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Dialettica

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Aristotele ePlatone che discutono (dettaglio da un bassorilievo diLuca della Robbia del XV secolo aFirenze)

Ladialettica è uno dei principali metodi argomentativi dellafilosofia. Essa consiste nell'interazione tra due tesi o princìpi contrapposti (simbolicamente rappresentati neidialoghi platonici da due personaggi reali) ed è usata come strumento di indagine dellaverità.

L'etimologia deriva dai termini dellalingua greca anticadià-legein (cioè «parlare attraverso», ma anche «raccogliere») +tèchne, ovvero "arte" del dialogare, e del riunire insieme.[1]

Le origini

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L'origine di questo metodo nella discussione di tesi filosofiche può essere ritrovato già inZenone di Elea, il quale, sulle orme diParmenide, sosteneva la tesi dell'immutabilità dell'Essere confutando le antitesi degli avversari tramite unadimostrazione per assurdo. Egli usava cioè la dialettica quale strumento dicontrasto che approda indirettamente allaverità sulla base delprincipio di non contraddizione, ricorrendo aiparadossi.[2]

Socrate

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Socrate

Un metodo simile si ritrova nei dialoghiplatonici, doveSocrate cerca di trovare le contraddizioni interne nelletesi dell'interlocutore, scomponendone le enunciazioni e raffrontandole con livelli più elevati del sapere. Il vantaggio iniziale lasciato all'interlocutore più debole è lo strumento dialettico mediante il quale si staglia più luminoso e conclusivo il parere del maestro.[3]

Per esempio, nell'Eutifrone, Socrate chiede ad Eutifrone di dare una definizione dipietà.[4] Eutifrone risponde che pio è ciò che è amato dagliDei. Socrate gli rinfaccia che gli dei sono litigiosi, e che i loro litigi, come quelli umani, riguardano gli oggetti di amore e odio. Eutifrone ammette che questo è infatti il caso. Perciò, prosegue Socrate, deve esistere almeno un oggetto che è amato da alcuni Dei, ma odiato da altri. Di nuovo Eutifrone assente. Socrate poi conclude che, se la definizione di pietà data da Eutifrone fosse vera, allora dovrebbe esistere almeno un oggetto che è allo stesso tempo sia pio che empio (giacché è amato da alcuni Dei, ma odiato da altri) - il che, ammette Eutifrone, èassurdo.

Questo modo di procedere nel ragionamento, partendo da una tesi e cercando di trovarne lecontraddizioni interne, è tipico della dialettica socratica, e si chiamamaieutica.[5]

I Sofisti

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Mentre il proposito di Socrate era una confutazione del falso sapere che implicava un'esigenza di elevazione morale,[6] e di ricerca dellaverità,[7] per isofisti la dialettica coincide invece con l'eristica, ovvero l'arte di vincere nelle discussioni, confutando le affermazioni dell'avversario senza riguardo al loro intrinseco valore di verità.

Platone

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Lo stesso argomento in dettaglio:Platone § Ontologia e dialettica.
Platone

Platone è generalmente considerato il padre della dialettica. Per Platone, essa è lo strumento per eccellenza dellafilosofia, essendo la via privilegiata per risalire dalmolteplice all'unità dell'Idea, che è l'origine e meta finale dellaconoscenza.

Platone interpretasocraticamente la dialettica, come riflessione sociale, svolta dal filosofo neldialogo con altri personaggi; e la identifica con la filosofia stessa intesa come espressione dell'eros, che è il desiderio bramoso del sapere. Il meccanismo dialogico consiste nell'opera maieutica di un conduttore che pilota la discussione, e concede dapprima spazio alla tesi meno probabile per farla poi confutare, lasciando emergere a poco a poco quella giusta e portatrice di verità.

Per comprendere la dialettica, occorre premettere che le idee, secondo Platone, sono strutturate gerarchicamente, da un minimo fino a un massimo di “essere”; nellaRepubblica, in cima a tutte sta l'Idea suprema delBene, mentre nelSofista le "Idee supreme sono cinque: Essere, Identico, Diverso, Quiete e Movimento. Proprio questa gerarchia permette laconoscenza, perché è il raffrontodialettico tra realtà di diverso livello, tra ciò che sta in alto (essere) e ciò che sta in basso (non essere) a rendere possibile il sapere. Ad esempio bianco e nero rimangono termini contrapposti e molteplici sul pianosensibile; tuttavia, è solo cogliendo questa differenza di termini che si può risalire al loro fondamento e comune denominatore, cioè l'Idea di Colore. Non si può infatti avere coscienza del bianco senza conoscere il nero.

Pur non dando mai una definizione precisa di dialettica, si può dire che per Platone essa è al contempo un processo di "unificazione e moltiplicazione":[8] da un lato la dialettica sale verso l'unità delle idee, dall'altro scende a definire e suddividere il molteplice, secondo un metodo siadiairetico chedicotomico. Si tratta di due procedimenti complementari, che rispecchiano la natura stessa delle Idee che è quella di essere uniche in sé, ma anche di essere collegate tra di loro dando origine alle relazioni esistenti nel molteplice. La dialettica è quindi la ricostruzione logica di questi collegamenti che stanno a fondamento della realtà, ed è perciò lascienza per eccellenza.[9]

Da sottolineare, però, che in Platone leidee rimangono al di sopra dellalogica dialettica: esse sono accessibili soltanto per via diintellezione (Nóesis, Νόησις). Non sono dimostrabili, né ricavabili dall'esperienza sensibile. Come in Zenone, la dialettica non fa cogliere di per sé la verità, ma consente semmai di procedere alla confutazione degli errori e dei paradossi facendo uso dellalogica di non contraddizione.

