Movatterモバイル変換


[0]ホーム

URL:


Vai al contenuto
WikipediaL'enciclopedia libera
Ricerca

D'Aquino (famiglia)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
d'Aquino
bene scripsisti de me thoma
D'oro a tre bande di rosso.Inquartato: nel 1º e 4º d'oro a tre bande di rosso; nel 2º e 3º troncato d'argento e di rosso al leone rampante dell'uno nell'altro.
StatoRegno di Sicilia
Regno di Napoli
Regno delle Due Sicilie
Regno d'Italia
Titoli
FondatoreRodoaldo d'Aquino
Data di fondazioneIX secolo
EtniaItaliana
Rami cadetti
Manuale

La famigliad'Aquino è una famiglianobileitaliana. Fu una delle sette grandi casate delRegno di Napoli. Annoverò tra i suoi membri il celebreSan Tommaso d'Aquino,dottore della Chiesa.

Storia

[modifica |modifica wikitesto]

Sebbene vivessejureFrancorum, come attesta lo storicoBenedetto Croce, era tuttavia di sanguelongobardo[3], popolo devoto all'ingegneria militare e al culto micaelico. Infatti, le origini della famiglia risalgono a Rodoaldo,gastaldo diAquino al tempo deiduchi di Benevento nelIX secolo. La loro proprietà delcastello detto dei d'Aquino aRoccasecca è attestata sin dalX secolo[3].

Precedentemente era nota col nome di "Sommucula". Da tempi antichissimi i d'Aquino furonoconti: infatti già dal970 circa si hanno notizie di un Adenolfo, conte di Aquino ePontecorvo, mentre un altro Adenolfo fuduca diGaeta nel1038. L'esponente di maggior prestigio della famiglia fuSan Tommaso d'Aquino,dottore della Chiesa. Assieme alle famiglieAcquaviva,del Balzo,Celano, Molise,Ruffo eSanseverino fu annoverata tra le sette grandi casate delRegno di Napoli per aver contribuito in maniera determinante alla storia dell'Italia meridionale con i suoi grandi personaggi che hanno ricoperto le più alte cariche in campo civile, militare ed ecclesiastico. La zona diMontecassino fu il primo punto di riferimento delle gesta della famiglia d'Aquino; altrettanto importante fu poi il vicinoPrincipato di Capua. I d'Aquino, tra i maggiori feudatari di queste zone, furono abilissimi manovratori, sfruttando la loro posizione strategica, e giocarono all'altalena tra vicini e lontani, tra nord e sud, rimanendo perciò coinvolti nella lotta secolare tra papato ed impero, e poi traNormanni, papato eSvevi[4]. La casata nei secoli si divise in più rami. Il ramo principale si estinse nella linea maschile con Francesco Antonio d'Aquino, figlio di Berardo Gaspare, marchese diPescara, e di BeatriceGaetani, figlia di Giacomo, signore diSermoneta. Erede di Francesco Antonio fu la sorella Antonella d'Aquino, la quale recò in dote al maritoInnico I d'Avalos i titoli di marchese di Pescara e conte diLoreto eMonteodorisio.

Un ramo cadetto della famiglia, avente quale suo capostipite il conte Landolfo I (morto intorno al1245), diede origine alla linea dei conti diBelcastro. Un nipote di Landolfo, Tommaso I (figlio di Adenolfo), venne investito della titolarità di Belcastro nel1293, per il quale il figlio ed erede Tommaso II ottenne il titolo di conte. L'ultimo d'Aquino a portare il titolo di conte di Belcastro fu il nipote del summenzionato Tommaso II, ovvero Tommaso III detto Tommasello (essendo il padre di questi, Adenolfo, premorto a Tommaso II), morto nel1375 senza discendenza. Tra i figli cadetti di Landolfo I troviamo anche il religioso e teologoTommaso d'Aquino. Altri discendenti di Landolfo sono attestati sino alXVII secolo.

