Il nonno maternoAgricio, appartenente a un'antica famiglia del popolo degliEdui, era vissuto sotto ilregno degli imperatori gallo-romani che daPostumo aTetrico governarono la Gallia per un decennio; fu proscritto e fu costretto ad andare in esilio aDax, dove visse praticando l'astrologia e lamagia.[1] Il padre di Ausonio,Giulio Ausonio, era nato aBazas ma visse aBordeaux, alloraBurdigala, dove esercitava l'arte medica. Grazie all'intercessione del figlio sarà nominato dall'imperatoreGrazianoPrefetto del pretorio dell'Illirico. Morì quasi novantenne, riferisce il figlio, dopo aver «visto realizzare tutto quel che volle» nella moderazione dei suoi desideri[2]. La madre di Ausonio sembra essersi occupata esclusivamente della famiglia[3]; di lui si occupò anche la ziaEmilia Ilaria[4].
Ausonio nacque intorno al310, sotto l'imperatoreCostantino I, in un periodo di tranquillità politica dopo i lunghi conflitti per il potere. Cominciò gli studi a Bordeaux, dove imparò a leggere e a scrivere, studiando storia con il magister Stafilio e leggendo le opere diVarrone. Ebbe sempre difficoltà con ilgreco. Tredicenne, si trasferì aTolosa alla scuola dello zio maternoArborio, che era allora la gloria della famiglia, per impararvi laretorica e l'eloquenza[5]. Esercitò in un primo tempo l'avvocatura e a trent'anni divenne insegnante di retorica nella scuola che aveva frequentato nell'infanzia. Il suo allievo più noto fuPonzio Anicio Meropio Paolino, futuro vescovo diNola, al quale dedicherà in tarda età, dopo il390, tre epistole in versi nelle quali sconsiglia a Paolino di dedicarsi alla vita contemplativa.[6]
Ausonio era considerato uno degli uomini più dotti della sua epoca; così nel 365, dopo trent'anni d'insegnamento, l'imperatoreValentiniano I lo chiamò aRoma come precettore del figlioGraziano.[7]
Per riconoscenza verso il maestro, Graziano lo insignì dei più alti titoli e dei maggiori onori. Nel379 Ausonio fu nominatoconsole conQuinto Clodio Ermogeniano Olibrio. Prese parte alla campagna militare contro gliAlamanni e ottenne come premio una giovanesueba chiamata Bissula, alla quale dedicò successivamente un'opera poetica[8]
Morto Graziano nel383, Ausonio tornò a Burdigala, conducendo una vita appartata e dedicandosi agli studi. A questo periodo si fa risalire la sua conversione allareligione cristiana, secondo alcuni avvenuta invece durante il soggiorno aTreviri. Tuttavia questa conversione fu probabilmente solo un fatto superficiale e formale: radici troppo profonde avevano lasciato in lui la tradizione pagana della famiglia e l'eredità della tradizione classica che possedeva e cui era profondamente legato. Morì nella sua città natale attorno al 395.
Ausonio fu autore di diversiopuscula in metro vario[9], a partire dallaEphemeris Id Est Totius Diei Negotium, un poemetto sulla sua giornata; leEclogae, una serie di diversi piccoli componimenti, spesso sotto forma didivertissement, come, ad esempio, monostici o distici sui mesi o sulle fatiche di Ercole; dellePrecationes, preghiere lustrali rivolte al dio Giano; unaGratiarum Actio Dicta Domino Gratiano Augusto, in occasione della propria assunzione al consolato[10], in coppia con unaoratio in versi ropalici; deiVersus Paschales Prosodici; un epicedio per la morte del padre; un poemetto su un proprio podere (De Herediolo); due componimenti al nipote (unliber Protrepticus e unGenethliacon Ad Ausonium Nepotem); 25Epistulae[11]; 114 epigrammi di vario argomento. A questo ambito personale, ancora, appartengono 32 epigrammi per i parenti (Parentalia), unaCommemoratio Professorum Burdigalensium, 27 componimenti per i docenti di Bordeaux e i loro meriti retorici; degliEpitaphia (in numero di 35) per i morti in guerra a Troia, molti dei quali traduzioni/rielaborazioni di quelli delPeplo pseudo-aristotelico[12]; unOrdo Urbium Nobilium, sulle città più celebri dell'impero[13]
Il poemaMosella, minuzioso resoconto di viaggio in versi, è considerato da molti il suo capolavoro[14].