Aristotele

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La dialettica diAristotele deriva da quella socratica e platonica, ma viene interpretata diversamente. Secondo Aristotele, le premesse su cui i suoi predecessori ragionavano erano principalmente leopinioni, emerse ed analizzate col metodo deldialogo;[10] ed è a tal proposito che egli distingue la dialettica dall'analitica (cioè dalla logica). Mentre quest'ultima studia ladeduzione che parte da postulati considerati autoevidenti per giungere a conclusioni logicamente coerenti (dimostrazione), la dialettica ha per oggetto i ragionamenti le cui premesse sono opinioni condivise (endoxa), non certe, ma probabili.[11] La dialettica è perciò una logica del linguaggio non formalizzato, la cui conclusione è necessaria se rispetta il principio di non contraddizione e di identità.

Lo Stoicismo

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Nellostoicismo la dialettica viene identificata nuovamente con la logica, come teoria dei segni che si riferisce allarealtà, agli oggetti significati dalle parole. Essa è «scienza del vero e del falso, e di ciò che non è né vero né falso»:[12] la logica cioè viene intesa non solo in sensodeduttivo, ma ancheipotetico, comportando un ampliamento di indagine del sillogismo aristotelico. Respingendo di fatto la distinzione tra premesse vere e premesse probabili, la dialettica diventa così la scienza del discutere rettamente, in conformità alle leggi universali delLògos. Questo nuovo approccio conduce all'elaborazione di formule complesse, sulla base di un insieme di proposizioni legate tra loro da operatori logici (quali ad esempio «se», «poiché», «e», «oppure»).[13]

L'eredità di Platone: il neoplatonismo

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La dialettica divenne quindi lo strumento filosofico usato daineoplatonici, i quali ne diedero una definizione più esplicita rispetto a Platone:

«Cos'è questa dialettica che bisogna insegnare anche ai precedenti? È una scienza che dà la possibilità di direrazionalmente ciò che è ogni oggetto, in che differisce dagli altri e in che si accomuna, tra quali oggetti si trova e in quale classe; e quale cosa siaessere e quale invece sia il non-essere diverso dall'essere.»

(Plotino,Enneadi, I, 3, 4[14])

La dialettica consente cioè di definire e classificare secondo logica ogni realtà, descrivendola non solo in sé stessa, ma anche in rapporto al suo contrario, cogliendo quella reteorganica di relazioni in cui è inserita. L'aspetto logico-razionale della dialettica ha quindi una valenza principalmentenegativa, nel senso che permette di risalire allaverità di qualcosa, e in ultima analisi aDio stesso, tramite laconsapevolezza del suo contrario, ossia del negativo: il falso. Fu il metodo proprio dellateologia negativa.[15]

«[La dialettica] considera anche ilbene e il suo contrario e le loro specie subordinate, definisce l'eterno e il suo contrario, procedendo in ogni caso scientificamente e non con l'opinione.»

(Plotino,Enneadi,ivi)

Plotino

Plotino ad esempio per definire il bene lo paragonò allaluce, la quale non è un oggetto, ma si mostra solo in quanto rende visibili gli oggetti: come questa risulta visibile dal contrasto con l'ombra, così l'Uno è intuibile solo tramite il contrastodialettico col molteplice.

È lapolarità del mondo, costituita nell'ottica neoplatonica da due estremità opposte (Uno emolteplice, bene e male, essere e pensiero), che permette di stabilire un rapporto dialettico tra di esse, essendo l'una il negativo dell'altra. In tal modo la verità (assunta come il polo positivo) diventa definibile tramite il suo negativo, ovvero la falsità. Così anche il mondo sensibile e fenomenico, pur antitetico a quello intelligibile, è visto come suo "nunzio", e la materia, nella quale risiede la possibilità del male, non è condannata da Plotino come negatività assoluta; infatti, «il male esiste necessariamente, essendo necessario un contrario al Bene».[16] È proprio tramite lo sviamento e l'errore che è possibile delimitare la verità; ad esempio dell'Uno va detto «quello che Egli non è, ma non diciamo quello che è. Diciamo di Lui partendo dalle cose che sono dopo di lui».[17]

La polarità del mondo scaturisce per Plotino dal fatto che l'Uno stesso si struttura dialetticamente nelleipostasi via via inferiori (Intelletto eAnima) dando vita all'universo, ma rimanendotrascendente rispetto ad esso. La dialettica dell'Uno ha quindi un carattere produttivo, cioèontologico, perché genera l'essere e la molteplicità.[18] Ciò nonostante, il Dio plotiniano non perde la sua unità, perché resta al di sopra di tutto: nell'Uno infatti sono presenti in forma unita e indissolubile quegli elementi intelligibili del cosmo che esplicandosi nella realtà materiale giungono poi a separarsi tra loro.

La teologia neoplatonica mirava allora a ricucire, tramite l'uso della dialettica e dellalogica formale, quell'unità immediata disoggetto eoggetto,spirito emateria, che nel mondosensibile appariva invece terribilmente frantumata in un dualismo insanabile. Torna in proposito la duplice valenza propria della dialettica platonica, che ha un carattere ora discensivo (dall'Uno alla materia), ora ascensivo (dal molteplice all'estasi), formando uncircolo. Come in Platone, tuttavia, la dialettica, pur essendo «la parte preziosa della filosofia»,[19] non va esercitata in maniera fine a sé stessa, ma una volta approdata all'intelligibile «conclude la sua attività»,[20] abbandonando «a un'altra arte la cosiddettalogica che verte sulle premesse e sui sillogismi» esaminandone solo gli aspetti «necessari antecedenti dell'arte», e tralasciando quelli superflui.[20]

La concezione neoplatonica della dialettica ritornerà inAgostino e nei primipadri della Chiesa, dai quali sarà intesa sia in senso ontologico per spiegare il movimento diprocessione interno allaTrinità, sia come mezzo razionale umano di elevazione allaVerità, ma che essendo basato sulle parole rimane pur sempre soltanto uno strumento.[21]Tommaso d'Aquino affiancherà alla dialettica il concetto dianalogia per chiarire come le relazioni dialettiche che intercorrono in quella scala ascendente che va dagli enti naturali fino a Dio, siano da intendere non in modo meramente logico, ma in chiave appuntoanalogica, cioè nel senso dellasimilitudine. In seguitoCusano, ifilosofi rinascimentali, e la successiva tradizionemistica neoplatonica, insisteranno sul carattere circolare della dialettica, assimilata all'eros, che sale ad unificare gli opposti in Dio, e nuovamente discende espandendosi nella molteplicità.

