NelleChiese riformate, il diaconato è un ministero riconosciuto e istituito nella comunità locale. I diaconi e lediaconesse fanno parte delconcistoro o consiglio di Chiesa, e generalmente hanno il compito di organizzare le attività di solidarietà e assistenza all'interno e all'esterno della Chiesa locale.
La parola grecadiákonos ricorre circa trenta volte nelNuovo Testamento, e i relatividiakoneō (‘servire’) ediakonia (‘ministero’) ricorrono nell'insieme altre settanta volte. In sostanza,diákonos è servitore, e spesso servitore alla tavola, o cameriere.[3]
Formatasi la strutturagerarchica, i diaconi furono inferiori solo aipresbiteri e aivescovi, con funzioni di assistenza di quest'ultimo che li aveva ordinati: distribuivano l'eucaristia, leggevano itesti sacri ed erano dediti allapredicazione.
Significativa è la citazione dei diaconi che nelle Sacre Scritture si ritrova negliAtti 6,1-7[4], dove vengono presentati 7 uomini di ottima reputazione, ordinati dagliapostoli mediante imposizione delle mani, perché servissero alle mense. Tuttavia dal prosieguo del racconto si comprende che ai compiti pratici si aggiungevano servizi pastorali di maggior rilievo. Stefano, ad esempio, "faceva grandi prodigi e miracoli" e, a causa del suo atteggiamento e della sua predicazione, fu lapidato.Filippo, anch'egli "uno dei sette", era detto "l'evangelista" in quanto missionario e annunciatore del Vangelo (Atti 8,21[5]). Il numero di diaconi posti accanto a un vescovo era tradizionalmente di sette anche in riferimento adAtti 6,1-7[6].
Durante ilMedioevo si perse questa funzione, e il diaconato divenne per molti secoli unicamente un passaggio temporaneo per raggiungere ilsacerdozio.
Nella prima Chiesa cristiana non mancò anche una categoria didiaconesse (Romani 16,1[8]), categoria su cui gli storici da tempo si confrontano per comprenderne meglio le caratteristiche e l'evoluzione all'interno delle varie correnti cristiane. Diacono infatti era Febe, citata proprio con questo specifico termine dall'apostolo Paolo nella sua Lettera ai Romani: "Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diacono della chiesa di Cencre, perché la riceviate nel Signore, in modo degno dei santi, e le prestiate assistenza in qualunque cosa ella possa aver bisogno di voi; poiché ella pure ha prestato assistenza a molti e anche a me." (Rm 16,1-2). Febe, dunque, non viene solo chiamata 'διακονος' (termine che rimane invariato sia al maschile che al femminile), ma viene chiaramente designata come una persona che – all'interno della sua comunità – riveste un servizio ben definito e autorevole.
Secondo alcuni studiosi «non è sufficiente pensare ad un generico “servizio” (si sarebbe probabilmente usato il verbo “διακονεω”, come inRomani 15,25[9]; o le si sarebbe attribuita una generica “διακονια”, come in1 Corinzi 16,15[10]), invece bisogna tener presente che con questo termine Paolo solitamente designa se stesso o i suoi collaboratori nell'esercizio del ministero apostolico. Come per quelle ricorrenze si traduce nella maggior parte dei casi con “ministro”- a cui è legato un ruolo di responsabilità e autorità nella chiesa - anche qui coerentemente andrebbe tradotto e compreso allo stesso modo».[11]
Molti altri studiosi rilevano fin dai tempi antichi la diversità del rito di benedizione delle diaconesse rispetto al rito di ordinazione dei diaconi maschi, come rileva anche il canone XIX delconcilio di Nicea del 325: «Quanto alle diaconesse in particolare, ricordiamo, che esse, non avendo ricevuto alcuna imposizione delle mani, devono essere computate senz'altro fra le persone laiche».[12].
L'evoluzione del diaconato femminile è stata condizionata fin dall'inizio dalla definizione del ruolo delle donne all'interno delle comunità cristiane e dalle conseguenti tensioni tra le diverse visioni esistenti in quest'ambito.
