L'origine più probabile del toponimo è il latinodíruta, participio passato didiruere, ovvero:abbattuta,rovinata efranosa,scoscesa. Da queste ultime accezioni sembra aver avuto origine il nome Déruta.
Le origini di Deruta rimangono in parte oscure. Lo storico e annalista Felice Ciatti (1592-1642) ipotizza che la città sia stata fondata dai perugini in fuga in seguito all'incendio di Perugia, atto finale delBellum Perusinum (41-40 a. C.), per il Ciatti il toponimo deriverebbe quindi dal latinodiruo ("distruggere"), da cuiDiruta ("distrutta"). Della stessa opinione è lo storico Cesare Caporali (1531-1601), che troverebbe conferma di questa origine nel toponimo diPerugia Vecchia, località presso la frazione derutese di Castelleone. L'umanista Flavio Biondo, che tuttavia cita Deruta ("Dopo che il fiume Chiascio si getta nel Tevere, dapprima, non lontano dal Tevere, giace la cittadina di Deruta, vivacemente popolata"), contesta il Caporali affermando che tale nome non compare nel catasto della città prima del XVII secolo (come mai? v. Discussione), dunque non collegandola alBellum Perusinum.[6]Molti hanno tentato, nel corso dei secoli, ipotesi sulla derivazione del toponimo, tra cuiRuta,Rupta,Druida.
Sicuramente è sempre stata un valido baluardo di Perugia a sud, versoTodi. Di questo ruolo è tuttora testimonianza l'aspetto di castello fortificato, che il centro storico conserva.
Numerose sono le testimonianze di una presenza abitativa in epoca romana, tutte confermate da resti architettonici caratteristici, come capitelli, anfore ed epigrafi, ancora oggi visibili nell'atrio del Municipio. Dal ritrovamento di un frammento di lastra decorativa dell'VII secolo, si può risalire alla presenza di un borgo fiorente ed operativo già nell'Alto Medioevo.
Verso l'anno mille, l'ImperatoreOttone III cedette il paese ad alcuni nobili germanici, conferendo loro il titolo diNobiles de Deruta. NelXIII secolo Deruta ha un proprioStatuto (andato perduto), seguìto nel1456 da un nuovo documento in volgare. Quest'ultimo prevede la presenza nel castello, oltre che di unpodestà inviato da Perugia, di quattroboni omini, eletti tra gli abitanti. Le continue pestilenze della seconda metà delQuattrocento sterminarono la popolazione, tanto da comportare una riduzione della cinta muraria.
Durante laGuerra del sale (1540), Deruta, dopo essersi schierata contro ilPapa, consegnò addirittura le chiavi del paese aPier Luigi Farnese, capitano di ventura al soldo papale, ma nonostante ciò subì saccheggi e devastazioni. L'assoggettamento di Perugia allaChiesa portò alla cittadina anche un lungo periodo di pace. È proprio in questi anni, che si ebbe il massimo sviluppo della lavorazione dellamaiolica artistica, attività che, nel corso dei secoli, ha fatto conoscere Deruta nel mondo.
Lo stemma che rappresenta il Comune ha avuto una storia travagliata; dapprima era rappresentato da un grande vaso di terracotta, simile al vaso mitridatico, che racchiudeva antidoti contro i veleni. Successivamente fu sostituito da una torre merlata a due ordini, sovrastata da una pianta di ruta. A seguito dell'unione con la città diPerugia, apparve anche il grifo (simbolo comunale del capoluogo), coronato all'antica, accostato alla torre dello stemma.[7]
Lo stemma è stato riconosciuto con DCG del 13 luglio 1943.[8] Il gonfalone è un drappo di rosso.
Veduta del chiostro della Chiesa di San FrancescoPiazza dei ConsoliPorta di Sant'AngeloLaPorta Tuderte o del Borgo o del CerroLaPorta Perugina o della Valle
Il 25 novembre, festa disanta Caterina d'Alessandria, patrona dei ceramisti e san Simplicio patrono della città, si svolge la festa dei ceramisti, oltre alla premiazione in chiesa dei ceramisti più anziani del paese.
La prima domenica di settembre si svolge il Palio della Brocca, rievocazione storica con ambientazione ottocentesca, nel quale si sfidano i tre rioni Piazza, Valle e Borgo in competizioni ispirate dalla produzione tipica delle ceramiche artistiche. La manifestazione prende spunto dal documento dello storico Giuseppe Bianconi che ricorda la gestazione della costruzione della fontana e del nuovo acquedotto: "la magistratura e consiglio locale nel 1844 risolvette provvedere abbondanti acque potabili, anco perché non iscapitasse l'arte della maiolica, antico vanto del luogo ed attualmente risorsa della popolazione"[12].[chiarire con fonti terze e autorevoli la rilevanza degli eventi]
A ridosso dell'antica cinta muraria si trova il borgo più vecchio da dove, salendo per tre porte dell'antico sistema difensivo, si accede al centro storico. La principale porta d'accesso è chiamataporta Sant'Angelo, le altre minori sono dettePorta Perugina ePorta del Borgo oTuderte. Dal centro storico svettano le due torri civiche ed il campanile dellaChiesa di San Francesco.
