
Perdeportazioni dall'Estonia, si intendono tutti quegli atti di violenza perpetrati ai danni della popolazione locale estone e deiPaesi Baltici in generale, con lo scopo finale di trasferirla forzatamente neigulag inURSS, condannandola poi a morte o ai lavori forzati. Sono avvenute principalmente tra il1940 ed il1953, nell'epoca diStalin e durante l'occupazione sovietica delle repubbliche.[1] Le deportazioni coinvolsero anche gli altri due paesi baltici, laLettonia e laLituania.
Non appena l'Unione Sovietica ebbe occupato l'Estonia nel1940 e rioccupata nuovamente nel1944, dopo i tre anni dioccupazione nazista, decine di migliaia di cittadiniestoni subirono violente deportazioni neglianni quaranta, e fino alla fine del regime diStalin (1953/56).
Le deportazioni dei cittadini estoni avevano come destinazione finale laSiberia od ilKazakistan, per mezzo di vagoni bestiame, senza dare un avviso preventivo, mentre ai deportati veniva dato solo qualche ora nella notte per prepararsi, raccogliere quei pochi effetti personali trovandosi poi separati dai familiari, solitamente anch'essi deportati verso l'est sovietico.

Questa procedura veniva stabilita attraverso leIstruzioni di Serov. Gli estoni residenti nell'oblast' di Leningrado (URSS), avevano già cominciato ad essere deportati, persino a partire dal1935.[2]
La prima massiccia repressione del1940 colpì l'élite estone.
Il 17 luglio1940 venne deportato il comandante in capo delle forze armateJohan Laidoner (che morirà nel1953, durante la prigionia nelgulag diVladimir) e la sua famiglia al completo lo seguirà il 30 luglio1940.
Stessa sorte fu segnata perKonstantin Päts. Arrestato nel1941, ilPresidente dell'Estonia venne condotto nella prigione diPenza e successivamente trasferito in un ospedale psichiatrico, morendo nel1956, aKalilin, mentre la sua famiglia, anch'essa arrestata, fu deportata nel gulag diUfa.
Quasi tutti gli esponenti politici e militari estoni (tra cuiAleksander Hellat,Jaan Teemant,Juhan Kukk solo per citarne alcuni) di tutte le leadership, e partiti nazionali estoni, vennero deportati con le loro rispettive famiglie, inclusi 10 degli 11 ministri estoni, e ben 68 dei 120 membri delParlamento estone (Riigikogu).
Queste deportazioni furono successivamente dichiarate costituenti uncrimine contro l'umanità dalParlamento estone, nel1995.
InEstonia, così come negli altri territori annessi ed occupati militarmente dall'URSS nel1939 -1940, la prima deportazione a larga scala di ordinari cittadini estoni fu condotta dai sovietici installati nel quartier-generale operativo locale delNKGB nellaRSS Estone, sotto le direttive diBoris Kumm (presidente),Andres Murro,Aleksej Škurin,Veniamin Gulst eRudolf James, in accordo con il principale decretotop-secret n. 1299-526ssDirettiva sulla Deportazione di elementi socialmentealieni dallerepubbliche baltiche,Ucraina Occidentale,Bielorussia Ovest, eMoldavia"[3]; emesso dal Comitato Centrale delPcus e dai Commissari del Concilio dell'Unione Sovietica del 14 maggio1941.[4]
Dal 14 giugno 1941, e nei seguenti due giorni, 9.254 (il primo giorno) e 10.861 persone (il secondo), principalmente cittadini delle maggiori città estoni (Tallinn,Narva eTartu), circa 5000 donne e 2500 bambini,[4][5][6][7] estoni ed anche circa 500 ebrei estoni[8].(più del 10% degliebrei estoni) vennero prelevati e deportati pressoKirov neigulagsiberiani.
Trecento persone vennero fucilate, e solo circa 4.000 persone fecero ritorno in patria. 11.102 persone furono deportate seguendo gli ordini del 13 giugno, alcuni riuscirono a fuggire. Identica sorte spettò anche alle popolazionilettoni elituane, nel frattempo. Alcune settimane dopo isovietici arrivarono anche sull'isola diSaaremaa per deportarne la popolazione, ma l'incalzare dellaseconda guerra mondiale fermò temporaneamente le deportazioni, mentre una parte considerevole di popolazione imprigionata inEstonia, venne liberata daitedeschi, che furono per questo motivo, erroneamente e solo inizialmente, considerati dei liberatori, dagliestoni.