La discussione sul diaconato femminile è proseguita. Nel 2003 laCommissione teologica internazionale ha affrontato il problema del diaconato femminile dal punto di vista storico[15] e non ha escluso la possibilità di un suo ripristino.[16] Il cardinalWalter Kasper, in un incontro dellaConferenza episcopale tedesca, cui era stato invitato, aprì alla possibilità dell'istituzione delle diaconesse.[15] In realtà, tra i possibilisti del diaconato femminile negli ultimi anni, figurano soprattutto i prelati tedeschi, da mons.Robert Zollitsch, arcivescovo emerito diFriburgo in Brisgovia ed ex presidente della Conferenza episcopale tedesca, a mons.Franz-Josef Bode, vescovo diOsnabrück e già presidente della commissione pastorale della stessa conferenza. Tedesca è anche laNetzwerk Diakonat der Frau,[17] la rete per il diaconato femminile.[18]
Papa Francesco nell'udienza del 12 maggio 2016 concessa in Vaticano all'Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG), in risposta alla domanda di una religiosa, ha annunciato di voler istituire una commissione di studio sul diaconato femminile nella Chiesa primitiva per verificare se e come attualizzare quella forma di servizio, ritenendo che le diaconesse possano rappresentare «una possibilità per oggi».[19] Si tratta della necessità per la Chiesa cattolica di valorizzare il ruolo della donna; per altro, questa valorizzazione, di cui il Papa ha parlato più volte, non va intesa come una forma di «clericalizzazione» delle donne.[20]
Il diacono è abilitato a servire il popolo di Dio nel ministero della liturgia, della parola e della carità. Ha la facoltà di presiedere la celebrazione di alcunisacramenti:
"partecipa alla celebrazione del culto divino", ad esempio nel Sacramento delbattesimo[21]
è ministro ordinario della santa Comunione (con compiti diversi dall'accolito laico)[22]: San Giustino attesta che nei primi secoli i diaconi amministravano la comunione sotto le due specie eucaristiche[23], mentre intorno al XVIII secolo amministravano solo il Sangue del Signore[24]
è "teste qualificato" ai sensi del canone 1108 nella celebrazione delmatrimonio previa delega delparroco (come previsto per i presbiteri che non siano parroco del luogo). Presiede la celebrazione fino alla manifestazione del consenso degli sposi e allo scambio delle fedi nuziali, anche nei matrimoni misti fra una parte cattolica (in quanto battezzata) e una partebattezzanda o non cristiana[26].
Inoltre il diacono può impartire benedizioni di persone, luoghi e oggetti, benedizioni eucaristiche e presiedere il Rito delle Esequie e altre liturgiefuori della Messa. Il diacono non può celebrare laconsacrazione eucaristica, che è il momento fondamentale della Messa, sia ordinaria sia in occasione della celebrazione di un altro sacramento (battesimo, confermazione, matrimonio) o esequiale.
Secondo ilCatechismo della Chiesa cattolica, il diaconato è il primo dei tre gradi delsacramento dell'Ordine, e viene conferito per imposizione delle mani da parte di un vescovo, come è d'obbligo anche per i presbiteri e i vescovi.
Soltanto gli ultimi due gradi del sacramento dell'Ordine, vale a dire quelli di presbitero e vescovo, sono di tipo sacerdotale. A differenza di coloro che sono costituiti nell'ordine dell'episcopato o del presbiterato, il diacono non riceve la missione e la facoltà di agirenella persona di Cristo capo[27], bensì nella persona di Cristo servo: perciò il diacono non può operare latransustanziazione eucaristica néconfessare e assolvere i peccati dei fedeli. Di regola, i diaconi non praticanoesorcismi, sebbene si diventi tali in virtù del sacramento dell'ordine e per secoli sia esistito unordine minore dell'esorcistato, non più conferito dopo ilConcilio Vaticano II.
Nelle celebrazioni eucaristiche, presiedute da unpresbitero o da unvescovo, la lettura del vangelo è sempre di competenza dei diaconi, se presenti.
Sono detti diaconitranseunti (dallatinotransĕo, cioè"passare attraverso") coloro che vengono ordinati diaconi in vista di una futura ordinazione a presbiteri, e che quindi lo sono solo temporaneamente. Sono invece detti diaconipermanenti coloro che scelgono di essere ordinati in quest'ordine per servire lacomunità cristiana senza essere ordinati presbiteri.[28]
I diaconi permanenti possono essere ordinati tra i battezzati celibi e anche tra coloro che sono sposati; se però sono celibi, dopo l'ordinazione diaconale non possono più sposarsi. Se sono sposati, è necessario il consenso della moglie, qualora lo preveda la relativaConferenza Episcopale[29].
Il canone 281 delCodice di diritto canonico stabilisce che ichierici hanno diritto a un'adeguata remunerazione da parte della Chiesa; tuttavia il medesimo codice, al medesimo canone, dice così del compenso economico che spetta ai diaconi coniugati:
«I diaconi coniugati, che si dedicano a tempo pieno al ministero ecclesiastico, siano rimunerati in modo che siano in grado di provvedere al proprio sostentamento e a quello della loro famiglia; coloro poi che ricevono una rimunerazione per la professione civile che esercitano o hanno esercitato, provvedano ai loro bisogni e a quelli della propria famiglia con i redditi provenienti da tale rimunerazione.»
