader onnipotent
A morsis per salvar la zent.
E chi i des comandament observarà
in vita eterna cum Xristo andarà [...]»

Varianti

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Oltre a quello parlato nella città diBergamo, che può essere considerato centrale sia in termini geografici che linguistici, ne esistono numerose varianti locali, alcune circoscritte anche a piccole comunità montane, che si differenziano tra loro per alcune peculiarità del lessico e della pronuncia di alcuni suoni; uno degli esempi più evidenti è las sorda – come insich (cinque) osura (sopra) — che diventah aspirata (hich,hura) in molte località di pianura, dellaValcalepio e nelSebino bergamasco, ez (zich,zura) in alcune località montane, ad esempio laValle di Scalve.

Tipico delle comunità montane è anche l'uso delloscotöm (anchescötöm), un soprannome che consente di distinguere i diversi rami familiari di una comunità – a volte persino un intero paese – contraddistinta da un solo cognome; loscotöm è solitamente un aggettivo o un sostantivo legato a una peculiarità fisica o a un'attività e si declina per genere usando una forma femminile per identificare mogli e figlie appartenenti al ramo familiare. Questa usanza era un tempo diffusissima anche nella bassa bergamasca, dove questo speciale soprannome è chiamatoscurmagna, ma ora sta praticamente scomparendo.

Nella bergamasca occidentale di pianura è molto risentita l'influenza milanese, in modo minore nell'isola bergamasca dove ci sono solo variazioni di pochi lemmi, come ad esempioiscè (bergamasco:isè,milanese:inscì, italiano: così) o nell'imperativo pronominale, ad esempiosbrighes! (bergamasco:sbrighet, milanese: sbrighes, italiano: sbrigati), invece neltrevigliese è molto più risentito, ad esempio cardiga al posto di scagna per indicare la sedia o furcheta al posto di pirù per indicare la forchetta.

Tra le principali varianti del dialetto si possono annoverare quelle dellaValle Imagna, dellaValle Seriana, dellaValle Brembana, dellaValle Taleggio, dellaValle di Scalve e dellaValle San Martino. In molte zone di pianura e nellaValcalepio prevale l'uso dei suoni aspirati.

Muovendosi verso le province vicine, nelle zone di confine il lessico risulta ibridato da quello delle parlate delle aree confinanti:milanese,brianzolo,lecchese,bresciano ecremasco.

Una variante particolare del bergamasco è ilgaì, peraltro ritenuto un linguaggio di classe in quanto "espressione linguistica di gruppi sociali emarginati"[9]. Ilgaì era il gergo deipastori bergamaschi, principalmente usato inVal Seriana. Si tratta di unlinguaggio particolare, come uncodice, ormai quasi scomparso, comune tra tutti coloro che svolgevano un'attività in cui lo spostarsi era un elemento fondamentale come accadeva ai pastori che praticavano latransumanza.

A seguito delle migrazioni del XIX e XX secolo, il dialetto bergamasco è parlato anche in varie comunità del sud delBrasile, ad esempio nel municipio diBotuverá.

Letteratura

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I dialetti, e con essi il bergamasco, hanno riacquistato a partire dagli anni novanta una propria dignità; è stata rivalutata laletteratura vernacolare, non più minore ma espressione dicomunità che, seppure integrate in un tessuto nazionale più ampio, mantengono vive la propria cultura e le proprie tradizioni.

Tra i diversi studiosi che si sono dedicati al dialetto bergamasco si distingue per la qualità della propria produzione letterariaAntonio Tiraboschi il cui vocabolario, sempre attuale, è il più completo mentre le sue ricerche etno-letterarie, sono essenziali per la comprensione della comunità orobica.Oltre al vocabolario ha lasciato unaRaccolta di proverbi bergamaschi e diversi inediti che sono stati successivamente pubblicati nei volumiL'anno festivo bergamasco,Giuochi fanciulleschi. Indovinelli popolari bergamaschi,Usi e tradizioni del popolo bergamasco.

Bortolo Belotti, il grande storico diBergamo, la cuiStoria, per quanto datata, è ancora fondamentale per la conoscenza del territorio e della sua evoluzione, vi ha trattato il tema del bergamasco con ampie notazioni bibliografiche; ha anche scritto alcune opere minori in vernacolo.