Durante il primo anno di occupazione sovietica quasi 54.000 cittadini estoni vennero fucilati, deportati o forzatamente arruolati nell'Armata Rossa. A seguito dell'operazione Barbarossa, nome dell'attacconazista all'Unione Sovietica dal 22 giugno del 1941 ai primi di luglio circa 33.000 uomini estoni furono forzatamente arruolati nell'armata sovietica.
Dal 10 luglio 1941 i coscritti dei territori baltici occupati furono dichiarati nonaffidabili e furono deportati nei campi di sterminio e lavori forzati inSiberia, dove molti di essi trovarono la morte per fame ed intenso lavoro.[9] 5.600 vennero arruolati effettivamente, ma presto disertarono. Nelluglio del 1941 l'Estonia venne conquistata dainazisti, che furono poi espulsi dall'avanzata sovietica nel1944. Immediatamente prima che il governo sovietico nel 1944 rioccupasse l'Estonia, circa altre 70.000 persone scapparono all'estero, inGermania eSvezia.[7] per timore di brutali repressioni sovietiche.
Non appena i sovietici tornarono, ripresero le deportazioni. Le prime deportazioni furono facilmente documentabili, anche per la testimonianza di molti estoni riparati all'estero, durante laseconda guerra mondiale. Le seconde deportazioni, dopo il 1944, seppure certe nel loro avvenimento, sono più difficilmente documentabili.[10] Diciotto famiglie vennero trasferite aTjumen' (circa 51 persone), altre cinquanta persone in ottobre, 37 famiglie (81 persone) furono deportate in novembre ed altre 37 famiglie (91 persone) in dicembre. Furono considerati dai sovietici comeMembri di famiglie "traditrici" della Madrepatria.[11]
Anche nel 1944 furono deportati e condannati ai lavori forzati neigulagsiberiani almeno altre 30.000 persone. Nell'agosto del1945 furono deportate altre persone (405), principalmente con discenedenzetedesche, con destinazioneoblast' di Perm' (Urali). Tra deportati ed esuli all'estero, gliestoni ridussero di numero, e le deportazioni andarono via via diminuendo.
Tuttavia durante il periodo di collettivizzazione sovietica dell'economia nei paesi baltici, il 29 gennaio1949 il Concilio dei ministri sovietici installatisi illegalmente con l'occupazione, emise un decretotop-secret n.390-138ss[12] che obbligava il Ministero per la sicurezza di Stato (MGB) ad esiliare i cosiddettinemici del popolo dalle treRSS Baltiche, per sempre.
Nella prima mattina del 25 marzo1949, la seconda maggiore ondata di deportazioni dall'Estonia e conseguentemente anche dalle altrerepubbliche baltiche, chiamata con il nome diOperazione Priboi (Demolitori) ebbe inizio e fu condotta dal MGB, che pianificò di agire deportando ulteriori 30.000 estoni, inclusi i contadini la cui azienda agricola venne espropriata e collettivizzata dallo Stato sovietico.[13] Il Tenente Generale sovieticoPëtr Burmack comandante delle truppe interne del MGB, fu incaricato di portare a termine tale operazione. InEstonia le deportazioni erano coordinate daBoris Kumm, il ministro della Sicurezza durante l'occupazione militare, nellaRSS Estone e dal Generale MaggioreIvan Yermolin, rappresentante della MGB inEstonia.
Oltre 8.000 estoni riuscirono a scappare, ma 20.722 persone (7500 famiglie, oltre il 2,5% della intera popolazione di etniaugro-finnica, metà delle quali donne, circa 6000 bambini e 4.300 uomini) vennero forzatamente prelevati e condotti inSiberia durante i successivi tre giorni. Poco oltre il 10% di essi erano uomini in età da lavoro. I deportati nei campi di sterminio sovietici includevano disabili, donne incinte, infanti e bambini separati dai loro genitori.
Il più giovane deportato fuVirve Eliste, che aveva solo un giorno di vita, proveniente dall'isola diHiiumaa, morì di stenti fame e freddo l'anno successivo inSiberia. Il più vecchio deportato fu un'anziana donna di 95 anni,Maria Raagel.[14] Nove vagoni per bestiame, colmi di deportati, furono diretti nell'oblast' di Novosibirsk, sei verso ilterritorio di Krasnojarsk, due nell'oblast' di Omsk, due si diressero nell'oblast' di Irkutsk.[11]. Molti di essi morirono nei campi di sterminio, altri non fecero mai più ritorno nelle loro case inEstonia.
