| Davide Lajolo | |
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| Deputato della Repubblica Italiana | |
| Legislatura | III,IV,V |
| Gruppo parlamentare | PCI |
| Circoscrizione | Milano |
| Incarichi parlamentari | |
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| Sito istituzionale | |
| Dati generali | |
| Partito politico | Partito Comunista Italiano |
| Professione | Giornalista |
Davide Lajolo (Vinchio,29 luglio1912 –Milano,21 giugno1984) è stato unoscrittore,politico egiornalistaitaliano.
Davide Lajolo nasce da una modesta famiglia contadinaastigiana e all'età di otto anni, per dargli la possibilità di continuare gli studi, dal momento che aVinchio la scuola arrivava solamente al terzo ciclo dielementari, viene mandato dai genitori incollegio daisalesiani a Castelnuovo.
Il distacco dalla famiglia sarà doloroso ma necessario e il giovane, dopo alcuni tentativi di fuga, si rassegnerà alla vita del collegio iniziando a dimostrare buone attitudini per gli studi e soprattutto per laletteratura. Dopo la maturità classica, conseguita presso il Liceo Plana diAlessandria,[2] segue per un breve periodo lacarriera militare come il fratello maggiore, ma si dimostra soprattutto interessato alle discipline umanistiche e la sua ambizione è quella di diventaregiornalista di professione.
Dal carattere avventuroso e difficile, rimane affascinato dalla propaganda mistica della rivoluzionefascista in contrapposizione ad un certo conformismoborghese, conosce alcunigerarchi del regime e si iscrive al partito fascista.
Nel 1937 partecipa allaguerra di Spagna con il nome di battaglia "Ulisse"[2] e milita nella divisione "Volontari del Littorio" sotto la guida delgeneraleAnnibale Bergonzoli. Sulla sua esperienza scrisse circa i rapporti con la popolazione locale:
(Davide Lajolo inBocche di donne bocche di fucili[3])
Nel 1939 inizia a lavorare alCorriere Adriatico diAncona e fra i suoi progetti c'è la pubblicazione della rivista di poesiaGlauco. Nello stesso anno si unisce in matrimonio con la compaesana Rosetta Lajolo e pubblica il suo primo romanzoBocche di donne bocche di fucili. Dall'unione con Rosetta nascerà la figliaLaurana.
Con i gradi di ufficiale dell'esercito partecipa allaseconda guerra mondiale sui frontigreco ealbanese e, nonostante il suo passare da un campo di battaglia all'altro, in situazioni dove le barbarie diventano modello di vita e la ragione sembra scemare, continua a scrivere soprattutto poesie di rifiuto della morte e della guerra e di fedeltà ai giovani commilitoni caduti.
Risale al 1940 la sua prima raccolta poetica dal titoloNel cerchio dell'ultimo sole e L'ultima rivoluzione e al 1943 il secondo libro dipoesie,Ponte alla voce.
Fa carriera all'interno delPNF. Nel 1943 lascia il servizio militare perché viene nominato viceSegretario federale delPNF di Ancona. E manterrà tale carica fino alla caduta delfascismo il25 luglio 1943.

Un cambiamento radicale, che lo porterà in seguito a sconfessare i suoi trascorsi giovanili, giunge l'8 settembre 1943, al ritorno al paese natio, dove prende la tormentata decisione di passare allalotta partigiana sulle colline astigiane, con il nome di battaglia diUlisse.[2]
Tracce di questa conversione, definita da lui stesso "voltar gabbana", si trovano inClasse 1912 (1945) (ristampato nel 1975 e nel 1995 con il titoloA conquistare la rossa primavera)[2] e neIl voltagabbana (1963), in cui l'autore analizza le ragioni che lo portarono a schierarsi, dopo una giovinezza fascista, dalla parte dellaResistenza.
Nel 1945 diventa caporedattore e poi direttore dell'edizione dell'Italia settentrionale del'Unità, nel 1947 si trasferisce, come vicedirettore, al'Unità diMilano e dal 1949 al 1958 ne è direttore.[2]
Lajolo, sempre più immerso e legato al mondo del giornalismo, fonda il giornale sportivoIl campione,[2] dirige neglianni settantaGiorni-Vie nuove[2] e collabora molto assiduamente aquotidiani esettimanali; per molti anni conGiancarlo Vigorelli è direttore dellarivistaEuropa Letteraria,[2] pubblica la raccolta di poesiePonte alla Noce (1939), un romanzo ambientato nellerisaie piemontesi,Quaranta giorni, quaranta notti (1952), volumi autobiografici e alcune raccolte diracconti.