Da un altro ramo cadetto della famiglia, originatosi con Andrea I, signore diGrottaminarda, scaturirono ulteriori linee cadette. Questo Andrea I era il figlio secondogenito di Landolfo I di Albeto e fratello di Adenolfo II (padre diTommaso I d'Aquino, i cui discendenti avrebbero costituito la linea principale dei d'Aquino, estintasi con Antonella d'Aquino, della quale si è parlato in precedenza). Andrea I (morto intorno al1210) divenne signore di Grottaminarda e contrasse matrimonio con MariaGesualdo. Un suo discendente diretto (attraverso il figlio primogenito Landolfo II), Ladislao II, venne investito dei titoli di marchese diCorato nel1514 e di duca diBisceglie nel1526. Tali titoli gli vennero tolti nel1528 per la sua ribellione controCarlo V ed egli venne costretto all'esilio con il figlio primogenito Antonio inFrancia, dove morì nella seconda metà delXVI secolo. Antonio d'Aquino sposò Isabella Caracciolo (figlia di un altro esponente del partito filo francese nelle guerre d'Italia, ovveroSergianni Caracciolo, II principe di Melfi) e morì nel 1555. Da questo matrimonio nacquero tre figlie: Claudia, sposatasi con Thibaut de Nogent[5]; Margherita, sposatasi conCharles de Louviers[6]; Vittoria, spostasi con Antoine de Cardaillac.[7]

Un altro figlio di Ladislao II, Francesco, barone diRoccabascerana (morto nel primo decennio del XVII secolo), contrasse matrimonio con Beatricedi Guevara (figlia di Guevara, signore diSavignano, e della sua consorte Delfina Loffredo); uno dei figli della coppia fu il cardinaleLadislao d'Aquino. Erede di Francesco fu il figlio Ottavio al quale succedette l'unico figlio maschio, Tommaso. Questo ramo della famiglia si estinse nella linea maschile con il figlio sestogenito di Tommaso, il chierico teatino Francesco Tommaso, morto nel1705, vescovo diSessa Aurunca dal1670. Nella linea femminile, l'ultima discendente fu invece Caterina, che contrasse matrimonio con Marcello Lottieri, principe diPietrastornina. Il figlio Antonio ottenne di poter aggiungere il cognome materno al proprio, in modo che i suoi discendenti vennero chiamati con l'appellativo di Lottieri d'Aquino.

Un altro figlio di Andrea I, Adenolfo III, fu il capostipite di tre rami della famiglia che sarebbero scaturiti nel corso delXV secolo, ovvero quello dei principi diCastiglione (originatosi da Luigi II, morto nel1529); quello patriziale diTropea o dei baroni di Messinara e Plutino (originatosi con Cristoforo II d'Aquino, morto nella seconda metà del XV secolo) e quello patriziale diCosenza o dei signori di Venere (originatosi con Cristoforo I d'Aquino, morto nella prima metà del XV secolo).

In sintesi si originarono le seguenti linee antiche[8]:

Nel1894 un esponente del ramo dei d'Aquino di Tropea, Carolina d'Aquino, sposò Giuseppe Adilardi. Durante ilRegno d'Italia la famiglia Adilardi d'Aquino fu iscritta nelLibro d'oro della nobiltà italiana, oggi conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato[9].

D'Aquino di Taranto e D'Aquino di Caramanico

[modifica |modifica wikitesto]