Questa seconda ondata di deportazione su larga scala fu dettata dall'esigenza sovietica di facilitare la collettivizzazione, che fu impiantata con pressante egemonia, enormi difficoltà e metodi repressivi, nelle repubbliche baltiche. Come risultato, alla fine di aprile del1949, metà dei restanti contadini venne affiancato, nella gestione delleaziende agricole, daicollettivisti sovietici.[10]
Durante il periodo1948 /1950, un certo numero diFinlandesi d'Ingria vennero nuovamente deportati anche dall'RSS Estone. L'ultima campagna di deportazione, di cui si hanno prove certe ed effettuata su larga scala dai sovietici in Estonia, ebbe luogo nel1951, quando i membri di tutti i gruppi religiosi, proibiti dai sovietici, neiPaesi baltici, inMoldavia, nell'ovest dell'Ucraina e inBielorussia furono assoggettati a deportazioni forzate.[11]
Al di fuori delle principali ondate, individui e famiglie furono continuamente deportati in piccola scala, a partire dalla prima occupazione sovietica del1940 per arrivare fino al1956. Solo il disgelo diChruščëv, e ladestalinizzazione, portarono l'Urss ad allentare le tattiche di terrore, da repressioni di massa a repressioni individuali.Le deportazioni sovietiche con certezza, inEstonia, si arrestarono solamente per tre anni, dal1941 al1944 quando la nazione era sotto l'occupazione nazista.
L'esperienza estone del primo brutale anno di occupazione sovietica, con le forzate deportazioni di massa a marzo, portò adue sviluppi significativi:
Solo nel1956, con il disgelo diChruščëv, ai deportati estoni sopravvissuti fu concesso di rientrare inEstonia, (ma molti avevano perso tutto, e trovarono la loro casa occupata da russi). Ciò alterò profondamente la composizione etnica della popolazione della nazione estone. Gli estoni dal 90% circa, scesero fino a punte minime del 61%, mentre i russi immigrati in Estonia arrivarono ad essere oltre 35% del totale della popolazione, dal dopoguerra fino ai tardi anni ottanta. Mentre dal restauro dell'indipendenza estone nel1991 lentamente gli estoni etnici sono aumentati, fino ad arrivare al 70% circa, mentre i russi etnici ancora presenti inEstonia sono scesi al 24% circa, nel2012.
Il 27 luglio del1950, ilGoverno in esilio dell'Estonia, unito con i diplomatici dell'Estonia,Lettonia eLituania fecero un accorato appello agliStati Uniti, affinché supportassero le investigazioni delleNazioni Unite, suigenocidi di massa e sulle deportazioni portate a termine nelle nazioni baltiche da parte dell'Urss.
Le deportazioni diStalin furono ammesse e aspramente criticate, in una sezione del Rapporto del 20 Congresso delPartito Comunista dell'Unione Sovietica, da parte diNikita Chruščëv nel1956, comeatti mostruosi eprofonde violazione dei principi di baseleninisti delle politiche della nazionalità degli stati sovietici.Il 14 novembre1989 ilSoviet supremo dell'Urss accettò la dichiarazione:Sul riconoscimento come fuorilegge e criminali, gli atti repressivi perpetrati ai danni delle popolazioni che furono assoggettate a deportazioni forzate, e sulla garanzia dei loro diritti, nella quale si condannano le deportazioni delle popolazioni baltiche, da parte diStalin, come crimini terribili, garantendo che tali violazioni dei diritti umani non saranno mai più ripetute e promettendo di restituire ogni diritto negato alle popolazioni schiacciate dal potere sovietico.
Nel1995, qualche anno dopo che fu ristabilita l'indipendenza della nazione estone, ilRiigikogu, il Parlamento dell'Estonia, dichiarò che le deportazioni sovietiche fossero deicrimini contro l'umanità ed alcuni autori delle deportazioni sovietiche del1949 dall'Estonia, principalmente gli ufficiali delMGB di allora, vennero processati e condannati, secondo l'Art. 61-1 § 1 del Codice Criminale, da quel momento. Le affermazioni estoni digenocidio non sono ancora universalmente accettate.Johannes Klaassepp (classe1921), Vladimir Loginov (classe1924) e Vasilij Besov (classe1918) furono condannati a otto anni di detenzione nel 1999.Il 30 luglio1999, Michail Neverovskij (nato nel1920) fu condannato a quattro anni di detenzione.Il 10 ottobre2003, August Kolk (nato nel1924) e Pëtr Kisly (nato nel1921), furono entrambi condannati a otto anni di prigione, con tre anni di libertà condizionata. Il caso fu successivamente portato davanti allaCorte europea dei diritti dell'uomo, gli avvocati difensori affermarono che tale sentenza fosse contraria alla proibizione di applicazione retroattiva delle leggi criminali. Tuttavia il 17 gennaio2006, tale eccezione fu dichiarata priva di fondamento e quindi venne confermata la loro condanna.