Colui che conferì veramente al bergamasco dignità letteraria fu Giovanni Bressani, nonostante prima di lui fossero stati composti in vernacolo alcuni testi religiosi come ilSalutatio ad Virginem Maria e ilDecalogo, entrambi delXIII secolo, o l'Exclamatio ad virginem Maria di un certo Giacomo Vavassori da Verdello delXIV secolo.

Molti autori nel1600 produssero pregevoli traduzioni in dialetto di opere che avevano avuto un grande successo come fece Alberto Vanghetti, nel1655, con l'Orlando furioso dell'Ariosto. Questo l'incipit[8]:

«I armi, i fomni, i soldacc, quand che in amôr

I andava d' Marz, af voi cuntà in sti vers,
Che fü in dol tèp che con tancc furôr
Al vign de za dol mar i Mor Pervers,
Condücc dal re Gramant, so car signôr,
Che voliva più Franza e l'univers
E destrüz sech Re Carlo e i Paladì
Per vendicà sò Pader Sarasì.»

Ma il capolavoro delle traduzioni seicentesche, e non solo, di un'opera celebre nel dialetto bergamasco è da considerarsiIl Goffredo del signor Torquato Tasso travestito alla rustica bergamasca da Carlo Assonica dottor ossia laGerusalemme Liberata tradotta daCarlo Assonica nunzio di Bergamo a Venezia. Un'ottava dell'assemblea diabolica davanti a Plutone esprime tutta la piacevolezza ma anche la forza della sua traduzione[8]:

«Al vé vià quacc diàvoi chi gh'è mai
Al segn de quel teribel orchesù.
De pura 'l sa sgörlè i mür infernai.
E serè fò Proserpina i balcù;
I è röse e fiur, borasche e temporai,
Tempeste e sömelèc, saete e tru,
E a par de quel tremàs là zo de sot,
L'è cöcagna balurda 'l teremòt.»

NelSettecento l'abateGiuseppe Rota scrisse alcuni componimenti poetici in dialetto che ebbero una certa diffusione. Particolarmente interessanti i suoi versi in difesa del bergamasco e della sua terra[8]:

«Che per spiegass bé e spert, sciassegh e stagn
a tate lengue ch'è montade in scagn,
al Fiorentì, al Franses
la nost lagh dà neuf per andà ai dès.
[...]
Mi per efett de ver amour, de stima,
Lavori e pensi in prima
A i mè compatriogg a i mè terèr;
E dopo, se 'l men vansa, a i forestèr.»

Pietro Ruggeri da Stabello, (Stabello diZogno1797,Bergamo1858), emerge nel panorama poetico-letterario bergamasco delXIX secolo con una produzione poetica dialettale notevole. Antonio Tiraboschi curò, (1931) una raccolta delle suePoesie in dialetto bergamasco.

Erede del Ruggeri a cui può essere accostato per temperamento, Benvenuto Trezzini da Villa d'Almè, (1851-1910), fu giornalista e polemista sarcastico e acuto. Assieme ad Annibale Casartelli e Teodoro Piazzoni fondò nel1894 il giornaleOlGiopì tuttora curato e pubblicato dal "Ducato di piazza Pontida", un'associazione nata nel 1924 per valorizzare il dialetto e le tradizioni bergamasche.

Tra i molti poeti dialettali della prima metà delXX secolo si distinseroGiuseppe Bonandrini,Giacinto Gambirasio, il popolare Giuseppe Mazza, dettoFelipo, Renzo Avogadro, (Rasghì, it.taglierino), il malinconico Sereno Locatelli Milesi, Pietro Astolfi, (Giopa), Angelo Pedrali, il facetoGiuseppe Cavagnari, Luigi Gnecchi, Carmelo Francia.

Oggi nuove generazioni di poeti dialettali si affacciano generosamente sulla scena poetica locale testimoni di una cultura e di una tradizione tuttora vive e dinamiche.

Produzione musicale

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In dialetto bergamasco sono state realizzate molte canzoni popolari, per la maggior parte di autore ignoto ed entrate nel repertorio di gruppi musicali locali come laFamiglia Ruggeri diBondo di Colzate o il gruppoLampiusa diParre.

Negli anni 2000 ha avuto un discreto successo il gruppo musicaleBepi & The Prismas che usa quasi esclusivamente il dialetto bergamasco per le sue canzoni di tagliocountry rock. Il primo cd del gruppo uscì nel 2004 con quattro tracce musicali. Negli ultimi anni ha poi ottenuto un discreto successo anche Vava77 (al secolo Daniele Vavassori).