Le famiglie dei d'Aquino diTaranto e dei d'Aquino diCaramanico nonostante l'omonimia non sono quasi certamente imparentate ai d'Aquino.[10] I testi di araldica e genealogia forniscono peraltro spiegazioni diverse e spesso contraddittorie sulla questione. L'autoreTommaso Niccolò d'Aquino nel suoDelle delizie tarantine libri IV (risalente al1771) asserisce l'origine dei d'Aquino di Taranto dai d'Aquino, per mezzo di un Roberto.[11] Secondo l'autore, questo Roberto sarebbe stato il fratello minore di Francesco II d'Aquino, 5º conte di Loreto, giustiziere dell'Abruzzo, gran siniscalco del Regno di Napoli e gran camerlengo del Regno di Napoli. Sempre secondo l'autore, Roberto avrebbe sposato una certa Dianora Mormile, dalla quale ebbe Landolfo, capostipite dei d'Aquino di Taranto. Manca tuttavia ogni riscontro circa l'effettiva esistenza di Roberto d'Aquino. Sembra infatti che il padre di Francesco II, Jacopo I d'Aquino, non abbia avuto altri figli maschi, come riportato anche daScipione Ammirato nel suoDelle famiglie nobili napoletane, risalente al1580.[12] Né tantomeno l'Ammirato menziona l'esistenza di un ramo tarantino della famiglia d'Aquino nella sua trattazione dei vari rami della famigliaAquina o d'Aquino. Un'altra ipotesi sostiene invece che Roberto fosse il figlio di Niccolò d'Aquino, signore diVillamaina, e della sua consorte Rosella Crispano.[13] Secondo questa ricostruzione, Roberto sarebbe stato un discendente del summenzionato Andrea I, signore di Grottaminarda. L'Ammirato elenca esplicitamente i discendenti di Andrea I: si tratta di Landolfo, Ruggero e Adenolfo. Proseguendo poi nella sua trattazione, elenca i discendenti di Landolfo, ovvero Andrea, Tommaso, Adenolfo e Stefania. Il figlio ed erede di Tommaso fu Luca, al quale successe Landolfo ed in seguito il figlio di questi Niccolò. Niccolò sposò in prime nozze Caterina de Cabanni, figlia di Roberto de Cabanni, potente personaggio della corte angioina. Nel1370 in seconde nozze egli sposò Rosella Crispano, dalla quale ebbe Roberto. L'Ammirato tuttavia non dice nulla sui discendenti di questo Roberto. Solamente nel XVII secolo il Consiglio dei Nobili diBenevento, ricostruendo la genealogia dei d'Aquino di Caramanico, riconobbe Roberto quale capostipite comune di tale famiglia e di quella dei d'Aquino di Taranto[14], creando una continuità genealogica non suffragata da fonti oggettive (lo stesso Anguissola di San Damiano riconosce che tale ricostruzione si basa esclusivamente su documenti contenuti negli archivi dei d'Aquino di Caramanico). Dubbi circa il collegamento tra i d'Aquino di Taranto e i d'Aquino di Caramanico sono espressi daFrancesco Scandone nel suo lavoro intitolatoI D'Aquino di Capua-D'Aquino di Napoli (1905-1909), come riconosciuto anche daMichelangelo Schipa in una sua recensione di tale opera.[15] Scandone infatti distingue nettamente i d'Aquino di Caramanico (o diNapoli) dai d'Aquino, indicando sì quale capostipite dei primi Francesco d'Aquino (morto nel1621, padre di Bartolomeo d'Aquino, 1º principe di Caramanico), senza tuttavia considerarlo un esponente dei d'Aquino di Taranto per mancanza di prove conclusive in tal senso. Altri testi di araldica, quali l'Enciclopedia storico-nobiliare italiana diVittorio Spreti, pur evidenziando come i d'Aquino di Caramanico siano considerati discendenti dei d'Aquino di Taranto (sulla base della sentenza emessa nel1634 dalSacro Regio Consiglio, sentenza che peraltro va inquadrata nel contesto storico e politico nella quale venne emessa, tenuto conto dell'enorme influenza goduta da Bartolomeo d'Aquino presso il viceré e delle implicazioni associate all'ottenimento dello status patriziale, condizione necessaria per l'ascesa sociale), non menzionano alcun collegamento tra i d'Aquino e i d'Aquino di Taranto e indirettamente i d'Aquino di Caramanico.[16]Berardo Candida Gonzaga, nel volume 6 delleMemorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia (1882), fa un'analoga distinzione, affermando esplicitamente come i d'Aquino di Caramanico abbiano origine borghese in quanto discendenti dal mercante e finanziereBartolomeo d'Aquino (1609-1658), che ottenne nel1644 il titolo di principe di Caramanico e nel1650 quello di duca diCasoli.[17]Biagio Aldimari, scrivendo nel suo trattato di araldica e genealogiaMemorie historiche di diverse famiglie nobili, così napoletane, come forastiere, dato alle stampe nel1691, adotta un approccio diverso: pur distinguendo nettamente i d'Aquino dai d'Aquino di Caramanico, evidenziando l'origine borghese di questi ultimi, egli considera invece i d'Aquino di Taranto come un ramo della famiglia d'Aquino, senza peraltro specificare la relazione tra le due famiglie.[18] Questo approccio è ripreso daGiovanni Battista di Crollalanza nel suoDizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti (1886), dove afferma esplicitamente che i d'Aquino di Taranto sono un ramo della famiglia d'Aquino, ribadendo invece come i d'Aquino di Caramanico abbiano avuto origine da Bartolomeo d'Aquino, senza menzionare collegamenti con le altre due famiglie.[19]