La scolastica: dialettica come arte liberale

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Un significato diverso, anche se in parte derivato dalle dottrine precedenti, aveva assunto la dialettica nellafilosofia medioevale, dove era insegnata e praticata come una delle settearti liberali in cui si esercitavano i filosofi dellascolastica, in particolare come materia letteraria deltrivio: essa era intesa alla maniera deglistoici, come scienza del discutere rettamente, e tramite cui gli allievi imparavano le connessioni logiche tra i significanti e i significati. Gli autori presi a modello erano principalmente Aristotele,Cicerone,Seneca,Agostino, e soprattuttoBoezio.[22] Col tempo, però, il termine «dialettica» assunse un significato peculiare, come sinonimo di razionalità:dialettici erano detti infatti coloro che accettavano l'uso dellaragione come strumento di indagine dellaverità, o come guida in grado di avviare al sapere rivelato dellafede;anti-dialettici erano invece coloro che riconoscevano come unica guida lateologia e i contenuti della fede, slegando queste ultime da qualsiasi criterio logico.[23]

Kant

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Sul finire del Settecento,Kant, nel capitolo sullaDialettica trascendentale dellaCritica della ragion pura, dedicò nuovi studi alla dialettica, definendola come la logica dell'apparenza, che ha lo scopo di mettere in luce il carattere illusorio dei giudizitrascendenti - concernenti l'anima, Dio e il mondo in quanto "totalità" - mettendoci in guardia contro l'inganno dellaragione, che dà luogo aantinomie e, di conseguenza, all'inganno della totalità, l'illusione con la quale l'uomo tende a superare sul piano dellaconoscenza il mondo deifenomeni per raggiungere ilnoumeno. Ma l'apparenza della dialettica, in quantotrascendentale, è connaturata alla ragione umana e quindi continua a dare l'illusione di essere vera anche quando se ne dimostri la falsità. La dialettica in Kant rappresenta lo studio e lacritica di questa illusione naturale ed inevitabile.[24]

Fichte e Schelling

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Fichte

La concezione kantiana della dialettica, intesa come eserciziocritico di riconoscimento del proprio limite, venne ripresa dagli idealistiFichte eSchelling, i quali le attribuirono la capacità non solo di riconoscere, ma anche di creare o diporsi un tale limite. La dialettica diventa così lo strumentotrascendentale in cui si articola l'attività dell'io, con cui ilsoggetto da un lato si auto-limitainconsciamente, ma dall'altro si accorge dell'errore insito nel senso comune, che lo portava a scambiare l'apparenza deifenomeni per la vera realtà. Per Fichte infatti, la dialettica io/non-io ci fa prendere coscienza che il non-io non è una realtà assoluta, ma limitata e relativa all'io.[25]

Come già per ineoplatonici, la dialettica rimane però solo un mezzo, con cui ilpensiero mira a ritornare alla propria origine annullandosi. Essa mantiene una valenza critica onegativa, perché non fa cogliere l'Assoluto stesso: se così fosse, il pensiero filosofico sarebbe creatore, poiché coinciderebbe con l'atto creativo dell'assoluto. La dialettica invece si limita a ricostruire per via teorica il processo con cui l'io crea il mondo.

Fichte introdusse così nella filosofia la sequenza «tesi, antitesi, sintesi»[26] usando una terminologia ripresa daSchelling nell'opera del 1795L'io come principio della Filosofia o sul fondamento della conoscenza umana; l'Assoluto, anche per Schelling, èintuibile logicamente solo per via negativa, tramite il rapporto dialettico tra i duepoli,Spirito eNatura, in cui esso si articola: lo slancio creativo che conduce dall'Uno al molteplice è infattiinconsapevole (oggetto di studio dellafilosofia della natura, in cui si ritrova lapolarità dialettica dei fenomeni); il tentativo di acquisirne consapevolezza si ha nel cammino inverso (idealismo trascendentale) che si avvicina progressivamente all'assoluto senza tuttavia raggiungerlo mai del tutto, salvo che nel momento supremo dell'intuizione estetica (filosofia dell'arte), che ne coglie l'unità indifferenziata.[27]

Hegel

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Georg Wilhelm Friedrich Hegel

ConHegel la dialettica si trasformò da strumento filosofico nel fine stesso dellafilosofia. Diversamente dal neoplatonismo, Hegel assegnò alla dialettica una valenzapositiva, anziché negativa: mentre presso i neoplatonici la dialettica serviva a ricondurre allaverità, ma quest'ultima ne restava al di sopra (a un livellotrascendente e ben distinto da quella), Hegel fece coincidere la verità con la dialettica, cioè coldivenire. Anche sul piano ontologico Hegel capovolse la prospettiva precedente: ora la dialettica non è più il processo con cui Dio negava (e occultava) sé stesso generando il mondo,[28] bensì con cuiafferma sé stesso, giungendo a coincidere col mondo e con la storia.