Al genere erudito appartengono i monostici e tetrastici deiCaesares, rielaborazione da Svetonio e autori posteriori sugli imperatori fino ad Elagabalo; 7 componimenti che celebrano le grazie della schiavaBissula; ilTechnopaegnion, una serie di versi in metri particolari; ilCento nuptialis, un epitalamio con versi desunti da Virgilio, spesso piegati in forma oscena. Un saggio di questa sua tecnica è, in particolare, ilLudus septem sapientium («Il divertimento dei sette sapienti»), in cui appare sulla scena unludius (buffone), che recita le massime più note dei Sette Savi:
(latino)
«Delphis Solonem scripsisse fama est Atticum:
γνῶθι σεαυτόν,quod Latinum est: nosce te. multi hoc Laconis esse Chilonis putant. Spartane Chilon, sit tuum necne ambigunt, quod iuxta fertur: ὅρα τέλος μακροῦ βίου, finem intueri longae vitae qui iubes. multi hoc Solonem dixe Croeso existimant et Pittacum dixisse fama est Lesbium: γίγνωσκε καιρόν;tempus ut noris iubet sed καιρόςiste tempestivum tempus est. Bias Prieneus dixit: οἱ πλεῖστοι κακοί, quod est Latinum: plures hominum sunt mali: sed inperitos scito, quos dixit malos. μελέτη τὸ πᾶν,Periandri id est Corinthii: meditationem posse totum qui putat. ἄριστον μέτρονesse dicit Lindius Cleobulus; hoc est: optimus cunctis modus. Thales sed ἐγγύα, πάρα δ᾽ ἄταprotulit. Spondere qui nos, noxa quia praes est, vetat. hoc nos monere faeneratis non placet.
dixi, recedam, legifer venit Solon.»
(italiano) «In Delfi, si dice, Solone di Atene scrisse:
γνῶθι σεαυτόν che in Latino significa:nosce te [ipsum]. Alcuni tuttavia affermano che questo sia un motto di Chilone. O Chilone di Sparta, si dibatte però anche Se tua sia quell'altra massima: ὅρα τέλος μακροῦ βίου, dove tu comandi di attendere prima la fine di una lunga vita. Molti dicono anche che questo disse Solone a Creso. E [affermano] pure che Pittaco di Lesbo abbia detto: γίγνωσκε καιρόν – comandando di conoscere il tempo; o meglio καιρός, il “tempo tempestivo”, il momento giusto. Biante di Priene disse: οἱ πλεῖστοι κακοί, che in Latino si dice:plures hominum sunt mali; ma sappi che chiama malvagi gli inesperti ignoranti. E questo disse Periandro di Corinto: μελέτη τὸ πᾶν, la riflessione può tutto. ἄριστον μέτρον insegnava Cleobulo da Lindo, ossia:optimus cunctis modus, ottima è la misura. E Talete: ἐγγύα, πάρα δ᾽ ἄτα, vieta di garantire, perché porta danno, motto che certo dispiace a chi presta. Ho detto, e mi ritiro: compare ora il legifero Solone!»
L'editio princeps, Venezia, Bartholomaeus Girardinus, 1472, è incompleta perché usò un manoscritto di classe Z, che rappresenta la più breve delle selezioni sopravvissute e che omette brani autobiografici e storici. Le prime aggiunte furono fatte nel 1490, quando Ferrario incluse una versione incompleta diOrdo urbium nobilium. Nel1499 Ugoleto, che fu in grado di usare un manoscritto dalla più ricca selezione Y, aggiunse per la prima volta tra le altre opere, laMosella ed ilLudus septem sapientum.[15]
Le edizioni successive inincunabolo uscirono rispettivamente negli anni:1490 (Milano; curata da Giulio Emilio Ferrario[16] e stampata da Uldericus Scinzenzeler), 1494, 1496 (Venezia; una seconda uscita di Ferrario riveduta da Hieronymus Avantius) e 1499 (Parma, di Taddeo Ugoleto).
Decimo Magno Ausonio,Cupido messo in croce, a cura di Alessandro Franzoi, Loffredo, 2002,ISBN978-88-8096-895-5.
Decimo Magno Ausonio,Epigrammi, a cura di Luca Canali, Rubbettino, 2007,ISBN978-88-498-1862-8.
Decimo Magno Ausonio,Mosella. Introduzione, testo, traduzione e commento, a cura di Maria Elvira Consoli,Congedo Editore, 1998,ISBN978-88-8086-259-8.
Decimo Magno Ausonio,Opere, a cura di Agostino Pastorino, Torino, UTET, 1971,ISBN978-88-02-01822-5.
Decimo Magno Ausonio,Ordo urbium nobilium, a cura di Lucia Di Salvo, Loffredo, 2000,ISBN978-88-8096-721-7.
Decimo Magno Ausonio,Professori a Bordeaux (Commemoratio professorum Burdigalensium). Testo latino a fronte, a cura di Maria Grazia Bajoni, Le Lettere, 1996,ISBN978-88-7166-208-4.
Decimo Magno Ausonio,Technopaegnion, a cura di Carlo Di Giovine, Pàtron, 1996,ISBN978-88-555-2397-4.
Decimi Magni Ausonii Opuscola, a cura diSesto Prete, Leipzig, Teubner, 1978