Gli ultimi sviluppi su questo dibattito sono relativamente recenti. LaConsulta araldica delRegno d'Italia si espresse in data 21 settembre1933 sulla questione, affermando, sulla base della sentenza del Sacro Regio Consiglio del 1634 prima menzionata nonché sulla base di una sentenza della Platea dei Nobili di Benevento del1673 (reintegra della famiglia nel patriziato cittadinoab antiquo), l'appartenenza dei d'Aquino di Caramanico alla nobiltà di Taranto e al patriziato di Benevento.[20] La sentenza della Consulta araldica, pur nella sua significatività da un punto di vista legale, lascia tuttavia ancora insoluta la questione dell'origine dei d'Aquino di Caramanico dai d'Aquino.

Membri principali

[modifica |modifica wikitesto]

Note

[modifica |modifica wikitesto]
  1. ^abD'Aquino: marchesi di Castiglione, sugenmarenostrum.com.URL consultato il 28 settembre 2019(archiviato dall'url originale il 28 settembre 2019).
  2. ^abD'Aquino: patrizi di Tropea, sugenmarenostrum.com.URL consultato il 28 settembre 2019(archiviato dall'url originale il 28 settembre 2019).
  3. ^ab Jean-Pierre Torrell, O.P.,Amico della verità. Vita e opere di Tommaso d'Aquino, traduzione di Giorgio Maria Carbone, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 2017, p. 29.
  4. ^ Innocenzo Taurisano,San Tommaso d'Aquino, Torino, UTET, 1941.
  5. ^François-Alexandre Aubert de La Chesnaye Des Bois,Dictionnaire de la noblesse, tomo XI, 1776, p. 27
  6. ^Augustin Calmet,Histoire de la maison des Salles, orginaire de Bearn, depuis son etablissement en Lorraine jusqu'a present, 1716, p. 51
  7. ^Inventaire sommaire des Archives départementales antérieures à 1790, tomo III, Archives du Lot, 1900, p. 180
  8. ^Linee antiche della famiglia d'Aquino, sugenmarenostrum.com, 28 settembre 2019.URL consultato il 28 settembre 2019(archiviato dall'url originale il 28 settembre 2019).
  9. ^Introduzione (PDF), inNobiltà. Rivista di Araldica, Genealogia, Ordini Cavallereschi, vol. 13, n. 71, Milano, marzo-aprile 2006, pp. 140-152,ISSN 1122-6412 (WC ·ACNP).URL consultato il 20 novembre 2019(archiviato il 20 novembre 2019).
  10. ^ Berardo Candida Gonzaga,Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, vol. 1, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1875, p. 94.
  11. ^ Tommaso Niccolò d'Aquino,Delle delizie tarantine libri IV, Napoli, Stamperia Raimondiana, 1771, pp. 32-33.
  12. ^ Scipione Ammirato,Delle famiglie nobili napoletane, vol. 1, Firenze, 1580, pp. 141-159.
  13. ^ Guglielmo Anguissola di San Damiano,I Dinasti longobardi nell'Italia Meridionale – I Duchi di Benevento – I Conti di Capua – I Conti di Aquino, inRivista del Collegio Araldico, n. 1, 1931, p. 11.
  14. ^ Guglielmo Anguissola di San Damiano,I Dinasti longobardi nell'Italia Meridionale – I Duchi di Benevento – I Conti di Capua – I Conti di Aquino, inRivista del Collegio Araldico, n. 1, 1931, pp. 12-13.
  15. ^ Società Napoletana di Storia Patria,Archivio storico per le province napoletane, vol. 35, Napoli, Stabilimento Tipografico Luigi Pierro e figlio, 1910, pp. 573-574.
  16. ^ Vittorio Spreti,Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. 1, Milano, 1928, pp. 410-411.
  17. ^ Berardo Candida Gonzaga,Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, vol. 6, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1882, p. 56.
  18. ^ Biagio Aldimari,Memorie historiche di diverse famiglie nobili, così napoletane, come forastiere, Napoli, 1691, pp. 10-12.
  19. ^ Giovanni Battista di Crollalanza,Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, vol. 1, Pisa, 1886, p. 54.
  20. ^ Francesco Scandone,A proposito dei Signori "De Aquino di Benevento" detti poi anche "di Taranto" o "di Napoli" o "di Caramanico", inRivista araldica, n. 1, 1933.
  21. ^(EN) Dante Gabriel Rossetti,I primi poeti italiani: da Ciullo D'Alcamo a Dante Alighieri (1100-1200-1300), la copia Alderman con annotazioni, 1ª ed., Smith, Elder, and Co., 1861.URL consultato il 26 dicembre 2018(archiviato il 16 aprile 2005).
  22. ^(IT, LT) Dante Alighieri,La vita nuova; i trattati De vulgari eloquio; De monarchia; e, La questione de aqua et terra, su Pietro Fraticelli (a cura di),archive.org, Firenze, Barbera, Bianchi e Comp., 1837, p. 222.URL consultato il 26 dicembre 2018(archiviato il 26 dicembre 2018).
  23. ^(EN)I primi poeti in lingua italiana, surossettiarchive.org.URL consultato il 26 dicembre 2018(archiviato il 30 ottobre 2005).
  24. ^Errico Cuozzo,Tommaso I d'Aquino, conte di Acerra,Enciclopedia fridericiana,Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