Santo patrono dei diaconi permanenti èSan Lorenzo. Altro giorno di festa per il diaconato e per i diaconi permanenti e transeunti, è il giorno diSanto Stefano, il 26 dicembre, perché Stefano fu uno dei primi sette diaconi scelti dalla comunità cristiana e fu anche il primo diacono ad esseremartirizzato della storia cristiana.
Iparamenti liturgici del diacono cattolico dirito romano sono lastola diaconale, indossata dalla spalla sinistra al fianco destro, e ladalmatica, utilizzata soprattutto in celebrazioni solenni e che si distingue dallacasula e dallapianeta per la presenza di maniche. Può anche indossare, in assenza di ministri di ordine superiore, ilpiviale, per celebrazioni liturgiche fuori della Messa.Il diacono dirito ambrosiano indossa la stola al di sopra della dalmatica. Nei riti orientali vengono indossate vesti simili, ma non viene usata la dalmatica.
I diaconi permanenti non sono tenuti a portare l'abito talare o ilclergyman<ref>Can. 288</ref>, ma molti diaconi usano aggiungere come segno al loro vestiario ordinario una spilla raffigurante una croce o, nel caso dell'ordine francescano, untau. Per i diaconi transeunti, candidati per il presbiterato, valgono le norme previste per i presbiteri e quindi sono tenuti a portare l'abito talare.
In svariateChiese protestanti esiste la figura del diacono (e, come si diceva, quella della diaconessa), ma la persona non ha necessariamente funzioni religiose di tipo sacramentale o liturgiche. Ad esempio può amministrare i beni della parrocchia o della diocesi.
^Fil 1,1, suLa Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^1Tm 3,8-12, suLa Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^The New Bible Dictionary (Grand Rapids, Michigan; 1962), J. D. Douglas, redattore organizzativo, p. 297.
^At 6,1-7, suLa Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^At 8,21, suLa Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^At 6,1-7, suLa Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Nella prima parte del motu proprioAd Pascendum emesso dapapa Paolo VI nel 1972 viene riportata la storia recente: la scomparsa del diaconato permanente ("quasi del tutto", scrive il papa), il suo ripristino nel 1964 durante il Concilio (terza sessione e poiLumen Gentium, art. 29), la nuova normativa prodotta dallo stesso papa nel 1967 (Sacrum diaconatus ordinem) e integrata nel 1972 (Ministeria quaedam), i nuovi riti introdotti nel 1968 (Pontificalis romani recognitio).
^Rm 16,1, suLa Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Rm 15,25, suLa Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^1Cor 16,15, suLa Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Così riferisce Andrea Tornielli (cf nota precedente), il quale ricorda che "forme di servizio diaconale femminile sono state peraltro già da tempo istituzionalizzate, ad esempio negli anni scorsi nelladiocesi di Padova, per iniziativa dell'allora vescovoAntonio Mattiazzo. Si tratta di donne che, pur senza vestire l'abito religioso, hanno emesso i voti di obbedienza, povertà e castità. E sono state così consacrate come «collaboratrici apostoliche diocesane»." In realtà non si tratta di diaconesse, ma di vergini consacrate, anche se ruolo e compiti di questa forma di servizio erano state a suo tempo così spiegate dalla diocesi veneta: «È una forma di diaconia femminile ispirata al Vangelo. Le collaboratrici apostoliche assumono la diaconia apostolica come progetto di vita accolto, approvato e orientato dal vescovo». Tra i compiti affidati a queste vergini consacrate c'è "l'annuncio della Parola, l'educazione alla fede, le opere di carità al servizio dei poveri, la distribuzione della comunione, l'animazione della liturgia, o la gestione di strutture come scuole e istituti." (citato da Andrea Tornielli). Invece, le diaconesse, al pari dei diaconi, possono essere celibi, coniugate o religiose, esse svolgono un ministero, non vivono uno stato di vita consacrata! Non si tratta di "nuove forme di servizio consacrato al di fuori degli ordini religiosi femminili già esistenti", come scrive Tornielli.
^Questo richiamo alla valorizzazione della donna, citato da Tornielli, non va inteso come una forma di clericalizzazione della donnaː «È una battuta uscita non so da dove – aveva detto nel dicembre 2013, nell'intervista conLa Stampa a proposito di una uscita sulle donne cardinale – Le donne nella Chiesa devono essere valorizzate, non “clericalizzate”. Chi pensa alle donne cardinale soffre un po' di clericalismo».
^"quando il preposto ha reso le grazie tutto il popolo in coro gli ha risposto, quelli che noi chiamiamo diacono gli distribuiscono mai presenti il pane, al vino e l'acqua consacrati, e ne portano agli assenti",Apologia, I 65-67
^Ex Quo Primum, n. 42, che cita Cotelerio inConstitutiones quae Apostolicae dicuntur (tomo 1, cap. 13, lib. 8).