Il 30 ottobre2002, Jurij Karpov ebbe una condanna, poi sospesa, ad otto anni di reclusione.
Il 7 novembre2006, Vladimir Kask fu anch'egli condannato ad otto anni, con tre anni di libertà condizionata.Arnold Meri fu processato per le sue colpe nelle deportazioni, ma morì nell'aprile2009, prima della fine del processo.
LaFederazione russa, l'unico legale stato successore dell'Unione Sovietica, non ha mai riconosciuto le deportazioni degli estoni come un crimine e non ha pagato nessuna riparazione agli stati coinvolti.Mosca ha anzi criticato i processi avviati neiPaesi Baltici, definendolivendette, nongiustizia e si è lamentata circa l'avanzata età dei criminali.
Nel marzo2009, l'associazione russaMemorial, di stampo antisovietico, concluse che le deportazioni avvenute neldopoguerra nei baltici fossero, senza alcun dubbio, uncrimine contro l'umanità; ma non si è soffermata sul dichiararle:genocidio ocrimini di guerra.Nell'opinione delMemorial, l'interpretazione digenocidio, delle deportazioni attuate nel1949, non può basarsi suldiritto internazionale, (dato che i paesi baltici nel1949 si trovavano forzatamente annessi all'Urss), ed è quindi infondata.
Con certezza ha definito le deportazioni sovietiche inSiberia comevendette perpetrate dall'Urss sulle popolazioni baltiche, per il loro presuntocollaborazionismo con i nazisti. Atto questo che fu, come poi stabilito, in larga parte, solo una meraresistenza baltica, contro l'occupazione sovietica. Successivamente venne anche provato che esso sia stato privo di volontà criminale ed anti-americana, come poi definitivamente chiarito pure dagliUsa.
LaCommissione internazionale estone per i crimini contro l'umanità, che fu voluta e stabilita dalPresidente dell'EstoniaLennart Meri, egli stesso un sopravvissuto alle deportazioni sovietiche del1941, nel1998, per investigare sui crimini contro l'umanità commessi inEstonia o contro i cittadiniestoni, durante l'intero corso delle occupazioni militari straniere, sovietiche (47 anni) e naziste (3 anni). La commissione tenne la sua prima sessione aTallinn, nelgennaio del1999.Mark Jakobson, il rientrato diplomaticofinlandese, fu nominato a capo della commissione. Per propositi neutrali, non ci sono cittadini estoni nella composizione dei suoi membri.
IlParlamento europeo ha emesso una risoluzione che condanna icrimini contro l'umanità, che furono commessi da tutti iregimi autoritari e totalitari, il 2 aprile2009.
Questa risoluzione comprende anche le deportazioni sovietiche dall'Estonia, che laCorte europea dei diritti dell'uomo ha ritenuto che costituisserocrimini contro l'umanità. Inoltre il Parlamento sostiene la proclamazione del 23 agosto, come laGiornata della memoria delle vittime dei regimi totalitari ed autoritari, per l'interaUnione europea.[17]
Secondo questo decreto, le seguenti categorie sarebbero dovute essere deportate. (1) I Membri delle cosiddette organizzazioni controrivoluzionarie e tutti i membri delle loro famiglie; (2) Coloro che appartenevano in precedenza a ufficiali di polizia e della prigione, così come poliziotti ordinari e secondini, guardie carcerarie coinvolti in attività di spionaggio antisovietico, anche se solo sospettati, (3) vecchi proprietari terrieri con proprietà di una certa consistenza, mercanti, industriali e appartenenti alle forze governative precedenti – compresi tutti i membri delle loro famiglie; (4) precedenti ufficiali e statali in posizione "compromettente; (5) i familiari di coloro ai quali era stata inflitta la pena capitale, cioè la sentenza di morte e i membri delle organizzazioni controrivoluzionarie esistenti in clandestinità o che si erano nascosti; (6) individui rimpatriati dallaGermania e soggetti a riorganizzarsi inGermania; (7) i rifugiati dalle aree polacche occupate dall'Urss dopo ilpatto Molotov-Ribbentrop e coloro che si rifiutavano di accettare il nuovo passaporto dell'Urss; (8) i criminali attivi; (9) le prostitute e i pederasti.