Grammatica

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Come tutte le lingue anche il bergamasco ha delle regole che nascono dalla sedimentazione consuetudinaria di costruzioni lessicali orali e letterarie comunemente accettate e usate. Anche se lievi differenze si riscontrano in diverse parti del territorio orobico, la struttura linguistica base, la fonetica, la morfologia, il vocabolario rimangono comuni.

L'origine e la stretta contiguità con l'italiano, di cui "subisce l'influenza sempre più livellante e distruttiva"[10] ne ha fatto assorbire molte regole pur mantenendo alcune peculiarità proprie.

Particolarmente tipiche sono l'aferesi e l'esistenza di una forma interrogativa del verbo (an va, andiamo;an vài?, andiamo?) e, di origine probabilmente germanica,[senza fonte] la caratteristica di avere il verbo coniugato allo stesso modo per le terze persone singolare e plurale e per la prima persona plurale.
Queste voci verbali vengono distinte tra loro tramite un pronome clitico obbligatorio posto tra il pronome personale (facoltativo) e la voce verbale, come neidialetti veneti.

(lü) 'l laùra — egli lavora
(lé) la laùra — ella lavora
(nóter) an laùra — noi lavoriamo
(lur) i laùra — loro lavorano
(lü) 'l màia — egli mangia
(lé) la màia — ella mangia
(nóter) an màia — noi mangiamo (si noti che in questo caso la pronuncia della combinazionen+m diventa unam doppia).
(lur) i màia — loro mangiano

Come neldialetto milanese e in altri dialetti lombardi edemiliani, la negazione, espressa con l'avverbiomìa, segue il verbo anziché precederlo.

'ndomà laure mìa — domani non lavoro
adès màie mìa — ora non mangio

Fonetica

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Il bergamasco possiede una fonetica simile a quella degli altri dialetti lombardi orientali.Possiede gruppi consonantici non presenti nella lingua italiana come le sequenzesg [zʤ] es-c [sʧ]; quest'ultima non può essere resa attraverso l'ortografia italiana se non inserendo un tratto o un punto separatore tra las e lac, analogamente a come avviene nella scrittura delromancio.

La si può trovare a inizio di parola (s-cèt, bambino), in posizione centrale (brös-cia, spazzola), in fine di parola (mas-cc, maschio).

La letterav a inizio di parola generalmente è muta, viene pronunciata [v] solo pereufonia quando è preceduta dal on (ad esempio:ol vi, it.il vino).

Pur non esistendo regole di ortografia standardizzate, l'editoria locale ha creato uno standard di fatto. La [ʧ] (simile all'it.cielo, ma poco più lunga e accentuata) in fine di parola viene scrittacc, la [ʤ] (simile all'it.gelo, ma poco più lunga e accentuata) in fine di parola è indicata congg.

Esempio di toponomastica: lac dolce in fine di parola viene resa per scritto con "cc"

Le vocali, come nelbresciano, sono nove

  • a, come laa italiana
  • é, come lae chiusa italiana ( "io")
  • è, come lae aperta italiana (s-cèta "bambina")
  • i, come lai italiana
  • ó, come lao chiusa italiana (sólet "solito")
  • ò, come lao aperta italiana (gròs "grosso")
  • ö, come laö tedesca e looeu francese (piö "più")
  • u, come lau italiana
  • ü, come laü tedesca e lau francese (refüt "rifiuto")

Come in italiano, esistono coppie minime di parole in cui l'apertura o la chiusura del suono vocalico fa differenza grammaticale o di significato

la ròba (la roba) - la róba (lei ruba)
mé (io) — mè (bisogna, si deve)

Le parole che terminano per consonante non terminano con una consonante sonora, ma con la corrispondente consonante sorda. Non esiste una regola ortografica standardizzata per preferire la trascrizione fonemica (usata in questa voce) a quella morfemica. Esempio:

gialt, giallo –gialda, gialla –gialcc, gialli –gialde, gialle

Articoli e sostantivi

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Articoli e sostantivi del bergamasco sono di due generi (maschile e femminile) e di due numeri (singolare e plurale).

L'articolo indeterminativo maschile singolare èü, femminile èöna; nelle zone di pianure sono diffuse le formean eana, spesso apocopate in 'n e 'na. Come in italiano, non esiste un articolo indeterminativo plurale, ma si ricorre all'articolo partitivode + articolo determinativo (dol,d'la,di).