Mentre la logica classica partiva da un punto A del tuttoa priori rispetto all'esito del ragionamento (B), nella dialettica hegeliana il flusso logico che va da A a B torna a convalidare la tesi iniziale in una sintesi onnicomprensiva (C).[29]

Hegel concepiva l'essere (ossia la verità)a posteriori, comeimmanente o conseguente la razionalità conoscitiva: la contrapposizione logica esistente tra un concetto ed il suo contrario, anziché essere ricondotta ad un'unità originaria, per Hegel precede la loro esistenza, ne diventa la condizione ontologica. Egli in un certo senso ripreseEraclito affermando che ogni realtà scaturisce dal suo opposto: ad esempio, l'atto conoscitivo ognoseologico che mette in rapporto dialettico X con Y, diventa anche un attoontologico.[30] In tal modo egli rinnegò lalogica formale dinon-contraddizione, che era quella classica e lineare enunciata daAristotele, in favore di una nuova logica "sostanziale", che è insieme forma e contenuto. Per Hegel, nella sintesi finale ogni realtà è al tempo stesso il suo contrario: X coincide con Y, il nero coincide col bianco. Non ci sarebbe quindi bisogno di rifarsi a un principio trascendente: bianco e nero, nel nostro esempio, non scaturiscono da una superiore e comune Idea di Colore, ma scaturirebbero l'uno dall'altro, per dare luogo soltanto alla fine, attraverso la loro contrapposizione, all'Idea che li comprende. Ciò avviene secondo un procedimento aspirale caratterizzato dalla cosiddetta triade: tesi, antitesi e sintesi;[31] conosciuti anche come i tre momenti dell'«in sé», «per sé», e «in sé e per sé».[32] L'Assoluto non ne è all'origine ma alla fine, e scaturisce dalla mediazione dei due termini contrapposti.

In virtù di questo movimento triadico, l'Esseretesi») non è più concepito come statico e autonomo ma, dovendo venir giustificato, trapassa neldivenire, diventando non-essere («antitesi»): la contraddizione tra essere e non-essere viene però superata dal momento della «sintesi», che è a sua volta lanegazione della negazione (il divenire). Il non-essere, così, non è la negazione dell'Essere, ma un passaggio verso la sua affermazione.[33]

Le critiche di Schelling, Kierkegaard, Nietzsche

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Schelling

Questo modo di intendere la dialettica fu contestato in particolare dall'ultimoSchelling, secondo cui Hegel scambiava per oggettivo ciò che invece è soggettivo: è la nostra percezione degli oggetti a scaturire dalla loro differenza e diversità, non gli oggetti stessi. Nel nostro esempio, la percezione soggettiva del bianco (X) scaturisce dal raffronto col nero (Y), ma non si può dire per questo che il bianco stesso scaturisce oggettivamente dal nero. Il pensiero dialettico può stabilire teoricamente il modo in cui qualcosa può esistere, ma non può sostituirsi all'Assoluto creatore.

Schelling concordava sul fatto che le contraddizioni della dialettica sono molto importanti, perché esse sono la molla deldivenire, la ragione per cuiDio si fastoria e sconfigge le tenebre presenti nel Suo stesso fondo oscuro; ma questo per Schelling non vuol dire che siccome le contraddizioni sono importanti allora non c'è alcun bisogno di evitarle. Esse sono pur sempre un limite, rappresentano un elementonegativo, a cui è chiamata a fare da contraltare unafilosofiapositiva.[34]

AncheKierkegaard obiettò che la dialettica hegeliana riconciliava illusoriamente le contraddizioni della realtà nel momento della sintesi. Secondo Kierkegaard, tesi e antitesi non possono logicamente convivere in unet et («sia l'una che l'altra»), ma sono lacerate da contraddizioni insanabili in un drammaticoaut aut («o l'una o l'altra»).[35]

InNietzsche analogamente, nonostante il suo confronto con Hegel sia raramente esplicitato nelle opere, prevale una radicale contestazione della dialettica hegeliana, da lui vista come una pretesa del pensiero di ridurre la caoticità della vita e del mondo entro categorie fisse e stabili. Nella suaseconda considerazione inattuale Nietzsche fa esplicito riferimento alla filosofia hegeliana, imputandole la responsabilità di quella "idolatria del fatto", tanto diffusa nella cultura tedesca, che nel tentativo di categorizzare e insieme giustificare il processo storico annienta la forza vitale propria di ogni uomo, e in particolare la suavolontà di potenza che sola può guidarne le azioni.

Marx ed Engels

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Marx
Lo stesso argomento in dettaglio:Materialismo storico e Materialismo dialettico.

Di tenore diverso furono le critiche diMarx,[36] che anzi applicò la dialettica hegeliana allaStoria affermando che questa scaturisce dalla lotta dinamica fra gli opposti.[37] Le contrapposizioni della realtà non trovano conciliazione in un principiosuperiore (come ad esempio Dio), ma nella storia stessa, il cui esito finale, secondo Marx, non trascende le umane vicende, ma èimmanente al raffronto dialettico tra leclassi sociali, e in particolare tra la "struttura" economica (costituita dai rapportimateriali di produzione) e la "sovrastruttura" (gli apparaticulturali che ne occulterebbero la vera natura).

Questo modo di concepire lafilosofia della storia prese il nome dimaterialismo storico, riformulato daEngels comematerialismo dialettico.

ConFriedrich Engels in particolare, il metodo dialettico hegeliano che Marx aveva inteso rimettere "con i piedi per terra", trasformandolo in uno strumento di lotta sociale erivoluzionaria, trova un ulteriore campo di applicazione con laDialettica della natura, da Engels enunciata ed elaborata ulteriormente nei suoi ultimi anni di vita.[38]

Schopenhauer

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In polemica col dibattito filosofico precedente,Arthur Schopenhauer ha osservato che lalogica ricerca la verità, ma la dialettica si interessa solo deldiscorso. L'unica dialettica veramente importante è dunque ladialettica eristica, ossia l'arte diottenere ragione. Secondo Schopenhauer è più importante vincere labattaglia verbale, specie davanti ad un pubblico, piuttosto chedimostrare di aver ragione. Questo perché il pubblico potrebbe non essere interessato alla verità dell'argomento, ma solo allo scontro verbale, e quindi non avere la pazienza o la preparazione necessaria a seguire ladimostrazione. Per ottenere ragione, e vincere lo scontro, è dunque lecito utilizzare ogni argomento a favore: a tal fine Schopenhauer elenca 38 metodi derivati dai classici.[39]

Neoidealismo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Dialettica crociana.