L'artigianato a Deruta s'identifica con la produzione di maioliche artistiche. Il documento più antico su questa forma di arte risale al 12 agosto1290. In questo periodo vengono prodotti oggetti d'uso comune, con scarse decorazioni; i colori dominanti sono ilverde ramina ottenuto dall'ossidazione delrame e ilbruno manganese.
Museo regionale della Ceramica.
Nei secoli successivi la maiolica derutese raggiunge il massimo splendore, diffondendosi nel Cinquecento nelle maggiori piazze italiane: artisti come Giacomo Mancini dettoEl Frate e Francesco Urbini firmano opere di grande rilievo.Piatti da pompa,coppe amatorie,impagliate e stemmi nobiliari presentano un repertorio di motivi con figure femminili, scene mitologiche, battaglie e immagini sacre. La tavolozza dei colori si arricchisce con l'arancio, ilblu e ilgiallo. Appare anche latecnica del lustro, con riflessi dorati nelle opere di maggior pregio. Il primo pezzo a lustro, attribuito a Deruta, è datato1501, ed è unatarga a rilievo che raffigura il martirio disan Sebastiano, conservata alVictoria and Albert Museum diLondra.
Pavimenti come quello dellachiesa di San Francesco a Deruta, diSanta Maria Maggiore aSpello o della sacrestia diSan Pietro a Perugia sono ulteriori testimonianze della migliore produzione delle maioliche derutesi.Nel corso dei tempi lo stile e i decori si trasformano nel "compendiario", dai tratti veloci, e nel "calligrafico", con intreccio di fiori, foglie, arabeschi, uccelli ed altri animali.
A Deruta si trovano botteghe, laboratori, fabbriche, sale di esposizione e due scuole d'arte ceramica: l'Istituto Statale d'ArteAlpinolo Magnini e la Scuola d'Arte CeramicaRomano Ranieri.
La storica società calcistica per eccellenza del paese è il Deruta (fondato nel 1926) che ha disputato anche il campionato di serie D. Sono presenti 3 società calcistiche: Il Real Deruta (che conta anche una squadra di calcio a 11 femminile) e il San Nicolò che militano nella prima categoria regionale e l'Atletico Sant'Angelo che milita nella seconda categoria regionale. Inoltre è presente un'ulteriore società che possiede solamente il settore giovanile: il Deruta-San Nicolò. Il basket è presente, rappresentato dell'Associazione Dilettantistica Deruta Basket, che milita nel massimo campionato regionale (C2).Un altro sport presente a Deruta è la pallavolo, con una società costituita da una sola squadra in prima divisione di ragazze dai 14 anni in su, non solo di Deruta, ma anche di Marsciano. Queste due città hanno insieme formato la società Pallavolo Media Umbria.
^La maiolica italiana delRinascimento (...) trova la sua massima espressione fra il 1505 e il 1525 (...). Alcune delle più belle maioliche dipinte (...) provengono da Deruta - Domenico Serra,Le maioliche di Deruta, sta inAntichità viva, Rassegna bimestrale d'arte, Firenze, Marzo - Aprile 1967
^Stefania Zucchini, Deruta e il suo Territorio vol. I, 2011, Deputazione di storia patria per l'Umbria
1. L'emblema del Comune è il suo stemma antico, rappresentato da una torre circolare, con due ordini di palchi merlati, avente sull'alto tre ramoscelli fioriti di ruta
Francesco Federico Mancini, 1980,Deruta e il suo territorio
Ugolino Nicolini, Attilio Bartoli Langeli, 1997,Il paese dell'arte civile: scritti sulla storia di Deruta e della ceramica derutese.
Luca Nulli Sargenti,Giuseppe Fabretti, uomo e cronista del suo tempo: Le Memorie Ecclesiastiche di Deruta, in Paola Monacchia (a cura di)Giuseppe Fabretti (1787-1869) La storia del Risorgimento in Umbria attraverso le memorie di un derutese, atti dell'incontro di studio, Casalina di Deruta, 28 settembre 2013, Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, vol. CXI, Tomo II, pp. 1059-1111, Perugia, 2014. ISSN 0392-0372
Luca Nulli Sargenti, Don Gino Ciacci,Sant'Angelo di Celle: storia e vicende di una parrocchia e del circostante, Perugia, Futura Edizioni, 2016,ISBN 88-99527-43-1