L'articolo determinativo maschile singolare èol, femminile èla, al plurale è identico per entrambi i generi ed èi (una delle differenze principali col dialetto bresciano, che invece distingue gli articoli determinativi plurali ini ele).

Plurale dei sostantivi e degli aggettivi

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i lemmi che al singolare terminano nelle consonanti:

  • d-t le trasformano al plurale incc, esempio: dispetto,ol dispet,i dispecc
  • n la trasforma ingn, esempio: anno,l'an,i agn
  • l la trasforma ini, esempio: badile,ol badél,i badéi

Le altre consonanti rimangono invariate, esempio: grido,ol vèrs,i vèrs;

i lemmi che terminano nelle vocali:

  • toniche al plurale rimangono invariate es: città,la sità,i sità;

i lemmi che terminano nelle vocali atone:

  • a la trasforma al plurale ine, esempio: bandiera,la bandéra,i bandére;

i lemmi che terminano in:

  • ca, ga le trasformano inche, ghe, esempio: oca,óca,óche;

i lemmi che terminano in:

  • cia, gia al plurale diventanoce, ge, esempio: vecchia,la ègia,i ège;

i lemmi che terminano in:

  • e al plurale rimangono invariati

i lemmi che terminano in:

  • o la trasformano ini,esempio: caso,ol caso,i casi.

Aggettivi e participi passati

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Concordano in genere e numero col soggetto; quelli maschili al singolare terminano generalmente per consonante e al plurale rimangono invariati, a meno che non terminino per-t, in tal caso la consonante finale viene addolcita in-cc, spesso pronunciato-i per ragioni eufoniche (cioè quando l'aggettivo è seguito da una consonante):

sì' stacc fürtünacc iér [siˈstai̯ fyrty'natʃ jer ]
ga sì' 'ndacc iér [gasin'datʃ jer]

quelli femminili al singolare terminano generalmente per-a e al plurale la loro desinenza cambia in-e (mat,macc,mata,mate).

Gradi degli aggettivi

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Gli aggettivi qualificativi hanno, anche nel dialetto bergamasco, i due gradi del comparativo e il superlativo, a loro volta distinti, i primi, in comparativo di uguaglianza, comparativo di maggioranza e comparativo di minoranza, e il secondo in superlativo relativo e superlativo assoluto.

  • Il comparativo di uguaglianza si esprime aggiungendo all'aggettivo le locuzioni:

compàgn de (uguale a),come,coma (come),tat quat de (tanto quanto), esempio:lü l'è bèl compàgn de té (lui è bello come te).

  • Il comparativo di maggioranza si esprime con la locuzione:

piö... de (più... di), esempio:lü l'è piö bèl de té.

  • Il comparativo di minoranza si esprime con la locuzione:

méno... de (méno... di), esempio:lü l'è méno bèl de té.

  • La comparazione tra due aggettivi si esprime con le locuzioni:

piö... che... (più... che...),méno... che... (meno... che...), esempio:piö lóng che larg, méno lóng che larg.

  • Il superlativo relativo si esprime con le locuzioni:

ol piö... de... (il più... di... ),ol méno... de... (il meno... di...), esempio:ol piö bèl dol paìs (il più bello del paese),ol méno bèl dol paìs (il meno bello del paese).

  • Il superlativo assoluto si esprime con le locuzioni:

pròpe, töt, piö che, tant, gran(d), esempio:pròpe bèl (bellissimo).

Aggettivi dimostrativi

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Aggettivi dimostrativi
maschile sing.pluralefemminile sing.plurale
questochèst, chèsto, 'stochès-ce, 's-cechèsta, 'stachèste, 'ste
quellochèlchèichèlachèle
altro-ióteróterótraótre
stessostèss, amò chèlstèss, amò chèistèsa, amò chelastèse, amò chèle
medesimomedèsem, amò chèlamò chèiamò chèlaamò chèle
taletal

Verbi

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Come l'italiano, i verbi del dialetto bergamasco hanno sei persone, ma essendo tre di esse identiche, è necessario distinguerle con il pronome clitico, obbligatorio. Come in italiano è invece facoltativo esplicitare il pronome personale soggetto.

I tempi dei verbi dialetto bergamasco nel modo indicativo sono tre: presente, passato e futuro; non vi è distinzione tra passato remoto ed imperfetto. Ai tre tempi semplici corrispondono altrettanti tempi composti costruiti con i verbi ausiliarièss (essere) eìga (avere).