PerBenedetto Croce la dialettica è essenzialmente storica, come in Hegel e Marx, ma il principio autentico della storia non è lo Spirito in sé, né la materia, bensì lalibertà, o meglio lo spirito in quanto pensiero umano che ricerca la libertà.

Giovanni Gentile

Gentile

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Lo stesso argomento in dettaglio:Attualismo (filosofia).

A differenza di Benedetto Croce, fautore dellostoricismoassoluto oidealismo storicista, per cui tutta la realtà èstoria e non passaggio all'atto in sensoaristotelico,Giovanni Gentile apprezza diHegel non tanto l'orizzonte storicista, quanto l'impiantoidealistico fondato sulla coscienza, ovvero l'assunzione della coscienza come principio del reale, posizione che lo avvicina aFichte. Anche secondo Gentile vi è un errore, in Hegel, nella valutazione della dialettica, ma in modo diverso da Croce: Hegel avrebbe lasciato nella sua dialettica forti residui della dialettica del «pensato», ovvero quella del pensiero determinato e delle scienze. Per Gentile, invece, solo nel «pensare in atto» si esprime l'autocoscienza che tutto comprende, mentre il «pensato» è un fatto illusorio.[40]

L'attualismo di Gentile si propone pertanto di riformare la dialettica idealista, con l'aggiunta della teoria dell'atto puro e l'esplicazione del rapporto tra «logica del pensare» e «logica del pensato».[41]

Teologia dialettica ed esistenzialismo

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Come reazione agli esiti delpanlogismohegeliano, in ambitoteologico sono prevalse nuove tendenze volte a riaffermare l'assolutatrascendenza diDio, intendendolo secondo una terminologia ripresa daSøren Kierkegaard eRudolf Otto come l'«infinita differenza qualitativa» e iltotalmente Altro rispetto all'uomo.La cosiddettateologia dialettica, in cui si esprime questo indirizzo teologico a partire daKarl Barth, si premura di sottolineare che ci si può riferire a Dio solo «dialetticamente», cioè per contrapposizione, ossia unicamente riconoscendo l'insanabile contrasto esistente tra Lui e il mondo, per via dell'abissale alterità che sussiste tra queste due dimensioni. Il terminedialettica non va quindi inteso in senso hegeliano come conciliazione di tesi e antitesi in una sintesi comune, bensì al contrario nel suo originario significatoneoplatonico, tipico dellateologia negativa, basato sul criterio dellapolarità e della reciproca opposizione.

Il corrispettivo filosofico della teologia dialettica è ladifferenza ontologica, il divario fondamentale che perHeidegger sussiste fra l'ente e l'Essere. Per Heidegger Dio si rivela anche e soprattutto nellastoria, nel suo «darsi» neltempo, ma il suo rivelarsi è al contempo un ritrarsi: come laluce che non vediamo direttamente, ma solo in quanto rende visibili gli oggetti, così l'Essere rimane nascosto dietro quel che fa apparire. Per via di questo nascondimento, l'Essere è stato progressivamente confuso con gli enti e reso dialettico. Già conPlatone avrebbe avuto inizio il tentativo di oggettivarlo, sebbene costui lo identificasse ancora con l'ente sommo situato al di sopra della dialettica. ConHegel infine si è avuto il culmine di quel modo di pensare che di fatto ha estromesso l'ontologia dalla filosofia, sancendo il primato definitivo dellametafisica e del "sistema".[42]

Sartre

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Diverso dall'esistenzialismo di Heidegger è quello diJean-Paul Sartre, filosofo di orientamentoateo emarxista, la cuiCritica della ragione dialettica segna la sua adesionecomunismo, pur non essendo allineata alla dottrinasovietica. Sartre riconosce all'uomo unalibertà assoluta e incondizionata, che si esplica però in forma dialettica, la cui soggettività è cioè dipendente dall'oggettività socioambientale come suo "campo delle possibilità": una libertà così divenuta condizionata perché in rapporto a un ampio sottofondo dinecessità. Con l'assunzione teorica delmaterialismo storico marxiano, è il regno del "pratico-inerte" (l'essenza della materia) a imporsi, a dominare, a determinare la necessità e ad imporla anche all'uomo.[43]

Sartre accetta pienamente il pensiero diMarx, ma non ilmaterialismo dialettico diEngels, che ha finito per risolversi in undeterminismo a senso unico; prospettando l'evoluzione della natura e della storia verso un Fine, la dialettica marxista si è tramutata in undogma, un sapere acritico, unassolutoin sé.[44] La realtà dell'uomo è invece quella di essere unper sé, proiettato al di là di sé stesso, alla ricerca di un valore fondante che tuttavia non può trovare, essendo egli un Dio mancato.

Recentemente, alcuni pensatori post-sartriani comeLucien Sève, Jean-Marie Brohm, hanno rimesso in auge la dialettica ma in maniera filosofica nello stretto quadro dell'azione umana, laprassi, rigettando la dialettica della natura positivista e l'esistenza di leggi scientifiche determinate naturalmente ed esistenti al di fuori dell'azione umana.[45]

La dialettica negativa di Adorno

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Un'interpretazione delmarxismo in chiave anti-teleologica è presente anche inTheodor Adorno,[46] filosofo proveniente dallascuola di Francoforte, per il quale la dialettica è da accogliere nella sua portata prettamente negativa, nel senso che va utilizzata per rendere manifeste le disarmonie che permeano il reale, e non deve cercare di auto-fondarsi.[47]

