Ladecisione è l'atto conclusivo delprocesso decisionale, ovvero delprocesso cognitivo, che comprende sia componenticonsce cheinconsce,[1] che porta a compiere unascelta tra più alternative considerate (opzioni), da parte di un individuo o di un gruppo (decisore).[2]
Il processo decisionale viene spesso citato con la locuzione dilingua inglesedecision making. Esso è stato studiato in particolare rispetto alle scelte dibusiness da parte delmanagementaziendale, ma è importante in vari altri ambiti della vita quotidiana.
Il processo decisionale è oggetto di studio di una pluralità di discipline:filosofia,logica,matematica,statistica,psicologia,sociologia,economia,politologia ecc.
L'approccio allo studio delle decisioni si può, con una certa approssimazione, distinguere in descrittivo e normativo. Chi adotta un approcciodescrittivo cerca di scoprire come effettivamente vengono prese le decisioni nei diversi contesti; invece, chi adotta un approccionormativo cerca di individuare il modo con cui le decisioni dovrebbero essere prese, facendo riferimento ad ideali decisorirazionali.
Generalmente, si possono distinguere due momenti:
Perché si possa parlare propriamente di decisione è necessario che il decisore abbia di fronte a sé una pluralità di opzioni: la scelta obbligata, in assenza di alternative, non è una decisione. La decisione è un elemento essenziale dellalibertà: l'azione libera è quella che viene scelta.
Per poter decidere in modo razionale il decisore deve conoscere le opzioni disponibili e le conseguenze che possono scaturire da ciascuna. Spesso, però, il decisore non dispone di informazioni complete, nel senso che ignora talune opzioni o non è in grado di prevedere tutte le conseguenze ad esse associate.
D'altra parte, le conseguenze delle decisioni non dipendono solo dal corso d'azione prescelto, ma anche dalle condizioni del contesto nel quale il processo decisionale si svolge, il cosiddettostato di natura. Una decisione, pertanto, è caratterizzata dall'azione prescelta, dallo stato di natura e dalle conseguenze dell'azione (ilrisultato). Secondo il grado di conoscenza dello stato di natura da parte del decisore si distinguono:
Uno strumento efficace per prendere decisioni migliori evitando il cosiddettoparadosso di Abilene è quello di includere persone con formazione culturale differente nel processo decisionale.
In base al numero di attori coinvolti si distinguono:
Le decisioni collettive pongono particolari problemi; infatti:
Un caso particolare sono le decisionistrategiche (ointerdipendenti), nelle quali lo stato di natura è determinato, in tutto o in parte, dalle decisioni di altri decisori, sicché il risultato di una decisione dipende non solo dalla stessa ma anche da decisioni altrui. Si tratta di situazioni formalizzate nel concetto digioco, oggetto di studio da parte di un'apposita branca della matematica, lateoria dei giochi.
Le ricerche diBenjamin Libet, professore difisiologia all'università dellaCalifornia a Davis, dimostrano che l'attività neurale che avvia un'azione si verifica effettivamente un terzo di secondo prima che si abbia preso la decisione cosciente di intraprendere l'azione. Questo, secondo Libet, comporta che la decisione sia in realtà un'illusione, che la "coscienza sia fuori dal giro". Interessante punto di vista a questo proposito è quello delloscienziato cognitivo e filosofoDaniel Dennett, che rivolta l'approccio classico con queste parole: "L'azione inizialmente viene avviata in qualche parte del cervello, e subito partono i segnali verso i muscoli, che si fermano un istante sulla loro strada per dire a voi, l'agente cosciente, che cosa succede (ma, come tutti i buoni ufficiali, fanno in modo che voi, il goffo presidente, conserviate l'illusione di essere quello che ha dato il via a tutto)."[3] Dennett non nega comunque illibero arbitrio (è infatticompatibilista).[4]
Riguardo alle decisioni più complesse, uno studio recente condotto daJohn Pearson rivela che la corteccia cingolata posteriore, legata a fattori come l'attenzione, la memoria e il pensiero cognitivo, svolge un ruolo fondamentale quando noi prendiamo una decisione difficile. In questo esperimento, delle scimmie, abituate a bere 200 ml di succo di frutta, si sono ritrovate di fronte alla decisione "emblematica" di scegliere tra il solito succo e un altro sconosciuto.[5]
Daniel Kahneman ha descritto due sistemi generali di pensiero:Sistema 1, per lo più inconscio, automatico, intuitivo, veloce;Sistema 2, cosciente, deliberato, analitico, lento. Egli sostiene che noi ci identifichiamo colSistema 2, mentre in realtà le decisioni vengono guidate dalSistema 1[1].
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