Esiste un modo condizionale, mentre il senso reso in italiano dal congiuntivo viene reso in bergamasco con l'indicativo passato; fa eccezione il verbo essere che ha un modo congiuntivo distinto.

Coniugazione del verbo èss (essere); molte voci verbali presentano variazioni in base alla zona in cui il dialetto è parlato

èss, vèss (essere)
presentepassatofuturocondizionalecongiuntivo presentecongiuntivo imperfetto
sère — sìesarósarèsssìes — séesföss — födèss
ta sétta séret — ta sìetta sarétta sarèsetta sìetta fös — ta födès

'l è
l'è
'l éra — 'l ìa
l'éra — l'ìa
'l sarà
la sarà
'l sarèss
la sarèss
'l sìes — 'l sées
la sìes — la sées
'l föss — 'l födèss
la föss — la födèss
nótera 'n sèa 'n séra — a 'n sìaa 'n saràa 'n sarèssa 'n sìes — a 'n séesa 'n föss — a 'n födèss
ótersìref - sìefsarìsarèssefsìef — sìgheffössef — födèssef
luri èi érai sarài sarèssi sìes — i séesi föss — i födèss
infinito
presentepassatoparticipio passato
èssèss (i) stàccsing. m. stacc —sing. f. stàcia
pl. m. stacc —pl. f. stace

Coniugazione del verbo íga (avere); molte voci verbali presentano variazioni in base alla zona in cui il dialetto è parlato

íga, víga (avere)
presentepassatofuturocondizionalecongiuntivo presentecongiuntivo imperfetto
g'ógh'ìe - gh'éreg'avróg'avrèssg'àbiegh'èss
te gh'étte gh'ìet - te gh'érette g'avrétte g'avrèssetg'àbietgh'èsset

'l g'à
la g'à
'l gh'ìa - 'l gh'éra
la gh'ìa - la gh'éra
'l g'avrà
la g'avrà
'l g'avrèss
la g'avrèss
'l g'àbie
la g'àbie
'l gh'èss
la gh'èss
nótera 'm g'àa 'm gh'ìa - a 'm gh'éraa 'm g'avràa 'm g'avrèssa 'm g'àbiea 'm gh'èss
ótergh'ìgh'ìef - gh'ìrefg'avrìfg'avrèssefg'abiéghefgh'èssef
luri g'ài gh'ìa - i gh'érai g'avrài g'avrèssi g'àbiei gh'èss
infinito
presentepassatoparticipio passato
(v) ígaìga üt — ìga itsing. m. (v) üt — (v) it —sing. f. (v) üda — (v) ida
pl. m. (v) icc —pl. f. (v) ide

ìga significa "avere" nel senso di "possedere"; quando è usato come ausiliario, perde la particellaga, equivalente al pronome relativo italiano "ci"

g'ó öna moér e du s-cècc: ho una moglie e due figli
ó maiàt, ó biìt, ó durmìt: ho mangiato, ho bevuto, ho dormito

Verbi regolari

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Come in italiano, anche in bergamasco le coniugazioni sono tre. I verbi tradotti in bergamasco solitamente seguono la coniugazione di quelli italiani. L'infinito della prima coniugazione termina in à, quello della seconda mantiene la radice senza desinenza, mentre quello della terza a volte mantiene la radice senza desinenza a volte termina in ì.

Prima coniugazione
maià (mangiare)
presentepassatofuturocondizionale
màiemaiàemaieròmaierès
te màiette maiàette maierétte maierèset

'l màia
la màia
'l maiàa
la maiàa
'l maierà
la maierà
'l maierès
la maierès
nóteran màiaan maiàaan maieràan maierès
ótermaìfmaiàefmaierìfmaierèsef
luri màiai maiàai maierài maierès
Seconda coniugazione
cognos (conoscere)
presentepassatofuturocondizionale
cognosecugnusìecognoseròcognoserès
to cognosetto cugnusìetto cognoserétto cognoserèset

al cognos
la cognos
al cugnusìa
la cugnusìa
al maierà
la cognoserà
al cognoserès
la cognoserès
nóteran cognosan cugnusìaan cognoseràan cognoserès
ótercognosìfcugnusìefcognoserìfcognoserèsef
luri cognosi cugnusìai cognoserài cognoserès
Terza coniugazione
dervì (aprire)
presentepassatofuturocondizionale
dervedervìederviròdervirès
to dervetto dervìetto dervirétto dervirèset

al derv
la derv
al dervìa
la dervìa
al dervirà
la dervirà
al dervirès
la dervirès
nóteran dervan dervìaan derviràan dervirès
óterdervìfdervìefdervirìfdervirèsef
luri dervi dervìai dervirài dervirès