Se intesa in tal senso, la dialettica può servire come chiave di comprensione delle contraddittorie dinamiche sociali che sono oggetto di studio dellasociologia, disciplina che Adorno tendeva a distinguere dallescienze naturali per via della diversità del metodo adottato, il quale consisterebbe appunto in quello «dialettico» per la prima, e nellalogica deduttiva per le seconde. Questa distinzione condusse Adorno, in occasione del Congresso diTubinga del1961 sullaLogica delle scienze sociali, ad una polemica nei confronti dell'epistemologoKarl Popper, il quale viceversa sosteneva l'impossibilità di affrontare le tematiche sociologiche con unmetodo diverso da quello delle altre scienze. Popper respinse le accuse di essere un «positivista», sostenendo anzi di tenere in grande considerazione lecontraddizioni e la loro portata negativa, ma contestava il fatto che tali contraddizioni possano essere accolte e accettate come un dato di fatto, cioè come immanenti allastoria, mentre in realtà dovrebbero servire a testimoniare l'incoerenza di una teoria e afalsificarla. Hegel e Marx invece, e così i loro epigoni come lo stesso Adorno, sostenendo che la realtà è intimamente contraddittoria, si sono sottratti ad ognilogica e quindi, al rischio stesso di poter essere confutati dai fatti.[48]

Elenco per autori dei testi dedicati al metodo dialettico

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Alcuni autori che hanno scritto trattati sulla Dialettica:

