Il cumino ha unfusto sottile e ramificato alto 20-30 cm. Lefoglie sono lunghe 5–10 cm, disposte a pettine. Ifiori sono piccoli, bianchi o rosa, e disposti aombrella. Ilfrutto è unachenio laterale ovoidale-fusiforme, lungo 4–5 mm, contenente un singoloseme. I semi del cumino sono simili a quelli delfinocchio e dell'anice verde, ma sono più piccoli e di colore scuro. Non va confuso con ilcarvi, che presenta frutti simili ma con un aroma completamente differente.
La parola "cumino" deriva dall'arabo "كمون"Kamūn. La spezia è originaria dellaSiria, dove il cumino cresce in terreni caldi e aridi. I semi di cumino sono stati rinvenuti in alcuni antichi siti archeologici siriani. La conoscenza del cumino, probabilmente, attraversòTurchia eGrecia, ancora prima della dominazione araba inSpagna nel quindicesimo secolo. Come tante altre parole di derivazione araba, però, la parola "cumino" fu acquisita nell'Europa occidentale attraverso la via spagnola, piuttosto che quella greca. Qualcuno suggerisce che la parola derivi dal latinocuminum e dal greco κύμινον. Il termine greco stesso deriva dall'arabo. Forme di questa parola sono state ritrovate in diversi antichi linguaggi semitici, inclusokamūnu inAccadico.[2] Si pensa che la fonte iniziale sia la parolasumericagamun.[3]
Laparetimologia collega la parola con la cittàpersiana diKerman dove, secondo la leggenda, veniva prodotta la maggior parte del cumino nell'antica Persia. Per i Persiani, l'espressione "portare cumino a Kerman", ha lo stesso significato che per i Greci aveva "Portare vasi a Samo" (fare cosa inutile, visto che Samo era un importantissimo centro di produzione ceramica). Kerman, chiamata nel luogo anche "Kermun", si sarebbe trasformata in "Kumun" e quindi "Cumin" nei linguaggi europei.
Nell'India del Nord e inNepal, il cumino è conosciuto comejeera (Devanagari जीरा) ojira, mentre inPakistan è conosciuto comezeera (Urdu زيره); nell'India del Sud è chiamatoJeerige (ಜೀರಿಗೆ in ಕನ್ನಡ (Kannada)) ojeeragam oseeragam (Tamil (ஜீரகம்/சீரகம்)) ojilakarra (Telugu); nelloSri Lanka è conosciuto comeduru, con la varietà bianca che prende il nome disuduru e quella più grande,maduru; inIran eAsia centrale, il cumino è conosciuto comezireh; in Turchia, il cumino è chiamatokimyon; nellaCina nord occidentale, il cumino è conosciuto comeziran (孜然). Inlingua araba, è conosciuto comekamūn (كمون). Il cumino è chiamatokemun inetiope, ed è uno degli ingredienti nella miscela di spezieberberé.
Il cumino è stato usato fin dall'antichità. I semi, ritrovati nel sitosiriano diTell ed-Der, sono stati fatti risalire al secondo millennio a.C. Sono stati riferiti anche diversi ritrovamenti, relativi all'età del Nuovo Regno dell'Antico Egitto.[4]
Originariamente coltivato nell'Iran e nelle regioni mediterranee, il cumino è menzionato nellaBibbia, sia nell'Antico Testamento (Isaia 28:27) sia nelNuovo Testamento (Matteo 23:23). Era conosciuto anche nell'antica Grecia e nell'antica Roma. I Greci tenevano il cumino a tavola, in un suo contenitore (più o meno come si usa con il pepe oggi), e questa usanza è mantenuta a oggi in Marocco. L'uso del cumino divenne sempre meno frequente, inEuropa (con l'eccezione diSpagna eMalta) a partire dalMedioevo. Fu introdotto nelcontinente americano da parte dei coloni spagnoli.
Il cumino ha un caratteristico sapore amaro e un odore forte e dolciastro grazie all'alto contenuto in oli. Si associa prevalentemente allacucina indiana, può essere presente nelcurry e con altre cucine esotiche (nordafricana, messicana) sebbene l'uso sia molto esteso in Spagna, specialmente nella cucina del Sud-est della penisola iberica e nei territori germanofoni.
Il particolare profumo e l'aroma forte e caldo del cumino sono dovuti al suo contenuto diolii essenziali. Il suo costituente principale, e importante contributore all'aroma, è lacuminaldeide. Altri importanti componenti dell'aroma del cumino tostato sono lepirazine sostituite: 2-etossi-3-isopropilpirazina, 2-metossi-3-sec-butilpirazina e 2-metossi-3-metilpirazina.
È usato come ingrediente delcurry. Si può trovare il cumino in alcuni formaggiolandesi, come il formaggioLeyden, e alcuni valdostani (inValle d'Aosta la pianta cresce spontanea) e in alcuni tipi di pane casereccio francese. Viene anche usato comunemente nella cucina tradizionale brasiliana. Inerboristeria, il cumino è classificato comestimolante,carminativo, eantimicrobico. Il cumino è inoltre un componente importante della polvere di chili, e si trova nelle misture diannatto, quelle persoffritti,garam masala,curry, ebaharat.
Il cumino può essere usato per condire molti piatti, sia nella forma macinata, sia con i semi interi, dato che anche da essi può essere estratto il naturale sapore dolce. Mentre per le salse può essere aggiunto per dare un sapore in più, per l'autenticoguacamole alla messicana è un ingrediente essenziale. Il cumino è inoltre stato usato sulla carne, in aggiunta ad altri condimenti. Il cumino veniva usato molto, inoltre, nella cucina dell'antica Roma.
La coltivazione del cumino richiede una estate lunga e calda, che duri 3-4 mesi, con temperature diurne intorno ai 30 °C; tollera la siccità, e viene coltivato prevalentemente nei climi mediterranei. Viene piantato usando i semi, durante la primavera, e richiede un terreno fertile e ben asciutto.
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I semi di cumino sono una buona fonte di ferro[5].
Il cumino è più piccante, di colore più chiaro, e ha semi più grandi rispetto alCarum carvi, un'altra spezia con infiorescenza a ombrello, con cui spesso viene confuso. Molte lingue europee non distinguono chiaramente tra i due. Ad esempio, in ceco il carvi è chiamato 'kmín' mentre il cumino è chiamato 'římský kmín' o "carvi romano". La distinzione è praticamente la stessa in ungherese ("kömény" per il carvi e "római kömény" [carvi romano] per il cumino). In svedese, il carvi è chiamato "kummin", mentre il cumino è "spiskummin", dovespis significa alimento o cibo, mentre in tedesco "Kümmel" sta per carvi e "Kreuzkümmel" denota il cumino. Alcuni vecchi libri di cucina definiscono erroneamente ilcoriandolo macinato come la stessa spezie del cumino macinato.[6]
James Joyce, in un racconto del libroGente di Dublino, narra di un personaggio che masticava frutti di cumino per mascherare l'odore dialcol del suo alito.