Verbi irregolari

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Coniugazione del verbo fà,fare.
fà (fare)
presentepassatofuturocondizionaleimperativo
fàefaròfarèss-
ta fétte fàette farétte farèsset

al fà
la fà
al fàa
la fàa
al farà
la farà
al farèss
la farèss
che l'faghe
che la faghe
nóteran fàan fàaan faràan farèssfem
óterfìffàeffarìfarèssef
luri fài faài farài farèssche i faghe

Verbi e preposizioni

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È frequente nel bergamasco (come anche in altri dialetti lombardi) l'uso di preposizioni al seguito del verbo per modificarne il significato, ossia iverbi sintagmatici, con una logica analoga a quella deiphrasal verbs dellalingua inglese e deitrennbare Verben tedeschi.

maià — mangiare;maià fò — (letteralmente "mangiar fuori") vendere, svendere per necessità, sperperare
catà — trovare, prendere, cogliere;catà fò — scegliere;catà sö — raccogliere

Note

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  1. ^Non essendoci riconoscimento ufficiale del dialetto bergamasco, ilDucato di Piazza Pontida non è un ente di normazione della lingua, bensì un'associazione volta alla sua tutela e conservazione
  2. ^Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle normeISO 639-1,639-2 o639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
  3. ^Val San Martino Spot. Dialetto Bergamasco, suvalsanmartinospot.it.URL consultato il 1º ottobre 2018(archiviato dall'url originale il 10 agosto 2018).
  4. ^ Antonio Martinelli,La Valle San Martino nella storia, Istituto Grafico Litostampa Gorle, 1987, p. 24, ISBN non esistente.
  5. ^Cfr. ingleseto drink, tedescotrinken.
  6. ^Cfr. ingleseto grin ("sorridere", "sogghignare").
  7. ^Wikizionario, suit.wiktionary.org.
  8. ^abcdeB. Belotti –Storia di Bergamo e dei bergamaschi.
  9. ^Comune di Bergamo,Il linguaggio e la vita dei pastori bergamaschi
  10. ^Umberto Zanetti,La grammatica bergamasca, Bergamo, Sestante, 2004

Bibliografia

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  • Bortolo Belotti,Storia di Bergamo e dei bergamaschi, Ceschina, 1940.
  • Giovanni Cavadini, Carmen Leone,Dizionario etimologico bergamasco, 2ª edizione, Edizioni Vallediseriane, 2006,ISBN 978-88-88076-25-6.
  • Carmelo Francia, Emanuele Gambarini,Dizionario italiano-bergamasco, Grafital - Bergamo, 2001.
  • Carmelo Francia, Emanuele Gambarini,Dizionario bergamasco-italiano, Grafital - Bergamo, 2004.
  • Gian Carlo Macchi,Il dialetto arzaghese della bassa bergamasca - fonologia, ortografia, morfologia, sintassi, 2ª edizione, lulu, 2013,ISBN 978-1-291-66980-0.
  • Vittorio Mora,Note di grammatica del dialetto bergamasco, Edizioni Orobiche – Bergamo, 1966.
  • Vittorio Mora,Appunti sul dialetto gandinese, in: Giuseppe Servalli,Gandinade – versi e note di folclore, Il Conventino – Bergamo, 1976.
  • Vittorio Mora,Appunti sul vernacolo casnighese in: Vittorio Mora,Casnigo e Casnighesi, Comune di Gandino, 1983.
  • Gabriele Rosa,Il parlare dei bergamaschi, inLa Provincia di Brescia, anno X, n. 314, Brescia, TipografiaLa Provincia, 14 novembre 1879, p. 2,SBN UM10014248.
  • Antonio Tiraboschi,Vocabolario dei dialetti bergamaschi antichi e moderni, 2ª edizione, Bolis - Bergamo, 1873.
  • Umberto Zanetti,La grammatica bergamasca, Sestante - Bergamo, 2004,ISBN 88-87445-59-1.
  • Stefano Zappettini,Vocabolario bergamasco-italiano per ogni classe di persone e specialmente per la gioventù, Pagnoncelli – Bergamo, 1859.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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