Note

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  1. ^Michel Fattal,Ricerche sul logos: da Omero a Plotino, a cura di Roberto Radice, pp. 109-110, Milano, Vita e Pensiero, 2005ISBN 88-343-1152-3.
  2. ^Zenone di Elea sarebbe stato pertanto annoverato da Aristotele come l'iniziatore della dialettica, stando alla testimonianza diSesto Empirico (Adversus mathematicos, VII, 6-7) e diDiogene Laerzio (Vite dei filosofi, VIII, 2, 57; IX, 5, 25).
  3. ^«Socrate, quando voleva risolvere una questione, procedeva discutendo sulla base di principi da tutti gli uditori concordemente accettati (anche se da Socrate eventualmente non condivisi) e da essi partiva per trarre le sue conclusioni. [...] Questo modo di procedere di Socrate si spiega perfettamente soltanto tenendo presente la funzioneprotrettica della sua dialettica» (G. Reale,Il pensiero antico, pag. 102, Milano, Vita e Pensiero, 2001ISBN 88-343-0700-3).
  4. ^Platone,Eutifrone, 5, c-d.
  5. ^«Il metodo di Socrate [...] è quello della "maieutica" o "ostetricia" spirituale: egli non sa procreare la verità, ma sa aiutare gli altri a metterla alla luce, con l'esercizio dialettico della domanda e della risposta» (dall'enciclopediaTreccani, alla voce «Socrate»).
  6. ^Mario Montuori,Socrate, fisiologia di un mito, p. 98, Milano, Vita e Pensiero, 1998ISBN 88-343-0068-8.
  7. ^«La metafora in questione riflette felicemente il carattere dei dialoghi socratici, inconcepibili senza una sincera fede nella possibilità di portare alla luce il vero. In questa fede risiede del resto la morale di Socrate, la quale di fatto ha un nucleo ben saldo in quella stessa concezione della dipendenza della virtù dal sapere che ne costituisce, secondo le fonti, la più evidente caratteristica» (dall'enciclopediaTreccani, alla voce «Socrate»).
  8. ^L'unico tentativo di definizione lo si trova nelFedro, dove la dialettica viene assimilata a due procedimenti contrapposti ma complementari. Il primo è «abbracciare in uno sguardo d'insieme e ricondurre ad un'unica forma ciò che è molteplice e disseminato affinché, definendo ciascun aspetto, si attinga chiarezza intorno a ciò di cui si intenda ogni volta insegnare»; l'altro «consiste nella capacità di smembrare l'oggetto in specie, seguendo le nervature naturali, guardandosi dal lacerarne alcuna parte come potrebbe fare un cattivo macellaio» (Platone,Fedro 265 d-e).
  9. ^Oltre alFedro, i dialoghi principali in cui Platone tratta della dialettica sono ilParmenide ilSofista.
  10. ^Aristotele,Analitici I, V, 57a.
  11. ^Aristotele,Analitici I, IV, 46a;Metafisica, II, 1, 995b.
  12. ^Diogene Laerzio,Vite e dottrine dei filosofi, VII, 62.
  13. ^Diogene Laerzio,Ibid., VII, 76 - 81.
  14. ^Trad. di Giuseppe Faggin,La presenza divina, Messina-Firenze, D'Anna, 1971.
  15. ^«Alla base di questa dialettica di negazione sta non ciò che si potrebbe credere la pura indeterminatezza, ma piuttosto la pienezza dell'Essere, che non va confuso con nessun altro, pure possedendo in sé le note positive di ogni essere, ma in modo supremo» (Luigi Pelloux,L'assoluto nella dottrina di Plotino, pag. 165, Milano, Vita e Pensiero, 1994ISBN 88-343-0560-4).
  16. ^Plotino,Enneadi, I, 8, 6, che è a sua volta una citazione da Platone,Teeteto, 176 a.
  17. ^Plotino,Enneadi, V, 3.
  18. ^Per Plotino infatti la dialettica, che procede «con scienza riguardo ad ogni realtà, e non per opinione», non solo permea di sé lo sviluppo del pensiero, ma «attiene alle realtà stesse, e insieme ai teoremi possiede la realtà» (Enneadi, I, 3, 4-5).
  19. ^Enneadi, I, 3, 5.
  20. ^abEnn., I, 3, 4.
  21. ^Cfr. ad esempio ilDe Magistro di Agostino (§ 19-31).
  22. ^All'attività e alle opere di Boezio (quali ad esempioDe divisione,De topicis differentiis, leCategorie e ilDe interpretatione di Aristotele) si deve in particolare la fondazione della strumentazione dialettica utilizzata dagli scolastici.
  23. ^Inos Biffi, André Cantin, Costante Marabelli,La fioritura della dialettica X-XII secolo, Milano, Jaca Book, 2008ISBN 978-88-16-40819-7.
  24. ^Kant,Critica della ragion pura, inDialettica trascendentale, I, 102 - II, 288, Laterza, Bari 1977.
  25. ^Fichte,Dottrina della scienza (1794).
  26. ^Sequenza che sarà ripresa daHegel (al quale secondo Gustav E. Mueller verrà attribuita impropriamente, "The Hegel Legend of 'Thesis-Antithesis-Synthesis'," inJournal of the History of Ideas, 19, 1958, pp. 411-414). Fichte nella prima edizione del 1794 dellaDottrina della scienza (Wissenschaftslehre) scriveva: "7. Quanto poco è possibile l’antitesi senza sintesi o la sintesi senza antitesi, così altrettanto poco sono entrambe possibili senza la tesi, senza un porre assoluto, mediante il quale un A (l’Io) non è posto come uguale a nessun altro e a nessun altro opposto, ma è posto solo assolutamente. Riferita al nostro sistema, la tesi dà saldezza e completezza al tutto: esso dev’essere uno e un solo sistema."Parte prima. Principi dell’intera dottrina della scienza, § 3. Terzo principio, condizionato secondo la sua forma.
  27. ^Schelling,Sistema dell'idealismo trascendentale (1800).
  28. ^Si trattava di quella dialettica negativa che conduceva al «nascondimento» di Dio, così come la luce si nasconde in ciò che essa illumina (non la vediamo mai direttamente, ma solo in quanto rende visibile il mondo): concetto ripreso daHeidegger che parlerà diepoché o «sospensione» dell'Essere, che nel «darsi» si nasconde (cfr. Heidegger,Sentieri interrotti, Firenze, La Nuova Italia, 1968, p. 314).
  29. ^Nel formulare la suaLogica, Hegel respingeva come irrazionale qualsiasi forma di trascendenza o di concettoa priori che non potesse essere a sua volta dimostrato, e costruì pertanto una dialettica a spirale dove ogni princìpio iniziale trovi giustificazione, su un piano immanente, alla fine del percorso dimostrativo, in una sintesi che è l'avvio di un ulteriore circolo. Gli studi condotti daGödel nel XX secolo hanno tuttavia dimostrato l'inconsistenza logica dei ragionamenti circolari, in cui si presume che la verità del sistema possa essere dimostrata dall'interno del sistema stesso (cfr.Teoremi di incompletezza).
  30. ^Il fatto che X vengaconosciuto grazie al rapporto con Y (e viceversa), fu cioè interpretato da Hegel come se X possaesistere grazie al rapporto con Y (e viceversa).
  31. ^Ugo Spirito,Inizio di una nuova epoca, pag. 242, G.C. Sansoni, 1961.
  32. ^La triadeAn Sich (in sé),Für Sich (per sé), eAn Sich und Für Sich (in sé e per sé) sarebbe stata divulgata come «tesi», «antitesi» e «sintesi» dal filosofoHeinrich Moritz Chalybäus (1796-1862),Historische Entwicklung der spekulativen Philosophie von Kant bis Hegel, Dresden-Leipzig (1837), p. 367 della quarta edizione (1848).
  33. ^Hegel,Scienza della logica (1812).
  34. ^Schelling,Filosofia della Rivelazione (1854).
  35. ^Cfr. Kierkegaard,Aut-Aut (1843).
  36. ^Marx si dichiarò sempre allievo di Hegel.
  37. ^Liberi controschiavi,patrizi controplebei,baroni controservi della gleba,membri di corporazioni controartigiani,nobili controborghesi, ed infine borghesi controproletari: «in breve oppressore ed oppresso» (K. Marx, F. Engels,Manifesto del Partito comunista, 1848).
  38. ^Tra le altre cose, Engels paragonò la dialettica marxista della storia alla scoperta dellaselezione naturale dell'evoluzionedarwiniana (Gustav Mayer,Friedrich Engels, Torino, Einaudi, 1969, p. 247).
  39. ^Gli appunti di Schopenhauer sull'argomento sono stati raccolti postumi nel librettoL'arte di ottenere ragione esposta in 38 stratagemmi (Adelphi, 1991ISBN 88-459-0856-9).
  40. ^Diego Fusaro (a cura di),Giovanni Gentile.
  41. ^Sull'importanza della riforma della dialettica idealista di matrice hegeliana in Gentile, si veda quest'intervista a Gennaro SassoArchiviato il 20 maggio 2011 inInternet Archive.. L'intervista è compresa nell'Enciclopedia Multimediale delle Scienza Filosofiche.
  42. ^Heidegger,Identität und Differenz (Identità e differenza), Neske, Pfullingen 1957.
  43. ^«Non è né nell'attività dell'organismo isolato e né nella successione dei fatti fisico-chimici che la necessità si manifesta: il regno della necessità è il dominio, reale, ma ancora astratto dalla storia, dove la materialità inorganica si chiude sulla molteplicità degli uomini e trasforma i produttori nei loro prodotti. La necessità, come limite nel seno della libertà, come evidenza accecante e come momento del rovesciamento dellapraxis in attivitàpratico-inerte diventa, dopo la caduta dell'uomo nella società seriale, la struttura stessa di tutti i processi di serialità, quindi la modalità della loro assenza nella presenza e di una evidenza svuotata» (J.P. Sartre,Critique de la raison dialectique, Parigi, Gallimard, 1960, pp. 375-376).
  44. ^Dario Antiseri,Giovanni Reale,Storia della filosofia: fenomenologia, esistenzialismo, filosofia analitica e nuove teologie, vol. 10, parte II, Bompiani, 2008.
  45. ^Tra gli altri sono da citareJohn S. Haldane,Richard Lewontin eStephen Jay Gould, nell’ambito della biologia e dell’evoluzione, così comeBertell Ollman e Pascal Charbonnat in un quadro epistemologico: nel secondo dopoguerra del secolo XX questi scienziati (a cui vanno aggiuntiAlexandre Zinoviev in Russia ePatrick Tort in Francia) riconoscerebbero apertamente la dialettica nei loro studi e come un oggetto degno di ricerca. L’obiezione sartriana contro la dialettica nelle scienze procederebbe dalla tradizione cartesiana (dell’opposizione trares cogitans eres extensa) che viene a riflettersi nella distinzione dei due ambiti sartriani dell’essere (per-sé e in-sé). La difficoltà allora s’incontrerebbe nella relazione tra di essi, cheDescartes risolveva con laghiandola pineale, luogo di comunicazione e di unione del corpo e dell’anima; mentre Sartre fa in modo che la coscienza assuma il mondo secondo la sua propria finalità. Il problema sarebbe nel fatto che entrambi – coscienza e mondo – si basano in Descartes e Sartre su un materialismo meccanicistico secondo il quale il movimento deve essere introdotto nei fenomeni (naturali o di coscienza) dall’esterno. Questa è l’origine di unfinalismo o di unateleologia che subordina e vincola le cause naturali a una finalità trascendente. Tuttavia, al contrario, la pratica scientifica attuale integra in termini dicausalità naturale ogni spiegazione finalistica. In questo senso sarebbe indicativa la recente opera diÉvariste Sanchez-Palencia, (Passeggiata dialettica tra le scienze, trad. it. di F. Contento, Milano, Unicopli, 2018), in cui viene sviluppata una visione dialettica nelle scienze in relazione con la teoria matematica deisistemi dinamici.
  46. ^Cfr. Intervista a Giuseppe Bedeschi, nella collezione dell'Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche., suemsf.rai.it.URL consultato il 9 gennaio 2015(archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2014).
  47. ^Theodor W. Adorno,Negative Dialektik, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1966, trad. it. di P. Lauro,Dialettica negativa, introduzione e cura di S. Petrucciani, Torino, Einaudi, 2004.
  48. ^Per un resoconto degli interventi e degli esiti del confronto tra Popper e Adorno svoltosi al convegno di Tubinga nell'ottobre 1961, cfr. Adorno, Popper, Dahrendorf, Habermas, Albert, Pilot,Dialettica e positivismo in sociologia, Torino, Einaudi, 1972.