Nel 1956 compie un viaggio inCina, che assume per lo scrittore un'indimenticabile esperienza e incontraMao Tse Tung eCiu En Lai.
Nel 1958 viene elettodeputato per ilpartito comunista, incarico svolto per trelegislature consecutive, fino al 1972, e assume la carica di Deputato Questore.[2]
Per un breve periodo è vicepresidente dellaCommissione interparlamentare di Vigilanza sullaRAI-TV[2] e si batte contro lacensura delcinema. Durante gli anni delle sue legislature si prodiga, insieme aSandro Pertini, per arricchire lapinacoteca della Camera dei deputati con numerosidipinti diartisti, per lo più contemporanei.[2]

Continua comunque la sua attività di scrittore e nel 1960 pubblica la sua opera più notaII vizio assurdo - Storia di Cesare Pavese, una commossa rievocazione della vita diCesare Pavese, suo fraterno amico che, tradotta in molte lingue, vinse nel 1961 ilpremio Crotone[4].
Svolge anche un'intensa attività di consulente per lecase editriciRizzoli,Sperling & Kupfer,Frassinelli; nel 1972 pubblica labiografia di un noto fondatore delsindacalismo italiano,Giuseppe Di Vittorio, intitolatoIl volto umano di un rivoluzionario: la straordinaria avventura di Giuseppe Di Vittorio, e conVeder l'erba dalla parte delle radici nel 1977 vince il prestigiosoPremio Viareggio;[5] infine, nel 1983, da dialoghi conLeonardo Sciascia, pubblicaConversazione in una stanza chiusa.
Nel 1983, conIl merlo di campagna e il merlo di città vince ilPremio Stresa di Narrativa.
Lajolo scrive anchesceneggiature per ilteatro, a partire dal suo successoIl vizio assurdo, in collaborazione conDiego Fabbri,Luigi Vannucchi comeattore eGiancarlo Sbragia comeregista oltre aI giorni, gli uomini da Fiori rossi alMartinetto che, sotto la regia diLeandro Castellani, venne rappresentato alTeatro Stabile di Torino.
Scrive inoltre sceneggiature per il cinema e latelevisione e cura la stesura didocumentari televisivi, oltre a condurre per la televisione le trasmissioni conGuido Sacerdote suBeppe Fenoglio intitolateVoi ed io - dialogo con gli ascoltatori e la rubricaTuttolibri.
Colpito da un secondoinfarto, chiude la sua vita, vissuta con spirito libero e anticonformista, il primo giorno d'estate, il 21 giugno 1984 aMilano e riposa nella tomba di famiglia aVinchio che riporta il motto scelto dallo stesso scrittore: «Dignità nella vita, serenità nella morte».[2]
Davide Lajolo fu protagonista della bocciatura di uno degli scrittori italiani oggi più apprezzati,Beppe Fenoglio, quando dalle pagine deL'Unità criticò aspramente il raccontoI ventitré giorni della città di Alba, reo di non aver dipinto unaResistenza eroica: «Pubblicare e diffondere questo tipo di letteratura significa non soltanto falsare la realtà, significa sovvertire i valori umani e distruggere quel senso di dirittura e onestà morale di cui la tradizione letteraria può farsi vanto [...] Stupisce che un editore comeEinaudi pubblichi roba del genere, con partigiani che stanno tra la caricatura e il picaresco».[6]Poi però ci fu una vigorosa correzione di rotta. Negli anni settanta, Lajolo dedicò al conterraneo tutta una serie di opere: radio, tv, riscrittura, critica, biografia si intrecciano in un solido ritratto multimediale di Fenoglio, che spesso fa emergere sull'opera elementi in precedenza poco noti. Il riferimento bibliografico principale è Davide Lajolo,Fenoglio. Un guerriero di Cromwell sulle colline delle Langhe, Milano, Rizzoli, 1978.
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