Bibliografia

[modifica |modifica wikitesto]
  • Benedetto Croce,Storia del Regno di Napoli, a cura diGiuseppe Galasso, Milano, Adelphi, 1992.
  • Berardo Candida Gonzaga,Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, vol. 1 e 6, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1875 e 1882.
  • Biagio Aldimari,Memorie historiche di diverse famiglie nobili, così napoletane, come forastiere, Napoli, 1691.
  • Carlo Maria de Raho,Peplus Neapolitanus, vol. 1, Napoli, 1710.
  • Ferrante della Marra,Discorsi delle famiglie estinte, forastiere, o non comprese ne' Seggi di Napoli, imparentate colla Casa della Marra, Napoli, 1641.
  • Filiberto Campanile,Dell'armi, overo insegne dei nobili, Napoli, 1680.
  • Giuseppe Campanile,Notizie di nobiltà, Napoli, 1672.
  • Giuseppe Recco,Notizie di famiglie nobili, ed illustri della città, e Regno di Napoli, Napoli, 1717.
  • Jean-Baptiste de Soliers,Naples françoise ou les eloges généalogiques et historiques des Princes du Royaume de Naples affectionnés a la Couronne de France, Parigi, 1663.
  • Scipione Ammirato,Delle famiglie nobili napoletane, vol. 1, Firenze, 1580.

Voci correlate

[modifica |modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica |modifica wikitesto]

Altri progetti

Collegamenti esterni

[modifica |modifica wikitesto]
V · D · M
Sette grandi casate delRegno di Napoli
OriginarieAcquaviva ·Celano ·d'Evoli ·Marzano ·Molise ·Ruffo ·Sanseverino
SuccessiveAcquaviva ·d'Aquino ·del Balzo · Celano ·Piccolomini · Ruffo · Sanseverino
Estratto da "https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=D%27Aquino_(famiglia)&oldid=143254245"
Categoria:

[8]ページ先頭

©2009-2025 Movatter.jp