Bibliografia

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Testi

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Studi

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  • Inos Biffi e Costante Marabelli (a cura di),La fioritura della dialettica, X-XII secolo, Milano, Jaca Book 2008
  • André Cantin,Fede e dialettica nell'XI secolo, trad. di F. Ferri, Jaca Book, 1996ISBN 88-16-43304-3
  • Orlando L.Carpi, "Hegel, Il Logos dell'Occidente", Milano, Panozzo, 2002.
  • Giulio D'Onofrio,Fons scientiae. La dialettica nell'Occidente tardo-antico, Liguori, 1986ISBN 88-207-0879-5
  • Giuseppe Duso,Contraddizione e dialettica nel pensiero fichtiano, Argalia editore, 1974
  • Raffaello Franchini, Le origini della dialettica, riedizione a cura di Francesca Rizzo, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006
  • Giancarlo Galassi, Virginia Vitali,La Dialettica dalle origini a Platone, Quattroventi editore, 2009ISBN 88-392-0857-7
  • Enrico Giorgio,Ontologia dialettica. Essere e nulla nella logica di Hegel, ETS, 2001ISBN 88-467-0454-1
  • Elena Gritti,Proclo. Dialettica, anima, esegesi, LED edizioni universitarie, 2008ISBN 88-7916-385-X
  • Hans Krämer,Dialettica e definizione delBene in Platone, introduzione diGiovanni Reale, traduzione di E. Peroli,Vita e Pensiero, Milano 1996
  • Marco Laffranchi,Dialettica e filosofia in Lorenzo Valla, Vita e Pensiero, 1999ISBN 88-343-0193-5
  • Michele Malatesta,Dialettica e logica formale, Liguori editore, 1982ISBN 88-207-1145-1
  • Diego Marconi,La formalizzazione della dialettica. Hegel, Marx e la logica contemporanea,Rosenberg & Sellier, 1979ISBN 88-7011-088-5
  • Carlo Michelstaedter,Il prediletto punto d'appoggio della dialettica socratica e altri scritti, a cura di G. Franchi, Mimesis, 2000ISBN 88-87231-71-0
  • Maurizio Migliori,Dialettica e verità. Commentario filosofico al «Parmenide» di Platone, Vita e Pensiero, 2000ISBN 88-343-0289-3
  • Costanzo Preve,Storia della dialettica, Petite Plaisance, 2006
  • Cristina Rossitto,Studi sulla Dialettica in Aristotele, Bibliopolis, Napoli 2000
  • Pasquale Salvucci,Dialettica e immaginazione in Fichte, Argalia editore, 1963
  • Livio Sichirollo,Antropologia e dialettica nella filosofia di Platone, Veronelli, Milano 1957
  • Sergio Sorrentino, Terrence N. Tice,La dialettica nella cultura romantica, Carocci, 1996ISBN 8843004409
  • Friedrich Adolf Trendelenburg,Il metodo dialettico, Il Mulino, Bologna 1990ISBN 978-88-15-02934-8
  • Mauro Tulli,Dialettica e scrittura nella VII Lettera di Platone, Giardini editore, 1989ISBN 88-427-0572-1
  • Cesare Vasoli,La Dialettica e La Retorica dell'Umanesimo. "Invenzione" e "Metodo" nella cultura del XV e XVI secolo, La Città del sole, Napoli 2007, nuova edizione riveduta (1ª ed. Milano, Feltrinelli, 1968)
  • Valerio Verra,Dialettica e filosofia in Plotino, Vita e Pensiero, Milano 1993ISBN 88-343-0547-7
  • Valerio Verra,La dialettica nel pensiero contemporaneo, Il Mulino, Bologna 1976

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